Il convegno sui problemi della montagna

interventi dal n. 1 al n. 10

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  1. ANCORA UN CONVEGNO MOLTO INUTILE

  2. IL MENU DEL CONVEGNO

  3. Un gravissimo problema finora eluso. Carnia: giovani, alcool e dintorni…

  4. II° INCONTRO DIBATTITO IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO :
    AMBITO ECONOMICO

  5. SILURATO IL CONVEGNO

  6. UN CONVEGNO PER CHI SA PARLARE E NON SA ASCOLTARE!

  7. LA PROVINCIA: UNA BATTAGLIA PER LA CARNIA

  8. REDDITO IGNORATO

  9. MA DOVE SONO I PRETI?

  10. Una legittima aspirazione della Carnia. LA DIOCESI DI ZUGLIO. Proposta seria o utile provocazione?

 

ANCORA UN CONVEGNO MOLTO INUTILE (int. 1)

Dopo ben 13 anni la Chiesa Udinese ci ripropone un convegno che, pur se non abbiamo la sfera di cristallo, possiamo prevedere sarà interessante, seguito da tutti gli organi di stampa e da molti Carnici, ma inutile. Forse una illusione!
Con grande dispendio di forze, energie ed intelligenze, la Curia ha disinvoltamente predisposto un articolato programma di studio sui problemi della montagna. E' stato fissato un calendario fitto di incontri che, stando alle premesse, dovrebbero essere "illuminanti"…e coinvolgenti, potremmo dire "globalizzanti" per usare un termine di moda, in quanto il nostro Arcivescovo , vuole che "il grido muto, ma profondo di una gente che si sente morire" sia ascoltato dalla intera diocesi e si propone di coinvolgere tutti per "dare voce a chi spesso non ha voce".
Io non sono critico. Sono semplicemente perplesso a risentire le stesse parole di 13 anni fa. Come si può continuare ad illuderci ignorando che , per fortuna, nonostante tutto, noi Carnici siamo un po' cambiati. Non migliorati…cambiati!
E' vero che tra il fare e il non fare generalmente è meglio il fare! E' anche vero che il tempo, i costi, le energie che si spendono per fare "bene" o "male" una cosa sono quasi uguali.
Proprio per questo mi permetto di criticare un "convegno" motivato sicuramente da buone intenzioni, ma partito male in quanto si propone di affrontare il problema della montagna in modo nuovo, ma usando metodi vecchi.
Vi dico, in sintesi, perché questa messa in scena "di potere ecclesiastico" non mi convince, quasi mi infastidisce!
- La preparazione di questo convegno è partita dalla Curia di Udine, dalla istituzione, dal potere centrale, senza che i diretti interessati, a cominciare dai Parroci, fino a quanti operano da anni sul territorio, siano stati minimamente interessati. (Non mi risulta che al nostro Parroco o al Sindaco di Paularo, o ad altri sindaci, sia stato chiesto un parere circa questo "CONVEGNO" sul " cosa e come ed a che scopo? Né, presumo, siano stati interpellati personaggi che della Carnia conoscono gli anfratti più reconditi , come un pre Bellina, un don Di Piazza, un Molfetta, un dott. Englaro, un Vezzi , un qualsiasi Circolo Culturale, un qualunque De Cillia! " ). Non che questi abbiano delle soluzioni in tasca, ma certo un po' di esperienza sì…. Potevano limitarsi a chiedere , banalmente, se vi sono ancora speranze, futuro, orizzonti per la Carnia, e riferire le loro risposte, per rendersi conto che si poteva risparmiare un convegno!
Possibile che l'Arcivescovo ed i suoi Accoliti, parola che uso per la prima volta e che mai mi è sembrata più appropriata, pensino di tranquillizzarci , di imbonirci ancora, profondendo pie e obsolete meditazioni sugli aspetti patologici della nostra Carnia , con soluzioni già da anni nelle nostre teste e nei nostri desideri? Queste persone, quelle che hanno udito "il grido muto, ma profondo di una gente che si sente morire" sono certe che con il "WORKSHOP" in preparazione del convegno, si potranno trovare degli "SPIN-OFF", come è molto ben spiegato nella speciale pubblicazione approntata dagli esperti di Udine?
Noi abbiamo girato il mondo senza "SPIN-OFF"! Sappiamo di che cosa abbiamo bisogno per riuscire a cambiare senza aspettare i WORKSHOP clericali, ripetitivi, tristi ed avvilenti.
E' poi incredibile che si programmi un convegno per stabilire quello che è già stabilito sia la soluzione per "salvarci". Se leggete il programma capirete che tutte le risposte dei volonterosi partecipanti ai raduni foraniali, sono già previste e programmate al punto che nessuno verrà fuori a chiedere la "DIOCESI " della Carnia, ma la "provincia" della Carnia, sì. Questo modo anomalo di far politica mi irrita, come mi irriterebbe se la Politica si mettesse a discutere di aborto o di etica.
-Ecco la mia seconda perplessità. Noi sappiamo quello che ci servirebbe per far cambiare le cose in Carnia, ma non troviamo chi sostenga i nostri progetti. Anche da noi si fa politica partitica da sempre. Prima con la DC ora con i DS. Non riusciamo ad uscirne, perché come scriveva Alfio Englaro: "siamo l'autentico parente povero di cui ci si vergogna e che si cerca di nascondere". Nell' encomiabile libretto di presentazione del convegno si citano svariati dati desunti dai censimenti. Non si fa minimamente cenno, né al reddito pro capite dei Carnici, né alla possibile Diocesi della Carnia…Sarà ancora una volta un convegno partecipato che avrà, per dirla col gergo che piace ai curiali, molto "SHARE", ma poco "APPEAL". Une buje ta l'aghe! Nel parlarvi ho mescolato diverse cose. Senza scrupoli, senza concedere nulla alle buone intenzioni che sicuramente ci sono in quegli uomini che stanno preparando questo favoloso convegno sui problemi della Carnia…anche se non ci posso credere che sia vero!

