Il convegno sui problemi della montagna

Tolmezzo: 17-18-19 novembre 2000

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Nei giorni 17 -18 - 19 Novembre 2000 si è tenuto un Convegno a Tolmezzo, capitale della Carnia, promosso dalla Chiesa Udinese.
Su questo sito abbiamo ospitato molti interventi che ci sono pervenuti con l'unico intendimento di promuovere, vivacizzare, evidenziare voci, opinioni, che ci aiutino a vivere meglio in Carnia ed altrove.
Ma il dibattito, su problematiche che sono ovviamente di grande interesse, prosegue su queste pagine anche dopo la conclusione del Convegno.
Per partecipare al dibattito o avere informazioni scrivete cliccando qui.
Gli interventi sono numerati per cui se intendete riferirvi ad uno di essi potete usare il suo numero di riferimento. Tutti gli interventi riportati sono firmati.
Di seguito l'indice degli interventi per una più rapida consultazione; gli interventi sono stati tanti e per facilitarne il caricamento abbiamo dovuto suddividerli in più gruppi; per arrivare al gruppo desiderato, clicca
sul numero ordinale del gruppo prescelto (primo...secondo...terzo...) .

Novembre - Dicembre 2000

Alfio ENGLARO & Marino PLAZZOTTA

 

  1. LA DIOCESI DI ZUGLIO? UN MESSAGGIO FORTISSIMO - Intervista al Sindaco di Tolmezzo

  2. CHIESA CHE AMI LA CARNIA, FACCI CAPIRE, COME PAREGGI I TUOI BILANCI!

  3. I POLITICI  NON SONO CONTRARI ALLA PROVINCIA DELLA MONTAGNA - INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

  4. IO CREDO NELLA PROVINCIA. BISOGNA FARLA - INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE – MARTINI

  5. SE NON DAI AGLI ALTRI  I CONVEGNI SONO SOLO CONSOLATORI - INTERVISTA AL PROF. DE RITA 

  6. CARNIA: IMPRENDITORI, BANCHE E DINTORNI

  7. SVILUPPO IN CARNIA 

  8. CURIA LOCUTA, CAUSA FINITA …e Carnia buggerata (come simpri) a meno che…?

  9. LA PROVVIDENZA E LA DIOCESI DI UDINE

  10. PARROCO “LAICO”: una proposta

  11. PROMOVEATUR UT AMOVEATUR - Le prime mosse del nuovo arcivescovo di Udine

  12. BISOGNA TROVARE SEMPRE MOTIVI DI SPERANZA - INTERVISTA A MONS. BATTISTI

  13. INTERVISTA  A MONS. CORGNALI

  14. INTERVISTA AL PROF. TELLIA

  15. CONVEGNO SULLA MONTAGNA: CJACARADIS…

Settimo gruppo di interventi

  1. SMETTIAMOLA DI PIANGERCI ADDOSSO

  2. TRE PROPOSTE CONCRETE

  3. IL TELEGRAMMA DEL CLERO FRIULANO

  4. UN GEJ E UNE CROUS PAR Mons. BROLLO

  5. Bolla papale “DISJUNCTA NOBIS”

  6. 10 BUONE RAGIONI PER PARLARE DELLA PROVINCIA DELLA CARNIA

  7. PROVINCIA DA NON SPARTIRE

  8. GRAZIE "GAZZETTINO" PER AVER SENTITO IL NOSTRO FLEBILE GRIDO

  9. STELE DI NADÂL 2001
    Quasi tutto deciso sul "Convegno" ! Da dove le anticipazioni se si deve ancora incominciare?

  10. CHIESA COMUNISMO CAPITALISMO in Carnia

  11. STATO GENERALE DEL CLERO IN ITALIA - 1997

  12. LA SCOMPARSA DEL PARTITO-STATO FA CRESCERE LE AUTONOMIE (anche in Carnia)

  13. BILANCIO 1999 DIOCESI ITALIANE

  14. CONVEGNO MONTAGNA  - NON CI ANDRO’

  15. DIOCESI DI ZUGLIO - Altre due obiezioni

Sesto gruppo di interventi

  1. UN CARNICO, ARCIVESCOVO DI UDINE

  2. CJARGNE ON LINE PER LA CARNIA

  3. CJAVAI DI TROE CJARGNEI…

  4. FINIRA' ANCHE QUESTO CONVEGNO A POLENTE E FRICO?

  5. UN TERNO:BROLLO MARTINI TONDO, VINCENTE?

  6. LA CHIESA CARNICA HA IL CORAGGIO TEMERARIO DI PROPORRE UN CAMBIAMENTO?

  7. PRETI ALPINI ADDIO! ORA VI ASPETTIAMO IN CARNIA

  8. IN CARNIA CI SONO DEI DON MILANI

  9. PROPOSTE CONCRETE PER LA CARNIA

  10. DIOCESI DI ZUGLIO - Obiezioni e replica

Quinto gruppo di interventi

  1. PAROLA D'ORDINE: IGNORARE

  2. WORK SHOP AMBITO CULTURALE GEMONA -23.10.00: IL SINEDRIO HA GIA'IDEE CHIARE

  3. COME L'ULTIMO DEI MOIKANI ?

  4. PRETI ALPINI ADDIO! ORA VI ASPETTIAMO IN CARNIA.

  5. MINARETI IN CARNIA E CROCIFISSI NEL CASSETTO

  6. CASALINGA CONTRO IL FISCO

  7. DEDICATO AI SAGGI DEL CONVEGNO

  8. CJARGNEI PASSIN AI FATS : FASINSI SINTI

  9. SCOMMETTIAMO CHE… 

  10. 28 COMUNI POSSONO FARE LA PROVINCIA DELLA CARNIA

Quarto gruppo di interventi

  1. NE’ CARNE NE’ PESCE

  2. GIOCO DI PAROLE

  3. I CJARGNEI NO SON CUDUMARS! 

  4. LA PROVINCIA DELLA CARNIA - PER NON PERDERSI IN CHIACCHIERE

  5. UNA PROPOSTA DECENTE: TOGLIERE LA PAROLA

  6. LA CHIAVE PER SALVARE LA CARNIA

  7. PAULARO, dove il popolo si fa sentire

  8. L' ULTIMO PEANA

  9. DIES IRAE PA CJARGNE

  10. IL SUCCESSORE DI BATTISTI

Terzo gruppo di interventi

  1. MONTANARO! SII CONCISO NEL PARLARE E PAZIENTE NELL'ASCOLTARE

  2. LA MONTAGNA COME UNA ZONA FRANCA

  3. NEMO PROPHETA IN PATRIA

  4. DIOCESI ITALIANE (Regione per regione)

  5. OMELIA DI UN PRETE DI CARNIA

  6. CONCORSO - CONVEGNO DIOCESANO DI "SPIN-OFF"

  7. ISLAM E CHIESA CATTOLICA

  8. UNA CHIESA CORAGGIOSA

  9. UNA MONTAGNA SENZA PROVINCIA

  10. CARNIA, TERRITORI D'OMBRA

Secondo gruppo di interventi

  1. INTERVISTA VIRTUALE ALL'ARCIVESCOVO BATTISTI
    ARCIVESCOVO DI UDINE

  2. PAROLE, PAROLE, COME CONVEGNI, CONVEGNI !

  3. O capìs

  4. Se questa è la Carnia 

  5. O ALCI I MIEI VOI VIERS LIS MONTAGNIS

  6. La retorica del “Grido muto”

  7. IL NODO DI SALOMONE 

  8. LA PROVINCIA DELLA MONTAGNA: PERCHE’?

  9. LA LETTERA DI UN PRETE DI CARNIA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE FVG

  10. Premio fiscale

Primo gruppo di interventi

  1. ANCORA UN CONVEGNO MOLTO INUTILE

  2. IL MENU DEL CONVEGNO

  3. Un gravissimo problema finora eluso. Carnia: giovani, alcool e dintorni…

  4. II° INCONTRO DIBATTITO IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO :
    AMBITO ECONOMICO

  5. SILURATO IL CONVEGNO

  6. UN CONVEGNO PER CHI SA PARLARE E NON SA ASCOLTARE!

  7. LA PROVINCIA: UNA BATTAGLIA PER LA CARNIA

  8. REDDITO IGNORATO

  9. MA DOVE SONO I PRETI?

  10. Una legittima aspirazione della Carnia. LA DIOCESI DI ZUGLIO. Proposta seria o utile provocazione?

LA DIOCESI DI ZUGLIO? UN MESSAGGIO FORTISSIMO - Intervista al Sindaco di Tolmezzo – Sig. CUZZI 17.11.2000 – Convegno sulla Montagna (int. 76)

So che voi nel Comune avete recentemente, all’unanimità, deliberato per la Provincia della Carnia. Però, so anche che  i problemi di questa Provincia riguardano il territorio, per cui si comincia a dire  Osoppo sì, Buia no, Gemona sì, ecc. Non le sembrerebbe, per partire, che avremmo l’opportunità di fare una Provincia sperimentale con i 28 Comuni della Carnia?  

