PROVINCIA DELLA CARNIA PERCHE' NON SUBITO?
int. 1
Comunità
Montana Carnia ADDIO! int. 2 La
legge regionale 86/2000 aveva decretato lo scorso anno la fine della CMC.
La chiusura si sarebbe dovuta concretizzare entro il 2001. La
CMC (nessuno desidera morire d’eutanasia per decreto) sollevò allora
un’eccezione davanti alla Corte Costituzionale, la quale però ha
riconosciuto proprio in questi mesi la legittimità della Regione FVG a
legiferare in materia di Autonomie Locali e quindi anche la legittimità di
abolire istituti obsoleti o inefficaci. Ora dunque la Legge
regionale è pienamente attiva. La
CMC verrà pertanto in un primo tempo commissariata (entro l’estate
2001) e tale Commissario (con tutta probabilità sarà l’attuale presidente,
il PPI Enzo Marsilio) avrà poteri fino al giugno 2002, per garantire un
minimo di funzionamento a questo pletorico e farraginoso istituto a democrazia
indiretta la cui spesa consolidata riguarda prevalentemente il proprio
funzionamento burocratico (dal “Bollettino della CMC” gennaio 1996:
Alvio DI GLERIA, assessore al Bilancio: LA SPESA CONSOLIDATA DELLA CMC,
CIOE’ QUELLA CHE DIPENDE DALLE SPESE FISSE PER IL PERSONALE, E’ ORMAI
PREPONDERANTE). Attuale
composizione: ben 118 membri (in rappresentanza di sole 40mila
anime: quanti consiglieri comunali dovrebbe avere Milano utilizzando la stessa
proporzione?) eletti nei 28 Consigli Comunali di Carnia come emanazione
automatica dei partiti, senza il suffragio popolare diretto. Nel giugno 2002 però
anche il Commissario ad acta decadrà, ed allora che succederà? La
Regione FVG ha tempo fino al 28 febbraio 2002 per PARTORIRE qualcosa di
NUOVO (speriamo non il solito topino di classica memoria) che sostituisca la
decrepita ed elefantiaca CMC nel frattempo soppressa. E allora: LA
PROVINCIA a democrazia diretta e rappresentativa O NO? E se NO: cosa? Addendum: Per qualcosa di meno della CMC, non vale la pena di spendere risorse umane e mezzi economici. E’ preferibile il NULLA. L’attesa del NULLA.
UNA
MONTAGNA SENZA PROVINCIA
In
ogni Stato e ad ogni latitudine, la Montagna costituisce da sempre un territorio
che presenta dei problemi e che richiede delle soluzioni che sono del tutto
particolari. Nello
stato italiano, tutte le grandi regioni del Nord che comprendono un
complesso territorio rappresentato da pianura, collina e montagna,
riconoscono da sempre una Provincia della Montagna. Ricordiamo
ad esempio Cuneo, Sondrio e Belluno che sono le provincie della Montagna
rispettivamente di Piemonte, Lombardia e Veneto. Recentemente
poi in Piemonte è nata anche la provincia di Cusio-Ossola-Verbano,
che conta 77 comuni, la maggioranza dei quali non supera i 500 abitanti. Questa
neonata provincia, di cui pochissimi sono a conoscenza, è stata istituita
sottraendo dalla provincia di Novara gran parte della zona collinare e tutta la
zona montana a nord di Omegna, così che questa provincia rappresenta oggi in
Italia la provincia della Montagna per eccellenza. Solamente
la regione FVG non ha ancora la sua Provincia della Montagna, poiché la
grandissima parte della Montagna friulana (oltre il 52 %) fa tuttora parte della
Provincia di Udine che si estende dalle Alpi al mare,
mentre un buon 35 % è inglobato in quella di Pordenone. Il restante 13%
è appannaggio delle provincie di GO e TS, dove peraltro i cospicui privilegi
economici e fiscali tutelano efficacemente quelle zone ancora classificate
montagnose (come il Carso triestino e Goriziano). Diciamo
subito la verità: la montagna friulana (ma soprattutto la
Carnia) non è mai stata tutelata in alcun modo. E per Carnia non
intendiamo affatto riferirci a Tolmezzo, divenuto una testa troppo grande per un
territorio troppo spopolato; nè ci riferiamo ad Amaro o a Villa Santina o a
Cavazzo, la cui vicinanza alle grandi vie di comunicazione (A4) facilita gli
insediamenti e l’occupazione. Per
Carnia occorre intendere quella vera, la Carnia delle Valli: Ligosullo, Paularo,
Forni Avoltri, Rigolato, Forni di Sopra ecc. i nostri paesi insomma. Questa
è la VERA CARNIA che ha la estrema ed urgente necessità di una REALE E
SPECIALE AUTONOMIA AMMINISTRATIVA, sul tipo della provincia autonoma di TN, dove
il buon De Gasperi, trentino e democristiano, ha saputo conciliare
brillantemente le richieste dei trentini con le esigenze dello Stato italiano, a
tutto favore dei trentini che oggi godono, in splendida solitudine, di una
eccezionale autonomia sconosciuta in altre parti d’Italia. Purtroppo
noi non abbiamo mai avuto un De Gasperi, ma neppure un Andreotti e nemmeno un
Evangelisti a tutelarci. Il Friuli e la Carnia in tutti questi decenni sono
stati rappresentati solo da obbedienti SIGNOR-SI (alias: yes-men)
distribuiti nei vari partiti, alle cui direttive sono stati sempre devotamente
ligi e con il cappello in mano, come si conviene ai sotans. Oggi
la Carnia, quella vera e moribonda della Valli ma anche quella che si crede
miracolosamente salvata dal declino, ha l’assoluta urgenza e necessità di una
tale autonomia. Si, anche quella che crede di aver scampato l’incombente
pericolo perché ha forse lievemente incrementato
i suoi abitanti: perché quando le Valli saranno definitivamente scomparse
demograficamente (e lo saranno nel breve volgere di pochi lustri), anche
Tolmezzo ed il suo interland ne verrà a soffrire:
non ci sarà più alcun motivo per mantenere il Tribunale o l’ospedale,
o gli Uffici Statali decentrati, perché il baricentro economico-politico si sarà
spostato ovviamente più a sud e Tolmezzo, con il suo interland, diventerà la periferia
nord di una area geoeconomica diversa, il cui centro gravitazionale si
collocherà più a sud, nella collina friulana. Ecco
perché anche Tolmezzo, che
è ripiegata su se stessa ed appare a volte svogliata e insensibile ai gridi di
allarme delle valli, deve immediatamente prendere posizione e guidare la
battaglia per l’autonomia amministrativa della Montagna. Ma
PERCHE’ la Carnia ha oggi assoluta necessità di una autonomia
amministrativa vera e speciale, di un Ente Amministrativo autonomo a democrazia
diretta, in sostituzione degli inutili ed esuberanti Enti sovracomunali odierni? 1.