IL MENU DEL CONVEGNO (int. 2)

 "LA VITA CATTOLICA" del 30/IX,
nella cronaca 'speciale Convegno', riferisce gli interventi negli incontri foraniali.
In quello di Tolmezzo, ove eravamo assieme ad oltre 300 persone, hanno parlato diversi. "LA VITA CATTOLICA" ha riferito solo gli interventi di politici: sindaci, consiglieri regionali ed affini, ignorando del tutto quelli pur numerosi, dei laici.
LA COSA PUZZA GIA'..........
Avete altre opinioni?

Continua la preparazione del "Convegno Diocesano sui problemi della montagna" e su cui voglio ancora attirare la vostra attenzione, non per spirito critico o per voglia di contraddire, ma per interrogarmi assieme a voi su questo modo, un po' fastidioso, di voler farci digerire tutto o di tutto: perfino che "la Carnia ha un futuro"!.
Hanno, i curiali di Udine, predisposto un programma perfetto, lodevole perfino. Ci sono ben definiti "ambiti di lavoro e schede di riflessione". Per ogni ambito sono state formulate delle coerenti domande che dovrebbero servire per il WORKSHOP (scritto proprio così!) finalizzati ad ottenere degli "SPIN-OFF" per cambiare la situazione attuale.
Perché complicare le cose?
Perché programmare un convegno dove già tutto è stabilito, perfino la "Provincia della Montagna", su cui relazioneranno i proff. De Rita e Tellia, ben più esperti dei nostri problemi di don Di Piazza, Del prof. Gri, del dott. Ferigo, Englaro, perfino del maestro Molfetta e di pre Bellina censurato nel giubileo del 2000?
L'istituzione impone i suoi uomini. Non oso dire che sono prepotenti, ma poco ci manca!
Davvero non mi so dare una risposta, soprattutto perché non riesco nemmeno ad immaginare che tutto questo "evento" sia mosso da seconde intenzioni.
Mi permetto di suggerire a tutti questi "operatori pastorali" (roubes di maz!), di puntare al concreto senza stare a parlarsi addosso. La Carnia certo non si salva da sola! Ci sono poche cose che si possono volere assieme per aiutarla.
Vi faccio un elenco pratico anche per rispondere a quanti mi rimproverano di non essere propositivo:
- Facciamo la provincia o il distretto o come si vorrà chiamare, in modo che si riesca ad individuare quanto la Carnia sia diversa come reddito dal Friuli (là 25 milioni annui, qui appena 12 milioni!);
- Di conseguenza sarebbe opportuno agevolare chi va a produrre reddito fuori zona…se uno va a lavorare a UD rispetto a chi lavora ad UD non ha assolutamente alcuna agevolazione, anzi è penalizzato.
- Aboliamo le tariffe autostradali : Da Tolmezzo ad UD si pagano fra andata e ritorno, ben 9500 lire. Da Tarvisio ben 21000!
- Aboliamo gli scatti telefonici per le telefonate agli uffici pubblici. Ogni informazione per non incorrere in tremende sanzioni, costa un patrimonio e a nessuno gliene importa
- Agevoliamo chi "intraprende" in Carnia. Se si vuole che la gente resti qui dobbiamo dare motivazioni, soprattutto economiche, a restare qui. Dobbiamo incentivare i piccoli esercizi, le osterie, le ferramenta, le macellerie, non costringendole a sperperare milioni per farsi fare la contabilità dal commercialista…
Se la Chiesa non capisce questo è meglio che stia zitta, se in vece vuol parlare si attivi per realizzare quei piccoli benefici fiscali che hanno il loro peso.
Devo dare atto di una intervista apparsa sul settimanale diocesano, dove si evidenzia che la nostra collettività è costretta a pagare un sovrapprezzo sulla energia elettrica , assurdo ed ingiusto.
Noi, grazie alla cooperativa SECAB, siamo produttori in proprio, di energia elettrica. Dobbiamo tuttavia pagare un balzello di oltre 2 miliardi per quanti producono tale energia non con l'acqua, ma con il petrolio. Si chiama : "sovrapprezzo termico". Mi verrebbe da chiamare sovrapprezzo sulla buona volontà!…
Per concludere… se proprio questo Convegno vuole agire per il bene della Carnia si attivi per ripristinare la Diocesi di Zuglio, altrimenti come sostiene l'amico Englaro. " non giovano alcunchè i vari Convegni sulla Montagna che la Chiesa organizza con lodevole (ma vano) intento di salvarla.
Credo che noi Carnici abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a recuperare o a custodire quella dignità, o fierezza, che hanno sostenuto i nostri genitori quando affrontavano il mondo, con buona volontà e mestiere.
Sono sicuro di non dire cose stravaganti, ma di trovarvi unanimemente consenzienti.