Ho detto anche in altre occasioni che la soluzione istituzionale di una Provincia regionale dell’alto Friuli, sia una soluzione forte e sia quell’interlocutore di cui parlava il prof. De Rita questa ser! Penso però che debba essere una cosa reale per poter funzionare, per poter concentrare in sé tutti i poteri,  adesso frammentati in competenze che a volte si annullano fra di loro, e non un fatto burocratico. Perché al fatto burocratico non ci crede nessuno, crea un 20 - 30 posti di lavoro nel terziario e basta, non incidono sul futuro del territorio. Allora, perché questo strumento sia forte  secondo me deve comprendere Gemona, deve comprendere la pedemontana!  Ora è vero si può partire con coloro che sono più convinti, così si risolvono i problemi di quorum, ecc. ecc. e quindi questo vuol dire partire con la Carnia e possibilmente con il Canal del Ferro. Ma anche Canal del Ferro non è sicuro al 100 per 100 che sia interessato a questo discorso. Però, ciò, non vuol dire  escludere in concreto che successivamente Gemona senta il bisogno di entrare in qualche cosa  che è già preordinato, che è già organizzato, che è già partito. Quindi io ritengo che abbia una forza politica importante la proposta di Tolmezzzo che può non essere condivisa da tutti i Comuni, ma Tolmezzo qualche cosa deve fare, deve dare certi esempi, lanciare certi segnali, che è disponibile…

Il messaggio che Tolmezzo è disponibile nei confronti di Gemona, di Osoppo anche,  a lasciare la porta aperta,  per dire: “guardate sappiamo che non siete convinti di questa cosa! Noi lo siamo! Ragioniamo insieme! Non mettiamo le mani avanti!” Noi non diciamo che Tolmezzo deve essere per forza capoluogo, discutiamo su tutto. Non abbiamo problemi però andiamo avanti di corsa senza perdere questa occasione e senza  furbizie fra di noi!  Ecco quindi il messaggio di Tolmezzo: quello di parlare di Provincia regionale dell’Alto Friuli. Abbiamo inteso lanciare un messaggio di questo genere e mi auguro che Gemona e Osoppo rispondano positivamente così come in altre occasioni  (questa estate in un Convegno organizzato dalla Comunità Montana del gemonese) si erano già espressi.

Una domanda a Lei Sindaco laico, diciamo così, una domanda di carattere religioso. Come vedrebbe un insediamento permanente a Zuglio di un Vescovo ausiliare?

Il problema naturalmente esula completamente dalla mia competenza.  Ma io non lo so? Quando, alcuni anni fa, si faceva politica nei partiti, so che una delle richieste periodiche, quando c’erano i Congressi di partito, ecc., era che bisognava fare un organismo una federazione autonoma per l’alto Friuli, separato da Udine. Cioè questa cosa è una cosa che si trascina da molti anni nel senso che viene sentita come esigenza di autonomia, di specificità.

Io ritengo che quindi sia legittimo che anche in campo ecclesiale, non amo parlare di cose che non conosco ma ritengo legittimo che anche in campo ecclesiale, ci sia questa esigenza che poi si riallaccia a una tradizione storica antichissima. Secondo me sarebbe un messaggio di una forza incredibile!!!

 

CHIESA CHE AMI LA CARNIA, FACCI CAPIRE, COME PAREGGI I TUOI BILANCI! (int. 77)

    BILANCIO 1997 DIOCESI DI UDINE

USCITE TOTALI  11.171.000.000

ENTRATE TOTALI  444.000.000

Vediamo innanzitutto le SPESE rese note dalla Diocesi di Udine:

MANTENIMENTO DEL CLERO

Stipendio lordo sacerdoti

7.221.000.000

Previdenza integrativa

914.000.000

Polizze sanitarie

243.000.000

TOTALE

8.378.000.000

 

ESIGENZE PASTORALI

Esercizi di culto

300.000.000

Rete informatica ecc.

819.000.000

Formazione del clero

85.000.000

Scopi missionari

41.000.000

Catechesi

100.000.000

Canonica Palmanova

600.000.000

TOTALE

1.945.000.000

                                                                                   

INTERVENTI CARITATIVI

Poveri, bisognosi, immigrati ecc.

838.000.000

 

Il resoconto delle USCITE appare assai dettagliato e non può sfuggire come la fetta maggiore venga impiegata per il sostentamento del clero mentre meno del 10% viene utilizzato per opere caritative.

Vediamo ora le ENTRATE rese note dalla stampa. Queste sono del tutto lacunose e parziali, poiché in effetti vengono pubblicate due sole voci, cioè quella relativa ai finanziamenti derivanti dall’ 8 per mille del mod. 740 e quella derivante dalle libere offerte deducibili con le tasse (fino ad un massimo di 2 milioni). Tali entrate ammontano a soli 444 milioni (che la CEI gira alla diocesi di Udine) che  però non paiono affatto sufficienti a coprire le spese di gestione di questo grande apparato burocratico, che, come abbiamo visto, costa oltre 11 miliardi l’anno. In questo bilancio, diffuso a suo tempo dalla stampa locale, mancano dunque totalmente tutte le altre entrate come segue:

 

                       ENTRATE

      Non pubblicizzate

Offerte ordinarie fedeli

Offerte straordinarie fedeli

Introiti da locazioni

Rendite finanziarie

Patrimonio immobiliare

 

Mancando tutte queste rilevantissime voci di ENTRATA, non è possibile capire davvero lo stato patrimoniale della Diocesi di Udine. Per finire: nell’ottobre 1998 la stampa locale (MV) riportò la notizia che un ingegnere aveva destinato alla Curia udinese un lascito di ben 30 miliardi di lire. Come sono stati utilizzati? In Carnia esistono tantissime strutture parrocchiali  che languono e vanno in rovina nell’attesa di una sistemazione che non arriva mai. La canonica della ricca Palmanova aveva davvero l’urgenza di quei 600 milioni?

I POLITICI  NON SONO CONTRARI ALLA PROVINCIA DELLA MONTAGNA - INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE – ANTONIONE REALIZZATA DA VTC -TELEFRIULI (int. 78)  

Presidente Antonione ci dica: “ perché i politici sono così contrari alla Provincia della montagna?” 

Ma, io non so quali sono i politici contrari?

Io sono  disponibile a ragionare molto apertamente senza avere nessuna ricetta preconfezionata. Mi ha fato riflettere molto la relazione del Prof. De Rita che,  in qualche modo,  ha voluto anche significare, rispetto a questa ipotesi, delle difficoltà, delle prospettive anche diverse. E’ un dibattito aperto. Io credo,  obiettivamente, che ci sia necessità  di sentire soprattutto quelli che in montagna vivono e  che abbiano loro la capacità di fare una proposta che per loro può  essere importante e risolutiva. Io  non  ho nessuna rigidità da questo punto di vista.

Lei pensa che sarebbe  fattibile una Provincia sperimentale con i 28 Comuni  carnici?

Ma sulla carta senz’altro sì. La legge c’è, lo consente. Bisogna ragionare però a 360 gradi e capire se veramente  è questa la soluzione o se viceversa questa può essere  in qualche modo una questione più di immagine che di sostanza Non mi piace  ragionare per slogan. Credo che poi anche vicino ad un appuntamento elettorale, quale è il prossimo, sia opportuno, prudente, fare considerazioni più ponderate e mi auguro di avere  modo e tempo per poterle fare.

 

IO CREDO NELLA PROVINCIA. BISOGNA FARLA - INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE – MARTINI REALIZZATA DA VTC - TELEFRIULI - 7.11.2000 – CONVEGNO SULLA MONTAGNA (int. 79)

Presidente Martini ,adesso dicono che abbiamo 5 Consiglieri , Senatori e Deputati,  1 Presidente del Consiglio  Regionale, 1 Vescovo, 1 Assessore! Che cosa vogliono ancora i carnici? Su questa Provincia cosa ci può dire?

Ma guardi  ad di là delle persone e delle parole, anche la cosa di oggi va bene. Io credo alla Provincia. Bisogna farla.  Non vorrei che dicessero di sì e poi di no.  Entro il 2001  è roba che deve partire,  come deve partire l’applicazione della 97 “La legge della Montagna”, come deve partire la 440 …. e devono ritornarci i soldi delle strade. Sarà da piangere, ma questo è Vangelo. Bisogna che quelli che hanno il potere e i soldi in mano, lo facciano.  Spero che anche questo discorso fatto in Chiesa ritorni a risvegliare il senso morale, su queste cose.

 

SE NON DAI AGLI ALTRI  I CONVEGNI SONO SOLO CONSOLATORI - INTERVISTA AL PROF. DE RITA REALIZZATA PER VTC - TELEFRIULI  - 17.11.2000 – CONVEGNO SULLA MONTAGNA (int.80)

Professor De Rita, mi sono piaciute molto le Sue parole, che mi sono sembrate poetiche ed esortative! Vorrei fare due piccole e brevi domande. Lei ha visto il pubblico. Secondo Lei da statistico e sociologo quale è , l’età media di questo pubblico quale potrebbe essere? (in quanto a me è  sembrata oltre i quaranta!) 

