31. 21 maj 2005 PRIN CONGRES “Ce autonomie per Cjargne” (int. 31) Intune sale dal Hotel GARDEL di Dimplan, metude a disposizion dal amî Gjanni, a si è tegnût il PRIN CONGRES inmaneât dal Cumitât pa Provincie da Cjargne su diun argoment cetant atuâl: Ce autonomie pa Cjargne. Dopo il falimentâr risultât dal referendum dal 2004 (che in Cjargne però al à vût il 73% di favorevui) tancj a sji erin dismenteâts dal dut il probleme da autonomie da noste Tiere, autonomie ch’a ven di lontan: das fares e arimannies Longobardes, podopo dal Stât Patriarcjn, passant par Vignesie, dulà che simpri las notes Comunitâts as veve mantegnût une autonomie e une libertât uniches, troncades dal dut tal Votcent prin da Napoleon e dopo dal Regno talian dai Savoia e dopo incjemò, tal Nufcent, da Repubbliche Taliane. Cumò la Cjargne a sji cjate intune situazion di sotanance a podeis masse lontans e masse pouc interessâts ai nostis problemas. Par chest, tancj vuei (il 73% dai cjargnei) ai cjatin just e onest reclamâ une AUTONOMIE par podei cirî di risolvi una aretratece e un marum ch’ai stan montant simpri di plui. La semlèe a è stade vierte dal salût dal sindic di Darte ch’al ere miôr s’al stave cidin; nencje il President da atuâl CMC no mi à masse cunvint né me né tancj atris. Splendide invezit la relazion dal president Mario Gollino ch’al à fat un articulât esamp da situazione cjargnele passade e dal dì di vuei, metint in clâr il lavôr ch’al è stât fat dal Cumitât in chest an passât, ricuardant las tapes di un lavôr lunc, impegnatîf e dispes stracadiç. Al à pontât i aspiets plui critics da situazion odierne e al à ufiert una pusibile soluzion: l’AUTONOMIE MINISTRATIVE. Gollino al à ricevût il paluso da ducj i presints ch’ai si sono riconossûts in tas sôs peraules. Dopo ai an cjacarât: Bubisutti, Pascolat, Pedronetto, Marra e tancj atris incjemò. L’intervent plui savorît però a mi è parût chel dal sindic di Tomieç, Cuzzi, ch’al si è gjavât plui di cualchi claput das scarpes, otignint un coro di consens da bande di ducj. Al è stât aprovat infin il document finâl che Gollino al à comedât, tignint cont das oservazions vignudes fûr da discussion. Tra i politics, a erin presints nome doi conseirs regjonâi, Guerra (LN) e Della Pietra (DS), e qualchi sindic cà e là (poucje ruobe insome…). Nissun parlamentâr (and’è doi nome a Darte!), nissun provinciâl (vevino poure a presentâsi?), nissun preidi (biade gleisie cjargnele) … Il pinsîr ch’a mi è restât inclaudât intal cjâf al è stât chest: né chei di Çampe (Illy e C.) né chei di Drete (Strassoldo e C.) ai vulin dânus la AUTONOMIE: scuegnarin rangjâsji di bessoi, contratant miôr ch’a si podarà cui parons dal vapôr ragjonâl e provinciâl, cuant ch’al sarà il moment: sot elezions! Giorgio Ferigo intant al dave fûr un volantin dulà ch’al presentave criticamenti la problematiche das aghes di mont, che as vegnaran gjavades a int di mont par iessi “gestite” dai forescj (biele encje cheste, no?). In code a la semblèe, a si è votât pai components dal nûf Comitât ch’al vegnarà uficialmenti a sostituì chel vecjo, aromai scjadût, e ch’al scuegnarà prontâ las tratatives pal 2006 cui candidâts provinciâi e politics par otegni cheste benedete AUTONOMIE. Biele encje l’iniziative di tirâ sot cualchi palanche, distribuint une tessarute ch’a riprodûsj la bandiere da Cjargne e il test dal so Inno, chel di Giovanni Canciani (come chi iodeis, Cjargne Online al à simpri vût bieles e buines idèes). In tal tinel da sale, un brâf giovin di Paulâr, al ufrive biele roube fate in len, ven a stai gadgets, a ricuart di chest MOMENT STORIC pa Cjargne: il Prin Congres pa sô autonomie! Iò crout che cheste biele zonarde a resti une tape fondamentâl pa Cjargne ch’a cîr e ch’a vûl otegni la sô antighe autonomie, scliçade e soterade da masse timp e da masse int. a.e. 32. “Comitat pa Province da Ciargne” Prin Congress: “ CE AUTONOMIE PA CIARGNE “ (int. 32) testo integrale della relazione congressuale presentata dal presidente uscente Mario Gollino in occasione del 1° congresso tenutosi ad Arta Terme sabato 21 Maggio dal COMITAT PA PROVINCE DA CJARGNE L’ accelerazione di cambiamenti che ha subito l’Europa dopo la caduta del comunismo, è senza precedenti , e noi che viviamo sulla fascia confinaria siamo ancora più interessati di altri. Sappiamo che ogni cambiamento produce traumi e necessari momenti di adattamento e di ambientamento Ma è indispensabile adeguarsi alla nuova realtà, sopratutto le istituzioni, spesso basate su statuti e regolamenti datati e superati dagli eventi .L’ affrettata istituzione dell’ euro ed un modello di Europa in continua evoluzione ( con la Turchia arriviamo in Asia ), non sono certo estranee alla profonda crisi che attanaglia proprio e solo la zona euro. Il resto del mondo, Oriente, USA ,Cina , ma anche i Paesi europei fuori dalla zona euro , Gran Bretagna, Norvegia, Svezia, Danimarca, sta marciando ad un PIL che è da 3 a 5 volte il PIL della zona euro, siamo praticamente in stagnazione, se consideriamo l’inflazione reale e percepita. ( I dati del Friuli indicano una netta recessione ) Tutto ciò deve farci riflettere sulla urgenza di adeguare le istituzioni ai cambiamenti della società. Lo sfasamento è nettamente percepito dalla popolazione ; cresce sia la perplessità sul modello di Europa che ci viene proposto , (vedi sondaggi sul referendum in Francia e Olanda) e cresce la voglia di localismo , di autonomia, di decentramento e autogoverno. Lo si nota benissimo anche nella nostra Regione. Bene ha fatto il Presidente Illy a inserire , fra le priorità del suo programma la riforma dello statuto Regionale e delle Autonomie Locali D’altra parte le anomalie esistenti balzano agli occhi di tutti. Ci sono 4 Province “statali”di cui una , Trieste , coincide con il territorio del Comune, Gorizia è vasta meno di metà della Carnia, Udine è più di metà dell’ intera Regione, un po’ più equilibrata è Pordenone. Sappiamo che il cambiamento trova sempre oppositori, soprattutto fra coloro che nella situazione esistente hanno costruito la loro carriera, ma crediamo che il Presidente Illy abbia il coraggio di portare a termine il programma. D’altra parte le crisi o si subiscono o si affrontano con il coraggio delle riforme e degli investimenti. ( 1 ) Ma noi in questa sede non possiamo e non vogliamo interessarci di problemi internazionali o nazionali, ci limitiamo alla disanima dei problemi locali e consideriamo l’ autogoverno come primo cambiamento necessario per risalire la china. In questo ci sentiamo spinti da quel 