L'ASSEDIO DELLA CARNIA

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PRESENTAZIONE

Venerdi 10 ottobre 2014, ore 18

Museo "Arti & Tradizioni Popolari" TOLMEZZO

della ultima, aggiornata e defintiva redazione dell'opera, edita da
Aviani & Aviani Udine.

 

ottobre 2012

E’ questa l’ultima edizione, la quarta (2012), dell’ultimo lavoro storico-letterario di Igino Piutti, un lavoro che, iniziato tempo fa, è ancora e sempre in itinere (come scrive l’autore stesso) poiché, anche dal punto di vista editoriale e della stampa, non risulta mai finito ma resta aperto ai continui aggiornamenti e contributi che l’autore sollecita anche presso i lettori fin dalla prima pagina “per ricostruire la verità su che cosa è stato il movimento partigiano…”.

Al termine della lettura di questo libro, sorgono molte considerazioni che cercherò di sintetizzare, non prima però di una necessaria premessa che riguarda l’autore, e che serve a comprendere il taglio della presente opera.
Piutti, in nota a pagina 67, scrive: “La mia non è stata una ricerca sistematica. Non ho la pazienza dei ricercatori da biblioteca".
E  ancora: “Non faccio altro che rileggere libri che avevo già letto con superficialità…” (pag. 8).
E poi: “Scrivo più per me stesso che per gli altri” (pag. 25).
Infatti l’unica ricerca reale alle fonti effettuata dall’autore è “quando ho voluto provare a rovistare tra i carteggi dell’archivio comunale di Tolmezzo alla ricerca di qualche ulteriore particolare” relativo all’assedio di Tolmezzo (pag. 67).
Dinanzi a queste esplicite asserzioni, si deve necessariamente arguire che il lavoro di Piutti costituisce una opera letteraria di “riflessione storica” e non di “ricerca storica” pura, sulla Resistenza in Carnia.
Una approfondita riflessione globale dunque che, analizzando dettagli e situazioni storiche particolari e sorretta da ragionamento logico e da buon senso, vuole giungere ad una nuova e diversa comprensione ed interpretazione del fenomeno partigiano in Carnia, depurato di ogni sovrastruttura retorica, idealistica o ideologica, enucleando quanto vi è stato di reale ed affidando alla leggenda o alla favolistica quanto appare di illogico o irreale.
Ovviamente il cammino che si è prefisso Piutti appare fin dall’inizio arduo e irto di ostacoli, i più insidiosi dei quali sono ovviamente di natura politica ma anche poi (e soprattutto) umana, per l’ineludibile insito rischio di poter guastare rapporti interpersonali, sempre sensibili a tali tematiche, non ancora del tutto metabolizzate dalla società odierna.
Con questa lucida consapevolezza esplicitamente ricordata fin dalle prime pagine, Piutti va ad analizzare minuziosamente fatti e testimonianze della Resistenza in Carnia, utilizzando e ampiamente citando, spesso con un approccio di copia-incolla (pag. 102), come sue fonti i principali i lavori storici recenti e passati di diversi autori, i maggiori dei quali, per quanto concerne strettamente la Carnia, sono i seguenti:

- Conedera (Dalla Resistenza a Gladio)
- Cozzi-Di Sopra (Le due giornate di Ovaro)
- Toppan (Fatti e Misfatti in Carnia)
- Mainardis (Carnia Fidelis)
- Deotto (Stanista Terkaja)
- Angeli-Venuti (Pastor Kaputt)
- Screm (L’eccidio che oscurò la Resistenza in Carnia)
- Candotti (Carnia libera)
- Di Centa (Testimone oculare)
- Di Lena (in "Cosacchi in Carnia - Convegno Verzegnis")
- De Crignis (Memorie di un anno di guerra)
- Buvoli-Nigris (Percorsi della memoria civile)

Dopo aver dunque attentamente letto tutti questi testi (e molti altri ancora elencati in bibliografia), Piutti costruisce una specie di “griglia“ virtuale entro la quale va a collocare i fatti, gli accadimenti, gli episodi, e traccia una comparazione quasi sinottica, verificando e incrociando date, numeri, realtà, perfino la meteorologia al fine di giungere ad un quadro compatibile e verosimile di quanto avvenne o avrebbe potuto avvenire o sarebbe invece avvenuto.
Da questa verifica ed analisi emergono, secondo Piutti, molti dati discordanti o inverosimili che l’autore non manca di sottolineare a volte con ironia (pag. 84), a volte con sarcasmo (pag. 88, 103, 109, 129…), a volte con sottile vis polemica (pag.83); spesso tranciante (pag. 93, 111, 137…) o demitizzante (pag. 86,…) o creativo (pag. 89) o tacitamente distaccato e disincantato, sempre comunque con esibito rigore logico e impavida determinazione.