Prima di tutto è molto meno triste di quanto si pensi,  nel senso che  io guardando il pubblico, cosa che  faccio sempre,  per vedere se ho di fronte pelati e capelli bianchi, oppure  ho di fronte  dei giovani.    Io oggi ho trovato una media, tutto sommato,  non con tanti  capelli bianchi e teste pelate! Probabilmente, rispetto alla dimensione demografica della montagna, qui c’erano molto più giovani. Quindi io non mi sento triste da questo punto di vista. Certo,  quello che si capisce, nel modo in cui uno che parla respira un pochettino con la platea, anche se non sono un attore, ma queste cose si avvertono, c’è una certa esigenza, che esprime la platea,  di avere cose   precise, cioè la gente non sente più come motivante un discorso morale, religioso, troppo generale. La  profezia la devi fare, però  ti devi spendere pure sulle cose un po’ più brutali. 

Lei pensa di aver lanciato un messaggio di speranza per i carnici, per i montanari?

Ma sa io non dò mai messaggi di speranza, io dò solo, tento di dare, messaggi di responsabilità. Una fede  adulta, diceva Bohnoeffer, è la fede della responsabilità, è l’etica della responsabilità. Se non c’è l’etica della responsabilità, se non dai all’uomo, se non dai ai tuoi figli,  come ai tuoi allievi, come  ai tuoi collaboratori in ufficio,  questo senso  della responsabilità come etica profonda, le speranze sono puramente  consolatorie.

L’individualismo non è una cosa tipica dei montanari, ma qui è storicamente ben radicato perché l’emigrazione ha costretto tutti, individualmente,  ad “arrangiarsi”. Questo grosso problema,  che credo sia a Roma, come  a Udine, come  a Tolmezzo, si potrebbe in  qualche modo superare ritrovando quella identità a cui  Lei ha accennato?

Ma vede, il problema dell’individualismo, non è solo un problema carnico, è un problema di tutta l’Italia. L’Italia è sempre stata  uno strano modo di essere. Da una parte una specie di prigionia nelle norme esterne:  eravamo prigionieri delle norme del peccato della Chiesa, delle norme del giudice penale, delle norme della burocrazia e,  dall’altra parte un tentativo individualistico di fare quello che ci piaceva fare.  Abbiamo sempre viaggiato su due livelli. Il rispetto totale della norma che ci imprigionava e la furbizia di fregarli. Oggi queste realtà si sono accentuate, nel senso che la norma vola  sempre più alta e non ragiona più in termini di controllo, non ci controlla più nessuno. E però la furbizia è diventata molto più variegata,  la furbizia pura e semplice del fregare il burocrate, di fregare perfino il  confessore,  non ce l’abbiamo più. Abbiamo invece una maggiore responsabilità. Quindi è un periodo di passaggio molto delicato fra una situazione bloccata da secoli, norme strette e furbizia larga, e oggi invece abbiamo norme larghe,  sostanzialmente,  e furbizia che diventa responsabilità. Ci vorrà qualche decennio per capire dove andremo a finire.
 

CARNIA: IMPRENDITORI, BANCHE E DINTORNI (int. 81)

Ringrazio lo sconosciuto amico e cerco di rispondere alle sue obiezioni.

Sono pienamente d’accordo sul fatto che oggi i carnici hanno perso un po’ di quella voglia di lavorare così caratteristica dei nostri padri (le cause sono facilmente individuabili e questo non è il luogo per elencarle). Avendo detto ciò, vorrei replicare ad alcuni punti:

1. Dice il nostro amico, riferendosi alle paghe degli operai: “… Considerato che a parità di qualifica, settore, ecc. ovunque sul territorio nazionale la paga è per tutti uguale, salvo le integrazioni di carattere aziendale o provinciale…” Egli stesso riconosce dunque cioè che il problema non è solo carnico ma è nazionale; deve però andare oltre e ammettere che in ITALIA ABBIAMO DAVVERO PAGHE DA TERZO MONDO E TASSE DI LIVELLO EUROPEO. Egli non considera neppure tutte le argomentazioni portate a tale proposito sempre nel punto 3 dedicato agli imprenditori, sulle quali glissa sorprendentemente e non accenna ad alcuna contestazione o controdeduzione. Perchè?  E forse tutto vero ciò che è scritto? Io ritengo davvero che tra Sinistre e Imprenditori (e la Chiesa?) sia in atto un tacito e conveniente (per entrambi) patto di ferro sulla testa degli operai (carnici compresi).

2. Continua sempre il mio amico sconosciuto: ”…non aver voglia di lavorare oppure fa pensare che il resto dei lavoratori sono fessacchiotti a lavorare a quelle condizioni economiche”. Credo di sì, credo che siano davvero fessacchiotti a lavorare a quelle condizioni salariali e credo che sia ancora più incomprensibile l’atteggiamento del sindacato e delle sinistre che non accennano minimamente a modificare le condizioni degli operai italiani in genere oggi equiparabili a quelle del III mondo. Certamente cominceranno a farlo il prossimo anno, quando la sinistra perderà le elezioni, ma allora l’operaio capirà come il comportamento sindacale sia stato finora solo strumentale e funzionale alla propria strategia politica, rappresentata dal governo della sinistra e che si traduce in: paghe basse e immigrazione alta per calmierare i salari.

3. Dice ancora il mio amico:…”i carnici che volessero intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, non essendoci preclusioni di sorta...” Certamente esistono imprenditori carnici che hanno investito e creduto nella Carnia (Cescutti di Paluzza tra tutti) ma sono talmente esigui che incidono ben poco sulla economia globale di Carnia. La stragrande maggioranza degli imprenditori carnici investe a valle (massimo massimo a Villa o Amaro o Tolmezzo: cioè a 100 metri dalla superstrada o dalla autostrada) e non certo nelle valli alte. Del resto se il coraggio uno non ce l’ha, non se lo può dare. E poi diciamoci la verità: coloro che vengono qui in Carnia (vedi occhialerie) hanno alle spalle una consolidata situazione economico-finanziaria che gli consente di rischiare una percentuale bassissima del proprio capitale in Carnia, per cui se anche va male rischiano davvero assai poco e quel poco è ampiamente assicurato dalle agevolazioni che ottengono alla inaugurazione della attività (che volete che siano 50 milioni per chi ha un capitale di decine di miliardi! Al massimo diventa un gioco divertente). In Veneto i contadini e gli operai non hanno alcun timore di far valere i propri diritti (vedi quote-latte) e vi è altra mentalità: dopo il lavoro in fabbrica l’operaio attende al campo, alla stalla … In Carnia dopo aver liquidato l’allevamento privato (premi europei per l’abbattimento dei capi di bestiame) hanno liquidato anche quel po’ di agricoltura, con una strategia politica raffinata. Che può fare un operaio nei nostri paesi dopo essere rientrato alla sera dal lavoro, magari dopo un lungo viaggio in auto?

4. Dice ancora il mio amico: “…dati ufficiali della Banca d'Italia, dai quali emerge che nella sola Tolmezzo i depositi bancari superano i 300 Mld (ma ci saranno solo questi o la vicina Austria, buon paradiso fiscale, non ne custodisce altri ancora?)” E’ verissimo. Ma io vado oltre: a Paluzza (2600 abitanti nel Comune)  ci sono ben 4 banche oltre alla Posta ed alla SECAB (ben 6 soggetti dunque), che rastrellano i risparmi e tutte appaiono in buona salute. Altre 2 banche sono a Sutrio: in totale 8 banche per i neppure 6000 abitanti dell’Alto But: 1 banca ogni 750 abitanti: qualcosa qui non torna! Voglio solo esporre alcune considerazioni: a- questo elevatissimo risparmio è inefficace ai fini dello sviluppo economico della Carnia in quanto improduttivo e congelato (ci pensano però le banche a investirlo dove loro fa più comodo, non certo in Carnia). b- questo elevatissimo risparmio (comune del resto a tutta l’Italia, primo Paese al mondo per raccolta di risparmio) riflette non solo quella incertezza e insicurezza del carnico di fronte ad un futuro oscuro, angosciante e popolato dai fantasmi di una progressiva perdita di identità e di valori, ma anche quella elevatissima sfiducia del cittadino nei confronti dello Stato italiano. c- nessuno può ragionevolmente escludere che parte (quale parte?) di questi risparmi depositati nelle banche carniche possano provenire anche da altre fonti più o meno lecite o da altri soggetti: la globalizzazione attuale consente rapidità di manovra finanziaria quasi anonima da un capo all’altro del Paese. d- non si può ignorare infine che buona parte di questi risparmi sono il frutto di lunghissimi anni di lavoro o delle successive pensioni dall’estero, sicuro sigillo di una durissima emigrazione.  Avendo detto tutto ciò, la presenza di tutte queste banche (raddoppiate in pochissimi anni) mi inquieta non poco.

5. Dice ancora il mio amico: “…ragionamenti qualunquisti cercando di trasferire solo e sempre sugli altri tutte le responsabilità dei mali della Carnia, come se i suoi abitanti, compresi pure quelli che sanno solo lamentarsi e contestare”. Se questi ragionamenti qui scritti, corroborati da cifre e fatti inoppugnabili, sono qualunquistici (cioè improntati ad una arida critica demolitrice) allora mi chiedo come si debba agire. In occasione di questo Convegno abbiamo offerto proposte (sono state disattese); abbiamo presentato mozioni (sono state ignorate); abbiamo presentato analisi e cifre (è calato il silenzio); abbiamo stimolato il dibattito (ci hanno ghettizzato). Che altro potevamo fare e non abbiamo fatto?

POPULE MEUS QUID FECI TIBI AUT IN QUO CONTRISTAVI TE? RESPONDE MIHI.