73% dei Carnici che votando SI , hanno chiaramente inteso riformare l’Ente territoriale locale. Quando parliamo di “Province da Ciargne”, vogliamo indicare un organo di governo locale, un Soggetto autorevole e dotato di risorse in grado di rilanciare l’economia della Carnia. E per spiegarmi meglio vorrei seguire la traccia del referendum , dove , per spiegare la nostra proposta, il libricino che abbiamo a suo tempo diffuso, rispondeva a tre quesiti,PERCHE’, COS’E ‘ ,COSA VUOL FARE. PERCHE?. Perché le prime forme di democrazia comunitaria risalgono all’epoca patriarchina .Basta ricordare le regole della Vicinia per eleggere i Meriga, e dei Consigli di Quartiere per nominare i Capitani. Insomma , anche se non c’è mai stato un parlamento carnico ,o una istituzione unica di potere locale ,sono stati garantiti alcuni diritti di autonomia in campo politico, fiscale e culturale per secoli, fino alla caduta della Serenissima Repubblica di Venezia Per alcuni settori questo è avvenuto anche sotto l’Austria, con la liberizzazione della risorsa legno , che, non dimentichiamo, fu il pilastro dell’economia per secoli. E’ di quel periodo l’affermarsi dei “siors dal lenc “: Micoli-Toscano ,Vecile, Del Fabro e altri. Con l’arrivo dell’Italia, pian piano si instaura il centralismo burocratico che conosciamo. E con il centralismo comincia a crearsi quel differenziale socio-economico che vogliamo combattere. Infatti , fino alla fine del 800 la vita era sicuramente diversa , ma non più povera della pianura dove imperava il latifondo e la mezzadria, mentre in montagna la proprietà era più diffusa e comunque i boschi erano granparte di proprietà comunale. Il legno ha garantito una risorsa costante e sicura fino al secondo conflitto mondiale, mentre l’acqua ha sicuramente favorito il sorgere delle grandi cartiere di Moggio , Ovaro e Tolmezzo. Dice il prof. Daniel Spizzo che negli ultimi tempi sono 3 le situazioni storiche significative di rilevanza politica che hanno interessato la Carnia, e dove l’identità collettiva ha dimostrato di saper fare dei salti di qualità: 1)la creazione della zona libera della Carnia del 1944 2)la nascita della Comunità carnica nell’ immediato dopoguerra con Gortani 3)il referendum per l’istituzione della nuova provincia del 21 marzo 2004 Sempre secondo il prof. Daniel Spizzo, sulla scia del Gortani troviamo altri esponenti di spicco impegnati nel tentativo di creare una democrazia carnica di primo grado. Fra questi il sen Bruno Lepre e Romano Marchetti. Bruno Lepre , socialista di dichiarata fede autonomista , era convinto che fosse necessario spostare il centro di gravità politica di un futuro ente montano dai Comuni carnici alla Comunità montana. La Comunità sarebbe divenuta il difensore dell’ interesse comune e del bene collettivo di tutto il territorio. Il modello non era tanto la Magnifica Comunità Cadorina , quanto il grado di autonomia della Val d’Aosta e del Trentino. Anche Romano Marchetti auspicava che i Comuni rinunciassero alle proprie personalità per “ rafforzare quel consesso equilibrato e sereno che è la Comunità Carnica”. Oggi i sindaci , che ottengono la loro investitura direttamente dal corpo elettorale, assumono una nuova centralità. Sono loro che si assumono le responsabilità del dialogo tra l’ente locale che presiedono e la società civile. Sempre più spesso , specialmente nei comuni piccoli,devono intervenire come veri e propri mediatori politici, spesso con organici amministrativi incompleti. La continua necessità di reperire fondi per garantire una certa qualità dei servizi comunali, li ha costretti a “questue “ imbarazzanti nei confronti del sistema. Inoltre, lo scarso coordinamento intersettoriale fra i vari enti che operano in montagna , ha condotto a inefficienze gestionali e conseguenti sprechi di risorse pubbliche. E’ mancata una visione di insieme capace di evitare il sorgere di doppioni e di diseconomie di scala. In particolare le Comunità montane appaiono come enti senza una missione ben precisa. Il fatto di non essere enti di governo di primo grado spiega di certo lo scarso interesse dimostrato dai legislatori negli ultimi decenni. Solo con la legge n 131 del 2003 , in attuazione del titolo V della Costituzione , il ruolo delle Comunità e stato rilanciato. D’altra parte che le cose non andassero per il verso giusto era alla mercè di tutti., si erano accorte le istituzioni, che volevano sostituire le Comunità montane con un Ente più moderno e più adatto a gestire il territorio; si sono accorti i montanari che si ritrovano ogni anno in meno e con sempre più precarietà; lo confermano i dati statistici che impietosamente evidenziano un progressivo aumento del differenziale fra la pianura e la montagna, sia un termini di reddito che di qualità di servizi. Il PIL è sceso sotto la media europea e le recenti disavventure della economia in montagna peggioreranno ancor di più il dato. . Negli anni ’60, mentre l’Italia si accorgeva del ritardo economico del Friuli, rispetto all’Italia del nord, e concedeva quella “specialità”e quell’autonomia che gli permisero di recuperare il ritardo, il Friuli non si accorgeva che al suo interno c’era un area che si stava sempre più emarginando. Avrebbe dovuto fare la stessa cosa che aveva fatto l’Italia nei sui confronti, riconoscere la “specialità e l’autonomia “alla Carnia.Ma così non fù. Si creò la Comunità montana , ma con pochi poteri e meno risorse, tanto che il legno cessò di essere una risorsa, e l’ acqua fu prelevata senza lasciare alcun vantaggio economico alle terre dove nasce. Tutto ciò ha generato la convinzione che le decisioni che arrivano dall’esterno sono inadeguate, se non dannose ,e contro le quali era inutile lottare, e quindi l’abbandono della montagna sembrava,a molti, una opportunità. Ora però siamo nell’era della conoscenza , le informazioni sono globali e la gente ha visto che, in altre parti, in montagna, vivere si può, Austria , Svizzera , Veneto ma anche Slovenia ,ne sono la dimostrazione;e quindi la gente non accetta più l’emarginazione . Ora il montanaro si è reso conto di avere la capacità di gestire l’ambiente in cui vive, non è più disposto ad accettare disposizioni che vengono da fuori, ma vuole essere protagonista del proprio futuro. Ha capito che mentre prima la concorrenza avveniva fra singole imprese , più o meno grandi, ora la concorrenza è sempre più tra sistemi locali. E quindi tra sistemi di imprese che sono localizzati su un territorio. Quindi la regolazione politica dello sviluppo locale diventa