Ma me in quel convegno non mi faranno parlare!

Un gravissimo problema finora eluso
Carnia: giovani, alcool e dintorni…
  (int. 3)

Sono stati resi noti i risultati di una indagine riguardante le tossicodipen-denze, svolta tra ben 800 ragazzi delle Scuole Medie Inferiori e Superiori della Carnia. Questa inchiesta è stata effettuata dal Dipartimento Dipen-denze della ASS n 3 "Alto Friuli". Il quadro che ne risulta è allucinante:

Studenti  e  ALCOOL
22 %
VIVE IN FAMIGLIE CON PROBLEMI DI ALCOOL
41 %
BEVE  SOLITAMENTE  SUPERALCOLICI
62 %
BEVE SOLITAMENTE BIRRA
30 %
HA GIA' AVUTO UNA UBRIACATURA

Mentre negli ultimi 20 anni il consumo di alcol si è ridotto del 34 % tra adulti, tra i giovani invece va sempre più diffondendosi l'uso di alcolici e superalcolici, spesso associati all'assunzione di droghe sintetiche, come l'ecstasy, che avviene di con-suetudine nelle discoteche al sabato sera. I consumatori di birra sono numerosis-simi: nelle Scuole Medie Superiori della Carnia ben il 62 % degli studenti beve bir-ra e tra questi il 74% sono maschi ed il 49% femmine. Nelle Scuole Medie Inferio-ri il 50% beve birra (di questi il 62% sono maschi ed il 39% femmine). Inoltre i superalcolici sono consumati dal 41 % degli studenti medi superiori mentre il vino viene bevuto dal 35%. Nelle Scuole Medie Inferiori invece, il 24 % beve vino ed il 14% superalcolici.

Studenti e … ALTRO
21 %
FUMA NELLE MEDIE INFERIORI.
38 %
FUMA NELLE MEDIE SUPERIORI.
10 %
HA INALATO TRIELINA, GAS  O BENZINA.
5,6 %
USA TRANQUILLANTI (NELLE  MEDIE  SUPERIORI)

Come si vede anche il fumo costituisce una tossicodipendenza che si apprende in famiglia. Infatti 4 studenti su 5 affermano di aver imparato a fumare in famiglia. Già in 3° media 1 ragazzo su 5 fuma abitualmente. In 2° superiore ben il 37% dei ragazzi fuma abitualmente. Nel 5% dei casi i ragazzi hanno iniziato a fumare tra gli 8 e i 10 anni; il 32 % ha iniziato tra 11 e 13 anni; il 63% tra 14 e 16 anni. Fuma chi non ha un buon rapporto con i genitori o con la scuola; coloro che invece presenta-no un rapporto positivo con la famiglia, non fumano.
Tra gli studenti carnici, il 5,6 % usa tranquillanti; il 72% avrebbe assunto psico-farmaci su prescrizione medica, mentre il 21 % ne avrebbe assunto spontanea-mente per rilassarsi. Altro fatto inquietante: ben "uno su dieci" tra gli studenti delle Scuole Superiori avrebbe inalato trielina o benzina o gas (dette "droghe dei pove-ri") a scopo eccitante, ignorando la reale pericolosità di tali sostanze, e solamente per il gusto di "provare" nuove emozioni.
Un quadro allarmante e pericoloso che sta minando alle basi la futura società di domani, la quale potrebbe ritrovarsi non solo senza una classe dirigente adeguata-mente preparata, ma anche priva di individui in grado di riconoscere e quindi di tramandare la propria identità socio-culturale alla generazioni future.

La Chiesa locale come si pone di fronte a questi problemi?


II° INCONTRO DIBATTITO IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO :
AMBITO ECONOMICO
(int. 4)


Lunedì 9 ottobre (ore 20)
Pontebba, Cinema-Teatro italia (piazza Garibaldi)

Flavio Presacco, preside della Facoltà di Economia presso l'Università di Udine

Carlo Alberto De Toni, economista, Università di Udine
Sandro Della Mea, imprenditore (Chiusaforte)
Daniele Gortan, già presidente di "Montagna Leader" (Udine)
Michele Mizzaro, segretario di zona Coldiretti Tolmezzo (Verzegnis)

Moderatore : Sergio Tamburlini, presidente regionale Ucin (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) (Udine)
--------------------------------------
Tutti gli interventi saranno riferiti in modo anonimo.
Anche se potrà sembrare a qualcuno non corretto, ma "contra potente, contra torrente, contra cappello a 3 vente, nulla faciente". Non si sa mai...quantunque il cappello, detto quadrato, sia scomparso, non é scomparso il potere che sotto quel singolare copricapo si celava.
"Che int li al é mior no vele cuintri!". Ne sa qualche cosa uno che ha scritto un libro con un titolo singolare: "La fabriche dai predis" improvvisamente scomparso dalle librerie friulane. Per inciso l'autore é vissuto per molto tempo in Carnia, lo si potrebbe definire un esperto. Ignorato da tutti.