SVILUPPO IN CARNIA (int. 82)

RISPOSTA AD UN AMICO NON TROPPO D'ACCORDO

 Riceviamo il seguente commento cui segue la risposta dell'autore dell'intervento criticato

 

Nel leggere il contenuto dell'int. 71 "Chiesa Comunismo Capitalismo", al di là dei discorsi di carattere politico - religioso che per principio rispetto, somo rimasto meravigliato e un po' preoccupato e, nel contempo mi sono reso conto che difficilmente la ns, diciamolo pure, "povera Carnia", possa riscattarsi se un simile modo di ragionare dovesse diventare diffuso tra i ns. concittadini.

Infatti se le premesse sono queste, c'è ben poco da sperare in futuri miglioramenti e/o sviluppi e a nulla varrebbero non solo i convegni come quello appena conclusosi a Tolmezzo, ma neppure qualsiasi sforzo profuso da qualunque organismo sia pubblico che privato.

Ritengo che non ci possiamo più permettere ragionamenti qualunquisti cercando di trasferire solo e sempre sugli altri tutte le responsabilità dei mali della Carnia, come se i suoi abitanti, compresi pure quelli che sanno solo lamentarsi e contestare, fossero delle entità completamente estranee alla realtà locale.

A tale riguardo, e in riferimento al su menzionato int. 71, ritengo doveroso esprimere alcune considerazioni:

- Relativamente al lavoro mi preoccupa leggere che quasi 40 operai abbiano abbandonato, dopo soli pochi mesi e quindi non ancora in tempo per poter dire di aver imparato un poco il mestiere, l'azienda presso cui erano stati assunti e ciò, sembrerebbe, a causa della paga percepita.

Considerato che a parità di qualifica, settore, ecc. ovunque sul territorio nazionale la paga è per tutti uguale, salvo le integrazioni di carattere aziendale o provinciale che, comunque, non modificano gran chè l'importo finale, tale atteggiamento non ha certo fatto onore ai carnici. Così facendo potrebbero dimostrare di non aver voglia di lavorare oppure far pensare che il resto dei lavoratori sono fessacchiotti a lavorare a quelle condizioni economiche.

Sarebbe utile ricordare che in altre regioni, vedasi il Veneto, l'Emilia e, perchè no, la zona friulana del triangolo della sedia, gran parte delle industrie sono state create dagli operai che, dopo aver appreso veramente il mestiere, hanno poi avuto il coraggio di intrapprendere la strada dell'imprenditore, mettendo a frutto l'esperienza acquisita. Diciamocelo francamente solo così si può creare sviluppo e benessere e non con le parole e/o le pretese.

Il comportamento su evidenziato ha portato, purtroppo, alla luce una nuova sfaccettatura del carnico, quella stessa più volte contestata ai cittadini di altre regioni e cioè quella di non avere tanta voglia di lavorare; per fortuna che, per il momento, tale problema non sembra essere esteso, ma il problema comincia ugualmemte a preoccupare.

- Altro punto sul quale ritengo necessario soffermarmi, riguarda il giudizio, alle volte semplicistico e direi non sempre corretto, nei confronti delle aziende che, bene o male, si sono insediate in Carnia "con immaginabili agevolazioni" come richiamato nell'intervento, in quanto dette eventuali agevolazioni sono valide anche per i carnici che velessero intrapprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, non essendoci preclusioni di sorta.

Pertanto, invece di fare sempre e solo polemiche sterili, di cui veramente non penso ce ne sia bisogno, chi ritiene di avere la bacchetta magica lo dimostrasse partecipando in prima persona, perchè così darebbe un grande contributo allo sviluppo e nel contempo dimostrerebbe la validità delle proprie teorie.

- Ulteriore punto che ritengo necessario evidenziare è quello caratterizzato dalla situazione economica della Carnia, quella dei dati ufficiali della Banca d'Italia, dai quali emerge che nella sola Tolmezzo i depositi bancari superano i 300 Mld (ma ci saranno solo questi o la vicina Austria, buon paradiso fiscale, non ne custodisce altri ancora?).

Considerato che diversi sono i contribuenti eccellenti, non si comprende come mai si debba pretendere che siano quelli di altre regioni a dover investire in Carnia e perchè mai non lo possa fare il carnico stesso.

Penso che il carnico, conoscendo meglio la propria terra possa avere maggiori opportunità di uno estraneo anche perchè così potrebbe essere di esempio per attirare altri investitori.

Cerchiamo di essere noi i primi a volere il riscatto della nostra montagna se vogliamo essere credibili, perchè altrimenti viene spontaneo pensare che se non interessa ai carnici come possiamo pensare che possa interessare agli altri.

Infine se vogliamo migliorare la situazione vediamo di eliminare quella forma di campanilismo, orami fuori luogo, che contraddistingue non solo il comune cittadino ma purtroppo anche i ns. amministratori, riscoprendo i valori che avevano contraddistinto i ns. emigranti per la loro dignità e gran voglia di lavorare.

 

CURIA LOCUTA, CAUSA FINITA …e Carnia buggerata (come simpri) a meno che…? (int. 83)

Ho nostalgia del precedente convegno del 1987 (riferito nel libretto giallo!), che pure non aveva sortito alcun effetto pratico in Carnia. La sua analisi socio-economica e culturale però era stata di gran lunga più incisiva e puntuale (e soprattutto più vera e meno reticente) delle tante parole di questo Convegno diocesano che ha  davvero partorito un topolino, per giunta pre-confezionato quasi  in provetta.

Molti erano del resto gli indizi: l’opuscolo preparatorio, Stele di Nadal 2000, varie interviste ai quotidiani locali. Tutti questi mezzi di informazione avevano già evidenziato con largo anticipo quali sarebbero state le conclusioni del convegno diocesano: *la Provincia regionale della montagna ed *il Vicariato episcopale (tutto il resto sarebbe stato solo contorno e paillettes, coreografiche e funzionali al progetto imposto). Anche l’intervento n° 31 di questo sito aveva facilmente previsto queste due conclusioni che puntualmente si sono avverate, nonostante alcune precise e puntuali proposte siano state presentate e discusse in alcuni gruppi di lavoro sabato 18 novembre.

Tra queste proposte erano emerse in particolare queste tre:

-         la diocesi di Zuglio,

-         una commissione permanente post-convegno con funzioni di verifica e di controllo,

-         una provincia autonoma alla pari di quella di TN o BZ. Ebbene nessuna di tali proposte (che non erano proteste) sono figurate nelle relazioni finali dei 5 relatori in Duomo a Tolmezzo il 19.11.00. Sono state tutte volutamente censurate e ignorate o presentate in modo velato e sotto “mentite spoglie”.

-         Sono invece state spese tantissime parole per generici e scontati progetti che vanno bene dappertutto, anche in Sicilia.

     A che è servito allora questo convegno quando si sapeva con largo   anticipo la conclusione finale?

Per quale motivo esibire questa potente e capillare organizzazione ecclesiale di tre giorni, con ampio dispendio di passioni, energie, discussioni, proposte?  Perché spendere infine tanti soldi (con l’otto per mille?) per sapere e stabilire cose che fin dall’inizio erano state già decise altrove?

Sarebbe stato più semplice dire: “Noi, classe dirigente ecclesiale, abbiamo in testa questa e questa proposta per la Montagna e desideriamo che i politici le prendano in considerazione” e via con un contatto diretto con le poltrone che contano.  Si è invece voluto mobilitare una folla di convegnisti (moltissimi dei quali assolutamente “ignoranti” di montagna - nel mio gruppo c’era perfino un triestino, vedi i verbali -, in quanto cittadini del piano e della costa) per dare l’illusione che ciò che sarebbe emerso era il frutto di approfondite riflessioni e, si fa per dire, accurate dissertazioni…

Insomma si è fatto tutto questo polverone, alla rarefazione del quale appare e resta solo ciò che era stato già deciso e pianificato, benché questo sembri incredibile ai fedeli. Né servono ad attenuare la triste ed esacerbata delusione dei carnici l’entusiasmo giulivo e i battimani di maniera di molti friulani del piano (e di qualche tolmezzino):  si abbia il coraggio della verità. Risentitevi il discorso di De Rita e scoprirete che senza alcuna enfasi, il nostro Riedo Puppo aveva già detto  questo anni fa.

Un’ultima osservazione: mons. Battisti (essendo ora solo amministratore apostolico) non ha alcun potere per rendere operative queste conclusioni; il nuovo arcivescovo mons. Brollo non è affatto tenuto a recepire questi “desiderata” del Convegno, soprattutto se saprà in quale modo sono stati raggiunti e presentati. 

Come finirà dunque? Chi saranno i soggetti che faranno proprie queste istanze della struttura ecclesiale udinese? I politici locali (tutti ex dc ed ex psi con contorno di ex pci)?  Sono da 30 anni sulle poltrone, figurarsi se oggi accetterebbero di essere imbeccati dai preti, facendo la figura degli incapaci? Perderebbero la faccia e i voti. Mi aspetto da Mons, Corgnali e dall’Arcidiacono Zanello, articoli profetici sui giornali che contano.

Chi attuerà allora i nuovi progetti?

Nessuno, perché:

1.      queste conclusioni sono letteralmente piovute dall’alto senza alcuna partecipazione dal basso. 

