PROVINCIA DELLA MONTAGNA
Realtà o fantasia?

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  1. PROVINCIA DELLA CARNIA PERCHE' NON SUBITO?
  2. Comunità Montana Carnia ADDIO!
  3. UNA  MONTAGNA SENZA PROVINCIA
  4. 10 RAGIONI PER LA PROVINCIA DELLA CARNIA
  5. COMMISSARIO “ad acta” PER LA CMC In attesa della “provincia”?
  6. Una mappa proposta
  7. COMUNITA’ MONTANA CANCELLATA. Ecco il surrogato
  8. UDINE DICE NO
  9. Carnici, non lasciamoci spaventare!
  10. La Provincia dell'Alto Friuli in 10 risposte

PROVINCIA DELLA CARNIA PERCHE' NON SUBITO? int. 1

L'opportunità della provincia regionale  rappresenta probabilmente la prima e   l'ultima occasione,  per noi  Carnici,  di far sentire la nostra voce ed ottenere la gestione dei nostri problemi e quindi del nostro futuro. Attorno a questa idea di provincia sono sorte diverse iniziative e comitati.  Sicuramente la più importante è quella promossa dalla Chiesa udinese  che,  pur affrontando i problemi della montagna friulana in generale,  ha insistito  particolarmente sulla provincia della Carnia  attivando anche una  raccolta di firme che mi pare abbia avuto notevoli adesioni. La Chiesa,  di solito,  si muove con criteri ed orizzonti certi.
Per quanto mi riguarda sono convinto che ci troviamo, noi Carnici,  IN UNA SITUAZIONE simile a  quella del 1960,  quando il Friuli-Venezia Giulia ( con o senza trattino) ottenne lo Statuto di regione autonoma e significò molto,  significa ancora molto, per la nostra regione.
Noi oggi abbiamo la possibilità di realizzare una provincia che potrà gestire in modo autonomo il suo territorio. Partiamo da un dato di fatto incredibile: la Comunità Europea non  conosce la parola "montagna". Nel trattato istitutivo dell'E.U. non si parla mai di montagna, si parla di coesione sociale, si parla di aree svantaggiate, si parla di agricoltura di montagna. Il problema montagna o quello che potrebbe essere identificato come il "diritto" di  chi vive in montagna è ignorato totalmente.
Perché c'è tanta lentezza, forse anche avversione , nei confronti di questo progetto? Perché si cerca di frenare questa voglia di autonomia paventando nuovi carrozzoni? Perché si cerca di zittirci  con  la proposta del "comprensorio"?
Perché non ci dicono che in qualsiasi soluzione diversa da  quella della provincia, a decidere non saremo noi, ma gli altri.i partiti, quelli di Udine, quelli di Trieste, l'Europa?
Perché non ci dicono di voler continuare a trattare la Carnia e la montagna  come una "riserva indiana" cui elargire o non elargire fondi in funzione di giochi politici che sfuggono ai più.

M.P. per VTC (seguirà: Perché la Provincia dovrebbe rappresentare uno svantaggio per i Carnici?)

 

Comunità Montana Carnia ADDIO! int. 2

La legge regionale 86/2000 aveva decretato lo scorso anno la fine della CMC.  La chiusura si sarebbe dovuta concretizzare entro il 2001.

La CMC (nessuno desidera morire d’eutanasia per decreto) sollevò allora un’eccezione davanti alla Corte Costituzionale, la quale però ha riconosciuto proprio in questi mesi la legittimità della Regione FVG a legiferare in materia di Autonomie Locali e quindi anche la legittimità di abolire istituti obsoleti o inefficaci.

Ora dunque la Legge regionale è pienamente attiva.

La CMC verrà pertanto in un primo tempo commissariata (entro l’estate 2001) e tale Commissario (con tutta probabilità sarà l’attuale presidente, il PPI Enzo Marsilio) avrà poteri fino al giugno 2002, per garantire un minimo di funzionamento a questo pletorico e farraginoso istituto a democrazia indiretta la cui spesa consolidata riguarda prevalentemente il proprio funzionamento burocratico (dal “Bollettino della CMC” gennaio 1996:  Alvio DI GLERIA, assessore al Bilancio: LA SPESA CONSOLIDATA DELLA CMC, CIOE’ QUELLA CHE DIPENDE DALLE SPESE FISSE PER IL PERSONALE, E’ ORMAI PREPONDERANTE).  

Attuale composizione: ben 118 membri (in rappresentanza di sole 40mila anime: quanti consiglieri comunali dovrebbe avere Milano utilizzando la stessa proporzione?) eletti nei 28 Consigli Comunali di Carnia come emanazione automatica dei partiti, senza il suffragio popolare diretto.

Nel giugno 2002 però anche il Commissario ad acta decadrà, ed allora che succederà?

La Regione FVG ha tempo fino al 28 febbraio 2002 per PARTORIRE qualcosa di NUOVO (speriamo non il solito topino di classica memoria) che sostituisca la decrepita ed elefantiaca CMC nel frattempo soppressa.

E allora: LA PROVINCIA a democrazia diretta e rappresentativa O NO?

E se NO: cosa?

 

Addendum:

Per qualcosa di meno della CMC, non vale la pena di spendere risorse umane e mezzi economici. E’ preferibile il NULLA. L’attesa del NULLA.

 

UNA  MONTAGNA SENZA PROVINCIA   int. 3

In ogni Stato e ad ogni latitudine, la Montagna costituisce da sempre un territorio che presenta dei problemi e che richiede delle soluzioni che sono del tutto particolari.

Nello stato italiano, tutte le grandi regioni del Nord che comprendono un complesso territorio rappresentato da pianura, collina e montagna,  riconoscono da sempre una Provincia della Montagna.