SILURATO IL CONVEGNO (int. 5)

Spesso le parole sono usate come bombe!
Così : " MONTAGNA, UN 'SILURO' AL CONVEGNO",
titolava il "Gazzettino" del 27/IX/00 che riferiva alcune reazioni sul convegno di cui stiamo parlando in questo collegamento.
Perché questa ostilità?
Con la parola si possono confezionare bombe, siluri e retorica, di questa ultima ne abbiamo e ne avremo degli esempi fino a quando finirà questo Convegno, il 19 Novembre, illuminati dalle competenti relazioni dei proff. De Rita e Tellia, entrambi notissimi conoscitori della cultura e delle usanze, tradizioni, problematiche carniche.
Questi due sono gli esperti che la nostra chiesa, quella che non ci vuole dare la Diocesi della Carnia, ci dispensa per risolvere i nostri problemi e "dare voce a chi non ha voce".
Io penso che nell'ìnsieme questa cosa montata con molta presunzione si riveli più che un siluro una commestibile frittata.

UN CONVEGNO PER CHI SA PARLARE E NON SA ASCOLTARE!  (int. 6)

Seguito da un folto pubblico di carnici, pazienti ed attenti, l'incontro di Ovaro ha permesso agli uomini andati fin lassù per sentire "IL GRIDO MUTO, MA PROFONDO DI UNA GENTE CHE SI SENTE MORIRE" di sentire ben poco!
I relatori bravi e preparati, ma troppi e troppo poco sintetici, hanno dato spazio notevole al parlare e quasi nessuno all'ascoltare. Anche in Chiesa a parlare é solo uno... Quante prediche inutili!
Quanti inutili Convegni.

LA PROVINCIA: UNA BATTAGLIA PER LA CARNIA (int. 7)

Perché non dare visibilità a quel "unicum", cioè alla originalità e singolarità che è la Carnia, qualcuno ha detto nel Convegno "voluta da Dio"?
Perché non insistere per creare una forza politica in grado di esprimere un governo "univoco" per la Carnia? Una provincia veramente autonoma, come quella di Bolzano o di Trento?
Se noi siamo ed abbiamo la coscienza di essere una minoranza in estinzione, perché non esigere la tutela riservata dalla costituzione alle minoranze, cioè a quelle popolazioni a rischio di scomparire?
Se non ci vogliono tutelare, né economicamente, né fiscalmente (un negozio di alimentari di Paularo o di Paluzza ha le stesse incombenze di un supermercato di Udine o anche di Tolmezzo, l'osteria, quella che ancora è rimasta aperta, è trattata come l'affollato bar del grande centro… e così potremmo parlare della farmacia, della latteria, della macelleria o di altro, per finire alla scuola: pochi bambini niente scuola!) che cosa ci vengono a raccontare i politici o i preti?
Chi può evidenziare il nostro disagio e dargli valenza e visibilità?
Chi può soddisfare quanti vogliono restare in Carnia nonostante tutto?
Abbiamo una lingua che è lo "specchio di un popolo" scrisse Pasolini, chi ci può far ritrovare il gusto di parlarla?
Perché molti di noi sono condannati a vivere, a "strussiasci e a murî", dove non sono, né nati, né cresciuti : a Tolmezzo come a Udine, come altrove?
Io figlio di emigrante, nato in Carnia e vissuto altrove , non mi vergogno a dirvi che proprio non mi interessa di essere italiano, anzi mi disturba, mi dà perfino fastidio, perché l'Italia che io conosco è quella che conosco attraverso lo stato, è quella che mi chiede in continuo, quella cui non è mai interessato che mio padre se ne sia andato all'estero , è quella cui non interessa che io, carnico, debba vivere altrove!
Scriveva molti anni fa Fausto Schiavi: "Questa è la realtà: in montagna non resta nemmeno la speranza…devo ricordarvi che la maggior parte delle Alpi - e la montagna friulana è in essa compresa, non è come si ritiene erroneamente in Italia, ma in Jugoslavia, in Austria, In Germania e in Svizzera: ed è da queste quattro nazioni che noi dobbiamo imparare, non da un Paese (l'Italia) che di montagna non capisce niente tanto che l'ha lasciata nel più completo abbandono".
In Svizzera i contadini sono pagati per stare in montagna. Il latte prodotto lassù è pagato molto di più e chi va a lavorare a valle ha degli incentivi per non abbandonare il paese.
Possibile che chi parte da Cleulis e va a lavorare ogni giorno ad Udine debba pagare le stesse medesime tasse di chi invece ad Udine vive e lavora? Anche quello di Cleulis, prima o dopo si sistemerà ad Udine o a Tolmezzo, e sarà ancora uno in meno!
Davvero abbiamo bisogno di una struttura che dia visibilità e concretezza a questi nostri pensieri! Ma a chi rivolgere le nostre richieste o quelle che usciranno dal Convegno sulla montagna, promosso dalla Diocesi?
Ai politici? Ai giornali? A Radio spazio 103?
Se non si farà avanti qualcuno, fatalmente, finiremo per piangerci addosso.