2.      non si è voluto minimamente accogliere le proposte emerse dalla gente, solo gli applausi anonimi e non impegnativi! - se vi pare dai Work-shop. Vi sfido a confrontare i verbali dei referenti con le melliflue ed assecondate relazioni, ed a trovare congruenze e riferimenti.

3.      si è preferito tirare dritto senza ascoltare nessuno, facendo finta di ascoltare tutti il “grido muto”. Ma che grido avete ascoltato? Il vostro? 

4.      si è dato l’impressione del “già visto, già fatto” il che equivale ad una forma di epilessia intellettuale e culturale per la quale non esiste alcuna terapia.

Ora non ci resta che aspettare il libro verde oliva, per confrontarlo con quello giallo!

Soluzioni?  Davvero una bella domanda! Confermo la mia convinzione che solo la Chiesa e la cultura ci potranno far uscire dal Circo. Il Convegno ha fatto la sua esibizione, quasi tutti i personaggi sono stati all’altezza, tranne alcuni relatori vacui e fantasiosi.

Nessuno, nemmeno  la GENTE sarà  in grado di smuovere l’apatia politica regionale e nazionale. La Chiesa cosa farà, ora? Porrà mano  a  un segnale inequivocabile al Palazzo? Diversamente la Carnia e la Montagna in generale franeranno irreversibilmente al piano con la scomparsa defin

 

LA PROVVIDENZA E LA DIOCESI DI UDINE (int. 84)

Tempo fa un vecchio monsignore, di stampo lefevriano, rivolgendosi all’allora Rettore del seminario di Udine a conclusione di un colloquio, se ne uscì con questa icastica frase: “ Il Signore ha tanta compassione di questa nostra diocesi che, per conservare quel poco di fede rimasta, non manda più preti”. Oggi forse è ancora più vera.

PARROCO “LAICO”: una proposta (int. 85)

Si discute sempre più spesso e più rassegnatamente sulla scarsità di preti nella nostra terra. Sono ormai tantissimi i paesi senza prete, che vengono periodicamente curati da altri sacerdoti “a mieges”. Tra alcuni anni anche i sacerdoti “a mieges” mancheranno e la crisi, oggi solo pre-annunciata, esploderà. Che fare?  Avremo preti extra-comunitari?

Un prete “a mieges” ha fatto questo ragionamento:

- Se oggi ci fosse il prete a Cleulis a Treppo o a Ligosullo o a Valle o a Cabia o a Dierico o a Rivo o a Tualis verrebbe retribuito? “certamente” è stata la risposta della Curia.

- Allora istruiamo i laici e li mandiamo poi nelle parrocchie sguarnite, garantendo loro uno stipendio analogo a quello del prete che non c’è.

Come fare? A Udine esiste già la Scuola Superiore di Scienze Religiose (non riconosciuta legalmente dallo Stato): ebbene si fa un accordo con la Università Lateranense di Roma (riconosciuta legalmente dallo Stato) in modo che chi frequenta a Udine venga fornito di una laurea in teologia, seria e attinente, valida a tutti gli effetti legali.

In questo modo si otterrebbero due risultati: 1. si garantirebbe la presenza nei paesi di una figura pastorale competente e collaborante col prete; 2. si creerebbero dei posti di lavoro retribuiti.

Questa ragionevole e valida  proposta non è stata nemmeno presa in considerazione.

Domanda:  lo stipendio che dovrebbe andare al parroco (inesistente) di  Ligosullo o di Cleulis, dove va a finire?

PROMOVEATUR UT AMOVEATUR - Le prime mosse del nuovo arcivescovo di Udine (int. 86)

Dopo la conclusione del Convegno arcidiocesano sulla Montagna svoltosi a Tolmezzo, che ha chiaramente indicato, dopo approfondite discussioni e animati dibattiti, le coordinate per il futuro impegno della chiesa friulana in montagna (da tutti finalmente riconosciuta come una “vera e insostituibile ricchezza”), il nuovo arcivescovo di Udine sta già pensando e riflettendo sul modo migliore per calare concretamente nella realtà arcidiocesana le preziose indicazioni emerse dal Convegno. Due tuttavia restano i punti fermi delle risoluzioni episcopali:

Nel primo anno il piviale resterà storto.

L’anno successivo il piviale sarà drasticamente e immediatamente raddrizzato.

Molte sono le ipotesi che già circolano, seppure velatamente, nelle canoniche e negli uffici curiali arcidiocesani, ma il leit motiv che maggiormente si ascolta nei corridoi e nelle anticamere è uno solo: i preti migliori dell’arcidiocesi, finora impiegati in ruoli poco gratificanti dal punto di vista pastorale, verranno inviati ad assaporare quella autentica e intatta ricchezza arcidiocesana, costituita dalla montagna. Taluni sussurrano perfino i nomi e le destinazioni, anche se tutto ciò potrebbe essere indice di scarsa fiducia nello S. Santo. Ma tant’è. Gira ormai con sempre maggiore insistenza questo specchietto:

sacerdote da a

Fabro mons. Marco

Vicario Generale

Parroco di Tribil Superiore

Soravito mons, Lucio

Arciprete del Duomo

Parroco di Sigilletto

Mazzoccato mons. Pierluigi

Cancelliere della Curia

Parroco di Truia

Nobile mons. Luciano

Rettore del Seminario

Parroco di Subit

Zanello mons. Angelo

Arcidiacono di Tolmezzo

Parroco di Ligosullo

Qualizza mons. Marino

Direttore Scuola Sup. S.R.

Parroco di Canebola

Schiff mons. Igino

Arciprete di Palmanova

Parroco di Cleulis

Mons. Duilio Corgnali verrebbe inviato a realizzare la sua opera mediatrice come Nunzio Apostolico in Burkina Fasu.

In questo modo si otterrebbero due risultati eclatanti:

la Montagna, finora negletta e trascurata, potrebbe finalmente giovarsi dei migliori preti dell’arcidiocesi;

i migliori preti dell’arcidiocesi, finora impiegati solo in ruoli organizzativi, potrebbero finalmente gustare la vera ricchezza della chiesa udinese.

Ovviamente per ricoprire i posti lasciati vacanti dai partenti, vi sarebbe un turn-over in senso contrario, come ad esempio:

sacerdote da a

Balbusso don Attilio

Parroco di Timau

Arciprete del Duomo

Questa nuova organizzazione pastorale, ancora in nuce o meglio in pectore, presenta indubbiamente degli aspetti assolutamente innovativi e prefigurerebbe quei “tempi nuovi” indicati dall’Apostolo, che il nuovo arcivescovo vorrebbe quanto prima realizzare, ben sapendo di avere a disposizione solamente 7 anni di tempo, ancorché a “sovranità limitata” (l’arcivescovo emerito di Udine si stabilità infatti a Tricesimo, anziché al suo paesello natale, probabilmente - sussurrano i beneinformati - per tutelare e solidificare l’attuale establishment che di fatto gestisce l’intera arcidiocesi).

E se il piviale se lo scrollerà di dosso?

 

BISOGNA TROVARE SEMPRE MOTIVI DI SPERANZA - INTERVISTA A MONS. BATTISTI - REALIZZATA DA VTC - TELEFRIULI 17.11.2000 – CONVEGNO SULLA MONTAGNA (int. 87)

Mons. Battisti, credo che stasera più di qualcuno abbia espresso la gratitudine per quello che ha messo in opera per la montagna, e io che sono montanaro, mi associo a questi. Una cosa però, mi lasci dire, sperando che la sua risposta mi tranquillizzi è questa:  non vorrei di nuovo leggermi il rapporto di 13 anni fa, o del dopo terremoto, con tante belle parole e poche conclusioni concrete.

Io spero che Lei “senta davvero” questa volta questo grido che non è nemmeno lamento,  e  ci aiuti a migliorare.

Credo che la speranza ….durante il terremoto ha avuto un buon esito perché i friulani che erano stati scoraggiati, specialmente quando sono stati  costretti,  in 40.000,  a partire dalle tende e andare a Lignano - Grado, hanno trovato motivi di speranza. Sono saliti sulle impalcature, hanno realizzato in tempi relativamente  brevi e anche in maniera eticamente corretta, una ricostruzione,  (certamente con gli aiuti e contributi dello Stato, della Regione) ,che ha impressionato l’opinione pubblica, ha commosso il Paese!

Sono saliti con grande audacia e coraggio. Direi che, successivamente, anche per il flusso  avvenuto mediante gli interventi statali, c’è stato uno sviluppo delle industrie, uno sviluppo anche dell’artigianato, ecc.  che ha portato un Friuli, che io nel ‘73  ho trovato 10 anni arretrato  rispetto al Veneto, a livelli  talvolta superiori.

A questo punto, però,  il vero problema che resta e che mi feriva il cuore, facendo le visite pastorali , era quello che provavo  nelle  Foranie della montagna.

Allora  io ho questa grande fiducia, che questo popolo, che ha vinto le mille sfide della  storia, non da solo, ma unendo assieme le forze, facendo sentire  poi che la montagna non riguarda  soltanto i montanari. La  montagna è di tutti e se si spopola la montagna,  se si degrada la montagna, anche la valle viene compromessa.

