Il convegno sui
problemi della montagna
interventi dal
n. 1 al n. 10
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ANCORA UN CONVEGNO MOLTO
INUTILE
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IL MENU DEL CONVEGNO
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Un gravissimo problema finora eluso.
Carnia: giovani, alcool e dintorni…
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II° INCONTRO DIBATTITO IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO :
AMBITO ECONOMICO
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SILURATO IL CONVEGNO
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UN CONVEGNO PER CHI SA PARLARE E NON SA ASCOLTARE!
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LA PROVINCIA: UNA BATTAGLIA PER LA CARNIA
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REDDITO IGNORATO
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MA DOVE SONO I PRETI?
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Una legittima aspirazione della Carnia.
LA DIOCESI DI ZUGLIO.
Proposta seria o utile provocazione?
ANCORA UN CONVEGNO MOLTO
INUTILE (int. 1)
Dopo ben 13 anni la Chiesa
Udinese ci ripropone un convegno che, pur se non abbiamo la sfera di cristallo,
possiamo prevedere sarà interessante, seguito da tutti gli organi di stampa e
da molti Carnici, ma inutile. Forse una illusione!
Con grande dispendio di forze, energie ed intelligenze, la Curia ha
disinvoltamente predisposto un articolato programma di studio sui problemi della
montagna. E' stato fissato un calendario fitto di incontri che, stando alle
premesse, dovrebbero essere "illuminanti"…e coinvolgenti, potremmo
dire "globalizzanti" per usare un termine di moda, in quanto il nostro
Arcivescovo , vuole che "il grido muto, ma profondo di una gente che si
sente morire" sia ascoltato dalla intera diocesi e si propone di
coinvolgere tutti per "dare voce a chi spesso non ha voce".
Io non sono critico. Sono semplicemente perplesso a risentire le stesse parole
di 13 anni fa. Come si può continuare ad illuderci ignorando che , per fortuna,
nonostante tutto, noi Carnici siamo un po' cambiati. Non migliorati…cambiati!
E' vero che tra il fare e il non fare generalmente è meglio il fare! E' anche
vero che il tempo, i costi, le energie che si spendono per fare "bene"
o "male" una cosa sono quasi uguali.
Proprio per questo mi permetto di criticare un "convegno" motivato
sicuramente da buone intenzioni, ma partito male in quanto si propone di
affrontare il problema della montagna in modo nuovo, ma usando metodi vecchi.
Vi dico, in sintesi, perché questa messa in scena "di potere
ecclesiastico" non mi convince, quasi mi infastidisce!
- La preparazione di questo convegno è partita dalla Curia di Udine, dalla
istituzione, dal potere centrale, senza che i diretti interessati, a cominciare
dai Parroci, fino a quanti operano da anni sul territorio, siano stati
minimamente interessati. (Non mi risulta che al nostro Parroco o al Sindaco di
Paularo, o ad altri sindaci, sia stato chiesto un parere circa questo
"CONVEGNO" sul " cosa e come ed a che scopo? Né, presumo, siano
stati interpellati personaggi che della Carnia conoscono gli anfratti più
reconditi , come un pre Bellina, un don Di Piazza, un Molfetta, un dott. Englaro,
un Vezzi , un qualsiasi Circolo Culturale, un qualunque De Cillia! " ). Non
che questi abbiano delle soluzioni in tasca, ma certo un po' di esperienza sì….
Potevano limitarsi a chiedere , banalmente, se vi sono ancora speranze, futuro,
orizzonti per la Carnia, e riferire le loro risposte, per rendersi conto che si
poteva risparmiare un convegno!
Possibile che l'Arcivescovo ed i suoi Accoliti, parola che uso per la prima
volta e che mai mi è sembrata più appropriata, pensino di tranquillizzarci ,
di imbonirci ancora, profondendo pie e obsolete meditazioni sugli aspetti
patologici della nostra Carnia , con soluzioni già da anni nelle nostre teste e
nei nostri desideri? Queste persone, quelle che hanno udito "il grido muto,
ma profondo di una gente che si sente morire" sono certe che con il
"WORKSHOP" in preparazione del convegno, si potranno trovare degli
"SPIN-OFF", come è molto ben spiegato nella speciale pubblicazione
approntata dagli esperti di Udine?
Noi abbiamo girato il mondo senza "SPIN-OFF"! Sappiamo di che cosa
abbiamo bisogno per riuscire a cambiare senza aspettare i WORKSHOP clericali,
ripetitivi, tristi ed avvilenti.
E' poi incredibile che si programmi un convegno per stabilire quello che è già
stabilito sia la soluzione per "salvarci". Se leggete il programma
capirete che tutte le risposte dei volonterosi partecipanti ai raduni foraniali,
sono già previste e programmate al punto che nessuno verrà fuori a chiedere la
"DIOCESI " della Carnia, ma la "provincia" della Carnia,
sì. Questo modo anomalo di far politica mi irrita, come mi irriterebbe se la
Politica si mettesse a discutere di aborto o di etica.
-Ecco la mia seconda perplessità. Noi sappiamo quello che ci servirebbe per far
cambiare le cose in Carnia, ma non troviamo chi sostenga i nostri progetti.
Anche da noi si fa politica partitica da sempre. Prima con la DC ora con i DS.
