Il convegno sui problemi della montagna

interventi dal n. 21 al n. 30

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  1. MONTANARO! SII CONCISO NEL PARLARE E PAZIENTE NELL'ASCOLTARE

  2. LA MONTAGNA COME UNA ZONA FRANCA

  3. NEMO PROPHETA IN PATRIA

  4. DIOCESI ITALIANE (Regione per regione)

  5. OMELIA DI UN PRETE DI CARNIA

  6. CONCORSO - CONVEGNO DIOCESANO DI "SPIN-OFF"

  7. ISLAM E CHIESA CATTOLICA

  8. UNA CHIESA CORAGGIOSA

  9. UNA MONTAGNA SENZA PROVINCIA

  10. CARNIA, TERRITORI D'OMBRA

 

MONTANARO!
SII CONCISO NEL PARLARE E PAZIENTE NELL'ASCOLTARE
(int. 21)


2° WORKSHOP- Pontebba 9 ottobre 2000
ECONOMIA IN MONTAGNA

1 Ho l'impressione che tutti sappiano tutto e non gli interessi di ascoltare chi magari dice che la "cannibalizzazione" di Tolmezzo, rispetto ai paesi della Carnia, è il segno di un probabile fallimento per qualsiasi speranza di inversione di tendenza.
2. Si continua a esaltare AMARO col suo Laboratorio del Freddo, ecc. ma perché non
fare qualche cosa di simile a Paluzza o a Paularo?
- Amaro dista 100 metri dal casello autostradale!
- Amaro dista 30 Km da Timau e Ligosullo, 50 km da Forni di Sotto e Forni Avoltri
ecc. e d'inverno con le strade che ci ritroviamo la distanza si raddoppia.
- vogliamo dunque rinchiudere tutti a Tolmezzo-Villa-Cavazzo-Amaro e svuotare
definitivamente le Valli ?
- oppure sarà previsto un contributo-spese per i carnici delle valli che vanno su e
giù?
- oppure è il caso di mettere mano finalmente alla VIABILITA' in Carnia? Nessuno
lo ha detto. La viabilità, è uno degli elementi critici.

3. Non sono emerse proposte concrete o nuove: la Cooperazione è vecchia di 100 anni e nell'Alta Carnia ha già dato i suoi frutti (SECAB, Panificio Paluzza, COOP-CA Tolmezzo ecc). Oggi si crea una COOP esclusivamente per eludere un fisco esoso e rapace (vedi gli ultimi esempi). E poi oggi il clima è esasperatamente individualista per cui insistere con la COOP sa di "tranello" politico (o di preciso indirizzo politico?)

4. Hanno parlato solo professori e burocrati con tanto di lezioncina già pronta. Solo uno
spettatore ha toccato il tabù del FISCO. Tutti gli altri zitti e coperti a parlare della
economia in montagna come nel medio evo si parlava del sesso degli angeli.

5. In Montagna non verrà nessuno a intraprendere se il credito agevolato è più conveniente in pianura e a GO-TS (e queste leggi le hanno fatte proprio i politici passati); il resto è solo illusionismo.
6. Eludere quindi i temi fondamentali (FISCO E VIABILITA') è fuorviante e poco
coraggioso (o forse interessato?).
7. Non credo troppo alla telematica per spingermi a dire che la Carnia si salverà con la
telematica e la nuova tecnologia (magari fosse così): ma se così fosse, dovremmo
attenderci una massiccia migrazione di cittadini che abbandonate le invivibili città
risaliranno a frotte in Carnia dove l'ambiente è a misura d'uomo. Pia illusione...

8. Il caso-Lumezzane: è stato appunto solo un caso che non può fare regola. E' assurdo
pensare di trapiantare Lumezzane in Carnia, oltre che ridicolo perché oggi la
salvaguardia dell'ambiente è preminente. E meno male che abbiamo conservato
l'ambiente, seppure CASUALMENTE.

9. Ma la Provincia chi la vuole e chi dovrà realizzarla? Non si è sentito parlare!

 

LA MONTAGNA COME UNA ZONA FRANCA (int. 22)

Trascriviamo l'intervento di un ascoltatore, al convegno di Pontebba, che ci sembra sia stato l'unico a toccare il problema del fisco, complice della chiusura di tante piccole attività nei nostri paesi.