determinante. Ormai non è più tanto rilevante la capacità produttiva di una singola impresa ,quanto quella di un territorio a cui l’impresa fa riferimento. Il territorio, per essere competitivo a livello europeo e globale , deve sempre più essere un territorio di qualità. Oggi per misurare il concetto di sviluppo non basta più il PIL, ma sviluppo diventa un termine multidimensionale.Sviluppo vuol dire qualità della vita, di chi produce , consuma e vive dentro un determinato territorio. Ne deriva che al governo locale spetta un ruolo chiave di coordinamento degli attori che operano sul territorio. .E veniamo al quesito “COS’E’ “ Nell’era della conoscenza, termine molto caro al Presidente Illy,necessita una Regione molto diversa da quella che abbiamo fin qui conosciuto: fatta di carte, erogatrice di contributi non sempre equamente distribuiti e ben mirati,impacciata nell’ analisi delle diversità territoriali, superficiale e burocratica persino nella stesura dei piani di sviluppo. Una Regione insomma carente di buona politica. E facilmente intuibile che senza un decentramento di tutte le funzioni amministrative alle Autonomie questa Regione davvero speciale non potrà mai essere. Una Regione in mille faccende affaccendata non sarà mai in grado di avere una visione internazionale e grandi disegni. Ma la volontà riformatrice della Regione deve incontrare quella di enti locali efficenti, adeguatamente dimensionati e liberi da condizionamenti centralistici. E questi soggetti non possono certamente essere le Province ( residuati napoleonici), ne Consorzi o Agenzie ( troppo subordinati, troppi,e mal delimitati), né la stragrande maggioranza dei Comuni,troppi e troppo piccoli. Risulta evidente che il problema può essere risolto solo ricorrendo ad una proposta che sia davvero innovatrice, ma anche realistica .Il territorio montano del FVG costituisce il 57% dell’intero territorio regionale, ma in esso vive meno del 15% della popolazione. 84 sono i comuni interamente montani, dei quali solo 6 hanno più di 3000 abitanti e ben 41 meno di 1000. In Carnia , escludendo Tolmezzo,gli altri 27 comuni assieme superano di poco i 30.000 abitanti. 15 sono al di sotto dei 1000 e 4 hanno meno di 500 abitanti. Una situazione difficile , complessa, nella quale è necessario in primo luogo,garantire buoni livelli di servizi di base, come condizione indispensabile per mantenere l’insediamento abitativo e lo sviluppo di attività economiche. Un territorio particolare che va dotato , sul piano politico ed istituzionale , di uno strumento specifico, forte ed autorevole, che compensi la inevitabile debolezza dovuta alla frammentazione del livello comunale, e possa competere con altre zone più forti della Regione Dobbiamo prendere atto che Gemonesi, Tarvisiani, e Canalini, hanno bocciato, con un voto irrazionale,il progetto Provincia dell’ Alto Friuli. Prendiamo altresì atto che la clausola , voluta da AN e inserita nella legge istitutiva, secondo la quale una Provincia Regionale deve avere almeno 1700kmq e 50.000 abitanti, impedisce di fatto la creazione di Province Regionali. Per abrogare questa norma ci vuole una maggioranza di 2/3, cosa ,per il momento, difficile. Noi ci batteremo perché questo avvenga al più presto. Senza la sua abrogazione ,di fatto, la Regione non può utilizzare la legge 2/93. cioè non può fare Province Regionali. Quindi la sua operatività risulta , di fatto, limitata. In attesa,riteniamo che il decentramento di funzioni avvenga attraverso una progressiva evoluzione delle Comunità Montane da organo di 2° grado ad un ente di 1° grado .Ma allora sorge la domanda: perché continuare a parlare di "Province da Ciargne" ? In primo luogo perché i Carnici hanno votato per l’istituzione di una Provincia, e poi perché, sotto Venezia si è sempre parlato di Province da Ciargne ,quindi il termine è vecchio di secoli, ma non ci formalizziamo sui nomi o sulle sigle , noi vogliamo un Ente di primo grado,eletto direttamente dai cittadini , cui risponde del suo operato. Naturalmente un Ente che ha il compito di gestire servizi a comunità omogenee di un area vasta come la Carnia, deve essere gestito con criteri del tutto simili ad una società di servizi privata, quindi efficienza e funzionalità. La delimitazione di area vasta, nel caso nostro , è abbastanza semplice perché, dal punto di vista orografico, dell’entità e delle problematiche di sviluppo, c’è una forte omogeneità. Basta pensare ai DOCUP regionali che devono definire le aree di intervento dei fondi europei Non c’è dubbio che l’UE rappresenti una occasione da cogliere. In molti casi in Europa abbiamo assistito al potenziamento di realtà locali che è avvenuto con il sostegno dei finanziamenti comunitari. L’UE offre molti aiuti agli attori che vogliono mettersi in rete per costituire dei sistemi locali autonomi (dott. Patrizia Messina ,Università di PD ). La logica della governance multilivello, portata avanti da anni dall’ unione europea ,è in sintonia con il modello che noi proponiamo. Governance che mai come in questo caso significa compartecipazione al processo di costruzione dell’identità del sistema locale. Una struttura quindi dotata di una anima interpretativa ed esecutiva , con delle professionalità capaci di esaltare al meglio le opportunità del territorio. Ricapitolando : chiediamo un Ente di 1° grado, i cui membri siano eletti direttamente dai cittadini, che ricevano compiti e funzioni sia dall’alto, cioè dalla Regione, ma anche dal basso,cioè dai Comuni. Le risorse arrivino da trasferimenti regionali e siano prestabilite secondo piani pluriennali, predisposti con i Comuni. Nella predisposizione dei piani,sarà opportuno individuare un referente di vallata con il compito di coordinare i progetti che interessano più comuni di una vallata Verrebbe in tal modo semplificato il compito dei Sindaci, che vedrebbero un progressivo spostamento delle loro funzioni su problemi specifici del comune, delegando e accorpando tutto il resto all’Ente intermedio. Con un apposito sistema di collegi elettorali, verrebbe stimolata la nascita delle Comunità di Vallata. Il Comune, anche il più piccolo, continuerà ad esistere come fornitore di servizi, ma la razionalizzazione dei compiti permetterà di migliorane la qualità con una sensibile riduzione di costi. Un Ente, quindi voluto dai cittadini, eletto dai cittadini ed al servizio dei cittadini COSA VUOL FARE. Come già detto, il Comitato propone il superamento sia del centralismo regionale, sia delle province “statali”, sia dei troppi e