Il lettore si chiederà a questo punto donde possa venire a Piutti una tale impavida  determinazione. La chiave interpretativa del deciso atteggiamento dell’autore risiede nella sua infanzia (nacque nel 1943) e si condensa in un episodio che lui, bimbo di neppure 2 anni, ricorderà per la vita.
Nel 1944 la Carnia provò la fame e le donne carniche scendevano in Friuli alla ricerca di farina o altre derrate alimentari da barattare con lenzuola o capi di vestiario; per potervi giungere dovevano valicare il passo Rest in quanto le altre vie di esodo erano bloccate o dai partigiani o dai tedeschi. Eludendo dunque questi posti di blocco, anche la mamma di Piutti scese in Friuli perché il figlio aveva fame” e doveva sfamarlo.
Non si sa perché né per quali motivi (se al ritorno di questo viaggio oppure a fine guerra), a questa "madre coraggio" i partigiani “tagliarono i capelli” (massimo sfregio per una donna) accusandola infondatamente, insieme ad altre amiche, di essere stata spia dei nazi-fascisti.
Questo episodio tormentò e segnò Piutti fino ad oggi, non ritenendo giustificato questo atto unilaterale dei partigiani nei confronti della mamma che serbò tacitamente in cuor suo questa pesantissima e infamante umiliazione.

Pur essendo stata questa (forse) la molla psicologica che ha spinto l’autore a questo tipo di rivisitazione storica della Resistenza carnica, non si rileva mai nel libro un atteggiamento di odio o di rancore nei confronti del movimento partigiano ma solamente un profondo ed intellettualmente onesto desiderio di verità, al punto che Piutti opera chiaramente delle distinzioni e delle pertinenti valutazioni all’interno del movimento stesso, riconoscendo apertamente la grandezza di personaggi indiscussi come Magrini e nel contempo stigmatizzando con altrettanta franchezza altri personaggi assolutamente negativi o episodi francamente inverosimili o moralmente deteriori.

Alcuni originali spunti mi hanno incuriosito, tra cui:

- la riflessione approfondita sulla figura e sulla morte di Magrini (pag. 9 e segg.)
- la stringente logica nell’affrontare argomenti peculiari (passim)
- l’inedito collegamento ideale tra la Repubblica libera di Ampezzo, la CMC e la recente ipotetica e naufragata Provincia dell’Alto Friuli (pag. 68). Colgo qui l’occasione per riconoscere oggi, nell'economicamente tribolato anno 2012, che sul problema della Provincia della Montagna (di cui io stesso fui strenuo assertore nell’anno referendario 2004), aveva ragione Igino Piutti, il quale ebbe il coraggio, allora con pochi altri, di dichiararsi sempre contrario a tale, ritenuta inutile, istituzione.
- il racconto della vita che si svolgeva in Tolmezzo durante l'occupazione tedesca (pag. 70 e segg.).
- la apparente nominalistica distinzione tra il CLN della Carnia e il CLN Zona Libera (pag.79).
- l’aperto dissenso, scrupolosamente e dettagliatamente motivato, dalle prime decisioni adottate dalla Repubblica partigiana del Friuli (pag. 80 e segg.).
- le persistenti critiche allo "spirito autonomistico" carnico (pag. 82, 112 e passim).
- l’ inusuale (e un po’ demitizzante) giudizio sulla figura di Da Monte-Marchetti (pag. 112, 128).
- il reale scollamento tra i capi che guidavano il movimento partigiano e i bisogni reali del popolo (pag. 134)

Coesistono anche altri interessanti spunti di riflessione che fanno di questo libro un singolare strumento di approfondimento e di meditazione, quasi un indicatore della via da percorrere per giungere ad una plausibile verità.

Purtroppo questo lavoro risente fortemente del fatto che è frutto della produzione “artigianale autoctona” del pur colto (e tecnologicamente esperto) autore che ha costruito, limato, cesellato e impaginato il libro (che è sempre in fieri), senza la consueta benefica revisione editoriale (infatti per aver il libro, occorre ordinarlo a www.ilmiolibro.it, oppure fare una capatina a Udine presso la libreria Feltrinelli).

Tra i limiti maggiori che ho rilevato, possono essere considerati particolarmente fastidiosi i seguenti:

- Manca un indispensabile sommario dei vari capitoli
- Troppi refusi tipografici disturbano la lettura (virgole, puntini, virgolettato aperto e non chiuso, accenti, doppie, maiuscole…)
- Refusi “biblici” (Golia non c’entra con Sansone,  vissuto in epoca precedente, pag. 61,…).
- Inutili ripetizioni di concetti ed episodi, a volte nella stessa pagina.
- la bibliografia non è ben organizzata né perfettamente delineata
- manca una indispensabile cartina topografica dei luoghi citati.

Tenendo presenti tutte queste considerazioni, mi sentirei di affermare che questo lavoro, per gli scopi che si era prefisso e per la platea cui è rivolto, esigeva (e meritava certamente, finanze permettendo) una rilettura precisa con puntuale correzione della bozza, un “trattamento” tipografico adeguato, una pubblicizzazione capillare, una più facile reperibilità ed una presentazione pubblica aperta alla discussione.
In questo modo avrebbe acquisito maggiore autorevolezza e la necessaria considerazione per divenire l’iniziale catalizzatore per una serena e pacifica riflessione/discussione tematica nella società carnica.

Avendo espresso tutto ciò, giudicherei questo libro di Piutti un (quasi) riuscito tentativo di rivisitare asetticamente la Resistenza carnica, per restituirla alle giovani generazioni, mondata dalle inutili incrostazioni retoriche e ideologiche che finora l’hanno tenacemente avviluppata.
Si potrà condividere o meno una tale impostazione, resta il fatto che Piutti fa riflettere, stimola ma non stordisce.

 

 

 

La grande lapide posta all'ingresso del cimitero monumentale di Buia

 

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