REDDITO IGNORATO (int. 8)

I DATI SEGUENTI NON SONO STATI RITENUTI SIGNIFICATIVI
DAL COMITATO DEI 30 CHE CI VERRANNO A PARLARE DELLA MONTAGNA

REDDITO MEDIO "PRO CAPITE 1998" DEI 28 COMUNI DELLA CARNIA
NELLA CLASSIFICA DEI 137 COMUNI DELLA PROVINCIA DI UDINE

SAURIS
26.540.000
 
95°
ZUGLIO
16.150.000
TOLMEZZO
24.030.000
 
101°
VERZEGNIS
15.670.000
10°
VILLA SANTINA
23.880.000
 
109°
ENEMONZO
14.820.000
31°
AMARO
20.701.000
 
114°
ARTA TERME
14.010.000
33°
COMEGLIANS
20.640.000
 
115°
PALUZZA
13.880.000
41°
FORNI SOTTO
19.850.000
 
119°
FORNI  SOPRA
13.340.000
56°
OVARO
18.970.000
 
120°
PAULARO
13.100.000
67°
RIGOLATO
18.230.000
 
121°
LAUCO
13.070.000
69°
AMPEZZO
18.160.000
 
123°
SOCCHIEVE
12.780.000
76°
PRATO CARNICO
17.500.000
 
125°
CAVAZZO C.
12.650.000
83°
SUTRIO
17.220.000
 
128°
TREPPO C.
12.120.000
84°
CERCIVENTO
17.200.000
 
129°
RAVEO
11.820-000
93°
FORNI AVOLTRI
16.300.000
 
131°
LIGOSULLO
11.140.000
94°
RAVASCLETTO
16.220.000
 
132°
PREONE
10.890.000

Mentre il reddito medio annuo della Provincia di Udine é di L. 25.590.000 pro capite, in Carnia il reddito medio pro-capite é stato di neppure 16.000.000 di lire. Come si vede, la settentrionale Carnia rappresenta bene il "meridione" dell'Arcidiocesi e della Provincia di Udine, e forse dell'intero Nord Italia.

MA DOVE SONO I PRETI? (int. 9)

I recenti fatti relativi all'avvicendamento dei parroci in Carnia e il loro precario stato di salute, ci ha indotto a compiere una ricerca proprio sull'anagrafe dei sacerdoti della Diocesi di Udine, di cui fa parte anche la Carnia. I dati sono i seguenti:

ARCIDIOCESI DI UDINE
Sacerdoti totali 447

Preti in servizio in Diocesi
338
Preti pensionati e invalidi
68
Preti in servizio fuori diocesi
41

A loro volta i preti in servizio permanente in Diocesi presentano queste caratteristiche:

31
Hanno superato i 75 anni di età
84
Curano 2 o più parrocchie
32
Hanno incarichi di IRC o altri compiti
12
Sono parroci in solidum (aggregati)
7
Sono parroci extra diocesani o religiosi
14
Sono Vicari o cappellani
7
Sono Vicari extradiocesani
16 
Sono Cappellani ospedalieri o in Case di Rip.
8
Sono in Seminario a tempo pieno
10
Sono impegnati in Uffici amministrativi
7
Sono impegnati in Istituti educativi o assist.
2
Sono a disposizione (Oblati)

 



Ora vediamo qual è la età dei preti friulani

18 (pari al 4,0 %)
Tra 25 e 39 anni
44 (pari al 9,8%)
Tra 40 e 49 anni
108 (pari al 24%)
Tra 50 e 59 anni
120 (pari al 26%)
Tra 60 e 69 anni
93 (pari al 21%)
Tra 70 e 79 anni
64 (pari al 14%)
Dagli 80 anni in su

Come appare da questi dati, ben 277 preti (pari al 62%) hanno già superato i 60 anni. Anzi 157 sacerdoti (pari al 35%) hanno già superato i 70 anni. I preti che hanno meno di 60 anni sono solo 170 (pari al 38%). Di questi ultimi, solo 148 svolgono il loro compito entro la Diocesi, gli altri 22 sono impegnati fuori diocesi. L'età media dei sacerdoti è quindi di 63,9 anni. L'arcivescovo Alfredo Battisti, essendo nato il 17 gennaio 1925, ha superato i 75 anni e ha già rassegnato le dimissioni, dopo ben 28 anni di episcopato udinese. Presto vi sarà un rapido avvicendamento anche ai vertici della Chiesa Friulana, con un nuovo vescovo che è già in pectore in Vaticano ma il cui nome tarda ancora ad arrivare.
Con queste cifre dunque non sarà più possibile garantire neppure un prete per ogni comune, ma presto si affaccerà l'ipotesi di un prete per ogni vallata. A Udine ci sono chiese e parrocchie in ogni quartiere o in ogni importante strada, egregiamente servite da autobus di linea che passano ogni 5 minuti: l'unico problema è semmai l'imbarazzo della scelta di dove andare a sentire messa. A Udine, in una domenica qualunque (quando la città è peraltro semivuota per i week-end dei cittadini) si celebrano mediamente 140 messe, senza contare quelle veloci e contemporanee del Santuario della Madonna delle Grazie. Se davvero nella Chiesa vi è fraternità e solidarietà e non si vuole ricacciare le Valli della Carnia nuovamente verso il culto celtico del dio Beleno, occorre che le forze ancora giovani e vitali della Chiesa vengano mobilizzate verso la Montagna vera, quella delle Valli, già abbandonata dallo Stato. La Chiesa deve dare un colpo d'ala e volare più alto, da dove solo è possibile individuare tutte le problematiche e le sofferenze del popolo più emarginato.