Ricordiamo ad esempio Cuneo, Sondrio e Belluno che sono le provincie della Montagna rispettivamente di Piemonte, Lombardia e Veneto. Recentemente  poi in Piemonte è nata anche la provincia di Cusio-Ossola-Verbano, che conta 77 comuni, la maggioranza dei quali non supera i 500 abitanti. Questa neonata provincia, di cui pochissimi sono a conoscenza, è stata istituita sottraendo dalla provincia di Novara gran parte della zona collinare e tutta la zona montana a nord di Omegna, così che questa provincia rappresenta oggi in Italia la provincia della Montagna per eccellenza.

Solamente la regione FVG non ha ancora la sua Provincia della Montagna, poiché la grandissima parte della Montagna friulana (oltre il 52 %) fa tuttora parte della Provincia di Udine che si estende dalle Alpi al mare,  mentre un buon 35 % è inglobato in quella di Pordenone. Il restante 13% è appannaggio delle provincie di GO e TS, dove peraltro i cospicui privilegi economici e fiscali tutelano efficacemente quelle zone ancora classificate  montagnose (come il Carso triestino e Goriziano).

Diciamo subito la verità: la montagna friulana (ma soprattutto la  Carnia) non è mai stata tutelata in alcun modo. E per Carnia non intendiamo affatto riferirci a Tolmezzo, divenuto una testa troppo grande per un territorio troppo spopolato; nè ci riferiamo ad Amaro o a Villa Santina o a Cavazzo, la cui vicinanza alle grandi vie di comunicazione (A4) facilita gli insediamenti e l’occupazione.

Per Carnia occorre intendere quella vera, la Carnia delle Valli: Ligosullo, Paularo, Forni Avoltri, Rigolato, Forni di Sopra ecc. i nostri paesi insomma.

Questa è la VERA CARNIA che ha la estrema ed urgente necessità di una REALE E SPECIALE AUTONOMIA AMMINISTRATIVA, sul tipo della provincia autonoma di TN, dove il buon De Gasperi, trentino e democristiano, ha saputo conciliare brillantemente le richieste dei trentini con le esigenze dello Stato italiano, a tutto favore dei trentini che oggi godono, in splendida solitudine, di una eccezionale autonomia sconosciuta in altre parti d’Italia.

Purtroppo noi non abbiamo mai avuto un De Gasperi, ma neppure un Andreotti e nemmeno un Evangelisti a tutelarci. Il Friuli e la Carnia in tutti questi decenni sono stati rappresentati solo da obbedienti SIGNOR-SI (alias: yes-men) distribuiti nei vari partiti, alle cui direttive sono stati sempre devotamente ligi e con il cappello in mano, come si conviene ai sotans.

Oggi la Carnia, quella vera e moribonda della Valli ma anche quella che si crede miracolosamente salvata dal declino, ha l’assoluta urgenza e necessità di una tale autonomia. Si, anche quella che crede di aver scampato l’incombente pericolo perché ha forse lievemente  incrementato i suoi abitanti: perché quando le Valli saranno definitivamente scomparse demograficamente (e lo saranno nel breve volgere di pochi lustri), anche  Tolmezzo ed il suo interland ne verrà a soffrire:  non ci sarà più alcun motivo per mantenere il Tribunale o l’ospedale, o gli Uffici Statali decentrati, perché il baricentro economico-politico si sarà spostato ovviamente più a sud e Tolmezzo, con il suo interland, diventerà la periferia nord di una area geoeconomica diversa, il cui centro gravitazionale si collocherà più a sud, nella collina friulana.

Ecco perché anche  Tolmezzo, che è ripiegata su se stessa ed appare a volte svogliata e insensibile ai gridi di allarme delle valli, deve immediatamente prendere posizione e guidare la battaglia per l’autonomia amministrativa della Montagna.

Ma PERCHE’ la Carnia ha oggi assoluta necessità di una autonomia amministrativa vera e speciale, di un Ente Amministrativo autonomo a democrazia diretta, in sostituzione degli inutili ed esuberanti Enti sovracomunali odierni?

 

1. Perché solo una piena e visibile autonomia da Udine può dare finalmente alla Carnia quel peso specifico (politico e amministrativo) in grado di imprimere  una svolta decisiva alla sua attuale involuzione socio-economica.

 

2. Perché solo una autonomia politico amministrativa può fare emergere a livello europeo la gravità della nostra condizione socio-economica che è a livelli meridionali.

 

Sono stati recentemente resi noti i dati relativi al reddito pro capite di tutti i  137 comuni della provincia di Udine. Questi dati sono stati ricavati in base a ben 60  parametri (finanziari, creditizi, demografici, economici e sociali) da parte di una Agenzia specializzata nel settore, la  Fondazione CREF. Il reddito annuo PRO CAPITE della Provincia di Udine è di L. 25.590.000.

Andiamo a vedere il reddito pro capite di ciascun comune carnico. Ebbene, tranne Sauris, che, per motivazioni recenti relative ad un turismo da poco decollato ed alla realtà del prosciuttificio Wolff, presenta un reddito superiore alla media provinciale, tutti i  comuni di Carnia hanno un reddito assai inferiore alla media. I Comuni delle Valli di Carnia sono in coda alla classifica provinciale, alla pari con i Comuni della Slavia friulana. Il Comune di Ligosullo ha un reddito di L. 11.140.000 annue e quello di Preone di L. 10.890.000.

Quando le pensioni dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dal Lussemburgo, prezioso sigillo di una durissima emigrazione,  non arriveranno più nei nostri piccoli paesi, perché i percettori saranno deceduti, allora il reddito dei nostri paesi precipiterà a valori calabresi.

Queste realtà, così complesse e tragiche, non giungono a livello europeo perché le regole europee  considerano solo la Provincia nella sua globalità e non  una parte di essa.

Fintanto che la Carnia sarà “UNA” parte della provincia di Udine, queste realtà non emergeranno e non giungeranno a Bruxelles.