Perché solo una piena e visibile autonomia da Udine può dare finalmente
alla Carnia quel peso specifico (politico e amministrativo) in grado di
imprimere una svolta decisiva alla sua attuale involuzione
socio-economica. 2.
Perché solo una autonomia politico amministrativa può fare emergere a
livello europeo la gravità della nostra condizione socio-economica che è a
livelli meridionali. Sono
stati recentemente resi noti i dati relativi al reddito pro capite di tutti i
137 comuni della provincia di Udine. Questi dati sono stati ricavati in
base a ben 60 parametri (finanziari, creditizi, demografici, economici e
sociali) da parte di una Agenzia specializzata nel settore, la
Fondazione CREF. Il reddito annuo PRO CAPITE della Provincia di Udine è
di L. 25.590.000. Andiamo
a vedere il reddito pro capite di ciascun comune carnico. Ebbene, tranne Sauris,
che, per motivazioni recenti relative ad un turismo da poco decollato ed alla
realtà del prosciuttificio Wolff, presenta un reddito superiore alla media
provinciale, tutti i
comuni di Carnia hanno un reddito assai inferiore alla media. I
Comuni delle Valli di Carnia sono in coda alla classifica provinciale, alla pari
con i Comuni della Slavia friulana. Il Comune di Ligosullo ha un reddito di L.
11.140.000 annue e quello di Preone di L. 10.890.000. Quando
le pensioni dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dal Lussemburgo,
prezioso sigillo di una durissima emigrazione,
non arriveranno più nei nostri piccoli paesi, perché i percettori
saranno deceduti, allora il reddito dei nostri paesi precipiterà a valori
calabresi. Queste
realtà, così complesse e tragiche, non giungono a livello europeo perché le
regole europee considerano solo la
Provincia nella sua globalità e non una
parte di essa. Fintanto
che la Carnia sarà “UNA” parte della provincia di Udine, queste
realtà non emergeranno e non giungeranno a
Bruxelles. Una
Amministrazione Provinciale Unica, come la attuale, non porta ad un riequilibrio
interno sociale ed economico, ma accentua e nasconde vieppiù le differenze, che
sono già drammatiche, anche se per ora colpevolmente ignorate dalla stragrande
maggioranza di chi vive in montagna. Fino
a quando è possibile dunque tollerare, in una regione così piccola come la
nostra, differenze di reddito del 50 %, senza che il fermento diventi rabbia? Solo
la istituzione rapida della Provincia Autonoma, associata ad un immediato
provvedimento legislativo di defiscalizzazione “erga omnes”,
riuscirà forse ad evitare il peggio. 10
RAGIONI PER LA PROVINCIA DELLA CARNIA int.
4 1.Un
problema, per essere risolto, DEVE essere visibile e interpretabile 2.
La Carnia oltre che avere problemi è UN problema che ora è INVISIBILE perché
occultato nella grande provincia di Udine. 3.
Se non rendiamo VISIBILE IL PROBLEMA CARNIA non lo si può né interpretare né
tantomeno tentare di risolvere. 4.
Qual è la cartina di tornasole del PROBLEMA CARNIA? il REDDITO (vedi). Perché
finora questo reddito è stato abilmente occultato nei grandi numeri dei 137
comuni della provincia di UD? perché
conviene a Udine (vedi dopo). 5.
La Provincia autonoma, al pari della diocesi, VISIBILIZZA LA CARNIA, IL PROBLEMA
Carnia, più di qualsiasi altra istituzione 6.
Una volta visibilizzata la Carnia, a Bruxelles (e forse anche a Roma) si
accorgeranno inopinatamente che un pezzettino di meridione italiano si è
inspiegabilmente spostato nel Nord Est ricco e grasso. Oiboh! Ma dov’era
prima? Che sisma è mai questo? 7.
La Provincia NON deve AFFIANCARSI agli altri Enti inutili (CMC, BIM, Boschi
Carnici, Consorzi Bonifica ecc ) ma deve SOSTITUIRE tutti questi carrozzoni (che
sono oggi privati territori a gestione partitica diretta) 8.