Una legittima aspirazione della Carnia
LA DIOCESI DI ZUGLIO
Proposta seria o utile provocazione?
(int. 10)


Solitamente, noi siamo abituati a pensare ad una Diocesi che coincida grossomodo con i confini di una Provincia e diamo per scontato che, salvo rarissime eccezioni, vi sia un Vescovo per ogni provincia, come accade ad esempio nel Friuli-VG, dove a 4 provincie corrispondono sostanzialmente 4 diocesi. Ecco invece qual è la geografia ecclesiastica italiana:

     REGIONE   
   Abitanti   
   Provincie   
   Diocesi
ABRUZZO
1.200.000
4
7
BASILICATA
   600.000
2
6
CALABRIA
2.000.000
5
12
CAMPANIA
5.400.000
5
25
EMILIA
3.900.000
9
15
LAZIO
5.000.000
5
20
LIGURIA
1.670.000
4
7
LOMBARDIA
8.900.000
11
10
MARCHE
1.400.000
4
13
MOLISE
   300.000
2
4
PIEMONTE
4.300.000
8
17
PUGLIA
4.000.000
5
19
SARDEGNA
1.600.000
5
10
SICILIA
5.000.000
9
18
TOSCANA
3.500.000
10
18
UMBRIA
   800.000
2
8
VALLE AOSTA
   120.000
1
1
FRIULI  V.G.
1.250.000
4
4
VENETO
4.400.000
7
9
TRENTINO-A.A
   900.000
2
2

Queste vistose anomalie della geografia ecclesiastica centro-meridionale vengono giustificate con la millenaria tradizione cristiana che in quelle terre aveva costituito durante il Medio Evo una miriade di minuscoli vescovadi tuttora esistenti ed oggi per nulla intenzionati ad accettare ragionevoli semplificazioni e accorpamenti. Una tale sovrannumeraria presenza di vescovi nel centro-sud si ripercuote conseguentemente in tutte le organizzazioni della CEI,  e stimola confronti.

Analizziamo ora più da vicino le Diocesi della regione FVG:

Diocesi
 Kmq   
Abitanti   
Parrocchie    
Preti 
TRIESTE
134
260.000
60
107
GORIZIA
1.030
180.000
90
123
CONCORDIA-PORDENONE
2.675
340.000
188
281
UDINE
4.726
488.000
373
419

(Annuario Pontificio 1999)

L’ Arcidiocesi di Udine, con i suoi 488.245 abitanti ed il suo vastissimo territorio  (Kmq 4.726) che va dalle Alpi al mare (da Sappada a Lignano Sabbiadoro vi è una distanza di km 156 con percorrenza automobilistica di h 2, 35’), è tra le grandi diocesi italiane per abitanti, ed è la terza per estensione della superficie (dopo le due Macro-diocesi montagnose del Trentino-Sud Tirolo, vaste sì, ma omogenee sia economicamente che orograficamente). La Diocesi di Milano pur avendo oltre 5 milioni di abitanti, ha una estensione minore (Kmq 4.243) e ben 7 vescovi ausiliari, oltre al cardinale arcivescovo.

L’Arcivescovo di Udine, seppure animato da buona volontà, non riesce più fisicamente a svolgere il suo ministero pastorale nelle 373 parrocchie in maniera adeguata, incisiva e capillare (come invece possono fare altri vescovi, il cui territorio è più limitato e omogeneo sia demograficamente che economicamente). Il vescovo di Udine è quasi costretto a trascurare le realtà più periferiche ed emarginate, la Montagna, che risente ovviamente di questa situazione di oggettivo abbandono nella quale si ritrova pure il clero, spesso solo e demotivato, volendo usare degli eufemismi. E ricordiamo che il vescovo è il parroco dei preti, come bene sintetizzava un vecchio sacerdote. Alcune parrocchie della Carnia non vedevano il vescovo da alcuni lustri!

Aspetti storici

  • L’evangelizzazione di Aquileia, pur in assenza di sicuri documenti relativi ai primi due secoli che la confermino, avviene verosimilmente per opera dell’apostolo ed evangelista Marco (“interpres Petri”, interprete e scrivano di Pietro): lo attesta indirettamente anche San Paolino di Aquileia in un suo famoso Inno in onore di S. Marco (“Iam nunc per omne”), in cui dice nella 5° strofa “Sic a beato Petro missu…” riferendosi appunto a S. Marco evangelizzatore di Aquileia, inviato da Pietro. Il Cristianesimo raggiunge poi, attraverso la via Julia Augusta, anche il municipium di Forum Julium Carnicum, fondato (da Giulio Cesare?) verso il 50. a.C., la cui giurisdizione territoriale, “agro”, è limitata a nord dalle Alpi, a est dal fiume Torre, a sud dalle colline moreniche e ad ovest comprende il Cadore. Presso Alleghe, a settentrione del monte Civetta, sono state rinvenute, nel 1938, tre iscrizioni confinarie incise su roccia. La prima fu scoperta sul versante sud-orientale del monte Codai e la seconda sul versante settentrionale; recano il seguente testo: FIN(es)/ BEL(lunatorum) JUL(iensium). La terza iscrizione, su una parete del monte Fernazza, era in due righe ma vi è rimasta una tenue traccia così ricostruita: FIN(es) (I)V  (I.Bellunatorum). La interpretazione di E Ghislanzoni è univoca: questi territori facevano parte dell’agro di Julium Carnicum (V. Dreosto, Autonomia e sottomissione in Friuli, Del Bianco 1997).