Non riusciamo ad uscirne, perché come scriveva Alfio Englaro: "siamo
l'autentico parente povero di cui ci si vergogna e che si cerca di
nascondere". Nell' encomiabile libretto di presentazione del convegno si
citano svariati dati desunti dai censimenti. Non si fa minimamente cenno, né al
reddito pro capite dei Carnici, né alla possibile Diocesi della Carnia…Sarà
ancora una volta un convegno partecipato che avrà, per dirla col gergo che
piace ai curiali, molto "SHARE", ma poco "APPEAL". Une buje
ta l'aghe! Nel parlarvi ho mescolato diverse cose. Senza scrupoli, senza
concedere nulla alle buone intenzioni che sicuramente ci sono in quegli uomini
che stanno preparando questo favoloso convegno sui problemi della Carnia…anche
se non ci posso credere che sia vero!
IL MENU DEL CONVEGNO
(int. 2)
"LA VITA CATTOLICA" del 30/IX,
nella cronaca 'speciale Convegno', riferisce gli interventi negli incontri
foraniali.
In quello di Tolmezzo, ove eravamo assieme ad oltre 300 persone, hanno parlato
diversi. "LA VITA CATTOLICA" ha riferito solo gli interventi
di politici: sindaci, consiglieri regionali ed affini, ignorando del tutto
quelli pur numerosi, dei laici.
LA COSA PUZZA GIA'..........
Avete altre opinioni?
Continua la preparazione del "Convegno Diocesano sui problemi della
montagna" e su cui voglio ancora attirare la vostra attenzione, non per
spirito critico o per voglia di contraddire, ma per interrogarmi assieme a voi
su questo modo, un po' fastidioso, di voler farci digerire tutto o di tutto:
perfino che "la Carnia ha un futuro"!.
Hanno, i curiali di Udine, predisposto un programma perfetto, lodevole perfino.
Ci sono ben definiti "ambiti di lavoro e schede di riflessione". Per
ogni ambito sono state formulate delle coerenti domande che dovrebbero servire
per il WORKSHOP (scritto proprio così!) finalizzati ad ottenere degli "SPIN-OFF"
per cambiare la situazione attuale.
Perché complicare le cose?
Perché programmare un convegno dove già tutto è stabilito, perfino la
"Provincia della Montagna", su cui relazioneranno i proff. De Rita e
Tellia, ben più esperti dei nostri problemi di don Di Piazza, Del prof. Gri,
del dott. Ferigo, Englaro, perfino del maestro Molfetta e di pre Bellina
censurato nel giubileo del 2000?
L'istituzione impone i suoi uomini. Non oso dire che sono prepotenti, ma poco ci
manca!
Davvero non mi so dare una risposta, soprattutto perché non riesco nemmeno ad
immaginare che tutto questo "evento" sia mosso da seconde intenzioni.
Mi permetto di suggerire a tutti questi "operatori pastorali" (roubes
di maz!), di puntare al concreto senza stare a parlarsi addosso. La Carnia certo
non si salva da sola! Ci sono poche cose che si possono volere assieme per
aiutarla.
Vi faccio un elenco pratico anche per rispondere a quanti mi rimproverano di non
essere propositivo:
- Facciamo la provincia o il distretto o come si vorrà chiamare, in modo che si
riesca ad individuare quanto la Carnia sia diversa come reddito dal Friuli (là
25 milioni annui, qui appena 12 milioni!);
- Di conseguenza sarebbe opportuno agevolare chi va a produrre reddito fuori
zona…se uno va a lavorare a UD rispetto a chi lavora ad UD non ha
assolutamente alcuna agevolazione, anzi è penalizzato.
- Aboliamo le tariffe autostradali : Da Tolmezzo ad UD si pagano fra andata e
ritorno, ben 9500 lire. Da Tarvisio ben 21000!
- Aboliamo gli scatti telefonici per le telefonate agli uffici pubblici. Ogni
informazione per non incorrere in tremende sanzioni, costa un patrimonio e a
nessuno gliene importa
- Agevoliamo chi "intraprende" in Carnia. Se si vuole che la gente
resti qui dobbiamo dare motivazioni, soprattutto economiche, a restare qui.
Dobbiamo incentivare i piccoli esercizi, le osterie, le ferramenta, le
macellerie, non costringendole a sperperare milioni per farsi fare la
contabilità dal commercialista…
Se la Chiesa non capisce questo è meglio che stia zitta, se in vece vuol
parlare si attivi per realizzare quei piccoli benefici fiscali che hanno il loro
peso.
Devo dare atto di una intervista apparsa sul settimanale diocesano, dove si
evidenzia che la nostra collettività è costretta a pagare un sovrapprezzo
sulla energia elettrica , assurdo ed ingiusto.
Noi, grazie alla cooperativa SECAB, siamo produttori in proprio, di energia
elettrica. Dobbiamo tuttavia pagare un balzello di oltre 2 miliardi per quanti
producono tale energia non con l'acqua, ma con il petrolio. Si chiama :
"sovrapprezzo termico". Mi verrebbe da chiamare sovrapprezzo sulla
buona volontà!…
Per concludere… se proprio questo Convegno vuole agire per il bene della
Carnia si attivi per ripristinare la Diocesi di Zuglio, altrimenti come sostiene
l'amico Englaro. " non giovano alcunchè i vari Convegni sulla Montagna che
la Chiesa organizza con lodevole (ma vano) intento di salvarla.
Credo che noi Carnici abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a recuperare o a
custodire quella dignità, o fierezza, che hanno sostenuto i nostri genitori
quando affrontavano il mondo, con buona volontà e mestiere.
Sono sicuro di non dire cose stravaganti, ma di trovarvi unanimemente
consenzienti.
Ma me in quel convegno non mi faranno parlare!
