Pastor Kaputt

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Questo libro, comparso presso Chiandetti Editore, nel 1980 (e sempre in catalogo), rappresenta il complesso lavoro di ricerca storica che i due autori (Angeli e Venuti) hanno intrapreso riguardo alla vicenda di due giovani preti, morti ammazzati durante l’invasione cosacco-caucasica della Carnia.

Il martirio di questi due sacerdoti ha segnato nel sangue l’inizio e la fine di questa occupazione straniera. Una circostanza sorprendente ha voluto infatti che due preti aprissero e chiudessero con il proprio olocausto un periodo di violenze orrende capitate in Carnia.

E infatti: don Giuseppe Treppo viene ucciso ad Imponzo (frazione di Tolmezzo) dai cosacchi il 9 ottobre 1944 (inizio della invasione cosacca) mentre don Pietro Cortiula viene ucciso a Ovaro il 2 maggio 1945, durante la ritirata delle truppe cosacche.

Tra queste due emblematiche e drammatiche date, si pone il periodo della Kosakenland in Nord Italien, caratterizzato da violenze, soprusi, saccheggi, ferimenti, uccisioni…

Il libro si basa fondamentalmente su documentazione storica (da vari archivi e diari storici: Diocesani, Parrocchiali, Partigiani, Tedeschi…) e su deposizioni orali di testimoni oculari presenti ai fatti narrati.

Ne consegue un racconto che si svolge sul filo del tempo reale, corroborato da documenti in copia, foto dell’epoca, considerazioni varie…

E mentre va in scena la raccapricciante rappresentazione dei due episodi raccontati, gli autori inseriscono ampi lacerti di storia locale agganciata alla Grande storia, che fanno di questo libro un emozionante filmato di quel terribile periodo.

Spiccano le figure dell’arcivescovo di Udine Nogara, impegnato a difendere la Carnia ed i suoi preti ed a smascherare il goffo tentativo tedesco di coprire l’omicidio del primo prete; quella degli altri sacerdoti impegnati nella difficilissima opera di mediazione tra i partigiani da un lato e gli occupanti invasori dall’altro, al fine di evitare micidiali rappresaglie sulla popolazione inerme; ancora la figura del Gortani che contratta con i vertici della amministrazione tedesca un ragionevole modus vivendi; l’essenziale presenza di don Shirza, poliglotta e gran benefattore della Carnia…

La scintilla che diede avvio a questo dramma epocale e che catalizzò la lotta partigiana in senso antifascista, si ebbe il 14 marzo 1944 a Pignea di Ampezzo quando un tenente fascista freddò a bruciapelo un giovane del luogo perché si rifiutò di arruolarsi nelle Bande Nere. La reazione della gente fu di sdegno e di esasperata collera… Il 27 aprile 1944 poi Tolmezzo offrì un esempio di antifascismo di massa in occasione del funerale di Renato Del Din, tenente degli alpini e poi partigiano, rimasto ucciso in un attacco alla caserma della milizia fascista: nonostante il divieto della autorità tedesco-repubblichina, una folla immensa seguì il feretro che attraversò le vie principali della cittadina, contrariamente ai permessi che accordavano il transito delle sole vie periferiche. Questi due fatti contribuirono a creare una nuova consapevolezza: quella di dover fare fronte unitariamente all’oppressore nazi-fascista.

Molto interessante dunque il prologo e ancora più le successive notizie inedite che vi si trovano:

- a pag. 36 si fornisce l’entità delle truppe cosacche di occupazione (30.000 unità) e delle truppe partigiane (3.550 unità), il cui numero contrasta davvero con quanto esposto invece da Albino Venier (Walter della brigata Osoppo) nel suo Diario a pag. 294, dove parla di soli 150 (?) elementi per la Osoppo (a meno che non abbia dimenticato uno zero), mentre invece Michele Gortani nel suo ultimo discorso pubblico del 1966 (La Resistenza in Carnia), parlò di circa 2000 partigiani nelle valli carniche. Per comprendere questo divario occorre forse pensare che inizialmente i partigiani veri erano davvero pochini, mentre alla fine di aprile 1945 i resistenzialisti dell’ultima ora e gli “attendisti” hanno improvvisamente e italicamente ingolfato le file…

- il numero degli stupri effettuati dai russi sulle donne carniche e documentati nei primi giorni della invasione ammontano a oltre 60 (Michele Gortani parlerà di oltre 100), mentre i tentativi falliti sono centinaia e centinaia (pag. 64)…

- la estrema inefficienza della residua autorità italiana provinciale, che nulla sa organizzare se non la propria servile sudditanza al tedesco invasore.

- i fatti tragici avvenuti nel Canale di Gorto sono puntigliosamente documentati attraverso diverse serie di documenti, il cui accostamento e confronto serve a definire con “precisione millimetrica” la verità dei fatti e la tragicità di essi.

- l’atteggiamento totalmente negativo della popolazione nei confronti “dei partigiani che non li vuol vedere in paese ed è disposta ad allontanarli con le forche” (dal Diario Storico Brigata Osoppo il 2 novembre 1944, a pag. 140 del libro) per cui i partigiani stessi diventano più riflessivi nel predisporre attentati e imboscate, di poca o nulla utilità strategica ma causa certa di assai gravi conseguenze per i civili.

- l’esistenza anche in Carnia di un personaggio austriaco che aiuta la gente (ricordate il film Schindler List?): questo benefattore della Carnia è il dr. Franz Gnadlinger, commissario-ingegnere della miniera di Cludinico di Ovaro, che, scampato alla cattura da parte della SS, fu portato in salvo dagli stessi partigiani.

Alla fine della lettura di questo memorabile libro (il cui unico, piccolissimo limite è forse la ripetitività di certi passaggi), ci si chiede un pò stupiti: ma come mai non è venuto in mente a nessun regista serio di girare uno splendido film su questi avvenimenti e su “questa” Carnia-Kosakenland? Perché mai il soggetto dei pochi film girati “in e sulla” Carnia, con la compiacente collaborazione di talune istituzioni locali, ha riguardato solamente tematiche negative (pedofilia in “Territori d’Ombra”; incesto, stupro e omicidio in “Maria Zef”)?

Auspichiamo che qualcuno, leggendo queste storie, rifletta e si convinca a costruire una sceneggiatura adeguata… magari col finanziamento della Regione FVG!

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