  • il primo vescovo di Forum Julium Carnicum (Zuglio) ricordato fin dal 490 è un certo Januario. E’ tempo di invasioni barbariche (Unni, Vandali, Ostrogoti…) e il potere romano già in forte declino, è ormai caduto. Unico punto di riferimento resta il vescovo, la cui giurisdizione episcopale ricalca l’antico “agro” romano municipale di Forum Julium Carnicum (vedi sopra).

  • Nel 576 il vescovo di Zuglio, Massenzio, è citato tra i vescovi partecipanti al Concilio di Grado e nel 589 lo ritroviamo al Sinodo di Merano.

  • Sotto il dominio longobardo, il vescovo di Zuglio Fidenzio, si trasferisce nella capitale longobarda del Friuli, Civitas Austriae (poi chiamata Cividale), sia perché Zuglio sta attraversando un periodo di decadenza ed è pericolosamente esposta a nuove invasione da Nord, sia perché il Duca longobardo desidera un vescovo residente nella sua capitale.

  • Nel 732, il vescovo di Zuglio Amatore (suffraganeo del Patriarca di Aquileia), che risiede sempre in Civitas Austriae, viene da lì cacciato dal Patriarca stesso, Callisto, che trasferisce definitivamente la sua residenza patriarcale dalla modesta Cormones alla fiorente Civitas Austriae, capitale del Ducato. Il duca longobardo Pemmone però si oppone a questo sopruso del Patriarca nei confronti del vescovo zugliese Amatore e lo imprigiona nel castello di Duino da dove “lo voleva gettare in mare” (Paolo Diacono, “Historia Langobardorum”, VI: 51). Il re longobardo Liutprando però non accetta il comportamento del suo Duca nei confronti del Patriarca e interviene liberando il suo amico Callisto Patriarca; destituisce Pemmone e assegna il Ducato del Friuli al di lui figlio Ratchis.

  • A seguito di ciò, non si parla più di un vescovo di Zuglio; nel 744 viene probabilmente soppressa la Diocesi di Zuglio (il cui territorio corrispondeva sempre all’antico “agro” romano di Julium Carnicum) che viene inglobata nella grande Diocesi di Aquileia, il cui Patriarcato (unione di più diocesi suffraganee o soggette) è già vastissimo, comprendendo le seguenti regioni: Venezie ed Istria, i due Norici, la Rezia Seconda e la Pannonia superiore. Il Patriarcato di Aquileia si estendeva quindi a mezzodì sino al Po ed al mare Adriatico; ad occidente fino al corso dell’Adige (inglobando anche il vescovado di Como); a nord fino al Danubio che era il confine settentrionale sino a Lorch (Lauriacum); all’oriente comprendeva tutto il terreno montuoso dell’Austria, della Stiria e della Carniola sino al Quarnaro. (Pio Paschini, “San Paolino Patriarca e la Chiesa Aquileiese alla fine del sec. VIII”, Udine 1906).

  • La Diocesi di Zuglio cessa pertanto di esistere più per motivazioni di carattere politico che per necessità pastorali. Il vescovado di Zuglio viene trasformato in Prepositura, con un Capitolo di 8 canonici guidati dal Preposito, al quale vengono lasciati alcuni diritti “vescovili”, tra cui il diritto di “placito”(tribunale per controversie ecclesiastiche).

  • Successivamente la chiesa cattedrale di S. Pietro di Zuglio (sede della cattedra vescovile) diventerà Pieve (la prima della Carnia ed una delle più antiche dell’intero Friuli) cioè centro propulsore di cultura e di vita cristiana, dalla quale origineranno poi altre chiese filiali (Paluzza, Sutrio, Piano, Rivalpo-Valle, Cadunea, Cedarchis e Fielis).

  • Il 6 luglio 1751, con la bolla papale “Injuncta nobis”, Benedetto XIV, su evidenti pressioni di Venezia e della Casa d’Austria,  sopprime la Diocesi (ed il Patriarcato) di Aquileia e istituisce due Arcivescovadi di pari dignità: quello di Udine (con le diocesi suffraganee di Feltre-Belluno, Capodistria, Ceneda, Cittanova, Concordia, Padova, Pola, Treviso, Verona e Vicenza) resta sotto il Dominio di Venezia; quello di Gorizia (con le diocesi suffraganee di Como, Pedena, Trento e Trieste) sotto l’Austria. Il territorio della antica Diocesi di Zuglio rimane parte integrante della Arcidiocesi di Udine.