Un gravissimo problema finora eluso
Carnia: giovani, alcool e dintorni… (int. 3)
Sono stati resi noti i risultati di una indagine riguardante le
tossicodipen-denze, svolta tra ben 800 ragazzi delle Scuole Medie Inferiori e
Superiori della Carnia. Questa inchiesta è stata effettuata dal Dipartimento
Dipen-denze della ASS n 3 "Alto Friuli". Il quadro che ne risulta è
allucinante:
|
22 %
|
VIVE IN FAMIGLIE CON PROBLEMI DI ALCOOL
|
41 %
|
BEVE SOLITAMENTE SUPERALCOLICI
|
62 %
|
BEVE SOLITAMENTE BIRRA
|
30 %
|
HA GIA' AVUTO UNA UBRIACATURA
|
Mentre negli ultimi 20 anni il consumo di alcol si è ridotto del 34 % tra
adulti, tra i giovani invece va sempre più diffondendosi l'uso di alcolici e
superalcolici, spesso associati all'assunzione di droghe sintetiche, come
l'ecstasy, che avviene di con-suetudine nelle discoteche al sabato sera. I
consumatori di birra sono numerosis-simi: nelle Scuole Medie Superiori della
Carnia ben il 62 % degli studenti beve bir-ra e tra questi il 74% sono maschi ed
il 49% femmine. Nelle Scuole Medie Inferio-ri il 50% beve birra (di questi il
62% sono maschi ed il 39% femmine). Inoltre i superalcolici sono consumati dal
41 % degli studenti medi superiori mentre il vino viene bevuto dal 35%. Nelle
Scuole Medie Inferiori invece, il 24 % beve vino ed il 14% superalcolici.
|
21 %
|
FUMA NELLE MEDIE INFERIORI.
|
38 %
|
FUMA NELLE MEDIE SUPERIORI.
|
10 %
|
HA INALATO TRIELINA, GAS O BENZINA.
|
5,6 %
|
USA TRANQUILLANTI (NELLE MEDIE SUPERIORI)
|
Come si vede anche il fumo costituisce una tossicodipendenza che si apprende
in famiglia. Infatti 4 studenti su 5 affermano di aver imparato a fumare in
famiglia. Già in 3° media 1 ragazzo su 5 fuma abitualmente. In 2° superiore
ben il 37% dei ragazzi fuma abitualmente. Nel 5% dei casi i ragazzi hanno
iniziato a fumare tra gli 8 e i 10 anni; il 32 % ha iniziato tra 11 e 13 anni;
il 63% tra 14 e 16 anni. Fuma chi non ha un buon rapporto con i genitori o con
la scuola; coloro che invece presenta-no un rapporto positivo con la famiglia,
non fumano.
Tra gli studenti carnici, il 5,6 % usa tranquillanti; il 72% avrebbe assunto
psico-farmaci su prescrizione medica, mentre il 21 % ne avrebbe assunto
spontanea-mente per rilassarsi. Altro fatto inquietante: ben "uno su
dieci" tra gli studenti delle Scuole Superiori avrebbe inalato trielina o
benzina o gas (dette "droghe dei pove-ri") a scopo eccitante,
ignorando la reale pericolosità di tali sostanze, e solamente per il gusto di
"provare" nuove emozioni.
Un quadro allarmante e pericoloso che sta minando alle basi la futura società
di domani, la quale potrebbe ritrovarsi non solo senza una classe dirigente
adeguata-mente preparata, ma anche priva di individui in grado di riconoscere e
quindi di tramandare la propria identità socio-culturale alla generazioni
future.
La Chiesa locale come si pone di fronte a questi problemi?
II° INCONTRO DIBATTITO IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO :
AMBITO ECONOMICO (int. 4)
Lunedì 9 ottobre (ore 20)
Pontebba, Cinema-Teatro italia (piazza Garibaldi)
Flavio Presacco, preside della Facoltà di Economia presso l'Università di
Udine
Carlo Alberto De Toni, economista, Università di Udine
Sandro Della Mea, imprenditore (Chiusaforte)
Daniele Gortan, già presidente di "Montagna Leader" (Udine)
Michele Mizzaro, segretario di zona Coldiretti Tolmezzo (Verzegnis)
Moderatore : Sergio Tamburlini, presidente regionale Ucin (Unione cristiana
imprenditori e dirigenti) (Udine)
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Tutti gli interventi saranno riferiti in modo anonimo.
Anche se potrà sembrare a qualcuno non corretto, ma "contra potente,
contra torrente, contra cappello a 3 vente, nulla faciente". Non si sa
mai...quantunque il cappello, detto quadrato, sia scomparso, non é scomparso il
potere che sotto quel singolare copricapo si celava.
"Che int li al é mior no vele cuintri!". Ne sa qualche cosa uno che
ha scritto un libro con un titolo singolare: "La fabriche dai predis"
improvvisamente scomparso dalle librerie friulane. Per inciso l'autore é
vissuto per molto tempo in Carnia, lo si potrebbe definire un esperto. Ignorato
da tutti.
SILURATO IL CONVEGNO (int. 5)
Spesso le parole sono usate come bombe!
Così : " MONTAGNA, UN 'SILURO' AL CONVEGNO",
titolava il "Gazzettino" del 27/IX/00 che riferiva alcune reazioni sul
convegno di cui stiamo parlando in questo collegamento.
Perché questa ostilità?