Due proposte mi permetto di fare in aggiunta a quelle che sono belle idee.
Prima proposta
Al di là di tanti grandi progetti, ( si sono sentiti termini forse sconosciuti a tante persone, però, insomma, il mondo va avanti, la tecnologia si evolve, non si può pretendere che tutti sappiano tutto, al di là di tanti contenuti tecnologici noi non abbiamo capito una cosa: che la nostra zona ha bisogno di defiscalizzazione - di non tassare gli imprenditori, di lasciali liberi di fare … Noi non siamo un popolo, non dico ladri che offenderei altri popoli, di gente leggera, siamo tutti primi in fila a pagare le tasse. Non tartassateci tanto con queste tasse.

Seconda proposta
Dopo le relazioni va trasferita ai vertici regionali, ai vertici politici la necessità di alleggerire questa grande pressione non solo fiscale quanto burocratica: insomma per fare del formaggio in malga devono esserci le piastrelle. In Trentino hanno dimostrato che è possibile andare in deroga, ma senza scendere in questi particolari.
Cioè avete capito il senso del mio intervento? Cioè cerchiamo di alleggerire|
Un giovane di 20 anni che vuole mettere su un'azienda ha paura non del lavoro, delle carte.
Questo non serve ad andare avanti, lo sappiamo tutti!

Un'altra cosa.
Ho sentito prima parlare di "globalizzazione". E' una parola che spaventa, nel senso che "globalizzazione" vuol dire: "ragazzi, ho bisogno di lavorare, siamo tutti nel calderone, siamo tutti uguali… Stiamo attenti che se entriamo, dentro, in questo ingranaggio, diventiamo piccole parti di questo ingranaggio; o stiamo alle loro condizioni o ci stritolano! Noi abbiamo peculiarità, caratteristiche da difendere e soprattutto; Ben venga l'industria, le varie filiere del posto…. Va benissimo. Però già si intravede il fatto di inserirsi in un contesto molto più grande, in un contesto dove non siamo noi che facciamo i prezzi dei nostri prodotti, ( però ci mettiamo la qualità), siamo noi che dobbiamo agganciarci, legarci mani e piedi, andare avanti, abbassare la testa e tasé come simpri!.
Questo non va bene.
La globalizzazione in questa zona non va bene. Noi abbiamo delle caratteristiche "piccolo è bello" io ci credo perché, quello, per tanti anni è stato fatto. Abbiamo il turismo da sfruttare, l'agricoltura come difesa del territorio, non venite a parlare di "Titanio", queste cose qua lasciamo che le facciano dove le stanno già facendo da anni.
Questo è il mio modesto contributo.
Grazie

 

NEMO PROPHETA IN PATRIA (int. 23)

Osservando tutti questi interventi in CJARGNE ON LINE, vengono in mente alcune riflessioni:

1. Non è vero che in Carnia "la cultura della marginalità e dell'abbandono porta alla inerzia intellettuale…" come si legge nell'opuscolo del Convegno a pag. 15. Né è vero che la "montagna sia muta…" come si legge a pag. 20. Questi interventi, così diversificati e così strutturati, testimoniamo invece una ricchezza intellettuale ed umana profonde, che non sono mai state utilizzate, pur essendo presenti proprio qui in Carnia e pur essendo esattamente conosciute anche dalla Chiesa.
2. La Chiesa Udinese ha perso così una ghiotta occasione: fare parlare per davvero la Carnia ed ha preferito fare parlare baroni e baroncini universitari, esperti, dotti (molti dei quali ex DC ed ora PPI-CCD-CDU?), tutti affidabilissimi per la gerarchia s'intende, i quali vengono su a farci la lezioncina magistrale. E a ricevere applaudirli, anche se la loro è solo tautologia fritta.
3. La intellighenzia carnica langue perché è stata soffocata da una classe dirigente e politica mediocre che teme le intelligenze e le competenze, preferendo affidare le proprie fortune ai soliti schemi di sempre: incompetenza parolaia, il gioco delle parti, le pseudo-baruffe e gli pseudo-dibattiti sui giornali, i grandi inciuci. Temono il sapere e non hanno il coraggio della verità.
4. E così la Carnia resta invischiata in questa ragnatela politico-socio-culturale che la isola e la imprigiona.

 

Le Diocesi Italiane (int. 24)

OMELIA DI UN PRETE DI CARNIA (int. 25)

(Libera traduzione in italiano dell’originale in friulano audioregistrato il 24 maggio 1998, festività dell’Ascensione, nella pieve di S. Pietro di Carnia).

