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...E SEMPRE SIA LODATO! |
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Debbo
subito dire che il titolo scelto per questo libro
costituisce un colossale e inspiegabile diversivo per il lettore
che crede
di
trovarvi esclusivamente abbondante materiale legato ai preti.
La
frase-titolo infatti deriva dal saluto che, fino a qualche
decennio fa
in Carnia (ma anche altrove), la gente era solita indirizzare al
parroco quando lo incontrava: "Sia lodato Gesù Cristo",
cui il sacerdote rispondeva "Sempre
sia lodato!". Ora mettere per titolo una estrapolazione di
questo bellissimo saluto ormai estinto, equivale a mascherare efficacemente
il contenuto
stesso di quest'opera che meritava un incipit assai più adeguato
e consono al materiale esposto.
Di
che vi si parla dunque?
Vi è contenuta la STORIA
DI LOVEA, la più
piccola frazione del comune di Arta Terme in Carnia e nel titolo
manca proprio il principale protagonista: LOVEA.
Si tratta
di una "storia" particolare che, secondo le intenzioni dell'autore
stesso, non doveva essere pubblicata ("Il lavoro non è
stato fatto per essere pubblicato, ma come ricerca e trascrizione
di documenti
e notizie per il Libro Storico della Parrocchia" pag.
24).
Don Giuliano De Crignis, nato a Lovea nel 1918 e morto
a Tolmezzo nel
2004,
aveva,
durante
la
sua lunga vita, raccolto una messe enorme di appunti, notiziole,
aneddoti, date, documenti relativi alla storia del suo paese di
origine e li aveva scrupolosamente trascritti su alcuni quadernetti
in
bella calligrafia, senza preoccuparsi dunque
di dare loro uniformità di stile e disporli su un filo logico narrativo.
Ora,
dopo la sua morte, il Comune di Arta Terme (su attiva, instancabile ed operosa sollecitazione dell'assessore alla Cultura Guido Della Schiava), ha giustamente deciso di darli alle stampe (settembre
06) così come
furono stese, senza manomettere nulla di quanto scritto: la presentazione
del libro avvenne proprio a Lovea, dove sono rimaste
a vivere ormai solo poche decine di persone.
Avendo
premesso tutto ciò, mi pare corretto esprimere alcune considerazioni
sul contenuto dell'opera che conta ben pag. 280:
1.
questa microstoria di Lovea (anche la piccola Lovea dunque
ha da oggi il suo grande libro di Storia!) si caratterizza
per essere scandita sulla successione dei cappellani e parroci
che
in questo
paese
hanno lasciato il
segno. Del resto l'autore (un prete) non poteva scegliere altro
cadenzario narrativo per due ordini di motivi: primo, fino all'epoca
napoleonica (ma anche dopo), le uniche fonti storiografiche
in
Carnia sono
rappresentate dagli Archivi Parrocchiali, vere
e proprie miniere di dati e avvenimenti; secondo: i preti costituivano
nei vari paesei,
specie in quelli più piccoli, la sola autorità civile
e religiosa in grado di compensare squilibri
endocomunitari e di dirigere la diplomazia "esterna" verso paesi
limitrofi o verso il potere centrale (Udine o Venezia).
2. Nonostante questa originale
scansione temporale basata sul turn-over dei sacerdoti, il materiale
si presenta assai vario, essendovi raccolte considerazioni e fatti non
solo e non sempre attinenti alla vita parrocchiale che, ovviamente, resta determinante
per il paese, la cui vita quotidiana ruota tutta attorno al campanile,
pur con numerose simpatiche eccezioni...
3.
I
primi accenni di questa lunga storia, raccontano ad esempio la plurisecolare
diatriba con Rivalpo-Valle,
paese dirimpettaio nella stessa valle del Chiarsò, ma situato
sul versante opposto (il destro) alle falde del monte Tersadia, che
vantava diritti ecclesistici ed economici su Lovea, posto sul
versante sinistro del Chiarsò, alle falde del monte Sernio. Se
tra i due
paesi non ci fosse stata la valle con il suo minaccioso fiume
Chiarsò, sicuramente avremmo assistito a vere e proprie battaglie
tra loveani
e rualpesi... Ma poi anche con Illegio e Paularo vi
furono aspre contese dei loveani per pascoli e casere, che quasi sempre
vennero poi appianate
dalle capacità mediatiche dei vari pastori d'anime di Lovea, il cui principale
impegno molto spesso era quello di garantire pace e tranquillità tra
il proprio gregge e quelli contermini...
4. l'apparato iconografico in b/n è davvero unico perchè
documenta efficacemente (specie con alcune antiche fotografie) la temperie
di quel tempo lontano
e richiama alla memoria ricordi e vissuti in coloro che hanno superato
oggi la cinquantina.
5. Se questi "appunti sparsi" di storia locale,
amorevolmente redatti nel tempo da don Giuliano De Crignis, fossero stati
integrati poi da una cornice storica
più ampia entro cui collocare la microstoria
di
Lovea, l'opera sarebbe stata certamente esauriente e maggiormente comprensibile
per coloro che (e sono tantissimi) non conoscono la lunga complessa e
sofferta storia di Carnia la quale, non essendo linearmente semplice, può
prestarsi a travisamenti e incomprensioni quando non a trancianti giudizi
(o pregiudizi?) ideologici, specie a carico dei preti in cura
d'anime e della Chiesa più in generale.
Ritengo comunque che quest'opera, al di là dei limiti strutturali individuati,
costituisca un esempio valido e positivo di quanto ciascun paese
di Carnia dovrebbe oggi fare per non disperdere il proprio
patrimonio storico.
Se pensiamo che alcuni grossi paesi carnici non hanno
attualmente alcun testo della propria storia, la piccola LOVEA in val
Chiarsò appare un autentico faro di cultura e di speranza.