Con la parola si possono confezionare bombe, siluri e retorica, di questa ultima
ne abbiamo e ne avremo degli esempi fino a quando finirà questo Convegno, il 19
Novembre, illuminati dalle competenti relazioni dei proff. De Rita e Tellia,
entrambi notissimi conoscitori della cultura e delle usanze, tradizioni,
problematiche carniche.
Questi due sono gli esperti che la nostra chiesa, quella che non ci vuole dare
la Diocesi della Carnia, ci dispensa per risolvere i nostri problemi e
"dare voce a chi non ha voce".
Io penso che nell'ìnsieme questa cosa montata con molta presunzione si riveli
più che un siluro una commestibile frittata.
UN CONVEGNO PER CHI SA PARLARE E NON SA ASCOLTARE! (int. 6)
Seguito da un folto pubblico di carnici, pazienti ed attenti, l'incontro di
Ovaro ha permesso agli uomini andati fin lassù per sentire "IL GRIDO MUTO,
MA PROFONDO DI UNA GENTE CHE SI SENTE MORIRE" di sentire ben poco!
I relatori bravi e preparati, ma troppi e troppo poco sintetici, hanno dato
spazio notevole al parlare e quasi nessuno all'ascoltare. Anche in Chiesa a
parlare é solo uno... Quante prediche inutili!
Quanti inutili Convegni.
LA PROVINCIA: UNA BATTAGLIA PER LA CARNIA (int. 7)
Perché non dare visibilità a quel "unicum", cioè alla originalità
e singolarità che è la Carnia, qualcuno ha detto nel Convegno "voluta da
Dio"?
Perché non insistere per creare una forza politica in grado di esprimere un
governo "univoco" per la Carnia? Una provincia veramente autonoma,
come quella di Bolzano o di Trento?
Se noi siamo ed abbiamo la coscienza di essere una minoranza in estinzione,
perché non esigere la tutela riservata dalla costituzione alle minoranze, cioè
a quelle popolazioni a rischio di scomparire?
Se non ci vogliono tutelare, né economicamente, né fiscalmente (un negozio di
alimentari di Paularo o di Paluzza ha le stesse incombenze di un supermercato di
Udine o anche di Tolmezzo, l'osteria, quella che ancora è rimasta aperta, è
trattata come l'affollato bar del grande centro… e così potremmo parlare
della farmacia, della latteria, della macelleria o di altro, per finire alla
scuola: pochi bambini niente scuola!) che cosa ci vengono a raccontare i
politici o i preti?
Chi può evidenziare il nostro disagio e dargli valenza e visibilità?
Chi può soddisfare quanti vogliono restare in Carnia nonostante tutto?
Abbiamo una lingua che è lo "specchio di un popolo" scrisse Pasolini,
chi ci può far ritrovare il gusto di parlarla?
Perché molti di noi sono condannati a vivere, a "strussiasci e a
murî", dove non sono, né nati, né cresciuti : a Tolmezzo come a Udine,
come altrove?
Io figlio di emigrante, nato in Carnia e vissuto altrove , non mi vergogno a
dirvi che proprio non mi interessa di essere italiano, anzi mi disturba, mi dà
perfino fastidio, perché l'Italia che io conosco è quella che conosco
attraverso lo stato, è quella che mi chiede in continuo, quella cui non è mai
interessato che mio padre se ne sia andato all'estero , è quella cui non
interessa che io, carnico, debba vivere altrove!
Scriveva molti anni fa Fausto Schiavi: "Questa è la realtà: in montagna
non resta nemmeno la speranza…devo ricordarvi che la maggior parte delle Alpi
- e la montagna friulana è in essa compresa, non è come si ritiene
erroneamente in Italia, ma in Jugoslavia, in Austria, In Germania e in Svizzera:
ed è da queste quattro nazioni che noi dobbiamo imparare, non da un Paese
(l'Italia) che di montagna non capisce niente tanto che l'ha lasciata nel più
completo abbandono".
In Svizzera i contadini sono pagati per stare in montagna. Il latte prodotto
lassù è pagato molto di più e chi va a lavorare a valle ha degli incentivi
per non abbandonare il paese.
Possibile che chi parte da Cleulis e va a lavorare ogni giorno ad Udine debba
pagare le stesse medesime tasse di chi invece ad Udine vive e lavora? Anche
quello di Cleulis, prima o dopo si sistemerà ad Udine o a Tolmezzo, e sarà
ancora uno in meno!
Davvero abbiamo bisogno di una struttura che dia visibilità e concretezza a
questi nostri pensieri! Ma a chi rivolgere le nostre richieste o quelle che
usciranno dal Convegno sulla montagna, promosso dalla Diocesi?
Ai politici? Ai giornali? A Radio spazio 103?
Se non si farà avanti qualcuno, fatalmente, finiremo per piangerci addosso.
REDDITO IGNORATO (int. 8)
I DATI SEGUENTI NON SONO STATI RITENUTI SIGNIFICATIVI
DAL COMITATO DEI 30 CHE CI VERRANNO A PARLARE DELLA MONTAGNA
REDDITO MEDIO "PRO CAPITE 1998" DEI 28 COMUNI DELLA CARNIA
NELLA CLASSIFICA DEI 137 COMUNI DELLA PROVINCIA DI UDINE
4°
|
SAURIS
|
26.540.000
|
|
95°
|
ZUGLIO
|
16.150.000
|
8°
|
TOLMEZZO
|
24.030.000
|
|
101°
|
VERZEGNIS
|
15.670.000
|
10°
|
VILLA SANTINA
|
23.880.000
|
|
109°
|
ENEMONZO
|
14.820.000
|
31°
|
AMARO
|
20.701.000
|
|
114°
|
ARTA TERME
|
14.010.000
|
33°
|
COMEGLIANS
|
20.640.000
|
|
115°
|
PALUZZA
|
13.880.000
|
41°
|
FORNI SOTTO
|
19.850.000
|
|
119°
|
FORNI SOPRA
|
13.340.000
|
56°
|
OVARO
|
18.970.000
|
|
120°
|
PAULARO
|
13.100.000
|
67°
|
RIGOLATO
|
18.230.000
|
|
121°
|
LAUCO
|
13.070.000
|
69°
|
AMPEZZO
|
18.160.000
|
|
123°
|
SOCCHIEVE
|
12.780.000
|
76°
|
PRATO CARNICO
|
17.500.000
|
|
125°
|
CAVAZZO C.