Con un discorso integrato, trovando soggetti che possano effettivamente insieme interagire, credo che sia possibile progettare concrete iniziative, progetti concreti, che domani dovrebbero venire fuori anche dalla gente che discuterà su questi temi.  Ascoltando la gente che  vive  in montagna, mettendo insieme le esperienze,  che già ci sono , estendendole, e poi,  probabilmente,  anche  alzando la voce,  perché ci sia una attenzione ancora maggiore alla gente della montagna, dando risorse possibili e aiutando la Regione a creare in questa zona  un soggetto che abbia la possibilità di progettare e programmare insieme, finalmente , credo che sarà possibile determinare una svolta, perfino creare una speranza nuova.

Io poi sono fiducioso anche perché colui che mi sta succedendo, Mons. Brollo è  di Tolmezzo. E’  stato Vescovo titolare  di Zuglio, oltre che Ausiliare, e ha sentito già nell’87 il bisogno di alzare la voce, quindi sono convinto che,  come me, ma anche più di me, innamorato della montagna,  di cui è figlio, non si darà pace fino a che la montagna non riuscirà a rivivere.

A proposito di Zuglio, eccellenza, questa Diocesi, che è esistita tanto tempo fa con un Vescovo, appunto, come è stato Mons. Brollo, titolare di Zuglio, non potrebbe rivivacizzare lo spirito, l’identità della Carnia, mettendo in questa sede un  Vescovo permanente, non dico una Curia con il Vicario, ma un personaggio che sia un faro, un punto di riferimento per tutti?

Mettere un Vescovo qui,  probabilmente sarà non facile, anche perché ormai le realtà della Diocesi, comportano,  in questa nuova sfida dell’evangelizzazione, una tale struttura di Uffici Pastorali ecc….Nulla comunque è  impossibile, nemmeno che ci sia un Vescovo ausiliare , che recuperando un passato,  possa, come mi è stato già  suggerito, da un altro Carnico,  si possa insediare  come  a Concordia- Pordenone,  Belluno- Feltre anche a Udine -Zuglio.

  Lei ci dà speranza e ci lascia con speranza . Grazie

 

INTERVISTA  A MONS. CORGNALI - REALIZZATA DA VTC - TELEFRIULI - 17.11.2000 – CONVEGNO SULLA MONTAGNA (int. 88)

Mons. Corgnali, Vicario della cultura, un personaggio molto importante, perché la cultura, riteniamo  sia anche per noi quasi l’unica possibilità di salvezza…Ecco, Lei che è stato  il promotore di questo Convegn,o quali speranze pensa  che  i carnici possano riporre in esso? Soprattutto perché mi pare di aver visto  pochi giovani!

No, io ho visto molti giovani, molto più di quelli che uno si immaginava. E stavo proprio,  siccome ero sul tavolo,  osservando. Ho detto, però, credevo che  questo fosse un argomento più per gente attempata. In realtà e lo si vede anche nel resto che è rimasto qui, in maggioranza sono giovani. Quindi vuol dire che i giovani forse sono quelli che raccoglieranno il ‘testimone della fatica’  di quanti hanno, emigrati, di quanti adesso stanno penando per trovare le strade di un futuro per la montagna, ma quello che ci si aspetta , tornando alla domanda, da questo Convegno è che davvero si ponga mano a quello che diceva il Prof. De Rita. A un progetto, un progetto  che però deve essere coralmente sostenuto. Quando una comunità davvero, questo lo diceva anche il Prof. TELIA,  davvero si mette a progettare insieme qualcosa di nuovo, accade. Secondo me non siamo dei rassegnati perché crediamo che l’inedito sta sempre in agguato nella storia dell’uomo anche l’inedito positivo. Noi siamo sicuri che questo Convegno darà positività, gambe, anche l’attenzione  con cui, quanti hanno responsabilità, per esempio regionale, hanno seguito , come io stesso, e l’hanno dimostrato con la loro presenza richiedendo anche di essere informati sugli esiti e di persone di potere, dibattere, vuol dire che forse non solo per la  Carnia, per la verità, perché questo è un convegno per tutta la montagna, che va, per la nostra diocesi, da Sappada appunto fino alle spoglie dell’Isonzo. Per certo, pero, io penso che noi, finito questo convegno se davvero raccoglieremo quegli indizi positivi ,e sono  stati  molti, disseminati lungo la preparazione, che molti forse trattengono dentro di se,  ma come dire, lo  soffocano con un certo spirito di rassegnazione, se invertiamo questa rotta questa mentalità, ci mettiamo a progettare insieme, noi forse agli abitanti di tutta la  nostra montagna, carnici compresi, potremo dare, direi, una prospettiva  di futuro interessante. La stessa che vedevo, tornando da Venezia con il Prof. De Rita portandolo a Udine. e l’ere l’arc di S. Marc, l’arc di S. Marc per il Friuli è sempre stato un indizio di buon futuro. Io credo che anche per la Carnia e anche per tutti gli abitanti della montagna, per la Carnia più che per altri, perché la Carnia è un sistema antropologicamente parlando, culturalmente parlando ,più omogeneo e anche più vasto, sicuramente c’è un futuro.

Io so che Lei ha una idea particolare sulla Provincia della Carnia. Abbiamo speranze di realizzarla?

Ma io  penso. E qui è stato sibillino l’intervento del Prof. De Rita, ha parlato della necessità di un soggetto. Non ha voluto qualificarlo, probabilmente tenendo conto che  qui non si parlava soltanto di Carnia, ma di Val Canale, Canal del Ferro,  Valli  Del Natisone, Val Torre, ecc. Io sono, non da oggi, convinto, convintissimo, questo è un mio convincimento personale,  non credo di peccare dicendolo, ma  non è stato assolutamente imposto a nessuno, domani si vedrà quello che i delegati vorranno dire , certamente se la Carnia non diventa un soggetto non potrà spendersi, non potrà rendersi visibile, non potrà essere  intercettata come soggetto E’ per questo che si ragiona. Per me la Carnia è   Friuli, ma è Friuli con una sua soggettività, che va salvaguardata e che se non viene  riconosciuta, probabilmente, è come dire, non abbiamo il soggetto “un progetto senza  soggetto” non ha le gambe, ne la testa per poter procedere.

 

INTERVISTA AL PROF. TELLIA - REALIZZATA DA VTC - TELEFRIULI - 17.11.2000 – CONVEGNO SULLA MONTAGNA (int. 89)

Prof. Tellia, Lei è il Segretario del Convegno, di questo Convegno carnico, anche se lei non è carnico , (lui non è solo carnico il Convegno è della montagna) non è solo carnico il Convegno  è della montagna. È un lapsus Vorrei che Lei mi spiegasse,  se ha capito, come penso, quell’ultima cosa molto importante, che ha lanciato anche  una speranza il Prof. De Rita parlando che si può fare una Provincia se è  un soggetto che la chiede. Lei che ha fatto  una indagine anche sulla Carnia e ha pubblicato tutti i risultati, come facciamo a creare questo soggetto?

Il ragionamento di De Rita era leggermente diverso: dicendo  occorre un progetto però per progettare per la montagna ci deve essere un soggetto che lo fa e quindi la ricerca è quale è questo  soggetto. Dove ovviamente per soggetto  si intende un soggetto istituzionale non qualcuno che passa per strada, il Prof.  De Rita  diceva, io non entro nel merito, quali possono essere questi soggetti istituzionali? Può essere la Provincia regionale, può essere un  comprensorio e quant’altro.  Il discorso comunque poneva non tanto l’aspetto della soluzione tecnica, quanto l’esigenza di fondi. In effetti per qualsiasi progetto, ci deve essere qualcuno che lo realizza, questo é dato di fondo, e forse uno degli inconvenienti anche delle occasioni perse con la montagna è stato questo che si sono moltiplicati i soggetti. Cioè se noi andiamo a vedere, facciamo l’elenco delle istituzioni che operano, che fanno  molto spesso la stessa cosa, però senza essere raccordati, troviamo un elenco incredibile. Uno, delle diciamo occasioni mancate della montagna anche con riferimento alle quantità di risorse che avete, è stata proprio questa, una pluralità di soggetti per fare la stessa cosa e quindi essendo  una pluralità di soggetti, doveva necessariamente, anche nel fare le stesse cose, mettersi in concorrenza,  perché altrimenti non giustificava la propria esistenza. Il problema è questo. Anche di fronte a questa opportunità nuove che richiedono gestioni un po’ più complesse, adesso non si tratta più solo di decidere se fare piccoli frutti nella  vallata o in un’altra, ci sono problemi molto più impegnativi che sono poi tra l’altro quelli che  diventano la molla che permette di uscire da questa situazione, o no. Cioè, il salto qualitativo che è richiesto, che si deve fare  e che passa  attraverso la realizzazione di progetti impegnativi. Per esempio quando si parla di costruire dei centri di ricerca   di alto livello, di formazione di alto livello, e così via, che sono una cosa importante, perché attirano anche gente, creano, sono fermento all’interno, sono opportunità per chi risiede, ma hanno anche la grande capacità di attrarre, perchè la gente, anche gli studiosi, si muovono in tutte le parti, non è che preferiscono andare a Milano o no, o … si trasferiscono dove ci sono le opportunità. Per esempio, processi di questo tipo, per essere gestiti richiedono un soggetto in grado di farlo, questo è il nodo. Quindi il problema istituzionale tradotto in termini operativi non è fine a se stesso, Provincia sì, Provincia no, o prestigio che può derivare… No, il problema è questo, Occorre adesso una progettazione molto impegnativa e di alto livello che coinvolge tutta la montagna, perché non è più solo su un intervento specifico, su una parte, e quindi occorre  che ci sia il soggetto in grado di farlo. Se resta  questa situazione con decine e decine di Enti di soggetti e così via, che  rifanno, che si pestano i piedi, perché camminano sullo stesso metro quadro, chiaro che si  perdono solo occasioni e risorse. Ecco questo è il nodo del soggetto,  che deve farsi carico, deve essere il referente, poi l’attuatore, di un progetto si fatto. 