antieconomici enti settoriali e strumentali. Non ci interessa una Provincia nel senso tradizionale del termine,la attuale Provincia è un residuo napoleonico , creato per controllare soprattutto l 'ordine pubblico con i Prefetti ed i Questori. Questo compito lo lasciamo volentieri a Udine, così come non ci interessa la targa automobilistica. Ci interessano funzioni e competenze per gestire la Carnia. Vediamo quali. Innanzitutto quelle già in possesso delle Comunità Montane, difesa del suolo , tutela e valorizzazione dell' ambiente foreste agricoltura risparmio energetico e riscaldamento turismo commercio alcune di quelle provinciali: tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche valorizzazione dei beni culturali protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali caccia e pesca smaltimento dei rifiuti, tutela dagli inquinamenti alcune di quelle regionali tutela del paesaggio toponomastica usi civici artigianato fiere e mercati acque minerali e termali, assistenza e beneficenza pubblica attività sportive e ricreative con relativi impianti ed attrezzature Ci rendiamo perfettamente conto di proporre qualcosa di nuovo, ma solo con una vera riforma autonomistica potrà nascere la cosiddetta Regione leggera, in grado di concentrarsi efficacemente sulle funzioni di livello più elevato. In primis su quelle competenze di politica internazionale e transfrontaliere sempre più importati, anche e soprattutto ,per l’economia L’ Ente Montano della Carnia deve poter svolgere un ruolo primario di programmazione del territorio Naturalmente sulle materie sopramenzionate deve avere piena autonomia di decisione e non si deve limitare ad amministrare decisioni prese da altri Alle competenze devono essere correlate le risorse finanziarie, che devono avvenire attraverso trasferimenti regionali , visto che la Comunità non ha potere impositivo. Le risorse finanziarie devono essere predeterminate, nel senso che deve avere a disposizione un budget annuale per un numero di anni, e su qugli importi deve avere la potestà di scegliere progetti e priorità in completa autonomia.. Il tutto deve avvenire senza aumento di costi, perché il personale in aggiunta all’ attuale organico della Comunità Montana,deve arrivare dalla provincia di Udine e dalla Regione che dirotteranno , oltre alle funzioni , anche il personale che attualmente le svolge. Avere un solo Ente intermedio fra Regione e Comuni che si interessa dei singoli problemi comporta dei risparmi di risorse,sia umane che finanziarie, che intendiamo utilizzare per colmare il differenziale economico e sociale accumulato negli anni E’ evidente che per un progetto di questa portata, ci vuole un soggetto forte,. Un soggetto che sia in grado di rimotivare le persone, il territorio ed anche la classe politica, in modo di razionalizzare anche le funzioni degli altri enti ,in primis Agemont e Consorzio Industriale. ,( abbiamo tutti constatato che il sovrapporsi delle funzioni non raddoppia le opere , raddoppia solo i costi), Un Soggetto, ribadiamo, che trova la sua forza solo nella elezione diretta del presidente e dei suoi organi. Deve avere la titolarità delle competenze e delle relative risorse senza sovrapposizioni con la Provincia di Udine e con pari dignità. La Provincia di Udine gestisca pure le strade, alla Provincia Regionale- Comunità Montana venga affidata la gestione delle risorse locali ed il controllo delle attività di sviluppo. Naturalmente , come abbiamo già accennato,va riveduto anche il modello di gestione della Comunità Montana , tutti concordano che così com’è non sarebbe in grado di svolgere le funzioni sopra esposte. Ma se è vero, come dice Dellai , presidente della Provincia di Trento, che .”in montagna lo sviluppo o è locale o non è” il nostro progetto consiste nello sviluppare attività “locali” e formare uomini”locali” Noi crediamo che i tempi siano maturi per ridefinire la geografia amministrativa della nostra Regione, lasciando alle province “statali” compiti di area più vasta (es. viabilità, trasporti,edilizia scolastica)ed alla Regione, compiti di programmazione e di controllo. Le Agenzie , i progetti, i piani territoriali , sono inutili se manca l’ elemento catalizzatore ( Terragni , Università di MI ) .E questo elemento catalizzatore, in questa fase ,lo ribadiamo, non può che essere la Comunità Montana , che noi supporteremo nel suo cammino per divenire , quando le condizioni politiche lo permetteranno, un Ente di 1° grado, cioè una Provincia Regionale. In questa sede parliamo a nome e per conto della Carnia , legittimati dal 73% de consensi popolari , ma crediamo che il progetto possa essere adottato anche dalle altre Comunità montane e da ogni altro Ente preposto alla gestione del territorio. La prerogativa essenziale per il successo dell’idea , è che si parli di un territorio omogeneo, come sicuramente la Carnia lo è. Ma, come già detto, ci sono altre zone omogenee, mi riferisco alla bassa , alla pedemontana , all’ area metropolitana (è senza senso parlare di un minimo di abitanti per la definizione di area metropolitana) (3) La Carnia , con la sua forte omogeneità etnica culturale economica e sociale, che ha già un ente che geograficamente la racchiude, è pronta anche a sperimentare questo moderno progetto anche per gli altri.. Lo farà in modo propositivo, ricercando soluzioni condivise sui grandi temi che interessano il territorio. L’organizzazione capillare sul territorio ci permetterà di raccogliere pareri e proposte sulle problematiche di largo impatto sociale. Dopo la riscrittura dello Statuto Regionale, approvata dal Consiglio il 1° febbraio 2005, la Regione si accinge ad affrontare una serie di temi che hanno importanti riflessi socio-economici ed ambientali, per tutto il territorio regionale, ma in particolare per il territorio montano. Il nuovo ordinamento degli Enti locali ,con il conferimento di nuovi spazi di autonomia e responsabilizzazione delle Amministrazioni locali. La revisione della L.R. 33 sulle Comunità Montane. Il recepimento della L. 36/94- Legge Galli- per la riorganizzazione del servizio idrico integrato,SII Il piano energetico regionale e le decisioni conseguenti sulle linee elettriche di interconnessione. Elettrodotti. Le grandi infrastrutture viarie di collegamento interregionale ed internazionale. . Non permetteremo che decisioni di vitale importanza, come queste passino sopra le nostre teste Pretendiamo che il nostro parere, il parere dei Carnici, sia determinante su questi temi Pretendiamo che, accanto ad una