|
12.650.000
|
83°
|
SUTRIO
|
17.220.000
|
|
128°
|
TREPPO C.
|
12.120.000
|
84°
|
CERCIVENTO
|
17.200.000
|
|
129°
|
RAVEO
|
11.820-000
|
93°
|
FORNI AVOLTRI
|
16.300.000
|
|
131°
|
LIGOSULLO
|
11.140.000
|
94°
|
RAVASCLETTO
|
16.220.000
|
|
132°
|
PREONE
|
10.890.000
|
Mentre il reddito medio annuo della Provincia di Udine é di L. 25.590.000
pro capite, in Carnia il reddito medio pro-capite é stato di neppure 16.000.000
di lire. Come si vede, la settentrionale Carnia rappresenta bene il
"meridione" dell'Arcidiocesi e della Provincia di Udine, e forse
dell'intero Nord Italia.
MA DOVE SONO I PRETI? (int. 9)
I recenti fatti relativi all'avvicendamento dei parroci in Carnia e il loro
precario stato di salute, ci ha indotto a compiere una ricerca proprio
sull'anagrafe dei sacerdoti della Diocesi di Udine, di cui fa parte anche la
Carnia. I dati sono i seguenti:
ARCIDIOCESI DI UDINE
Sacerdoti totali 447
Preti in servizio in Diocesi
|
338
|
Preti pensionati e invalidi
|
68
|
Preti in servizio fuori diocesi
|
41
|
A loro volta i preti in servizio permanente in Diocesi presentano queste
caratteristiche:
31
|
Hanno superato i 75 anni di età
|
84
|
Curano 2 o più parrocchie
|
32
|
Hanno incarichi di IRC o altri compiti
|
12
|
Sono parroci in solidum (aggregati)
|
7
|
Sono parroci extra diocesani o religiosi
|
14
|
Sono Vicari o cappellani
|
7
|
Sono Vicari extradiocesani
|
16
|
Sono Cappellani ospedalieri o in Case di Rip.
|
8
|
Sono in Seminario a tempo pieno
|
10
|
Sono impegnati in Uffici amministrativi
|
7
|
Sono impegnati in Istituti educativi o assist.
|
2
|
Sono a disposizione (Oblati)
|
Ora vediamo qual è la età dei preti friulani
18 (pari al 4,0 %)
|
Tra 25 e 39 anni
|
44 (pari al 9,8%)
|
Tra 40 e 49 anni
|
108 (pari al 24%)
|
Tra 50 e 59 anni
|
120 (pari al 26%)
|
Tra 60 e 69 anni
|
93 (pari al 21%)
|
Tra 70 e 79 anni
|
64 (pari al 14%)
|
Dagli 80 anni in su
|
Come appare da questi dati, ben 277 preti (pari al 62%) hanno già superato i 60
anni. Anzi 157 sacerdoti (pari al 35%) hanno già superato i 70 anni. I preti
che hanno meno di 60 anni sono solo 170 (pari al 38%). Di questi ultimi, solo
148 svolgono il loro compito entro la Diocesi, gli altri 22 sono impegnati fuori
diocesi. L'età media dei sacerdoti è quindi di 63,9 anni. L'arcivescovo
Alfredo Battisti, essendo nato il 17 gennaio 1925, ha superato i 75 anni e ha
già rassegnato le dimissioni, dopo ben 28 anni di episcopato udinese. Presto vi
sarà un rapido avvicendamento anche ai vertici della Chiesa Friulana, con un
nuovo vescovo che è già in pectore in Vaticano ma il cui nome tarda ancora ad
arrivare.
Con queste cifre dunque non sarà più possibile garantire neppure un prete per
ogni comune, ma presto si affaccerà l'ipotesi di un prete per ogni vallata. A
Udine ci sono chiese e parrocchie in ogni quartiere o in ogni importante strada,
egregiamente servite da autobus di linea che passano ogni 5 minuti: l'unico
problema è semmai l'imbarazzo della scelta di dove andare a sentire messa. A
Udine, in una domenica qualunque (quando la città è peraltro semivuota per i
week-end dei cittadini) si celebrano mediamente 140 messe, senza contare quelle
veloci e contemporanee del Santuario della Madonna delle Grazie. Se davvero
nella Chiesa vi è fraternità e solidarietà e non si vuole ricacciare le Valli
della Carnia nuovamente verso il culto celtico del dio Beleno, occorre che le
forze ancora giovani e vitali della Chiesa vengano mobilizzate verso la Montagna
vera, quella delle Valli, già abbandonata dallo Stato. La Chiesa deve dare un
colpo d'ala e volare più alto, da dove solo è possibile individuare tutte le
problematiche e le sofferenze del popolo più emarginato.