Ho l’impressione che questa Provincia della montagna diciamo o Provincia sperimentale della Carnia, perché si potrebbe anche partire con 28 comuni in Carnia, abbia molte difficoltà a venir fuori perchè la Provincia è elettiva, mentre gli Enti a cui Lei faceva riferimento, sono spartitori. Ecco non vede che avremmo difficoltà, supposto che il soggetto sia proprio la Provincia,  magari  sperimentale della Carmia, a realizzarla?

Ma certo che ci sono difficoltà. Se tutto fosse facile non ci sarebbe ne gusto fare, ne tanto non si farebbe se  una cosa è facile. Certo che non é. Io tengo solo a sottolineare  un aspetto. Le difficoltà in questo caso si superano se un progetto  diventa condiviso,  che non è fatto contro qualcuno o per…ma su una base di chiarezze, obiettivi, che si vogliono raggiungere, ecco questo è . Non immaginiamo, ma vogliamo… ma siccome gli altri… siccome Udine …facciamo noi.  No questo non è il termine.-…si deve creare il massimo di consenso. Il discorso della Provincia  regionale può essere sicuramente una strada  percorribile che passa attraverso… lei giustamente, sì, ha posto un problema; dice, adesso, moltiplicare  gli Enti che cosa significa, significa anche  moltiplicare le occasioni di consenso, moltiplicare  …. Cioè  avere un soggetto elettivo che in un qualche modo assume certe responsabilità,  è chiaro che per certi versi riduce delle opportunità,  però per altre ne  amplifica e ne crea di altre estremamente interessanti Ciò il nodo, tutto il nodo sta qui. Se mi è possibile fare un commento un po’ più ampio ecco direi questo; la richiesta, il discorso istituzionale non deve essere presentato, impostato contro qualcuno, contro qualcosa,  deve essere accompagnato alla realizzazione di un obiettivo e di un progetto, ecco,  allora trova la sua ragion d’essere, trova anche forza e trova anche sostenitori lungo la strada e trova elementi proprio per  controbattere e superare gli ostacoli che inevitabilmente  ci saranno. Ma è pia illusione che si possa fare una cosa così importante, tranquillamente, senza che ci siano ostacoli, senza che ci siano difficoltà  Queste vanno messe in conto 

Grazie professore, auguriamoci che i carnici trovino solidarietà, la solidarietà di un tempo.

Sì i carnici e tutta la montagna, perché aumenta la forza della richiesta.  Nel mentre quanto più coinvolge una realtà  più ampia, tanto più aumenta la forza della richiesta.
 

 

CONVEGNO SULLA MONTAGNA: CJACARADIS… (Int. 90)

Si è svolto nei giorni  17-18-19 Novembre a Tolmezzo il Convegno sui problemi della montagna,  “fortemente” voluto dall’arcivescovo Battisti ed organizzato dal Vicariato della cultura con grande dispendio di intelligenze ed energie. Ho partecipato sia agli incontri, denominati “friulanamente”   Workshop,  che ai gruppi di riflessione e sono a raccontarvi alcune mie impressioni, senza la pretesa che siano degli SPIN-OFF (?),  come si vorrebbe, nel libretto di presentazione del Convegno (pag. 19), ma semplici spunti più che di riflessione, di cronaca.

Casella di testo: Culture cence lenghe
Par curiositât, e ancje par coretece, o ài passât fûr par fûr il numar speciâl che la diocesi di Udin e à mandât fûr su la cunvigne di novembar. No ài podût no inacuargimi che, in 38 pagjnis di test, no si cjate une rie par furlan/cjargnel e par sloven. Come document che al à par finalitât di riscatâ la mont e cun tun scheme, il scheme n.3, che si intitule “Ambito culturale”, o sin ben metûz. 
Pre Beline
Premetto che è mia convinzione che tra il fare ed il non fare è meglio il fare,  cioè  che parlare della montagna è sempre meglio che tacerne e quindi, grazie!  alla Chiesa che ha suscitato un dibattito, molto partecipato e sentito anche a livello politico,  su un problema che non è di oggi.

Sono dell’avviso, tuttavia, che si è persa una occasione per fare qualche cosa che superasse le belle relazioni e gli interventi dei personaggi,   venuti anche da fuori per parlare di problemi molto lontani dalla loro  realtà, come a dire intanto parliamone poi si vedrà. “A rivin chi, a fasin l’ûf come lis gjalinis e po s’in van”.  

Casella di testo: Seno si scolte si fâs retoriche
Su lis cuistions de Cjargne e des monz, l’ultime femenute, l’ultim vieli, l’ultim pastôr o menau, l’ultim atresan, l’ultim plevan al pò sentâsi in catedre e insegnâj al vescul, al vicjari episcopâl pe culture, al sociolic prof. Bruno Tellia segretari gjenerâl de cunvigne e ancjemò di plui al luminâr di Rome incaricât de relazion introdutive, il prof. Josef De Rita, pressident dal Censis. Chei chi a varessin di scoltâ, di intepretâ, di coordenâ ce che la int e à dit, contestât, proponût.
Chest al ûl dî onorâ la int e fâle deventâ protaganiste dal so distin. Fin che no si rive chi, cun dute la passience e il timp che al covente par rompi une sotanance e une rassegnazion che e dure di secui o di simpri, si fâs retoriche o caritât, ma no liberazion e justizie
Pre Beline

INTANT CJACARIN DOPO VEDARIN

Si sono sentite molte idee. Ho seguito diverse relazioni in cui si esaltavano  le possibilità di vivere in montagna, di trovar lavoro  magari telematico via Internet, dimenticandosi la realtà che si trova oggi in Carnia come in val Canale o nelle Valli: collegamenti ad Internet quasi zero virgola, computers uno virgola, spopolamento, invecchiamento, mancanza di servizi, viabilità disastrosa, fisco assurdo, imprenditori che investono altrove…. e si è finito per promuovere due obiettivi  (previsti, con largo anticipo anche dal sito Internet WWW.CJARGNE.NAUTA.IT che  ha seguito criticamente  il Convegno),  cioè la “Provincia regionale della  montagna ed il Vicariato episcopale”.

Tutto il resto sebbene infiorato da ricercate parole e da concetti più che ovvi, non  ha lasciato e non lascerà alcuna traccia ( se non nel libretto che questa volta sarà con la copertina verde e non gialla come quello del 1987), perché ridotto a relazioni, a parole appunto, adatte ad ogni situazione, anche alla Sicilia.

L’enfasi che emerge  nelle cinque pagine dedicate dalla VITA CATTOLICA del 25.11.00,  all’evento, oltre che eccessivo, mi sembra non roboante, ma reboante, che poi è lo stesso. Verificheremo fra qualche mese, o fra qualche anno, prima di elezioni,  e  se non son chiacchere fioriranno!

Il nostro  scetticismo sulla  inutilità di questo convegno resta quasi intatto.

  Casella di testo: Une cunvigne calade dal alt
Pe part laicâl, nol è che o cognossi trop. L’uniche osservazion e jè che si trate, la plui part, di int istituzionalizade e struturalizade. No soi cussì ôc di pensâ che un sindic o un pressident di comunitât montane o un imprenditôr o un sindacalist nol seti competent e nol seti ben cjapâlu dentri tune scomesse che e jè di duc’ e che no podin permetisi esclusions. O dîs che e mancje la base, tal sens di un om, une femine, un zovin, un contadin, un artesan, un muini, un mestri, une persone che di une vite e cîr di judâ la sô int, di onorâ e servî il propi ambient, di tignî dûr in te disgregazion gjenerâl e di proponi e progjetâ tun contest di rassegnazion e di malatie croniche. No si sint la presince des personis plui validis e rapresentavis partint de lôr esperiene concrete. Chei che a puedin puartâ un fregul di sperance contant la lôr fedeltât a la tiere, a la storie e al vanzeli. 

Pre Beline

PARCE’ SPINDI  PAR SAVEI CE CHE GIA’ SI SAVEVE?

Mi chiedo per quale motivo l’organizzazione ecclesiale si è esibita in questa potente, eccellente, capillare, efficienza? 

Perché spendere tanti soldi ( prelevati  dall’otto per mille?) per sapere cose che  già si sapevano o si potevano sapere gratis,  sentendo qualche parroco del posto, o per decidere su cose già stabilite altrove? Certo parlare della montagna è meglio che non parlarne, ma in certi casi può essere usato, il parlare, per ottenere qualche cosa di diverso dalla soluzione dei “problemi  della montagna”!