Il personale della neo Provincia proverrebbe da questi Enti inutili soppressi,
il cui parco-impiegati è ignoto a tutti (ma sono tantissimi e tutti
rigorosamente DC o Psi Psdi o PCI) Se poi avanza qualche posticino, è forse uno
scandalo se ad occuparlo ci andrà un tapiro di carnico senza tessera e senza
raccomandazioni (si spera)? Nella burocrazia di Udine, quanti carnici sono
impiegati? Ogni presidente di
provincia che è transitato per il Palazzo ha fatto entrare i suoi: basterebbe
sapere da quale paese provengono gli impiegati provinciali per sapere in quale
periodo sono stati assunti. 9.
Udine (inteso come Curia, Industriali, Partiti, Provincia, Sindacato,
ecc) ovviamente non intende MOLLARE L’OSSO seppure spolpato della Carnia,
perché quest’osso consente di andare a piangere a Roma e a Bruxelles (ogni
contributo in arrivo necessita di tanta burocrazia quanta ne può disporre
Udine, ombelico del Friuli ma non della Carnia). Se si asporta la derelitta
zavorra di Carnia, la provincia di Udine balza ai primissimi posti nazionali per
reddito pro capite (probabilmente al I°) con le conseguenze fiscali prevedibili
(tagli di trasferimenti statali, inasprimenti dei controlli ecc.). Un balzo che,
tutto sommato, Udine sorniona non vuole: meglio lontano dai riflettori
nazionali. 10.
Udine (inteso sempre come centro di qualsiasi potere) deve mantenere
alcuni primati: vastità della provincia e della diocesi, baricentro
geo-politico regionale, peso specifico all’interno della Regione
Autonoma FVG ecc. Se “perde” il sasso chiamato Carnia, il p.s. di Udine
cala immediatamente con contraccolpi non lievi nei rapporti politici tra le
altre provincie e soprattutto con TS. Udine ha tutto l’interesse a tenere
legata a sé questa Carnia “meridionale”: le serve,
è funzionale ai suoi scopi ed ai suoi progetti, avendola sempre pilotata
e asservita attraverso vari proconsoli, in tutto obbedienti alle direttive
udinesi. Ma la gente di Carnia che ci azzecca? A
questo punto arriva la solita obiezione pretesca: NON
CI SI PUO’ DIVIDERE
perché le divisioni alimentano risentimento, avvantaggiano gli avversari e
soprattutto non favoriscono la solidarietà verso i più deboli (in questo caso
la tapina Carnia) che si troverebbero costretti ad affrontare da soli nuovi e
gravosi problemi. Retorica consociativistica! Meglio
comunque un divorzio sereno che una convivenza insopportabile,
soprattutto se in questa convivenza la magra e affamata moglie le prende
tutti i giorni da un marito obeso, superbo e spesso ubriaco (di pane; la
cjoche dal pan a è pieis di che dal vin!). COMMISSARIO
“ad acta” PER LA CMC In attesa della “provincia”? int.
5 Venerdì
28 settembre i 28 (ventotto) sindaci di Carnia hanno indicato come prossimo
Commissario (=liquidatore) della CMC l’attuale sindaco di Villa Santina,
Giuseppe Novello (che ha raccolto 17 voti), il quale andrà a sostituire
l’attuale presidente della CMC, il sindaco di Sutrio, Enzo Marsilio,
che ha raccolto 11 voti. Ora
Novello avrà circa un anno di tempo per “preparare le valigie e riporre i
soprammobili” della CMC che tra pochi mesi sarà definitivamente soppressa per
lasciare spazio ad altro Ente. Marsilio,
dopo che la Corte Costituzionale, cui si era rivolto, aveva già sancito la
legittimità della regione FVG a legiferare in merito alla soppressione delle
Comunità Montane, ha fatto ora ricorso al TAR. Ma
chi continuerà a pagare avvocati e spese di giudizio? Una
domanda che rimbalza impertinente resta però nell’aria e non trova per ora
rispose adeguate e certe: che avverra’ DOPO?
Una mappa
proposta int.
6
Proposta di definizione territoriale delle Comunità Montana della Carnia e delle Comunità di Vallata, mediante aggregazione per fusione o consorzio dei comuni, per il decentramento amministrativo e di gestione politica autonoma della Carnia.
COMUNITA’
MONTANA CANCELLATA. Dopo aver tanto
aspramente criticato la vecchia CMC per la sua inconsistenza politica e la sua
farraginosità burocratica, oggi ci troviamo di fronte ad un ectoplasma che non
è più né carne né pesce. Come infatti definire
questa NUOVA comunità, che è stata battezzata COMPRENSORIO? Ad essere
buoni, dobbiamo riconoscere che si è TORNATI INDIETRO di almeno 20 anni,
con buona pace di chi proclamava l’inutilità della defunta CMC. Questo sito (lo
ricordiamo con scrupolo) si era impegnato costantemente nella critica
costruttiva alla CMC, immaginando al suo posto la PROVINCIA AUTONOMA DELLA
CARNIA a suffragio e rappresentatività diretti. Ritenevamo che l’
istituto della PROVINCIA fosse il solo a garantire autonomia e sviluppo
alla Carnia, il solo a poter egregiamente sostituire la moribonda ed esautorata
CMC, priva ormai di ogni forza propulsiva. Oggi invece è stato ri-creato un
mostro politico-istituzionale il quale, ancorché migliorare la qualità ed
il peso specifico di Carnia, contribuisce ad affossarne ulteriormente ogni
anelito di autonomia e di sviluppo socio-politico. Praticamente oggi ci
ritroviamo tra le mani (o tra i piedi) qualcosa di molto peggio della tanto
biasimata CMC, che presto ci toccherà perfino rimpiangere. Per ora la
maggioranza regionale di Centro-Destra è stata pesantemente punita alle ultime
elezioni regionali del giugno 2003, forse anche perché i carnici hanno
chiaramente colto l’esatto significato del COMPRENSORIO da essa voluto e
imposto. Nel futuro degli enti locali il momento associativo sarà fondamentale alla luce della delibera con cui la Regione, dando attuazione all’articolo 10 della legge 15 maggio 2001 n°15 concernente «disposizioni generali in materia di riordino della Regione e conferimento delle funzioni e compiti alle Autonomie locali», ha individuato i cosiddetti «ambiti territorIali ottimali».