Una legittima aspirazione della Carnia
LA DIOCESI DI ZUGLIO
Proposta seria o utile provocazione? (int. 10)
Solitamente, noi siamo abituati a pensare ad una Diocesi che coincida
grossomodo con i confini di una Provincia e diamo per scontato che, salvo
rarissime eccezioni, vi sia un Vescovo per ogni provincia, come accade ad
esempio nel Friuli-VG, dove a 4 provincie corrispondono sostanzialmente 4
diocesi. Ecco invece qual è la geografia ecclesiastica italiana:
REGIONE
|
Abitanti
|
Provincie
|
Diocesi
|
ABRUZZO
|
1.200.000
|
4
|
7
|
BASILICATA
|
600.000
|
2
|
6
|
CALABRIA
|
2.000.000
|
5
|
12
|
CAMPANIA
|
5.400.000
|
5
|
25
|
EMILIA
|
3.900.000
|
9
|
15
|
LAZIO
|
5.000.000
|
5
|
20
|
LIGURIA
|
1.670.000
|
4
|
7
|
LOMBARDIA
|
8.900.000
|
11
|
10
|
MARCHE
|
1.400.000
|
4
|
13
|
MOLISE
|
300.000
|
2
|
4
|
PIEMONTE
|
4.300.000
|
8
|
17
|
PUGLIA
|
4.000.000
|
5
|
19
|
SARDEGNA
|
1.600.000
|
5
|
10
|
SICILIA
|
5.000.000
|
9
|
18
|
TOSCANA
|
3.500.000
|
10
|
18
|
UMBRIA
|
800.000
|
2
|
8
|
VALLE AOSTA
|
120.000
|
1
|
1
|
FRIULI V.G.
|
1.250.000
|
4
|
4
|
VENETO
|
4.400.000
|
7
|
9
|
TRENTINO-A.A
|
900.000
|
2
|
2
|
Queste vistose anomalie della geografia ecclesiastica centro-meridionale
vengono giustificate con la millenaria tradizione cristiana che in quelle terre
aveva costituito durante il Medio Evo una miriade di minuscoli vescovadi tuttora
esistenti ed oggi per nulla intenzionati ad accettare ragionevoli
semplificazioni e accorpamenti. Una tale sovrannumeraria presenza di vescovi nel
centro-sud si ripercuote conseguentemente in tutte le organizzazioni della CEI,
e stimola confronti.
Analizziamo ora più da vicino le Diocesi della regione
FVG:
Diocesi
|
Kmq
|
Abitanti
|
Parrocchie
|
Preti
|
TRIESTE
|
134
|
260.000
|
60
|
107
|
GORIZIA
|
1.030
|
180.000
|
90
|
123
|
CONCORDIA-PORDENONE
|
2.675
|
340.000
|
188
|
281
|
UDINE
|
4.726
|
488.000
|
373
|
419
|
(Annuario Pontificio 1999)
L’ Arcidiocesi di Udine,
con i suoi 488.245 abitanti ed il suo vastissimo
territorio (Kmq 4.726) che va
dalle Alpi al mare (da Sappada a Lignano Sabbiadoro vi è una distanza di km 156
con percorrenza automobilistica di h 2, 35’), è tra le grandi diocesi
italiane per abitanti, ed è la terza per
estensione della superficie (dopo le due Macro-diocesi montagnose del
Trentino-Sud Tirolo, vaste sì, ma omogenee sia economicamente che
orograficamente). La Diocesi di Milano pur avendo oltre 5 milioni di abitanti,
ha una estensione minore (Kmq 4.243) e ben 7 vescovi ausiliari, oltre al
cardinale arcivescovo.
L’Arcivescovo
di Udine, seppure animato da buona volontà, non riesce più fisicamente a
svolgere il suo ministero pastorale nelle 373 parrocchie in maniera adeguata,
incisiva e capillare (come invece possono fare altri vescovi, il cui territorio
è più limitato e omogeneo sia demograficamente che economicamente). Il vescovo
di Udine è quasi costretto a trascurare
le realtà più periferiche ed emarginate, la Montagna, che risente
ovviamente di questa situazione di oggettivo abbandono nella quale si ritrova
pure il clero, spesso solo e demotivato, volendo usare degli eufemismi. E
ricordiamo che il vescovo è il parroco
dei preti, come bene sintetizzava un vecchio sacerdote. Alcune parrocchie
della Carnia non vedevano il vescovo da alcuni lustri!
Aspetti storici
-
L’evangelizzazione di Aquileia, pur in assenza di sicuri documenti
relativi ai primi due secoli che la confermino, avviene verosimilmente per opera
dell’apostolo ed evangelista Marco (“interpres Petri”, interprete e
scrivano di Pietro): lo attesta indirettamente anche San Paolino di Aquileia in
un suo famoso Inno in onore di S. Marco (“Iam nunc per omne”), in cui dice
nella 5° strofa “Sic a beato Petro missu…” riferendosi appunto a S. Marco
evangelizzatore di Aquileia, inviato da Pietro. Il Cristianesimo raggiunge poi,
attraverso la via Julia Augusta, anche il municipium di Forum Julium Carnicum, fondato (da Giulio Cesare?) verso il 50.
a.C., la cui giurisdizione territoriale,
“agro”, è limitata a nord dalle Alpi, a est dal fiume Torre, a sud
dalle colline moreniche e ad ovest comprende il Cadore. Presso Alleghe, a
settentrione del monte Civetta, sono state rinvenute, nel 1938, tre iscrizioni
confinarie incise su roccia. La prima fu scoperta sul versante sud-orientale del
monte Codai e la seconda sul versante settentrionale; recano il seguente testo:
FIN(es)/ BEL(lunatorum) JUL(iensium). La terza iscrizione, su una parete del
monte Fernazza, era in due righe ma vi è rimasta una tenue traccia così
ricostruita: FIN(es) (I)V (I.Bellunatorum).