Cioé si dà l’impressione,  a quella folla di convegnisti, ritrovatisi  in massa, ma non certo rappresentativi dei montanari ( è vero che erano tanti , ma nemmeno il dieci per cento dei Carnici o dei Friulani!),  che quello che  si  è mostrato come conclusione, non era già stato deciso, come è mia convinzione, ma era il  frutto di riflessioni e  accurate relazioni dei volonterosi che per un giorno intero si sono impegnati, appassionatamente, a discutere  su cose che erano sì importanti, ma non pertinenti agli obiettivi calati dall’alto.

 L’impressione, che non è solo mia, è quella che, in realtà, come è già avvenuto in altri  Convegni, la “base” non sia stata ascoltata. Qualcuno addirittura si è lamentato di aver “perso tempo”, come nel precedente, quello ‘politico’, che non finiva con la proposta della Provincia, ma con quella dell’OSSERVATORIO POLITICO FORANIALE: una bella idea che non ha mai visto la luce! Avendo poi sentito diversi partecipanti ai gruppi di lavoro,  ho ricavato l’impressione che pure le relazioni finali contenessero   qualche cosa di predisposto e  predeterminato. Altrimenti non mi spiego come  alcune  proposte ( il Convegno doveva essere  di proposta e non di protesta!)  siano state completamente trascurate dai relatori ufficiali.

“Cjargnei cence Diu”

Mi ven di domandâmi se e àn un Diu in curie o a Udin, cun 108 predis. No puedin vignî fûr cul resonament, scandalôs, che lassù a son in pôs. In seminari no rivin a trente. Epûr e àn siet predis, paris spirtuâi, viceretôrs e sielte di animadôrs. Lis muiniis di Mueç, tant puartadis pe lôr santitât e pe feconditât dal lôr convent, no dome e àn il Signôr in cjase e la Bibie e dut il timp di preâ, ma e àn sigurât il predi ogni dì e i confessôrs ordenaris e straordenaris. Robe che si ripet di âtris bandis. Une vergogne e un scandul tant plui dolorôs se si pense che cun chest implant o varessin la presunzion di frontâ il prossim milenari”.

                                            Pre Beline

 

DIOCESI DELLA CARNIA

Mi riferisco in particolare a tre proposte:

1.     Formazione  di una commissione permanente per i problemi della montagna, con funzioni di verifica e di controllo sull’attuazione della  realizzazione degli eventuali obiettivi che fossero emersi dal Convegno, oltre che  punto di riferimento per “dare voce a chi non ha voce”.

 

2.     Qualora la Provincia della Montagna non dovesse decollare a tempi brevi, far partire           una Provincia autonoma della Carnia, composta anche solo dai 28 comuni carnici, ma aperta ad ogni possibile ampliamento, pur di dare un segnale di cambiamento .

3.     La  Chiesa udinese si impegni a  valutare l’opportunità,  spirituale e umana, per ripristinare la Diocesi di Zuglio o, almeno a valutare la possibilità di un insediamento permanente di un Vescovo ausiliare in Carnia. (L’ultimo Vescovo di Zuglio si trasferì nel 732 a Cividale  ed in seguito, probabilmente nel 744, viene soppressa la Diocesi di Zuglio. Successivamente diventerà Pieve, la prima della Carnia ed una delle più antiche dell’intero Friuli. Ancora oggi è rimasto il titolo “Vescovo di S.Pietro di Zuglio”, anche se virtuale, e viene assegnato ai nuovi Vescovi in attesa di una Diocesi o impegnati in diplomazia. – A.Englaro ‘Storie di Paluce’)

LA GRANDE SFIDA DELLA MONTAGNA

La cosa più curiosa e significativa è che di quest’ultima proposta , già pubblicamente enunciata prima e durante il Convegno, nessun organo di stampa ha dato un qualsiasi riscontro, nemmeno la “Vita Cattolica”. Aggiungo che della diocesi di Zuglio se ne è parlato in diversi  gruppi di lavoro, ma l’argomento anche se, come ha dichiarato il sindaco di Tolmezzo Cuzzi,  “sarebbe un  messaggio fortissimo” è stato  completamente ignorato, sebbene si volesse con esso fare riferimento alla memoria dei fatti e dei luoghi su cui la Chiesa si fonda.

Sarebbe idiota pensare che con un Vescovo in Carnia, ancorchè Santo, si potrebbero dissolvere o risolvere, i nostri problemi! Sarebbe solo un punto di riferimento spirituale e comunitario non indifferente!  Ma anche i simboli, e San Pietro di Zuglio è uno dei pochi rimasti , hanno la loro importanza! Davvero penso che la pieve di  S.Pietro, per tutti noi, ha un significato grandissimo.

Viene da chiedersi: La Chiesa che vuol dare alla  montagna, la Provincia  (e il Vicariato) che cosa dà di suo?

 

ISAL O NO ISAL UN DISLIVEL?

E rischiamo, anzi LORO rischiano  di perdersi ancora  in parole, se non capiscono  che per risolvere il problema della montagna,  e mi riferisco in questo momento alla Carnia, si deve  assolutamente colmare le differenze evidentissime tra un cittadino che vive in montagna e quello che vive in città.

I  Carnici non si piangono affatto addosso, come si usa dire per affrontare il problema  e risolverlo  ricorrendo a pregiudizi che vedono il Carnico rassegnato,  poltrone, ignorante ed infine con caratteristiche “meridionali”! 

Pensate ai costi che una famiglia di Cleulis o di Paularo, deve sostenere per mandare i suoi figli a scuola , rispetto alle famiglie della pianura?

Pensate a quanti,  giovani o meno giovani si  recano ogni giorno a lavorare a Udine, e non per fare gli avvocati o i medici , ed alla fine dell’anno si trovano a presentare  la dichiarazione dei redditi con le stesse modalità di chi va a lavorare davanti alla porta di casa o poco distante?

Pensate a quanto ha perso la Carnia, in contributi dell’ Ue, perché il suo reddito, basso,  unito a quello degli Udinesi e Triestini dà una media più alta della realtà?

“La piéis injustizie e jè chê di tratâ in maniere  compagne int che no jè compagne! (don Milani)”.

Se la Curia e i politici facessero proprio questa formidabile intuizione di don Milani, probabilmente si potrebbe cominciare a fare, un gradino dopo l’altro, qualche piccolo cambiamento.

“VIVERE IN CARNIA SI PUO’ ”

Da questo Convegno francamente non ho capito, perché, uno, dovrebbe rimanere a Montenars a Ligosullo o a Zovello solo, perché “vivere in Carnia si può’ ”, ardito slogan del Convegno, senza avere incentivi che peremino il rimanere in questi posti?

Se la montagna è una risorsa per tutti, non servono i Convegni, passiamo alle vie di fatto, agiamo!

Ora uscirà una bella edizione sugli atti di questo convegno e i curiali, oltre a altri uomini di buona volontà, che hanno speso del loro, si riterranno soddisfatti. Altri no, e fra questi ci sono anche io, soprattutto perché tutto questo movimento ha fatto piovere dall’alto conclusioni e proposte , condite di qualche utopia (lavoro telematico,  traforo della Mauria, Università della Carnia…) senza sapere a chi darle in mano in modo che diventino operative, senza individuare un SOGGETTO che si faccia carico della loro realizzazione.

 

GRAZIE CHIESA, NOI ABBIAMO GIA’ DATO

In conclusione: grazie per la dedizione , le belle parole, l’affetto  dimostrato, ma  la gente, se si continua così, oltre ad essersi già stufata ed a  non credere ai politici, comincerà a  non credere alle parole dei preti, gli unici finora in grado di  lasciare qualche flebile traccia della loro testimonianza, assordati da “un grido muto” che nessun convegno è in grado di ascoltare fin quando non decide e si impegna  per eliminarlo definitivamente.

Une sfide

O dîs une assurditât. Se il vescul di Udin, che al ûl riservâ lis ultimis energjis dal so lunc pontificât a dâur vôs a lis comunitâz mutis de mont, impen di ritirâsi a Tresesim al ves decidût di ritirâsi in tun paisut de Cjargne o de Sclavanie, a tignîur vierte la glesie e impiade la sperance a chei cuatri che a son restâz, al vares fat il plui biel document, e soredut il plui sflandorôs e elocuent, sul so afiet pai ultims.

                                                  Pre Beline  

MA A VOI NON SEMBRA STRANO?

 

Si potrebbe definire  questo Convegno  anche “stravagante”, in quanto un Vescovo, rispettato ed amato, prima di andare in pensione,  indice un Convegno sulla montagna, quasi per tacitare la propria coscienza, per il poco che ha fatto e dato a questa, nonostante  abbia ascoltato il famoso “grido muto”!

Ne vengono fuori, alcune proposte, purtroppo vane, comunque proposte , ma l’Arcivescovo a chi le vuole  “affibbiare”?  Il nuovo Arcivesco mons. Brollo  non è affatto tenuto a recepire le “desiderata” di questo convegno, soprattutto se sarà informato sul modo con cui vi si è addivenuti. Ed allora?

Di fronte a queste considerazioni, marginali e modeste rispetto alle grandi riflessioni del  convegno, io,  (che posso scrivere e pensare soltanto di domenica) resto assai perplesso. E voi?

Le citazioni  sono state tolte da un testo ancora inedito :

“O alci i miei vôi viers lis montagnis”  di pre Antoni Beline

 

 

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