Aspetti socio-economici

Vi sono in effetti anche motivazioni di tipo socio-economico che orienterebbero verso un processo di “visibilizzazione” della Carnia. Questa particolare realtà montuosa, avente caratteristiche peculiari, all’interno della vasta Arcidiocesi Udinese (e della stessa Provincia di Udine), viene ora “nascosta” (AUTENTICO PARENTE POVERO DI CUI CI SI VERGOGNA E CHE SI CERCA IN TUTTI I MODI DI OCCULTARE) e confusa nel vasto territorio friulano, che presenta zone estremamente disomogenee dal punto di vista socio-economico. Per immediatamente comprendere la situazione di questo parente povero, la Carnia, rispetto alla Provincia di Udine, è sufficiente scorrere i dati del reddito medio pro capite 1998, dei 28 comuni di Carnia all’interno dei 137 Comuni della provincia:

SAURIS
26.540.000
 
95°
ZUGLIO
16.150.000
TOLMEZZO
24.030.000
 
101°
VERZEGNIS
15.670.000
10°
VILLA SANTINA
23.880.000
 
109°
ENEMONZO
14.820.000
31°
AMARO
20.701.000
 
114°
ARTA TERME
14.010.000
33°
COMEGLIANS
20.640.000
 
115°
PALUZZA
13.880.000
41°
FORNI SOTTO
19.850.000
 
119°
FORNI  SOPRA
13.340.000
56°
OVARO
18.970.000
 
120°
PAULARO
13.100.000
67°
RIGOLATO
18.230.000
 
121°
LAUCO
13.070.000
69°
AMPEZZO
18.160.000
 
123°
SOCCHIEVE
12.780.000
76°
PRATO CARNICO
17.500.000
 
125°
CAVAZZO C.
12.650.000
83°
SUTRIO
17.220.000
 
128°
TREPPO C.
12.120.000
84°
CERCIVENTO
17.200.000
 
129°
RAVEO
11.820-000
93°
FORNI AVOLTRI
16.300.000
 
131°
LIGOSULLO
11.140.000
94°
RAVASCLETTO
16.220.000
 
132°
PREONE
10.890.000

Mentre il Reddito medio annuo della provincia di Udine è di L. 25.590.000 pro capite, in Carnia il reddito medio pro-capite è stato di neppure 16.000.000 di lire. Come si vede, la settentrionale Carnia rappresenta bene il “meridione” dell’ Arcidiocesi e della Provincia di Udine, e forse dell’intero Nord Italia .

Quale Diocesi oggi?

Una eventuale ripristinata Diocesi di Zuglio (con sede in Zuglio) potrebbe comprendere, di base, i 28 comuni della Carnia (Kmq 1.230; abitanti 41.000). A questa  zona, omogenea per cultura-tradizioni-geografia-storia, potrebbero essere aggregati anche i Comuni del Canale del Ferro e della Val Canale (Tarvisio, Pontebba, Malborghetto, Dogna, Resia, Resiutta, Chiusaforte e Moggio per un totale di: Kmq 872; abitanti 14.000), zona affine alla Carnia per geografia, storia, lingua. Una Diocesi così configurata avrebbe le seguenti caratteristiche: Kmq 2.102; abitanti 54.000; confinerebbe a Est con la Slovenia, a Nord con l’Austria, a Ovest con la provincia di Belluno e a Sud sarebbe limitata dalla trasversale pedemontana. Una realtà etno-geografica assai omogenea e ben individuata. L’Arcidiocesi di Udine, pur perdendo kmq 2.102 (con bassissima densità di abitanti), conserverebbe tuttavia una consistente popolazione di ancora ben 434.000 unità.

Conclusioni

Come si vede la storia assegna a Forum Julium Carnicum-Zuglio un posto di assoluto rilievo nelle vicende ecclesiastiche delle origini del Cristianesimo.

Oggi il titolo di S. Pietro Zuglio è un titolo virtuale, che viene periodicamente assegnato ai vescovi novelli, in attesa di una diocesi o impegnati in Diplomazia.

Se, come si è visto, sussiste dunque una molteplicità di motivazioni (storiche, sociali, religiose ed economiche) a sostegno della istituzione di una Diocesi della Montagna con cattedrale S. Pietro di Zuglio, occorre che coloro i quali hanno a cuore la dimensione pastorale e la storia, diano subito dei segnali positivi in tal senso.

Né giovano alcunchè i vari Convegni sulla Montagna che la Chiesa Udinese organizza ciclicamente a Tolmezzo, con il lodevole (ma vano) intento di salvare la montagna, mentre ad esempio sul problema dell’aborto (nel periodo 1984-1999 in Carnia sono stati effettuati ben 1.281 aborti legali: cancellato un comune carnico di medie dimensioni!) si discute il meno possibile, per non incrinare gli attuali delicati equilibri politici, come direbbe don Benzi.

Appare quanto meno contraddittorio, infine, l’atteggiamento della Diocesi Udinese che, tramite LA VITA CATTOLICA del 1 luglio 2000, invoca la Provincia della Montagna, quando la Chiesa stessa nega qualsiasi autonomia pastorale alla medesima Montagna, le cui Valli appaiono sempre più lontane ed emarginate.

Mi auguro che queste brevi riflessioni aprano un serio e utile  dibattito su questa problematica e che la Chiesa preceda lo Stato Italiano nel riconoscimento ufficiale di questa Terra, elevandola a Diocesi.

 

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