L’ambito territoriale che fa capo a Tolmezzo, detto “Carnia”,
comprende 28 comuni; oltre al capoluogo vi figurano, infatti, Amaro,
Ampezzo, Arta Terme, Cavazzo Carnico, Cervivento, Comeglians, Enemonzo, Forni
Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Lauco, Ligosullo, Ovaro, Paluzza,
Paularo, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Raveo, Rigolato, Sauris, Socchieve,
Sutrio, Treppo Carnico, Verzegnis, Villa Santina e Zuglio, che su 1.223
chilometri quadrati accolgono una popolazione di 40.675 unità. Questo
dunque è quanto ha cucinato per la MONTAGNA l’ultimo governo regionale di
centro-destra: nientemeno che UNA MINESTRA RISCALDATA, RIMASTA NELLE CANTINE DEI
PALAZZI TRIESTINI PER ALMENO DUE LUSTRI ed oggi, diventata insipida, presentata
come la SOLUZIONE MIGLIORE per dare AUTONOMIA E RISORSE ALLA MONTAGNA. Davvero
non c’è che dire. Un lavoro politico ed una fantasia socio-culturale davvero
eccellenti. Vedremo ora
cosa saprà invece cucinare la cucina del Centro-Sinistra, la cui sfavillante
vittoria elettorale ha punito esemplarmente la inconcludente politica del
precedente governo regionale.
UDINE DICE NO int. 8 In questi giorni di metà
novembre 2003, sulla stampa locale (in primis il MV) vengono finalmente allo
scoperto i detrattori ed i contrari alla autonomia della Carnia. Non passa
giorno che Udine non faccia la voce grossa CONTRO la ventilata provincia della
Montagna, cui da man forte l’ex sindaco di Gemona Disetti, subentrato
consigliere regionale (quota Margherita) nell’ Ulivo vincitore delle ultime
elezioni; Disetti teme perdita di potere e prestigio per Gemona, che nessuno si
è mai sognato di costringere nella costituenda provincia regionale dell’Alto
Friuli. Il presidente della Provincia di Udine, Strassoldo (di centro
destra) tuona contro la minaccia che cadrebbe sulla attuale provincia di Udine e
dice che ricorrerà al TAR. Si sta puntualmente verificando ciò che già sta
profeticamente scritto poco sopra queste righe e precisamente all’ INTERVENTO
N.4 di questa sezione, al punto 9 e 10 (da rileggere e farsene una ragione:
era il 2000). In sintesi: Udine è nettamente contro all’autonomia della
Carnia, Trieste (per bocca di Illy) è invece a favore. Nel 2004 vi sarà il
referendum consultivo tra la popolazione interessata. Strassoldo
con Udine e il centro destra lo vorrebbero esteso alla attuale INTERNA Provincia
di Udine, Illy con il Consiglio regionale lo vorrebbe ragionevolmente
limitare ai soli comuni che intenderebbero rendersi autonomi (cioè alla sola
Carnia): così è stato auspicato il 13 novembre 2003. Il vescovo di Udine (il
carnico Brollo) dice testualmente: “A livello locale una Provincia
autonoma sembra la scelta più opportuna per porre rimedio all’emarginazione
di queste terre. Tuttavia non posso certo entrare nel merito delle scelte
tecniche. Non posso sapere infatti se è proprio questa la soluzione più adatta
alle difficoltà di queste popolazioni…quindi passo la parola alla politica”
(Mess.Ven., 11.11.03, pag. 12); silenzio assoluto sulla ragionevole eventualità
anche di una autonomia ecclesiastica per la Montagna. La guerra delle
ambiguità è dunque iniziata. Nei prossimi mesi assisteremo a giri di valzer
repentini, capriole rocambolesche, piroette da circo…Ma perché
L’AUTONOMIA AMMINISTRATIVA DELLA CARNIA FA PAURA a tanti? Utile anche andare a
rileggere alcuni punti finiti in Archivio sotto la voce CONVEGNO DELLA MONTAGNA
(clicca).