politica regionale , ci debba essere una politica “locale”, perché i problemi sono locali e diversi fra la montagna e la pianura, quindi le soluzioni devono essere locali, e cioè, “nostre”. E’ assolutamente urgente che la Regione elabori una vera e propria politica dell’ agricoltura di montagna. Non più e non solo agricoltura ma ALPICOLTURA. L’ azione fondamentale di questa “nuova politica “ deve incentrarsi nel sostegno alla formazione di aziende agricole montane idonee a garantire dignitose condizioni di lavoro e sufficienti livelli di remunerazione. L’ acqua! La montagna ha da sempre avuto un rapporto osmotico con l’acqua, considerata un nemico ed un alleato. Nemico da tenere sotto controllo, per i disastri che può produrre con le alluvioni improvvise e violente. Un alleato importante e fonte di energia a supporto delle attività produttive: mulini,segherie,centraline idroelettriche. In buona sostanza vogliamo essere compartecipi di u n piano generale di utilizzo della risorsa –acqua in Carnia. Ci teniamo le alluvioni, ma vorremo anche i benefici. Il piano energetico regionale. Le nuove linee elettriche di interconnessione con l’estero, (elettrodotti),sono ritenute dal piano uno dei mezzi per conseguire la riduzione dei costi. Il piano , però , non consente solo la valutazione delle richieste in termini meramente quantitativi, ma anche qualitativi, indicando chiaramente limiti e condizioni di accettabilità tecnica ed ambientale.Fa bene il comitato di Paluzza a parlare di “politica colonialista” Il territorio montano è oggi attraversato, consumato , utilizzato e sfruttato da una serie impressionante di infrastrutture che rispondono più a logiche nazionali ed internazionali che a politiche di sviluppo del territorio: autostrade, ferrovie, elettrodotti,gasdotti,oleodotti, cave ecc..Ci si chiede con quali ricadute in termini economici ed occupazionali .Purtroppo la risposta è deludente. Di solito i grandi investimenti rispondono a logiche lontane ed estranee, alimentano grandi speranze,ma poi lasciano alle spalle una realtà fatta di scadimento della qualità della vita e dell’ ambiente.( si pensi al Canal del Ferro, al lago di Gavazzo, ai fiumi in secca : Tagliamento, Degano ) Di fronte a questi problemi ed alle scelte da fare , sarebbe sicuramente controproducente chiudersi nel ghetto della rivendicazione fine a se stessa, ma è altrettanto inaccettabile che tutto si compia ancora una volta senza un effettivo coinvolgimento delle amministrazioni montane, attraverso un confronto politico con un soggetto istituzionale forte che rappresenti effettivamente gli interessi comunali. Sanità! Va una volta per tutte risolto l’anacronistico, antieconomico ed inefficiente compromesso con Gemona per la gestione dell’Azienda ospedaliera ( e cumò i volin tiraiu dentri ancie in Carnia –acque!). Che dire poi della viabilità, la cui progettazione risale ai primi anni del ‘900. Oggi la Carnia può contare solo sull’uscita a sud,Amaro, essendo lo sbocco ad ovest, passo della Mauria, non sempre agibile e comunque precluso al traffico pesante. Lo stesso discorso vale per lo sbocco a nord, passo di Monte Croce carnico.Le aperture possibiliste, recentemente illustrate dall’Assessore Sonego, nella presentazione del piano triennale della viabilità in Carnia , ci paiono ancora troppo incerte per essere ottimisti. Ricordiamo che in nessun campo esiste sviluppo laddove c’è una sola via di sbocco E noi siamo esattamente in questa situazione.!.Per noi è incomprensibile la precedenza data alla sistemazione della Villesse –Gorizia rispetto agli annosi problemi della 52, 52bis e 335. Turismo , grande incompiuta! Ma anche grande opportunità! Sarebbe ora di inserire concetti nuovi e più moderni. Non solo Turismo ,ma Turismi. Bisogna parlare di turismo ambientale, gastronomico, termale, sportivo, artistico, storico, archeologico. C’è anche quello del “ silenzio”,che,come disse Borgomeo (sviluppo Italia ) , è particolarmente intonato alla nostra montagna e all'indole della nostra gente. Ma in questo settore dobbiamo purtroppo notare che si insiste a lavorare sull’offerta e non sulla domanda: è necessario sentire i bisogni della gente per stanare la domanda e promuoverla. Si deve in sostanza mappare la domanda. Puntare sulla destagionalizzazione, inventando le stagioni. Si sente anche l’esigenza di un nuovo linguaggio, più comunicativo. E qui, dice il prof. Zanzi, emerge una carenza di interazione con la città di referenza, che avrebbe dovuto essere Udine.Ma Udine , e l’Università di Udine , continua il prof. Zanzi, non hanno svolto quell’ attività di “tutoraggio” che ha fatto Venezia con il Cadore . E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, vediamo la differenza fra la Carnia ed il Cadore. Stiamo pensando di organizzare un convegno sulle potenzialità turistiche della nostra terra dove , con l’ausilio di esperti del settore e della comunicazione, svilupperemo i concetti sopra esposti .Abbiamo più volte sollecitato l’Università a creare un polo universitario in Carnia, ( il comitato apposito costituito a Tolmezzo , ha messo a disposizione ,a proprie spese , la sede ed una segreteria ) , ma la risposta e stata solo promesse ,l’anno scorso abbiamo ottenuto un master e quest’anno neanche quello.L’Università e la Scuola in genere devono tenere in maggior considerazione la metà del Friuli . Anche il tavolo di concertazione , approntato per risolvere il grave momento dell’industria e dell’occupazione ci pare una risposta inadeguata alla gravità del problema COME FARE!. Da parte nostra ci siamo strutturati per supportare la nostra proposta con una organizzazione capillare, volta ad informare ,e le istituzioni, e la popolazione Ci sarà un responsabile di vallata( qui si chiamano canali), coadiuvato da un addetto per ogni comune; saranno formate delle consulte per attività e categorie: industria, artigianato, commercio , cultura, turismo e riforme; ogni consulta avrà un responsabile che , come i responsabili di vallata, faranno parte del direttivo. Dobbiamo essere pronti a cogliere tutte le opportunità che si presenteranno. 1° La già accennata riforma delle Autonomie Locali. 