Una Amministrazione Provinciale Unica, come la attuale, non porta ad un riequilibrio interno sociale ed economico, ma accentua e nasconde vieppiù le differenze, che sono già drammatiche, anche se per ora colpevolmente ignorate dalla stragrande maggioranza di chi vive in montagna.

Fino a quando è possibile dunque tollerare, in una regione così piccola come la nostra, differenze di reddito del 50 %, senza che il fermento diventi rabbia?

Solo la istituzione rapida della Provincia Autonoma, associata ad un immediato provvedimento legislativo di defiscalizzazione “erga omnes”,  riuscirà forse ad evitare il peggio.

 

10 RAGIONI PER LA PROVINCIA DELLA CARNIA int. 4

 

1.Un problema, per essere risolto, DEVE essere visibile e interpretabile

2. La Carnia oltre che avere problemi è UN problema che ora è INVISIBILE perché occultato nella grande provincia di Udine.

3. Se non rendiamo VISIBILE IL PROBLEMA CARNIA non lo si può né interpretare né tantomeno tentare di risolvere.

4. Qual è la cartina di tornasole del PROBLEMA CARNIA? il REDDITO (vedi). Perché finora questo reddito è stato abilmente occultato nei grandi numeri dei 137 comuni della provincia di UD?  perché conviene a Udine (vedi dopo).

5. La Provincia autonoma, al pari della diocesi, VISIBILIZZA LA CARNIA, IL PROBLEMA Carnia, più di qualsiasi altra istituzione

6. Una volta visibilizzata la Carnia, a Bruxelles (e forse anche a Roma) si accorgeranno inopinatamente che un pezzettino di meridione italiano si è inspiegabilmente spostato nel Nord Est ricco e grasso. Oiboh! Ma dov’era prima? Che sisma è mai questo?

7. La Provincia NON deve AFFIANCARSI agli altri Enti inutili (CMC, BIM, Boschi Carnici, Consorzi Bonifica ecc ) ma deve SOSTITUIRE tutti questi carrozzoni (che sono oggi privati territori a gestione partitica diretta)

8. Il personale della neo Provincia proverrebbe da questi Enti inutili soppressi, il cui parco-impiegati è ignoto a tutti (ma sono tantissimi e tutti rigorosamente DC o Psi Psdi o PCI) Se poi avanza qualche posticino, è forse uno scandalo se ad occuparlo ci andrà un tapiro di carnico senza tessera e senza raccomandazioni (si spera)? Nella burocrazia di Udine, quanti carnici sono impiegati?  Ogni presidente di provincia che è transitato per il Palazzo ha fatto entrare i suoi: basterebbe sapere da quale paese provengono gli impiegati provinciali per sapere in quale periodo sono stati assunti.

9. Udine (inteso come Curia, Industriali, Partiti, Provincia, Sindacato, ecc) ovviamente non intende MOLLARE L’OSSO seppure spolpato della Carnia, perché quest’osso consente di andare a piangere a Roma e a Bruxelles (ogni contributo in arrivo necessita di tanta burocrazia quanta ne può disporre Udine, ombelico del Friuli ma non della Carnia). Se si asporta la derelitta zavorra di Carnia, la provincia di Udine balza ai primissimi posti nazionali per reddito pro capite (probabilmente al I°) con le conseguenze fiscali prevedibili (tagli di trasferimenti statali, inasprimenti dei controlli ecc.). Un balzo che, tutto sommato, Udine sorniona non vuole: meglio lontano dai riflettori nazionali.

10. Udine (inteso sempre come centro di qualsiasi potere) deve mantenere alcuni primati: vastità della provincia e della diocesi, baricentro geo-politico regionale, peso specifico all’interno della Regione Autonoma FVG ecc. Se “perde” il sasso chiamato Carnia, il p.s. di Udine cala immediatamente con contraccolpi non lievi nei rapporti politici tra le altre provincie e soprattutto con TS. Udine ha tutto l’interesse a tenere legata a sé questa Carnia “meridionale”: le serve,  è funzionale ai suoi scopi ed ai suoi progetti, avendola sempre pilotata e asservita attraverso vari proconsoli, in tutto obbedienti alle direttive udinesi. Ma la gente di Carnia che ci azzecca?

 

A questo punto arriva la solita obiezione pretesca: NON CI SI PUO’ DIVIDERE perché le divisioni alimentano risentimento, avvantaggiano gli avversari e soprattutto non favoriscono la solidarietà verso i più deboli (in questo caso la tapina Carnia) che si troverebbero costretti ad affrontare da soli nuovi e gravosi problemi. Retorica consociativistica!

Meglio comunque un divorzio sereno che una convivenza insopportabile, soprattutto se in questa convivenza la magra e affamata moglie le prende tutti i giorni da un marito obeso, superbo e spesso ubriaco (di pane; la cjoche dal pan a è pieis di che dal vin!).

 

 

COMMISSARIO “ad acta” PER LA CMC In attesa della “provincia”? int. 5 

Venerdì 28 settembre i 28 (ventotto) sindaci di Carnia hanno indicato come prossimo Commissario (=liquidatore) della CMC l’attuale sindaco di Villa Santina, Giuseppe Novello (che ha raccolto 17 voti), il quale andrà a sostituire l’attuale presidente della CMC, il sindaco di Sutrio, Enzo Marsilio, che ha raccolto 11 voti.

Ora Novello avrà circa un anno di tempo per “preparare le valigie e riporre i soprammobili” della CMC che tra pochi mesi sarà definitivamente soppressa per lasciare spazio ad altro Ente.

Marsilio, dopo che la Corte Costituzionale, cui si era rivolto, aveva già sancito la legittimità della regione FVG a legiferare in merito alla soppressione delle Comunità Montane, ha fatto ora ricorso al TAR.

Ma chi continuerà a pagare avvocati e spese di giudizio?

Una domanda che rimbalza impertinente resta però nell’aria e non trova per ora rispose adeguate e certe: che avverra’ DOPO?