Provincia Regionale
della Montagna Friulana:
Credo che ci dovrebbe essere molta più
informazione seria riguardo a quelle che dovranno essere le caratteristiche
istituzionali di questo nuovo ente territoriale al fine di mettere i cittadini
interessati al voto nelle condizioni di operare una scelta nel merito a ragion
veduta. Se ci penso bene mi chiedo per quale motivo, al di là degli sporadici interventi del "Comitato per l'istituzione della Provincia Regionale della Montagna dell'Alto Friuli" e di altre persone, sui giornali e nei telegiornali si dà poco spazio alle spiegazioni serie ed esaurienti della questione e molto spazio a opinioni piuttosto sciatte, generalmente contrarie all'istituzione del nuovo ente. Nasce il legittimo sospetto che certe informazioni non
si vogliano fare passare perché altrimenti sarebbe fin troppo palese che
l'istituzione della Provincia della Montagna, pur chiaramente non essendo la
soluzione a tutti i mali, rappresenta in assoluto la migliore soluzione affinché
molte cose cambino in meglio per chi in montagna ci vive stabilmente tutto
l'anno. I tempi per i miglioramenti sono più che maturi. Facciamo dunque
sinteticamente un po’ di chiarezza. Si chiama "Provincia
Regionale" per il fatto che a istituirla è la Regione Autonoma e non lo
Stato, da questo ne consegue solamente che alcuni uffici dello Stato non saranno
ubicati sul territorio del nuovo ente (es. Questura, Prefettura) e le targhe
delle automobili rimangono le attuali, in questo senso non cambierà nulla
dunque. Ma una provincia non è tale perché ha la Prefettura o la Questura, ma
perché ha una particolare struttura di governo territoriale con delle
competenze. Le norme costituzionali prevedono che la Regione
Autonoma Friuli - Venezia Giulia possa attribuire ad una provincia regionale
tutti i poteri di cui dispone la stessa Regione salvo quelli ad essa
esclusivamente riservati dalla legge dello Stato. Questo è ciò che viene
chiesto per la Provincia della Montagna dell’Alto Friuli. Ora attenzione, molti non lo hanno compreso (e altri
invece lo hanno compreso benissimo e per questo “remano contro”), ma tutto
ciò significa che il nuovo ente - lungi dall'essere "monco" come
qualcuno ha detto - avrebbe addirittura più poteri di quelli che ha attualmente
la stessa Provincia di Udine, assomigliando in certi termini di più ad una
Provincia Autonoma (Trento e Bolzano per intenderci) che a una Provincia
ordinaria. La legge che farà nascere la Provincia della Montagna
andrà a sopprimere molti degli inutili enti locali passando le loro funzioni e
le risorse (soldi della Regione a loro stanziati) alla Provincia montana stessa,
in questo modo si farà sintesi e non ci sarà nessun “carrozzone” come
qualcuno ha sostenuto, per ultimo il sindaco di Paularo Sergio Tiepolo. Egli dimostra con i suoi interventi “contro” (v.
Messaggero Veneto di martedì 18 novembre 2003) di comprendere poco della
questione in esame e di essere in compenso molto bravo a creare confusione e a
seminare zizzania tra i carnici. E’ tipico, di chi non riesce a capire,
l’attaccare ciò che non comprende. In questo caso, tra le altre cose (e mi si
spieghi dov’è la politica seria), il sacrosanto diritto non solo dei fedeli
di Carnia ma anche dei suoi Pastori di chiedere l’ausilio dei Santi! La
ciliegina sulla torta è poi il riferimento all’interno dell’articolo alla
“infallibilità” del Papa che messa in quei termini rivela ulteriore
mediocrità critica e di argomentazione del primo cittadino di Paularo. Spero
solo che chi ha letto l’articolo non consideri
il signor Tiepolo come un “prototipo di Carnico”. Ad ogni modo, non si sminuisce proprio nessuno
nell’atto di invocare, in Duomo a Tolmezzo e nel contesto di una festa
patronale della comunità, l’ausilio del Patrono della Parrocchia: è giusto e
umano, è espressione di fede popolare nella Provvidenza e nei Santi… e per
fortuna che ci sono i Santi che ci aiutano! Il signor Tiepolo, che si permette di criticare
l’arcidiacono di Tolmezzo e sostiene che egli vuole una “…provincia di S.
Martino…” continua a dare prova dell’ottusità della sua visione e
dimostra di essere tra quelli che preferirebbero che i preti stessero buoni ad
ammuffire nelle sagrestie e nelle canoniche invece di prendersi a cuore
realmente le sorti delle comunità a loro affidate (e i politici non è che
brillino in questo). Io credo invece che noi
abbiamo molto più bisogno di pastori che sappiano parlare con coraggio
alle coscienze in questo momento, aiutino la nostra gente a ritrovare la
dimensione della propria dignità di abitante della montagna friulana. Comunque egli forse non sa nemmeno che proprio un anno
fa nella medesima occasione del Concerto di S. Martino a Tolmezzo, tre cori
della Carnia (tra i quali proprio uno di giovani di Paularo) hanno presentato il
bellissimo “Kyrie di S.Ilario” per coro ed orchestra. Sant’Ilario
è il Patrono di tutta la Carnia (anche di Paularo signor sindaco). Questa composizione inequivocabilmente fatta eseguire in
quell’occasione “ad provincia petendam”, assieme al “Carnorum
Regio” acclamato quale inno della Carnia interna, ha rappresentato molto
bene lo spirito di un sentimento che sta crescendo in Carnia da qualche tempo.