2° Le elezioni Provinciali del 2006 3° Le politiche del 2006 Sul primo punto, Riforma delle Autonomie : abbiamo , per iscritto, dichiarato la ns. disponibilità a mettere a disposizione il ns. archivio e la ns. esperienza accumulata in 6 anni di ricerche. Va affermata con forza la natura giuridica delle Comunità montane come Ente locale territoriale, dotato di autonomia statutaria, il cui scopo istituzionale è di valorizzare le zone montane. La legge che le regolamenta è la 33/2002 . E’ su quella che dovremo lavorare. Certamente seguiremo l’evolversi delle cose, valuteremo il comportamento di uomini e partiti nel venire incontro alla volontà dei Carnici Sul secondo punto,Elezioni Provinciali :Stiamo valutando TUTTE le possibilità, a) Contatteremo tutti gli schieramenti in campo e tutti i candidati Presidente, analizzeremo i loro programmi e chiederemo la loro disponibilità ad accettare le istanze del 73% dei Carnici b) cercheremo alleanze a livello regionale con tutti i movimenti che pongono l’autonomia di gestione dei problemi e delle risorse locali come una priorità c) esamineremo anche la possibilità di trasformare il Comitato in Movimento politico d) se non troveremo un accordo a livello regionale lo tenteremo a livello provinciale e) in ogni caso daremo al popolo della Carnia tutte le informazioni sui programmi e sui candidati in modo che il voto possa premiare SOLO chi si è impegnato a portare avanti idee e concetti in sintonia con la volontà della stragrande maggioranza dei Carnici. Resta l’amara constatazione che un paio di settimane fa , in Sardegna, si sono svolte le prime elezioni delle Province Regionali sarde. Il loro progetto era partito con il nostro! (2) 3° Elezioni politiche.Sarà un perfezionamento ed uno sviluppo della fase 2° (o un anticipo,se la situazione politica italiana dovesse evolversi verso elezioni anticipate.) PER CONCLUDERE Abbiamo adottato un magnifico inno “CARNORUM REGIO “ scritto dal Maestro Giovanni Canciani di Paularo. Abbiamo adottato un vessillo carico di significati a noi molto cari , ideato da Brunello Alfarè Abbiamo il supporto della stragrande maggioranza della popolazione, Abbiamo una tenacia , pacata , ma incrollabile Invitiamo le Istituzioni a tirare le giuste conclusioni ,nel rispetto della volontà popolare. E’ uscito il primo
numero di un Foglio di Informazione, battezzato “La mê Cjargne”,
allestito dal Comitato per Per questa nascita tipografica, è stata pensata e realizzata una veste molto elegante e oserei dire gradevolmente raffinata: la bandiera di Carnia campeggia in alto a sinistra e dà tono all’intero foglio, che risulta vivacizzato ed estremamente leggibile grazie ad una impaginatura lieve e accattivante oltre che intelligentemente disposta. In questo primo
numero, stampato in 10.000 copie che verranno distribuite gratuitamente
a mano da volontari famiglia per famiglia, vengono presentate le motivazioni
del Comitato per In prima pagina è sintetizzato lo svolgersi dei lavori del Primo Congresso avvenuto a Piano d’Arta il 21 maggio 2005 (vedi anche in questa sezione gli articoli in tema). Alcune foto a colori ricordano l’avvenimento, che può senz’altro definirsi storico: mai in Carnia era stato organizzato prima d’ora un Congresso sul tema della AUTONOMIA. All’interno del foglio vi è anche un modulo di C/C postale segnato dal n. 64957970 al quale possono (e debbono) essere inviate offerte per il sostegno di questa idea grande e ambiziosa, che però ancora non ha la forza necessaria per camminare con le proprie gambe. Per questo, anche Cjargne Online invita tutti a mandare una libera offerta utilizzando questo ccp. Per chi vuole invece contattare direttamente la segreteria: 0433 43498. Regista e organizzatore di “La mê Cjargne” è Carlo Cimenti (c.cimenti@libero.it), che fa parte del Comitato ed al quale chiunque potrà rivolgersi per delucidazioni, suggerimenti, consigli che saranno oltremodo graditi e soprattutto apprezzati al fine di poter proseguire un cammino faticoso, irto di insidie, ostacoli e tranelli, ma certamente appagante, come lo sa essere il più aspro sentiero dei nostri monti, che riserva sempre però, al termine, paesaggi splendidamente remunerativi e rilassante riposo. La cima però è ancora assai lontana, alcuni neppure la vedono, altri la ignorano, altri ancora la nascondono: per questo dobbiamo essere determinati e perseveranti come lo sono stati i carnici di un tempo, che hanno affrontato difficoltà e imprevisti ben più gravosi dei nostri. L’autonomia costa perché nessuno è disposto a concederla gratis, perciò occorre recuperare e vivificare quei tratti tipici del carattere carnico, che, solo, potrà riuscire laddove inefficienza politica e gretto opportunismo hanno penosamente finora fallito.
34. RIORGANIZZAZIONE ENTI LOCALI Una proposta velenosa Il partito del presidente della Regione FVG Riccardo Illy, “Cittadini per il Presidente”, pochi mesi fa ha reso nota e diffusa una sua proposta legislativa circa la ristrutturazione degli Enti Locali in Montagna. Si parla sinteticamente di nuove realtà (Comuni di Valle) che dovrebbero sostituire i comuni inferiori a 3000 abitanti (in pratica tutti quelli di Carnia, tranne Tolmezzo). Ai comuni attuali, ridenominati MUNICIPI, resterebbero solo funzioni di rappresentanza, ma non più di amministrazione o di governo che invece passerebbero all’Ente di Valle o Comune (una proposta che richiama alla memoria gli antichi gloriosi QUATTRO QUARTIERI DELLA CARNIA, uno per Valle: vedi Storia di Carnia). La CMC, secondo questo progetto, sparirebbe. Fin qui si potrebbe ragionevolmente discutere e individuare dei percorsi di pratica fattibilità. Ma in coda è nascosta un dose letale di veleno (“venenum in cauda” ). Il cosiddetto Alto Friuli verrebbe suddiviso in 5 Comuni di Valle: 1- VAL BUT, 2-VAL DEGANO, 3-VAL TAGLIAMENTO, 4-GEMONESE, 5-VAL CANALE-CANAL DEL FERRO. Ebbene in questo ipotetico ultimo Comune confluirebbero, oltre ai comuni del Canal del Ferro e Valcanale, anche (ecco il veleno!) VERZEGNIS, CAVAZZO E AMARO, che non farebbero così più parte della CARNIA storica, geografica, economica, sociale, culturale. Come puoi facilmente notare, dopo la sconfitta del REFERENDUM PER LA PROVINCIA DELLA MONTAGNA del 2004, si sono verificati per la Carnia continui e proditori attacchi sia contro la sua autonomia sia contro la sua esistenza in quanto entità storico-geografica specifica. Questo è solo l’ultimo maldestro tentativo di disgregare la Carnia da parte di coloro che, non tollerando oltre la nostra peculiarità e la nostra “forza debole”, si accaniscono per la cancellazione della nostra Terra perfino dalla cartina politica. Ovviamente ci riusciranno se i carnici non si ricompatteranno attorno ad un simbolo identitario in grado di unificare e incanalare tutte le proprie forze nella sola direzione possibile: l’AUTONOMIA, la sola in grado di garantire un futuro a questa Terra.