La provincia? Il Comprensorio? Un’altra CM meno pletorica? Nulla?

Una mappa proposta int. 6

Proposta di definizione territoriale delle Comunità Montana della Carnia e delle Comunità  di Vallata, mediante aggregazione per fusione o consorzio dei comuni, per il decentramento amministrativo e di gestione politica autonoma della Carnia.

 

 

COMUNITA’ MONTANA CANCELLATA.
Ecco il surrogato
int. 7

Dopo aver tanto aspramente criticato la vecchia CMC per la sua inconsistenza politica e la sua farraginosità burocratica, oggi ci troviamo di fronte ad un ectoplasma che non è più né carne né pesce.

Come infatti definire questa NUOVA comunità, che è stata battezzata COMPRENSORIO? Ad essere buoni, dobbiamo riconoscere che si è TORNATI INDIETRO di almeno 20 anni, con buona pace di chi proclamava l’inutilità della defunta CMC.

Questo sito (lo ricordiamo con scrupolo) si era impegnato costantemente nella critica costruttiva alla CMC, immaginando al suo posto la PROVINCIA AUTONOMA DELLA CARNIA a suffragio e rappresentatività diretti.

Ritenevamo che l’ istituto della PROVINCIA fosse il solo a garantire autonomia e sviluppo alla Carnia, il solo a poter egregiamente sostituire la moribonda ed esautorata CMC, priva ormai di ogni forza propulsiva. Oggi invece è stato ri-creato un mostro politico-istituzionale il quale, ancorché migliorare la qualità ed il peso specifico di Carnia, contribuisce ad affossarne ulteriormente ogni anelito di autonomia e di sviluppo socio-politico. Praticamente oggi ci ritroviamo tra le mani (o tra i piedi) qualcosa di molto peggio della tanto biasimata CMC, che presto ci toccherà perfino rimpiangere. Per ora la maggioranza regionale di Centro-Destra è stata pesantemente punita alle ultime elezioni regionali del giugno 2003, forse anche perché i carnici hanno chiaramente colto l’esatto significato del COMPRENSORIO da essa voluto e imposto.

Nel futuro degli enti locali il momento associativo sarà fondamentale alla luce della delibera con cui la Regione, dando attuazione all’articolo 10 della legge 15 maggio 2001 n°15 concernente «disposizioni generali in materia di riordino della Regione e conferimento delle funzioni e compiti alle Autonomie locali», ha individuato i cosiddetti «ambiti territorIali ottimali».


Per quanto concerne l’Alto Friuli, è prevista l’istituzione di DUE comprensori: «Carnia» e «Canale del Ferro-Valcanale», che raggruppano enti locali destinati ad aggregarsi per operare di concerto, realizzare risparmi gestionali e migliorare la qualità dei servizi. Dopo questa “grande innovazione” ecco cosa ci riserverà il futuro prossimo:

L’ambito territoriale che fa capo a Tolmezzo, detto “Carnia”, comprende 28 comuni; oltre al capoluogo vi figurano, infatti, Amaro, Ampezzo, Arta Terme, Cavazzo Carnico, Cervivento, Comeglians, Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Lauco, Ligosullo, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Raveo, Rigolato, Sauris, Socchieve, Sutrio, Treppo Carnico, Verzegnis, Villa Santina e Zuglio, che su 1.223 chilometri quadrati accolgono una popolazione di 40.675 unità.
Con riferimento al «Canale del Ferro Valcanale», invece, l’aggregazione riguarderà 8 comuni: Chiusaforte, Dogna, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta e Tarvisio, con un comprensorio di 877 chilometri quadrati, sul quale vivono 12.921 persone.

Questo dunque è quanto ha cucinato per la MONTAGNA l’ultimo governo regionale di centro-destra: nientemeno che UNA MINESTRA RISCALDATA, RIMASTA NELLE CANTINE DEI PALAZZI TRIESTINI PER ALMENO DUE LUSTRI ed oggi, diventata insipida, presentata come la SOLUZIONE MIGLIORE per dare AUTONOMIA E RISORSE ALLA MONTAGNA. Davvero non c’è che dire. Un lavoro politico ed una fantasia socio-culturale davvero eccellenti.

Vedremo ora cosa saprà invece cucinare la cucina del Centro-Sinistra, la cui sfavillante vittoria elettorale ha punito esemplarmente la inconcludente politica del precedente governo regionale.  

 

 

UDINE DICE NO int. 8

In questi giorni di metà novembre 2003, sulla stampa locale (in primis il MV) vengono finalmente allo scoperto i detrattori ed i contrari alla autonomia della Carnia. Non passa giorno che Udine non faccia la voce grossa CONTRO la ventilata provincia della Montagna, cui da man forte l’ex sindaco di Gemona Disetti, subentrato consigliere regionale (quota Margherita) nell’ Ulivo vincitore delle ultime elezioni; Disetti teme perdita di potere e prestigio per Gemona, che nessuno si è mai sognato di costringere nella costituenda provincia regionale dell’Alto Friuli. Il presidente della Provincia di Udine, Strassoldo (di centro destra) tuona contro la minaccia che cadrebbe sulla attuale provincia di Udine e dice che ricorrerà al TAR. Si sta puntualmente verificando ciò che già sta profeticamente scritto poco sopra queste righe e precisamente all’ INTERVENTO N.4 di questa sezione, al punto 9 e 10 (da rileggere e farsene una ragione: era il 2000). In sintesi: Udine è nettamente contro all’autonomia della Carnia, Trieste (per bocca di Illy) è invece a favore. Nel 2004 vi sarà il referendum consultivo tra la popolazione interessata. Strassoldo con Udine e il centro destra lo vorrebbero esteso alla attuale INTERNA Provincia di Udine, Illy con il Consiglio regionale lo vorrebbe ragionevolmente limitare ai soli comuni che intenderebbero rendersi autonomi (cioè alla sola Carnia): così è stato auspicato il 13 novembre 2003. Il vescovo di Udine (il carnico Brollo) dice testualmente: “A livello locale una Provincia autonoma sembra la scelta più opportuna per porre rimedio all’emarginazione di queste terre. Tuttavia non posso certo entrare nel merito delle scelte tecniche. Non posso sapere infatti se è proprio questa la soluzione più adatta alle difficoltà di queste popolazioni…quindi passo la parola alla politica” (Mess.Ven., 11.11.03, pag. 12); silenzio assoluto sulla ragionevole eventualità anche di una autonomia ecclesiastica per la Montagna. La guerra delle ambiguità è dunque iniziata. Nei prossimi mesi assisteremo a giri di valzer repentini, capriole rocambolesche, piroette da circo…Ma perché L’AUTONOMIA AMMINISTRATIVA DELLA CARNIA FA PAURA a tanti? Utile anche andare a rileggere alcuni punti finiti in Archivio sotto la voce CONVEGNO DELLA MONTAGNA (clicca).