La interpretazione di E Ghislanzoni è univoca: questi territori facevano parte
dell’agro di Julium Carnicum (V. Dreosto, Autonomia e sottomissione in Friuli,
Del Bianco 1997).
-
il primo vescovo di Forum Julium Carnicum (Zuglio) ricordato fin dal
490 è un certo Januario. E’ tempo di invasioni barbariche (Unni, Vandali,
Ostrogoti…) e il potere romano già in forte declino, è ormai caduto. Unico
punto di riferimento resta il vescovo, la cui giurisdizione episcopale ricalca l’antico “agro” romano
municipale di Forum Julium Carnicum (vedi sopra).
-
Nel 576 il vescovo di Zuglio, Massenzio, è
citato tra i vescovi partecipanti al Concilio di Grado e nel 589 lo
ritroviamo al Sinodo di Merano.
-
Sotto il dominio longobardo, il
vescovo
di Zuglio Fidenzio, si trasferisce nella capitale longobarda del Friuli, Civitas
Austriae (poi chiamata Cividale), sia perché Zuglio sta attraversando un
periodo di decadenza ed è pericolosamente esposta a nuove invasione da Nord,
sia perché il Duca longobardo desidera un vescovo residente nella sua capitale.
-
Nel 732, il vescovo di Zuglio
Amatore (suffraganeo del Patriarca di Aquileia), che risiede sempre in Civitas
Austriae, viene da lì cacciato dal
Patriarca stesso, Callisto, che trasferisce definitivamente la sua residenza
patriarcale dalla modesta Cormones alla fiorente Civitas Austriae, capitale del
Ducato. Il duca longobardo Pemmone però si oppone a questo sopruso del
Patriarca nei confronti del vescovo zugliese Amatore e lo imprigiona nel
castello di Duino da dove “lo voleva gettare in mare” (Paolo Diacono,
“Historia Langobardorum”, VI: 51). Il re longobardo Liutprando però non
accetta il comportamento del suo Duca nei confronti del Patriarca e interviene
liberando il suo amico Callisto Patriarca; destituisce Pemmone e assegna il
Ducato del Friuli al di lui figlio Ratchis.
-
A seguito di ciò, non si parla più di un vescovo di Zuglio; nel
744
viene probabilmente soppressa la Diocesi
di Zuglio (il cui territorio corrispondeva sempre all’antico “agro”
romano di Julium Carnicum) che viene inglobata nella grande Diocesi di Aquileia,
il cui Patriarcato (unione di più
diocesi suffraganee o soggette) è già vastissimo, comprendendo le seguenti
regioni: Venezie ed Istria, i due Norici, la Rezia Seconda e la Pannonia
superiore. Il Patriarcato di Aquileia si estendeva quindi a mezzodì sino al Po
ed al mare Adriatico; ad occidente fino al corso dell’Adige (inglobando anche
il vescovado di Como); a nord fino al Danubio che era il confine settentrionale
sino a Lorch (Lauriacum); all’oriente comprendeva tutto il terreno montuoso
dell’Austria, della Stiria e della Carniola sino al Quarnaro. (Pio Paschini,
“San Paolino Patriarca e la Chiesa Aquileiese alla fine del sec. VIII”,
Udine 1906).
-
La Diocesi di Zuglio cessa pertanto di esistere più per motivazioni
di carattere politico che per
necessità pastorali. Il vescovado di Zuglio viene trasformato in Prepositura,
con un Capitolo di 8 canonici guidati dal Preposito, al quale vengono lasciati
alcuni diritti “vescovili”, tra cui il diritto di “placito”(tribunale
per controversie ecclesiastiche).
-
Successivamente la chiesa cattedrale di S. Pietro di Zuglio (sede
della cattedra vescovile) diventerà Pieve
(la prima della Carnia ed una delle più antiche dell’intero Friuli) cioè
centro propulsore di cultura e di vita cristiana, dalla quale origineranno poi
altre chiese filiali (Paluzza, Sutrio, Piano, Rivalpo-Valle, Cadunea, Cedarchis
e Fielis).
-
Il 6 luglio 1751, con la
bolla papale “Injuncta nobis”, Benedetto XIV, su evidenti pressioni di
Venezia e della Casa d’Austria, sopprime
la Diocesi (ed il Patriarcato) di Aquileia e istituisce due Arcivescovadi di
pari dignità: quello di Udine (con le diocesi suffraganee di Feltre-Belluno,
Capodistria, Ceneda, Cittanova, Concordia, Padova, Pola, Treviso, Verona e
Vicenza) resta sotto il Dominio di Venezia; quello di Gorizia (con le diocesi
suffraganee di Como, Pedena, Trento e Trieste) sotto l’Austria. Il territorio
della antica Diocesi di Zuglio rimane parte integrante della Arcidiocesi di
Udine.