Questi brani sono stati composti, tra l’altro da un illustre e coltissimo
compaesano del signor Tiepolo, il prof. Giovanni Canciani, lui sì grande
esempio di intelligenza equilibrio e lungimiranza, e forse proprio per queste caratteristiche incompatibile
con lo stesso Tiepolo il quale credo sia uno dei pochi a non apprezzare quello
che Canciani ha fatto e sta facendo per la Carnia intera. Ad ogni modo, al di là di questi avvilenti ed
inconsistenti interventi di carnici “confusi”, attualmente uno dei più
agguerriti oppositori alla costituzione della Provincia della Montagna è il
Presidente della Provincia di Udine professor Marzio Strassoldo, il quale non è
per nulla confuso, anzi ha capito tutto benissimo. Egli sostiene l’inutilità
di un siffatto ente e rilancia l’impegno, con tempismo straordinario, della
Provincia di Udine più protagonista in montagna come migliore soluzione dei
problemi della stessa. Passo indietro, aprile 2001, vengono raccolte sul
territorio interessato più di diecimila firme per la petizione popolare per
l’istituzione della Provincia della montagna; hanno firmato anche tutti i
consiglieri regionali della montagna (compreso l’allora presidente della
Giunta Regionale Renzo Tondo) e, sorpresa sorpresa… anche l’attuale
Presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo. Ora, quando una persona
appone una firma su di un pezzo di carta si è autorizzati a pensare che
sottoscriva intenzionalmente una manifestazione di volontà. Qual è dunque il
motivo del cambio di opinione così radicale e repentino? Di certo c’è che Strassoldo si è preso qualche bel voto in Carnia anche facendo credere che avrebbe sostenuto la costituzione della Provincia della Montagna. Ma in fondo, a pensarci bene, per quale motivo non avrebbe dovuto farlo? Tanto sapeva benissimo che, con la maggioranza di allora in Regione (orientata verso la costituzione dei Comprensori montani e non di certo della Provincia della Montagna) grossi pericoli non esistevano, quindi fin che si tratta di parlare, si parli pure… Poi in Regione tutto cambia, e di colpo lo scenario politico si modifica e rende molto più probabile qualcosa che fino a poco tempo prima tutto sommato era piuttosto remoto e sicuramente non aveva mai spinto nessuno dei politici “in carica” a Palazzo Belgrado a pensarci sopra seriamente. Il nuovo Governatore del Friuli Venezia Giulia, si era già presentato alle elezioni con un simbolo nel quale è raffigurata un’aquila (della Regione F.V.G.) contornata da cinque stelle che rappresentano le Province. Ma come? le Province in Friuli Venezia Giulia non sono quattro? Vuoi vedere che questi fanno sul serio? Interpellato sulla questione Illy dichiara di non essere
assolutamente contrario alla costituzione della Provincia della Montagna anzi
pensa che potrebbe essere una buona soluzione per il rilancio del territorio il
questione. Qui i partiti non hanno importanza, qualcuno però si muove.
Saltato dunque l’asse politico “Provincia di Udine – Regione” il
percorso della proposta della Provincia della Montagna partito nell’anno
2000 riprende slancio e finalmente si apre un vero e proprio dibattito che entra
nel merito della questione; alcune problematiche sono chiarite ed emerge più
chiaramente che la costituzione della Provincia della Montagna non è un
problema tecnico-giuridico, ma sostanzialmente politico, nel vero senso del
termine. Se si vuole realmente si può fare, non si deve chiedere il permesso a
nessuno per decidere, non si chiede un favore, si vuole l’attuazione di un
diritto costituzionalmente previsto. Nel merito si può essere più o meno
d’accordo, ma intanto l’iter è partito. Evidentemente
tutto questo scenario che si sta sviluppando sta’ molto stretto al Presidente
Strassoldo il quale sa benissimo che l’istituzione della Provincia montana
darebbe un ruolo molto particolare a tutta la zona interessata. La decisione di
estendere il voto consultivo ai soli abitanti dei territori interessati è la
goccia che fa traboccare il vaso. Egli sostiene che i Carnici hanno paura di
estendere la consultazione a tutti i cittadini della Provincia di Udine perché
così la proposta non passerebbe, ma lo fa per tentare di mascherare la sua
grande paura di vedere nascere questo ente piccolo ma forte e soprattutto
autonomo dalla Provincia di Udine: questo significherebbe perderne il controllo
e diminuire di quasi la metà il territorio della Provincia friulana. Intervistato da Telefriuli in occasione di
una recentissima assemblea presso il Comune di Cercivento il Presidente
Strassoldo ha paragonato quella “visita” (guarda caso proprio in questo
periodo la Provincia di Udine è vicina alla montagna in maniera così
vistosa…) alle “trasferte” del “Parlamento della Patrie dal Friûl”
nei diversi paesi del suo territorio. Forse qualcuno dovrebbe spiegare al professor
Strassoldo che in Carnia, ricorrendo alle citazioni storiche nostalgiche rischia
di fare “autogol”. Prima di parlare di Patrie dal Friûl infatti
noi si guarda alla “Provinzia della Cargna”, l’antica istituzione
territoriale con capoluogo in Tolmezzo che godeva di grande autonomia sia sotto
il Patriarcato di Aquileja sia in seguito sotto la “Serenissima” la quale,
nel subentrare nel dominio, accolse in toto il particolare assetto
preesistente del territorio confermandone le peculiarità. Questa autonomia fu
riconosciuta alla Carnia per secoli proprio in virtù delle sue intrinseche
caratteristiche montane e disconosciuta solamente con la pianificazione delle
leggi e del territorio nazionale conseguenti all’Unità d’Italia. Le attuali norme però consentono di