Provincia Regionale della Montagna Friulana:
Carnici, non lasciamoci spaventare! int. 9
 

Credo che ci dovrebbe essere molta più informazione seria riguardo a quelle che dovranno essere le caratteristiche istituzionali di questo nuovo ente territoriale al fine di mettere i cittadini interessati al voto nelle condizioni di operare una scelta nel merito a ragion veduta.

Se ci penso bene mi chiedo per quale motivo, al di là degli sporadici interventi del "Comitato per l'istituzione della Provincia Regionale della Montagna dell'Alto Friuli" e di altre persone, sui giornali e nei telegiornali si dà poco spazio alle spiegazioni serie ed esaurienti della questione e molto spazio a opinioni piuttosto sciatte, generalmente contrarie all'istituzione del nuovo ente.

Nasce il legittimo sospetto che certe informazioni non si vogliano fare passare perché altrimenti sarebbe fin troppo palese che l'istituzione della Provincia della Montagna, pur chiaramente non essendo la soluzione a tutti i mali, rappresenta in assoluto la migliore soluzione affinché molte cose cambino in meglio per chi in montagna ci vive stabilmente tutto l'anno. I tempi per i miglioramenti sono più che maturi.

Facciamo dunque sinteticamente un po’ di chiarezza. Si chiama "Provincia Regionale" per il fatto che a istituirla è la Regione Autonoma e non lo Stato, da questo ne consegue solamente che alcuni uffici dello Stato non saranno ubicati sul territorio del nuovo ente (es. Questura, Prefettura) e le targhe delle automobili rimangono le attuali, in questo senso non cambierà nulla dunque. Ma una provincia non è tale perché ha la Prefettura o la Questura, ma perché ha una particolare struttura di governo territoriale con delle competenze.

Le norme costituzionali prevedono che la Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia possa attribuire ad una provincia regionale tutti i poteri di cui dispone la stessa Regione salvo quelli ad essa esclusivamente riservati dalla legge dello Stato. Questo è ciò che viene chiesto per la Provincia della Montagna dell’Alto Friuli.

Ora attenzione, molti non lo hanno compreso (e altri invece lo hanno compreso benissimo e per questo “remano contro”), ma tutto ciò significa che il nuovo ente - lungi dall'essere "monco" come qualcuno ha detto - avrebbe addirittura più poteri di quelli che ha attualmente la stessa Provincia di Udine, assomigliando in certi termini di più ad una Provincia Autonoma (Trento e Bolzano per intenderci) che a una Provincia ordinaria.

La legge che farà nascere la Provincia della Montagna andrà a sopprimere molti degli inutili enti locali passando le loro funzioni e le risorse (soldi della Regione a loro stanziati) alla Provincia montana stessa, in questo modo si farà sintesi e non ci sarà nessun “carrozzone” come qualcuno ha sostenuto, per ultimo il sindaco di Paularo Sergio Tiepolo.

Egli dimostra con i suoi interventi “contro” (v. Messaggero Veneto di martedì 18 novembre 2003) di comprendere poco della questione in esame e di essere in compenso molto bravo a creare confusione e a seminare zizzania tra i carnici. E’ tipico, di chi non riesce a capire, l’attaccare ciò che non comprende. In questo caso, tra le altre cose (e mi si spieghi dov’è la politica seria), il sacrosanto diritto non solo dei fedeli di Carnia ma anche dei suoi Pastori di chiedere l’ausilio dei Santi! La ciliegina sulla torta è poi il riferimento all’interno dell’articolo alla “infallibilità” del Papa che messa in quei termini rivela ulteriore mediocrità critica e di argomentazione del primo cittadino di Paularo. Spero solo che chi ha letto l’articolo non consideri  il signor Tiepolo come un “prototipo di Carnico”.

Ad ogni modo, non si sminuisce proprio nessuno nell’atto di invocare, in Duomo a Tolmezzo e nel contesto di una festa patronale della comunità, l’ausilio del Patrono della Parrocchia: è giusto e umano, è espressione di fede popolare nella Provvidenza e nei Santi… e per fortuna che ci sono i Santi che ci aiutano!

Il signor Tiepolo, che si permette di criticare l’arcidiacono di Tolmezzo e sostiene che egli vuole una “…provincia di S. Martino…” continua a dare prova dell’ottusità della sua visione e dimostra di essere tra quelli che preferirebbero che i preti stessero buoni ad ammuffire nelle sagrestie e nelle canoniche invece di prendersi a cuore realmente le sorti delle comunità a loro affidate (e i politici non è che brillino in questo). Io credo invece che noi  abbiamo molto più bisogno di pastori che sappiano parlare con coraggio alle coscienze in questo momento, aiutino la nostra gente a ritrovare la dimensione della propria dignità di abitante della montagna friulana.