Quest’anno è stato affidato a me l’onore di tenere l’omelia della festa dell’ Ascensione. E’ la mia prima volta. Vi confesso che provo una fortissima emozione a parlare da questo ambone, sotto questi maestosi e slanciati archi gotici che hanno udito risuonare antichissime melodie e accorate preghiere e che invitano ancora oggi ad alzare lo sguardo al Cielo, dove Cristo è asceso.

Perché, nonostante il tempo inclemente voi siete qui, pigiati in questa chiesa cattedrale, in piedi, scomodi oppure accettate di starvene fuori perché dentro non c’è più posto? Perché molti di voi hanno percorso a piedi l’antico cammino fin quassù, rinunciando ad altre occupazioni o al legittimo svago domenicale? Perché insomma noi tutti oggi siamo qui, in questo preciso luogo e non invece altrove ?

La risposta la sentiamo dentro di noi e affiora decisa dal profondo della nostra coscienza e della nostra inconscia memoria storica: noi tutti oggi siamo proprio qui, alla riscoperta delle nostre radici, non solo per proclamare la Fede dei nostri antenati ma anche e soprattutto per trasmettere alle generazioni future questo DEPOSITUM FIDEI che ci è stato tramandato intatto nei secoli passati dai nostri progenitori e che oggi avvertiamo pericolosamente a rischio.

Questa non è una scampagnata domenicale, non è un solo una occasione di forte aggregazione popolare e popolana, non è solo l’omaggio delle chiese di Carnia alla chiesa madre di S.Pietro.

A me piace considerare questo giorno solenne come l’ANNIVERSARIO DEL BATTESIMO DELLA CARNIA, avvenuto circa 1700 anni fa, quando a seguito dell’editto di Costantino, venne inviato a Julium Carnicum un EPISCOPUS allo scopo di fondarvi una Chiesa locale.

Ecco perchè noi oggi siamo proprio qui sul colle di S.Pietro e non invece in un’altra antica chiesa di Carnia, ugualmente maestosa e importante, come ce ne sono ancora. E dispiace che manchi proprio la croce di Tolmezzo.

Perché il municipium romano di Julium Carnicu, fondato da G. Cesare e successivamente divenuto sempre più importante, è stato l’involontario strumento della Provvidenza che, NELLA PIENEZZA DEI TEMPI, ha portato il seme del Cristianesimo nascente in queste remote valli della periferia dell’impero romano, allora popolate da tribù celtiche di cui purtroppo poco o nulla oggi si conosce.

Julium Carnicum, colonia romana, dunque e non altri, ha avuto questo ruolo fondamentale e insostituibile nella economia della salvezza delle genti di questa terra.

Alla fine del 300 d.C. giù, nel foro, esisteva già una basilica cristiana, accanto alla quale si trovava il battistero per il battesimo per immersione. Basilica e battistero furono poi distrutti dagli Avari che calarono in queste valli nel 615 d.C. Una seconda basilica non ancora ultimata fu nuovamente distrutta dagli Slavi nel 715, i quali rasero al suolo l’intero Julium Carnicum. Fu allora che i superstiti decisero di costruire su questo colle la nuova basilica, di stile romanico, per sfuggire alle incursioni degli invasori.

Nel frattempo gli Slavi furono sconfitti dai Longobardi, che erano giunti in Friuli nel 568 e che vi dominarono a lungo, fino a che non furono poi sconfitti dai Franchi di Carlo Magno.

Il tempo e le vicende belliche trascorsero con alterne fortune ma la prima basilica qui costruita resistette. Intanto anche la Carnia venne inclusa nel Patriarcato di Aquileia, sorto dopo il ritiro dei Franchi. Nel 1321 il patriarca di Aquileia, Ottobono, fece costruire questa basilica in stile gotico con una unica navata, conservando in più punti i resti romanici della precedente. Altri ampliamenti furono apportati nei secoli successivi. Con il Patriarcato di Aquileia questa basilica conobbe il maggiore splendore, considerando che in questo periodo nacque e si consolidò la PATRIE DAL FRIUL, con il suo parlamento in Udine. Poi ci fu Venezia e Napoleone; poi l’Austria.

Poi ci fu il Regno d’Italia dei Savoia, poi il Fascismo, poi la Repubblica Italiana che ha poco più di 50 anni e siamo finalmente all’oggi.