correggere questo riacquisendo, un’autonomia per questo territorio finalizzata
a risollevarne le sorti facendo leva sulle risorse della sua popolazione e
riscattandola da ruolo di periferia montana, come invece la vuole continuare a
far rimanere qualcuno, compreso qualche sindaco, Tiepolo in prima fila a quanto
pare. Ma certo che facciamo sul serio! Forse al professor Strassoldo quale
“appassionato” friulanista, ma riguardo a questo è uno fra i tanti,
dà un po’ fastidio il solo pensiero di un’istituzione che valorizzi
pienamente (come mai ha fatto la Provincia di Udine e lo stesso Strassoldo) la
Cultura Carnica e in generale della montagna Friulana. D’altra parte è facile
dire che la Carnia è una parte del Friuli e che in Carnia si parla il friulano,
più difficile è ammettere che molto della cultura friulana ha le sue radici in
Carnia, compresa la lingua. Ed è proprio qui che si prospetta il colpo
grosso che Strassoldo vuole a tutti i costi evitare: la tanto pubblicizzata “Patrie
dal Friûl” è un ente che non esiste formalmente mentre da qui a poco la “Provinzia
della Cargna” potrebbe ritornare a vivere quale efficiente istituzione
anche culturale tutelata dalle norme vigenti, con un assetto moderno (in realtà
si deve parlare dell’intera intera montagna dell’Alto Friuli per
correttezza), ma ben si può dire che della originaria Provinzia il nuovo
ente sarebbe in qualche modo l’erede. Questo fa paura a molti politici, e non
è compreso da altri. A questo proposito mi permetto di dare un
consiglio a tutti, specialmente ai giovani carnici e ai giovani abitanti della
montagna: leggete e informatevi sulla nostra storia e sulle nostre vecchie e
attuali leggi e non credete a tutto quello che sentite dire; ognuno di noi è
abbastanza intelligente per capire da solo, se si documenta a dovere, quanto sia
importante e giusto ottenere quell’autonomia che la proposta della Provincia
della Montagna vuole portare alla Carnia e ai territori che aderiscono
all’iniziativa. Non lasciamoci spaventare dai profeti di
sventura dai disillusi e dagli affezionati alle loro poltrone, andiamo avanti
per la nostra strada. Marco, un giovane Carnico,
La Provincia
dell’Alto Friuli in dieci risposte int. 10 Da quale ragionamento nasce la proposta di istituire una nuova Provincia nella montagna friulana? Da queste semplici osservazioni: 1) in montagna non mancano risorse e ricchezza, manca però una sufficiente vitalità: paesi in svuotamento, strade dissestate, sfiducia diffusa, debolezza dell’imprenditorialità, oggettivi svantaggi per chi decida di fare qui un investimento economico… 2) questo significa che ci sono molte energie operanti sul territorio, ma non un progetto completo, che metta ordine, che indirizzi le risorse con una strategia vincente, che dia spazi di lavoro attraenti per i nostri giovani qualificati fino ad oggi “costretti” ad emigrare, che prepari la montagna al tipo di vita sociale, culturale ed economica del futuro; 3) gli enti e le numerose realtà che si sono occupati di montagna fino ad oggi non sono riusciti a fermare l’emorragia dei paesi e a dare una svolta all’economia locale; 4) nonostante le persone valide che hanno lavorato per la causa della montagna negli enti locali, resta il fatto che gli stessi enti locali hanno poca autonomia, pochissimi poteri, risorse sempre incerte; 5) per di più, di alcuni settori del “sistema montagna” si occupano contemporaneamente ma anche disordinatamente molti enti diversi, con grande spreco di energie; 6) per fare un progetto adeguato serve quindi un soggetto all’altezza: un ente locale di tipo diverso rispetto a tutti quelli che fino ad oggi si sono moltiplicati in montagna. E come dovrebbe essere questo “ente locale di tipo diverso” per funzionare?Deve avere caratteristiche moderne: a) deve identificarsi col territorio per cui lotterà: da Roma e da Trieste questo è difficilissimo; b) deve avere forti poteri su tutti i settori della vita locale, perché a problemi straordinari si risponde con mezzi straordinari; c) deve avere autonomia di decisione sul suo territorio, perché ci sono regole che vanno benissimo per le città ma, applicate allo stesso modo in montagna, uccidono i nostri paesi; d) deve avere risorse definite, e non dipendere fino all’ultimo momento da quello che in altre sedi istituzionali decideranno di poter dare a questo territorio di anno in anno; e) deve avere la stessa dignità delle altre porzioni di territorio che compongono la Regione. Esiste un Ente del genere?Certo, si chiama Provincia: le leggi costituzionali ne tutelano la dignità e l’importanza, le leggi regionali possono assegnare alla Provincia della montagna (ma anche alle altre, se si volesse) tutti i poteri di cui dispone la stessa Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, tranne, ovviamente, quelli che competono esclusivamente alla Regione stessa. Ma quando si sente parlare di Provincia regionale significa che non sarà una Provincia vera?No, significa solo che a deciderne l’istituzione è la Regione Autonoma e non lo Stato. La nuova Provincia, però, è una nuova Provincia dell’Italia, come le altre. Ci sono solo due differenze da ricordare: 1) dato che a decidere di istituirla sarà la Regione e non lo Stato, lo Stato non è obbligato (ma può comunque farlo) ad aprire in montagna i suoi uffici tipici, come la Prefettura o la Motorizzazione Civile. Quindi, ad esempio, il Prefetto di Udine avrà competenza su due Provincie, e non ci sarà bisogno di targhe nuove. Molti uffici dello Stato, comunque, a Tolmezzo ci sono già, per cui non perderemo nulla e risparmieremo aumenti di burocrazia. 2) mentre le altre Provincie hanno certi poteri e autonomie, la nostra Provincia, nascendo ora con le caratteristiche che la Regione può darle, avrà sul nostro territorio più poteri e autonomia della Provincia di Udine. Il timore di molti è che questa Provincia sia un altro “carrozzone”…Proprio questo sarà il bello di votare per l’istituzione della Provincia dell’Alto Friuli: la legge che la farà nascere prevederà contemporaneamente che molti altri enti locali (ce ne sono più di trenta, al giorno d’oggi) vengano soppressi. Le loro funzioni e le loro risorse passano appunto alla Provincia. Quindi finalmente ci libereremo di molti carrozzoni in un colpo solo. Ma come fa a mantenersi una Provincia, con le poche