Comunque egli forse non sa nemmeno che proprio un anno fa nella medesima occasione del Concerto di S. Martino a Tolmezzo, tre cori della Carnia (tra i quali proprio uno di giovani di Paularo) hanno presentato il bellissimo “Kyrie di S.Ilario” per coro ed orchestra. Sant’Ilario è il Patrono di tutta la Carnia (anche di Paularo signor sindaco).

Questa composizione inequivocabilmente fatta eseguire in quell’occasione “ad provincia petendam”, assieme al “Carnorum Regio” acclamato quale inno della Carnia interna, ha rappresentato molto bene lo spirito di un sentimento che sta crescendo in Carnia da qualche tempo. Questi brani sono stati composti, tra l’altro da un illustre e coltissimo compaesano del signor Tiepolo, il prof. Giovanni Canciani, lui sì grande esempio di intelligenza equilibrio e lungimiranza, e forse proprio  per queste caratteristiche incompatibile con lo stesso Tiepolo il quale credo sia uno dei pochi a non apprezzare quello che Canciani ha fatto e sta facendo per la Carnia intera.

Ad ogni modo, al di là di questi avvilenti ed inconsistenti interventi di carnici “confusi”, attualmente uno dei più agguerriti oppositori alla costituzione della Provincia della Montagna è il Presidente della Provincia di Udine professor Marzio Strassoldo, il quale non è per nulla confuso, anzi ha capito tutto benissimo. Egli sostiene l’inutilità di un siffatto ente e rilancia l’impegno, con tempismo straordinario, della Provincia di Udine più protagonista in montagna come migliore soluzione dei problemi della stessa.

Passo indietro, aprile 2001, vengono raccolte sul territorio interessato più di diecimila firme per la petizione popolare per l’istituzione della Provincia della montagna; hanno firmato anche tutti i consiglieri regionali della montagna (compreso l’allora presidente della Giunta Regionale Renzo Tondo) e, sorpresa sorpresa… anche l’attuale Presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo. Ora, quando una persona appone una firma su di un pezzo di carta si è autorizzati a pensare che sottoscriva intenzionalmente una manifestazione di volontà. Qual è dunque il motivo del cambio di opinione così radicale e repentino?

Di certo c’è che Strassoldo si è preso qualche bel voto in Carnia anche facendo credere che avrebbe sostenuto la costituzione della Provincia della Montagna. Ma in fondo, a pensarci bene, per quale motivo non avrebbe dovuto farlo? Tanto sapeva benissimo che, con la maggioranza di allora in Regione (orientata verso la costituzione dei Comprensori montani e non di certo della Provincia della Montagna) grossi pericoli non esistevano, quindi fin che si tratta di parlare, si parli pure…

Poi in Regione tutto cambia, e di colpo lo scenario politico si modifica e rende molto più probabile qualcosa che fino a poco tempo prima tutto sommato era piuttosto remoto e sicuramente non aveva mai spinto nessuno dei politici “in carica” a Palazzo Belgrado a pensarci sopra  seriamente.

Il nuovo Governatore del Friuli Venezia Giulia, si era già presentato alle elezioni con un simbolo nel quale è raffigurata un’aquila (della Regione F.V.G.) contornata da cinque stelle che rappresentano le Province.

Ma come? le Province in Friuli Venezia Giulia non sono quattro? Vuoi vedere che questi fanno sul serio?

Interpellato sulla questione Illy dichiara di non essere assolutamente contrario alla costituzione della Provincia della Montagna anzi pensa che potrebbe essere una buona soluzione per il rilancio del territorio il questione. Qui i partiti non hanno importanza, qualcuno però si muove.

            Saltato dunque l’asse politico “Provincia di Udine – Regione” il percorso della proposta della Provincia della Montagna partito nell’anno 2000 riprende slancio e finalmente si apre un vero e proprio dibattito che entra nel merito della questione; alcune problematiche sono chiarite ed emerge più chiaramente che la costituzione della Provincia della Montagna non è un problema tecnico-giuridico, ma sostanzialmente politico, nel vero senso del termine. Se si vuole realmente si può fare, non si deve chiedere il permesso a nessuno per decidere, non si chiede un favore, si vuole l’attuazione di un diritto costituzionalmente previsto. Nel merito si può essere più o meno d’accordo, ma intanto l’iter è partito.

Evidentemente tutto questo scenario che si sta sviluppando sta’ molto stretto al Presidente Strassoldo il quale sa benissimo che l’istituzione della Provincia montana darebbe un ruolo molto particolare a tutta la zona interessata.

La decisione di estendere il voto consultivo ai soli abitanti dei territori interessati è la goccia che fa traboccare il vaso. Egli sostiene che i Carnici hanno paura di estendere la consultazione a tutti i cittadini della Provincia di Udine perché così la proposta non passerebbe, ma lo fa per tentare di mascherare la sua grande paura di vedere nascere questo ente piccolo ma forte e soprattutto autonomo dalla Provincia di Udine: questo significherebbe perderne il controllo e diminuire di quasi la metà il territorio della Provincia friulana.

Intervistato da Telefriuli in occasione di una recentissima assemblea presso il Comune di Cercivento il Presidente Strassoldo ha paragonato quella “visita” (guarda caso proprio in questo periodo la Provincia di Udine è vicina alla montagna in maniera così vistosa…) alle “trasferte” del “Parlamento della Patrie dal Friûl” nei diversi paesi del suo territorio.

Forse qualcuno dovrebbe spiegare al professor Strassoldo che in Carnia, ricorrendo alle citazioni storiche nostalgiche rischia di fare “autogol”.

Prima di parlare di Patrie dal Friûl infatti noi si guarda alla “Provinzia della Cargna”, l’antica istituzione territoriale con capoluogo in Tolmezzo che godeva di grande autonomia sia sotto il Patriarcato di Aquileja sia in seguito sotto la “Serenissima” la quale, nel subentrare nel dominio, accolse in toto il particolare assetto preesistente del territorio confermandone le peculiarità. Questa autonomia fu riconosciuta alla Carnia per secoli proprio in virtù delle sue intrinseche caratteristiche montane e disconosciuta solamente con la pianificazione delle leggi e del territorio nazionale conseguenti all’Unità d’Italia.