Non risulta che nessuno dei QUATTRO consiglieri regionali carnici (che fanno tutti parte della maggioranza politica di centro-sinistra di Illy) abbia alzato la propria flebile voce per stigmatizzare una tale ipotesi disgregatrice. 35. Nella storia di ieri la soluzione per oggi Sono un "Nessuno" e non mi dispiace di esserlo, perché faccio parte della grande maggioranza dei carnici e non solo. Di quella maggioranza, cioè gli abitanti, che dovrebbero essere attori principali e non comparse costrette al volere di registi che, in gran parte, con la Carnia non hanno niente da vedere. Mi piacerebbe invece essere "Qualcuno" solo per poter essere ascoltato dalle "alte sfere”, di quelle sfere che hanno fra di loro purtroppo chi fa il loro interesse in barba all'interesse e in danno per tutti. Con questo intento dirò qui il mio pensiero, con la speranza di essere ascoltato da quelli che si battono veramente per ottenere quello che altri non vogliono : - La PROVINCIA DELLA CARNIA e LA DIOCESI DI ZUGLIO. Sappiamo tutti oramai che la Carnia è stata la "Carnorum Regio", la "Provincia della Cargna", "Lo Stato libero della Carnia" il "Kosakenland in nord Italien", la Carnia venduta da parte di Venezia, ma in tutto questo i carnici, direttamente interessati, non hanno mai, o quasi, potuto dire la loro. Anche queste cose sono importantissime, sono fondamentali per portare avanti i nostri diritti, tanto per la Provincia della Carnia che per la Diocesi di Zuglio, due problemi che devono andare di pari passo fino al traguardo. Cominciamo col fare un pò di cronaca, per chiarire le idèe in special modo ai giovani che non sanno, e che, trascinati da chi li illude, si ostinano a non voler sapere ciò che è stato il passato, e a servirsi egoisticamente del presente, fregandosene incoscientemente del futuro e di tutto ciò che questo comporta. Dopo la guerra 40/45, caduta la dittatura fascista, si sono formati una sessantina di partiti, poi gradualmente calati, ma solo in due, con poche altre eccezioni, arrivavano vincenti alle elezioni:D.C. e P.S.I. o P.C.I. in realtà: America e Russia. Non vogliamo qui entrare nel merito se sia stato un bene o un male, ma sappiamo benissimo che per i paesi della Carnia è stato un gran male perché, in gran parte per la nostra ignoranza, votavamo il partito, sacrificando magari quei candidati che avrebbero fatto il nostro interesse, facendo non il nostro gioco ma quello appunto dei partiti. Chi vinceva, grandi feste con musica e spuntini o altro. Metto qui, non perché riguarda me ma perché è uno specchio di come andavano le cose, un esempio. A una elezione (1992) sono capitato dalla parte della maggioranza, così sono stato invitato dai vincitori, a far parte al festino organizzato per l’occasione. Ho rifiutato. Ma perché? Mi hanno chiesto, - Perché il Licôf si fa quando il fabbricato è portato a termine, se è costruito bene, e non prima ancora di incominciare. A quel tempo i candidati venivano scelti dai partiti a seconda del loro ideale, almeno in apparenza, adesso invece, non si sa, o forse in certi casi si sa anche troppo bene, per quale alchimia, sono i partititi che vanno a caccia dei candidati, e li trovano, in parte, fra quelli che, come le cavallette, saltano da un partito all'altro col solo scopo di arrivare al loro traguardo, magari famosi in altri campi, ma digiuni completamente di amministrazione. Mi piace a questo proposito mettere qui tre "Si fâs par mût di dî" del nostro compianto Riedo Puppo che sono tanto significativi e ancora attualissimi: 1. "Al è trent'ains che, a lis elezions, o tentìn di sielzi il miôr sindic dal nestri paîs e vonde. Invezzi nus à tocjât simpri di votâ par Kruscev o par Nixon, pe Ongjarie o pal Vietnam, pal Cile o pal Afghanistan. 2 – “A disin in Austrie che lavie di lôr, par ogni cariche, a coventin un catolic, un socialist e un competent. In Italie invezzi, si fâs plui culumie: si sparagne il competent.. 3- ." Nessun pratint che i sorestants a lavorin, bastàs che no intrigassin… Un’altra cosa importantissima: Da sempre, la maggior parte dei votanti non sapeva e non sa chi votare, digiuni di politica nelle città, ma, quel che è peggio per noi, anche nei piccoli paesi: solo pochi conoscono tutti i candidati, votando così o per sentito dire o per suggerimento o per gratitudine per qualche concessione personale o in certi casi per paura di vendette, facendo così, ingenuamente in tanti casi, far andare la bilancia dalla parte che nessuno avrebbe voluto. Con queste premesse, vediamo cosa abbiamo fatto e che stiamo facendo noi carnici, purtroppo non tutti, per ottenere quello che ci spetta di diritto. Abbiamo fatto tante proteste, riunioni, conferenze,manifestazioni associazioni come "Cjargnêi tal Friûl", "Autonomia Alpina" di cui sono uno dei fondatori, trasmissioni radio e televisive, e ora il Comitato per la Provincia della Carnia, ma abbiamo avuto sempre da un parte i carnici a chiedere, dall'altra i "politici" generalmente non carnici che, con la bocca piena di:- “Salviamo la Carnia, salviamo la montagna, freniamo lo spopolamento “- , ci addormentano col dirci, come è successo l'altro giorno ad Arta:- siete bravi voi carnici, ammiriamo il vostro senso di giustizia e le vostre aspirazioni, fate bene a protestare, ma pensateci bene, perchè col separarvi, rischiate di isolarvi, Come a dire: - brava Carnia, in tutto, ma è meglio che tu resti come sei, sotto l'ombrello della Provincia di Udine dove i suoi amministratori dimostrano di non fare una questione di giustizia e di equità, ma di perdita di una porzione di territorio. Con quale interesse? Di chi? Non è la grandezza della pignatta che fa buono il minestrone, ma quello