entrate che potrà avere in montagna? Su questo argomento non si fanno discorsi senza documentarsi appropriatamente. Si sappia che: 1) già l’11 novembre 2002 è stato presentato pubblicamente lo studio sui costi dell’istituzione della Provincia dell’Alto Friuli, elaborato per conto dei Commissari delle Comunità Montane dal dott. Alcide Cattarinussi, per tanti anni direttore generale dei servizi finanziari della Provincia di Udine. Se alla nuova Provincia venisse assegnato solo il 20% delle risorse di cui dispone oggi la Provincia di Udine, la nuova istituzione costerebbe al massimo 2.689.822,45 € (cioè meno di quanto attualmente viene dato ai vari Enti locali della montagna); è chiaro, però, che per un territorio pari a quasi il 50% del territorio dell’intera Provincia di Udine, con problemi ed urgenze notevoli, la parte di risorse assegnate al nuovo ente può essere anche superiore al 20% di quelle che giungono a Palazzo Belgrado, annullando i costi o addirittura rendendo vantaggiosa la creazione della Provincia montana. Sono smentite dunque clamorosamente tutte le stime allarmanti dichiarate dalla Provincia di Udine e dal suo Presidente Strassoldo. 2) se sommiamo tutti i soldi che la Regione dà ai molti enti locali del territorio, bastano a sostenere l’istituzione della Provincia che li soppianterà; 3) ci sono molte altre realtà del territorio che non si mantengono assolutamente e che la Regione deve assistere continuamente e pesantemente (per fare un esempio, l’Azienda Sanitaria di Trieste), con spese ben superiori a quelle che alcuni temono possano servire per la montagna; il problema non è che la Regione debba sostenere economicamente la nuova Provincia, ma che questi soldi siano spesi bene, da un soggetto che li usa per risolvere i problemi e non per discuterli e perdere tempo. Non sarà una nuova Provincia la soluzione a tutti i problemi della
montagna! Nessuno lo ha mai detto. La nuova Provincia serve per iniziare a risolvere i problemi della montagna. Non risolverà tutto, ma certamente senza istituirla non si potrà risolvere nulla: occorre un centro direzionale forte in montagna, è la condizione di possibilità per procedere. D’altra parte è più importante il contenuto del contenitore, dicono
spesso in Regione. Sia chiaro una volta per tutte: fra Provincia della montagna e progetto di sviluppo per la montagna non c’è un rapporto contenitore/contenuto, come alcuni ripetono superficialmente. C’è invece lo stesso rapporto che intercorre tra hardware e software. Il computer, proprio nel senso della “macchina” collegata alla corrente, deve avere certe caratteristiche strutturali e una certa potenza per poterci installare programmi complessi ed avanzati, altrimenti non girano. Si può anche venire a sapere di programmi eccellenti e avere tutta la corrente elettrica necessaria per alimentare il nostro PC, ma se è vecchio, lento, con poca potenza, manca la premessa indispensabile per attivare qualsiasi programma. Avremo uomini capaci di gestire il nuovo ente? Se non ci fossero uomini capaci di gestire la Provincia con intelligenza, non ne avremmo nemmeno per gestire altri enti locali con intelligenza. Piuttosto bisogna pensare che ci sono molte persone, anche giovani, ricche di capacità, onestà e intraprendenza, che stanno già operando con coraggio per il bene di questa terra e non per i propri tornaconti. La montagna friulana ha sempre saputo offrire al territorio della intera Regione personalità di grande livello in tutti i campi della vita pubblica, non meno di altre zone. Certo, per governare bene questo territorio nel momento presente occorrono competenza, intelligenza politica e formazione. Ebbene, per il futuro della nostra montagna fanno molto di più pochi uomini e donne che da oggi comincino a prepararsi seriamente, di molti osservatori scettici che lamentino la mancanza di politici adeguati. E non si dimentichi, infine, che quando c’è da lavorare ci si divide sempre in due parti: quelli che discutono se si è o meno in grado di affrontare la situazione, e quelli che si mettono a lavorare! E quelli che non vogliono entrare nella nuova Provincia? L’autodeterminazione dei popoli e dei cittadini è un principio che orienta ogni vera democrazia. Il referendum per istituire la Provincia avrà un esito complessivo, ma sarà possibile tenere conto anche dell’analisi dei risultati a livello comunale. Se la gente di qualche Comune sente di non aver parte a quella che propriamente si può chiamare montagna, se per storia, cultura e relazioni attuali i cittadini di qualche Comune non hanno riferimento alla montagna ed ai suoi centri consolidati, la loro perplessità va rispettata. La legge istitutiva della Provincia prevederà in che modo un Comune incluso nella stessa in zona periferica possa scegliere di uscirne. Questo non è un problema: noi abbiamo diritto di istituire la Provincia quanto altri hanno diritto di non entrarci.
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