Le attuali norme però consentono di correggere questo riacquisendo, un’autonomia per questo territorio finalizzata a risollevarne le sorti facendo leva sulle risorse della sua popolazione e riscattandola da ruolo di periferia montana, come invece la vuole continuare a far rimanere qualcuno, compreso qualche sindaco, Tiepolo in prima fila a quanto pare.

Ma certo che facciamo sul serio!

Forse al professor Strassoldo quale “appassionato” friulanista, ma riguardo a questo è uno fra i tanti, dà un po’ fastidio il solo pensiero di un’istituzione che valorizzi pienamente (come mai ha fatto la Provincia di Udine e lo stesso Strassoldo) la Cultura Carnica e in generale della montagna Friulana. D’altra parte è facile dire che la Carnia è una parte del Friuli e che in Carnia si parla il friulano, più difficile è ammettere che molto della cultura friulana ha le sue radici in Carnia, compresa la lingua.

Ed è proprio qui che si prospetta il colpo grosso che Strassoldo vuole a tutti i costi evitare: la tanto pubblicizzata “Patrie dal Friûl” è un ente che non esiste formalmente mentre da qui a poco la “Provinzia della Cargna” potrebbe ritornare a vivere quale efficiente istituzione anche culturale tutelata dalle norme vigenti, con un assetto moderno (in realtà si deve parlare dell’intera intera montagna dell’Alto Friuli per correttezza), ma ben si può dire che della originaria Provinzia il nuovo ente sarebbe in qualche modo l’erede. Questo fa paura a molti politici, e non è compreso da altri.

A questo proposito mi permetto di dare un consiglio a tutti, specialmente ai giovani carnici e ai giovani abitanti della montagna: leggete e informatevi sulla nostra storia e sulle nostre vecchie e attuali leggi e non credete a tutto quello che sentite dire; ognuno di noi è abbastanza intelligente per capire da solo, se si documenta a dovere, quanto sia importante e giusto ottenere quell’autonomia che la proposta della Provincia della Montagna vuole portare alla Carnia e ai territori che aderiscono all’iniziativa.

Non lasciamoci spaventare dai profeti di sventura dai disillusi e dagli affezionati alle loro poltrone, andiamo avanti per la nostra strada.

 

Marco, un giovane Carnico,
studente di giurisprudenza
che crede nel futuro della

sua Terra

 

 

La Provincia dell’Alto Friuli in dieci risposte int. 10

 

Da quale ragionamento nasce la proposta di istituire una nuova Provincia nella montagna friulana?

Da queste semplici osservazioni:

1)      in montagna non mancano risorse e ricchezza, manca però una sufficiente vitalità: paesi in svuotamento, strade dissestate, sfiducia diffusa, debolezza dell’imprenditorialità, oggettivi svantaggi per chi decida di fare qui un investimento economico…

2)     questo significa che ci sono molte energie operanti sul territorio, ma non un progetto completo, che metta ordine, che indirizzi le risorse con una strategia vincente, che dia spazi di lavoro attraenti per i nostri giovani qualificati fino ad oggi “costretti” ad emigrare, che prepari la montagna al tipo di vita sociale, culturale ed economica del futuro;

3)     gli enti e le numerose realtà che si sono occupati di montagna fino ad oggi non sono riusciti a fermare l’emorragia dei paesi e a dare una svolta all’economia locale;

4)     nonostante le persone valide che hanno lavorato per la causa della montagna negli enti locali, resta il fatto che gli stessi enti locali hanno poca autonomia, pochissimi poteri, risorse sempre incerte;

5)     per di più, di alcuni settori del “sistema montagna” si occupano contemporaneamente ma anche disordinatamente molti enti diversi, con grande spreco di energie;

6)     per fare un progetto adeguato serve quindi un soggetto all’altezza: un ente locale di tipo diverso rispetto a tutti quelli che fino ad oggi si sono moltiplicati in montagna.

 

E come dovrebbe essere questo “ente locale di tipo diverso” per funzionare?

Deve avere caratteristiche moderne:

a)    deve identificarsi col territorio per cui lotterà: da Roma e da Trieste questo è difficilissimo;

b)    deve avere forti poteri su tutti i settori della vita locale, perché a problemi straordinari si risponde con mezzi straordinari;

c)    deve avere autonomia di decisione sul suo territorio, perché ci sono regole che vanno benissimo per le città ma, applicate allo stesso modo in montagna, uccidono i nostri paesi;

d)    deve avere risorse definite, e non dipendere fino all’ultimo momento da quello che in altre sedi istituzionali decideranno di poter dare a questo territorio di anno in anno;

e)    deve avere la stessa dignità delle altre porzioni di territorio che compongono la Regione.

 

Esiste un Ente del genere?

Certo, si chiama Provincia: le leggi costituzionali ne tutelano la dignità e l’importanza, le leggi regionali possono assegnare alla Provincia della montagna (ma anche alle altre, se si volesse) tutti i poteri di cui dispone la stessa Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, tranne, ovviamente, quelli che competono esclusivamente alla Regione stessa.

 

Ma quando si sente parlare di Provincia regionale significa che non sarà una Provincia vera?

No, significa solo che a deciderne l’istituzione è la Regione Autonoma e non lo Stato. La nuova Provincia, però, è una nuova Provincia dell’Italia, come le altre.

Ci sono solo due differenze da ricordare:

1)      dato che a decidere di istituirla sarà la Regione e non lo Stato, lo Stato non è obbligato (ma può comunque farlo) ad aprire in montagna i suoi uffici tipici, come la Prefettura o la Motorizzazione Civile. Quindi, ad esempio, il Prefetto di Udine avrà competenza su due Provincie, e non ci sarà bisogno di targhe nuove. Molti uffici dello Stato, comunque, a Tolmezzo ci sono già, per cui non perderemo nulla e risparmieremo aumenti di burocrazia.