Aspetti socio-economici
Vi sono in
effetti anche motivazioni di tipo socio-economico che orienterebbero verso un
processo di “visibilizzazione” della Carnia. Questa particolare realtà
montuosa, avente caratteristiche peculiari, all’interno della vasta
Arcidiocesi Udinese (e della stessa Provincia di Udine), viene ora
“nascosta” (AUTENTICO PARENTE POVERO DI CUI CI SI VERGOGNA E CHE SI CERCA IN
TUTTI I MODI DI OCCULTARE) e confusa nel vasto territorio friulano, che presenta
zone estremamente disomogenee dal punto di vista socio-economico. Per
immediatamente comprendere la situazione di questo parente povero, la Carnia,
rispetto alla Provincia di Udine, è sufficiente scorrere i dati del
reddito medio pro capite 1998, dei 28
comuni di Carnia all’interno dei 137
Comuni della provincia:
4°
|
SAURIS
|
26.540.000
|
|
95°
|
ZUGLIO
|
16.150.000
|
8°
|
TOLMEZZO
|
24.030.000
|
|
101°
|
VERZEGNIS
|
15.670.000
|
10°
|
VILLA SANTINA
|
23.880.000
|
|
109°
|
ENEMONZO
|
14.820.000
|
31°
|
AMARO
|
20.701.000
|
|
114°
|
ARTA TERME
|
14.010.000
|
33°
|
COMEGLIANS
|
20.640.000
|
|
115°
|
PALUZZA
|
13.880.000
|
41°
|
FORNI SOTTO
|
19.850.000
|
|
119°
|
FORNI SOPRA
|
13.340.000
|
56°
|
OVARO
|
18.970.000
|
|
120°
|
PAULARO
|
13.100.000
|
67°
|
RIGOLATO
|
18.230.000
|
|
121°
|
LAUCO
|
13.070.000
|
69°
|
AMPEZZO
|
18.160.000
|
|
123°
|
SOCCHIEVE
|
12.780.000
|
76°
|
PRATO CARNICO
|
17.500.000
|
|
125°
|
CAVAZZO C.
|
12.650.000
|
83°
|
SUTRIO
|
17.220.000
|
|
128°
|
TREPPO C.
|
12.120.000
|
84°
|
CERCIVENTO
|
17.200.000
|
|
129°
|
RAVEO
|
11.820-000
|
93°
|
FORNI AVOLTRI
|
16.300.000
|
|
131°
|
LIGOSULLO
|
11.140.000
|
94°
|
RAVASCLETTO
|
16.220.000
|
|
132°
|
PREONE
|
10.890.000
|
Mentre il Reddito medio annuo della provincia di
Udine è di L. 25.590.000
pro capite, in Carnia il reddito medio
pro-capite è stato di neppure 16.000.000 di lire. Come si vede, la
settentrionale Carnia rappresenta bene il “meridione” dell’ Arcidiocesi e
della Provincia di Udine, e forse dell’intero Nord Italia .
Quale Diocesi oggi?
Una eventuale ripristinata Diocesi di Zuglio (con sede in Zuglio)
potrebbe comprendere, di base, i 28 comuni della Carnia (Kmq 1.230; abitanti
41.000). A questa zona, omogenea
per cultura-tradizioni-geografia-storia, potrebbero essere aggregati anche i
Comuni del Canale del Ferro e della Val Canale (Tarvisio, Pontebba, Malborghetto,
Dogna, Resia, Resiutta, Chiusaforte e Moggio per un totale di: Kmq 872; abitanti
14.000), zona affine alla Carnia per geografia, storia, lingua. Una Diocesi così
configurata avrebbe le seguenti caratteristiche: Kmq
2.102; abitanti 54.000; confinerebbe a Est con la Slovenia, a Nord con
l’Austria, a Ovest con la provincia di Belluno e a Sud sarebbe limitata dalla
trasversale pedemontana. Una realtà etno-geografica assai omogenea e ben
individuata. L’Arcidiocesi di Udine, pur perdendo kmq 2.102 (con bassissima
densità di abitanti), conserverebbe tuttavia una consistente popolazione di
ancora ben 434.000 unità.
Conclusioni
Come si vede la storia assegna a Forum Julium Carnicum-Zuglio un posto
di assoluto rilievo nelle vicende ecclesiastiche delle origini del
Cristianesimo.
Oggi il titolo di S. Pietro Zuglio è un titolo virtuale, che viene
periodicamente assegnato ai vescovi novelli, in attesa di una diocesi o
impegnati in Diplomazia.
Se, come si è visto, sussiste dunque una molteplicità di motivazioni
(storiche, sociali, religiose ed economiche) a sostegno della istituzione di una
Diocesi della Montagna con cattedrale S. Pietro di Zuglio, occorre che coloro i
quali hanno a cuore la dimensione pastorale e la storia, diano subito dei
segnali positivi in tal senso.
Né giovano alcunchè i vari Convegni sulla Montagna che la Chiesa
Udinese organizza ciclicamente a Tolmezzo, con il lodevole (ma vano) intento di
salvare la montagna, mentre ad esempio sul problema dell’aborto (nel periodo
1984-1999 in Carnia sono stati effettuati ben 1.281 aborti legali: cancellato un
comune carnico di medie dimensioni!) si discute il meno possibile, per non
incrinare gli attuali delicati equilibri politici, come direbbe don Benzi.
Appare quanto meno contraddittorio, infine, l’atteggiamento della
Diocesi Udinese che, tramite LA VITA CATTOLICA del 1 luglio 2000, invoca la
Provincia della Montagna, quando la Chiesa stessa nega qualsiasi autonomia
pastorale alla medesima Montagna, le cui Valli appaiono sempre più lontane ed
emarginate.
Mi auguro che queste brevi riflessioni aprano un serio e utile
dibattito su questa problematica e che la Chiesa preceda lo Stato
Italiano nel riconoscimento ufficiale di questa Terra, elevandola a Diocesi.
|