che cuoce dentro e soprattutto la bravura dei cuochi a saper misurare gli ingredienti… Per arrivare al dunque, è importante ora guardare indietro nel tempo fino ad arrivare a vedere come si amministravano in Carnia prima dell’arrivo di quella disgrazia che è stata per noi Napoleone. Sappiamo ormai che la Carnia a quel tempo, era divisa in quattro quartieri: Tolmezzo, Gorto, S. Pietro e Socchieve e tutti i paesi, con i loro casolari facevano comune da soli ed eleggevano fra loro il Meriga e i deputati (ora Sindaco e Consiglieri) i quali fra di loro sceglievano chi di loro avesse il compito di rappresentare il paese in seno al rispettivo Quartiere. Per esempio: nell’anno 1397 per Gorto questi rappresentanti erano: Daniele, notaio da Luincis, Cristoforo da Comeglians, canale di Gorto, Domenico Minigutto da Givigliana di Carnia, Francesco Trapolino da Lauco, Pieve di Invillino. (Don Pietro Cella). Poi sono arrivati i partiti, che dovrebbero essere un mezzo per trovare maggioranza e minoranza, per poi tutti assieme amministrare. Ma sappiamo benissimo che non è così Appena votati, in tantissimi casi, non c’è più maggioranza e minoranza ma vincitori e vinti dove i vincitori si comportano da padroni, in barba non solo a tutti i votanti, ma anche a chi ha dato loro modo di esserlo… Perché vogliamo continuare a essere convinti, noi carnici, che l’unico mezzo per ottenere giustizia sia quello di seguire la strada di sempre, pur vedendo che otteniamo solo delusioni e sconforto? Visto tutto questo, ecco la mia soluzione, che può essere presa per UTOPIA ma che utopia non è, ci vuole soltanto convinzione, ostinazione, volontà vera di avere finalmente giustizia, senza disturbare nessuna legge, ne istituzioni ne partiti. Guardare al passato per tantissimi di loro, purtroppo, è soltanto inutile nostalgia, in realtà invece è una fonte importantissima, da dove attingere tutto quello che ci è indispensabile non solo per il presente, ma sopratutto per il futuro. Tutto questo lungo discorso per tentare di far capire che l'unica strada perchè la Carnia prenda il posto che si merita è quello di buttare finalmente alle ortiche il sistema dei partiti, ne abbiamo la possibiltà di farlo senza disturbare nessuna legge, e ritornare al sistema di duecento anni fa: non il grande verso il piccolo, ma il piccolo verso il grande quando si tratta di amministrazione, i paesi verso la provincia e non viceversa, così che non saremmo più solo impotenti comparse, ma tutti attori principali, non più sorestants e sotans, ma amministratori e amministrati, Ogni paese, non importa il numero di abitanti ma il territorio, si sceglie il suo rappresentante (i paesi più grandi potranno dividersi in quartieri). Questo rappresentante sarà scelto da tutti quelli che in paese sono proprietari di una casa, indipendentemente dalla residenza. Può essere anche di un altro paese o di un altro comune, basta che sia della Carnia e che sia data la fiducia a chi dimostra di interessarsi veramente del paese che andranno ad amministrare. I rappresentanti degli attuali comuni tutti assieme formeranno la lista elettorale da presentare alle votazioni comunali. e voteranno il Sindaco e il consiglio. Ci saranno sicuramente quelli che vorranno formare altre liste col sistema dei partiti e quelli che li voteranno, come hanno fatto per il referendum, ma la grande maggioranza sarà sicuramente nostra. Alle elezioni per la Comunità montana, di conseguenza, saranno i sindaci votati da noi e non dai partiti delle promesse. E sindaci tutti, voteranno i rappresentanti della Carnia in seno alla Regione. E questo sarà l’embrione per la nascita finalmente della PROVINCIA DELLA CARNIA dell’era moderna. Se tutto và per il verso giusto fino qui, si può cominciare a fare quello che ci siamo ripromessi inutilmente fino ad ora, sicuri di ottenere, questa volta, giustizia. Anche se con questo non si arriverà immediatamente alla Provincia, arriveremo perlomeno ad avere subito due grandi risultati: tutti i benefici assegnati ai comuni e tutti quelli che spettano alle frazioni saranno assegnati equamente a seconda alle reali necessità e non a discrezione di certi “non amministratori” come succede ora, che in tanti casi si sperpera il denaro pubblico per il lusso e l’inutilità, a discapito delle frazioni che se amministrate giustamente arriverebbero a non morire. E questo è il tema principale per dare un senso ai proclami: <SALVIAMO LA CARNIA> e <SALVIAMO LA MONTAGNA>. . Pieri Pincan (di 80 agns) (un dai 5 restâts a Gjviano di Rigulât)
36. Pre
Toni Beline, lo scrittore in lingua friulana più fertile
di tutti i suoi attuali colleghi scrittori, quasi mai consultato
dai Principi addetti alla grafia ufficiale della lingua friulana,
quando faceva il “sjior santul” in Carnia scriveva: “Fevelant
di Cjargne e di Friûl, par solit si intindin dos regjons:
une di mont e une di plan e tancj a volaressin separâ dal
dut la Cjargne dal Friûl simpri par fâ il il zûc
di dividi e po roseâ. A son difarensis tra Cjargnei e Furlans,
però no podìn dineâ une unitât di fonde.
O partegnin al stes popul, e stesse nazion” (val
Rualp 01.01.1976). Ora
anche il solo fatto che qualcuno trovi ancora il coraggio, i mezzi
e la forza di proporre la realizzazione di una REGIONE
FRIULI capace di riconoscere e valorizzare il suo
territorio nelle sue 4 province naturali (UD, GO, PN, TZ),
non può che trovarci entusiasti. Il movimento Identità ed
innovazione non ha nulla da farsi perdonare, essendo nato da pochissimo,
anche se alcuni suoi ostetrici non hanno la coscienza del tutto limpida
nei confronti della Cjargne mari dal Friul. Marino
Plazzotta
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