2)     mentre le altre Provincie hanno certi poteri e autonomie, la nostra Provincia, nascendo ora con le caratteristiche che la Regione può darle, avrà sul nostro territorio più poteri e autonomia della Provincia di Udine.

 

Il timore di molti è che questa Provincia sia un altro “carrozzone”…

Proprio questo sarà il bello di votare per l’istituzione della Provincia dell’Alto Friuli: la legge che la farà nascere prevederà contemporaneamente che molti altri enti locali (ce ne sono più di trenta, al giorno d’oggi) vengano soppressi. Le loro funzioni e le loro risorse passano appunto alla Provincia. Quindi finalmente ci libereremo di molti carrozzoni in un colpo solo.

 

Ma come fa a mantenersi una Provincia, con le poche entrate che potrà avere in montagna?

Su questo argomento non si fanno discorsi senza documentarsi appropriatamente. Si sappia che:

1)      già l’11 novembre 2002 è stato presentato pubblicamente lo studio sui costi dell’istituzione della Provincia dell’Alto Friuli, elaborato per conto dei Commissari delle Comunità Montane dal dott. Alcide Cattarinussi, per tanti anni direttore generale dei servizi finanziari della Provincia di Udine. Se alla nuova Provincia venisse assegnato solo il 20% delle risorse di cui dispone oggi la Provincia di Udine, la nuova istituzione costerebbe al massimo 2.689.822,45 (cioè meno di quanto attualmente viene dato ai vari Enti locali della montagna); è chiaro, però, che per un territorio pari a quasi il 50% del territorio dell’intera Provincia di Udine, con problemi ed urgenze notevoli, la parte di risorse assegnate al nuovo ente può essere anche superiore al 20% di quelle che giungono a Palazzo Belgrado, annullando i costi o addirittura rendendo vantaggiosa la creazione della Provincia montana. Sono smentite dunque clamorosamente tutte le stime allarmanti dichiarate dalla Provincia di Udine e dal suo Presidente Strassoldo.

2)     se sommiamo tutti i soldi che la Regione dà ai molti enti locali del territorio, bastano a sostenere l’istituzione della Provincia che li soppianterà;

3)     ci sono molte altre realtà del territorio che non si mantengono assolutamente e che la Regione deve assistere continuamente e pesantemente (per fare un esempio, l’Azienda Sanitaria di Trieste), con spese ben superiori a quelle che alcuni temono possano servire per la montagna; il problema non è che la Regione debba sostenere economicamente la nuova Provincia, ma che questi soldi siano spesi bene, da un soggetto che li usa per risolvere i problemi e non per discuterli e perdere tempo.

 

Non sarà una nuova Provincia la soluzione a tutti i problemi della montagna!

Nessuno lo ha mai detto. La nuova Provincia serve per iniziare a risolvere i problemi della montagna. Non risolverà tutto, ma certamente senza istituirla non si potrà risolvere nulla: occorre un centro direzionale forte in montagna, è la condizione di possibilità per procedere.

 

D’altra parte è più importante il contenuto del contenitore, dicono spesso in Regione.

Sia chiaro una volta per tutte: fra Provincia della montagna e progetto di sviluppo per la montagna non c’è un rapporto contenitore/contenuto, come alcuni ripetono superficialmente. C’è invece lo stesso rapporto che intercorre tra hardware e software. Il computer, proprio nel senso della “macchina” collegata alla corrente, deve avere certe caratteristiche strutturali e una certa potenza per poterci installare programmi complessi ed avanzati, altrimenti non girano. Si può anche venire a sapere di programmi eccellenti e avere tutta la corrente elettrica necessaria per alimentare il nostro PC, ma se è vecchio, lento, con poca potenza, manca la premessa indispensabile per attivare qualsiasi programma.

 

Avremo uomini capaci di gestire il nuovo ente?

Se non ci fossero uomini capaci di gestire la Provincia con intelligenza, non ne avremmo nemmeno per gestire altri enti locali con intelligenza. Piuttosto bisogna pensare che ci sono molte persone, anche giovani, ricche di capacità, onestà e intraprendenza, che stanno già operando con coraggio per il bene di questa terra e non per i propri tornaconti. La montagna friulana ha sempre saputo offrire al territorio della intera Regione personalità di grande livello in tutti i campi della vita pubblica, non meno di altre zone.

Certo, per governare bene questo territorio nel momento presente occorrono competenza, intelligenza politica e formazione. Ebbene, per il futuro della nostra montagna fanno molto di più pochi uomini e donne che da oggi comincino a prepararsi seriamente, di molti osservatori scettici che lamentino la mancanza di politici adeguati.

E non si dimentichi, infine, che quando c’è da lavorare ci si divide sempre in due parti: quelli che discutono se si è o meno in grado di affrontare la situazione, e quelli che si mettono a lavorare!

 

E quelli che non vogliono entrare nella nuova Provincia?

L’autodeterminazione dei popoli e dei cittadini è un principio che orienta ogni vera democrazia. Il referendum per istituire la Provincia avrà un esito complessivo, ma sarà possibile tenere conto anche dell’analisi dei risultati a livello comunale. Se la gente di qualche Comune sente di non aver parte a quella che propriamente si può chiamare montagna, se per storia, cultura e relazioni attuali i cittadini di qualche Comune non hanno riferimento alla montagna ed ai suoi centri consolidati, la loro perplessità va rispettata. La legge istitutiva della Provincia prevederà in che modo un Comune incluso nella stessa in zona periferica possa scegliere di uscirne. Questo non è un problema: noi abbiamo diritto di istituire la Provincia quanto altri hanno diritto di non entrarci.

 

 

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