Questo dunque è stato il periodo storico in cui è nata e successivamente diffusa e consolidata la Fede nelle nostre valli. Un substrato storico e culturale in continua evoluzione, costellato da invasioni, guerre e carestie.

Ma qual’è oggi la situazione storica della Carnia nella quale noi dobbiamo custodire, proclamare e trasmettere il nostro DEPOSITUM FIDEI alle generazioni future ?

In altre parole: il tessuto socio-culturale della Carnia di oggi garantisce ancora, attraverso l’identità di un popolo e di una terra, la possibilità di salvaguardare integralmente la nostra Fede e di tramandarla ai posteri ?

Ricordo a questo proposito che nel gennaio 1997, scrissi una articolata lettera al presidente della giunta regionale, mio compagno di scuola, e gli manifestai tutte le mie preoccupazioni circa la precarietà delle condizioni socio-economiche e culturali della Carnia.

Vi invito a riflettere con me su alcune situazioni concrete:

LA DENATALITA’

La Carnia presenta un tasso di natalità negativo dovuto non solo alla infertilità delle nuove coppie, alle diminuite nascite ed al progressivo invecchiamento, ma anche e soprattutto alle mancata nascita di vite già iniziate. Nell’ospedale di Tolmezzo, negli ultimi 13 anni, sono stati effettuati oltre 1000 aborti cosiddetti legali. Responsabilità ne ha certamente la classe politica italiana che ha varato una legge eccessivamente permissiva che tra l’altro non viene fatta rispettare almeno quanto una qualsiasi altra legge dello Stato; responsabilità ne hanno i politici cattolici che hanno promulgato e controfirmato una tale legge, ingenerando così nei cristiani l’erronea convinzione che l’etica morale può mutare secondo i tempi e le occasioni; responsabilità ne hanno coloro che di tale legge usufruiscono per evitare responsabilità personali o per mantenere futili comodità. Qui, oggi con noi, non sono presenti oltre 1000 bambini e bambine che avrebbero certamente voluto esserci e non hanno potuto, perché non è stato loro concesso di continuare a vivere. E’ come se avessimo cancellato un intero paese dalla geografia della Carnia e non ce ne siamo accorti. Quanti ne cancelleremo ancora nel prossimo futuro? Non possiamo lamentarci poi se ci chiudono le scuole o gli uffici postali o gli stessi Comuni.

LA DROGA

Due settimane fa la Commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento che depenalizza il consumo di gruppo e la coltivazione di droghe leggere come l’hashisc e la marjiuana. In questo modo si permette legalmente di andare a manomettere quei delicatissimi rapporti fisiologici che presiedono al senso del benessere psico-fisico della persona, che dopo l’uso di droghe leggere passerà quasi sicuramente a quello di droghe pesanti, fino a falsare completamente le fragili interconnessioni della mente umana. Una legge dello Stato che abroga di fatto una LEGGE DI NATURA. Nel prossimo futuro dunque, oltre all’alcolismo, vera droga di stato, la Carnia dovrà fare i conti anche con la diffusione della tossicodipendenza, i cui effetti sulle generazioni future sono oggi impensabili. da qui all’eutanasia poi, il passo è breve.

LA FAMIGLIA

La famiglia sta abdicando lentamente ai suoi diritti-doveri sia nei confronti dei figli che della società. E’ stata sottoposta a molteplici aggressioni esterne che di fatto ne hanno minato la stabilità e la credibilità. Pensiamo solo alle separazioni, ai divorzi, alle ri-unioni, alle famiglie omosessuali ed alle adozioni loro permesse. A favore della famiglia non è stato fatto proprio nulla, se non in senso contrario, quasi a voler spingere il cittadino a rinunciare a questa naturale istituzione per appoggiarsi invece su altre istituzioni, esterne e artificiali, rappresentate in ultima analisi dallo Stato che tutto provvede e tutto dispone.

LO SPOPOLAMENTO

Lo spopolamento delle valli rappresenta un altro subdolo aspetto della lacerazione di questo nostro tessuto sociale. Tolmezzo è ormai diventata un grande casermone che accoglie tutti i carnici che, per motivi di lavoro o di studio, sono scivolati definitivamente a valle. Pochi giorni fa proprio, Tolmezzo ha ufficialmente sancito il suo status di CITTA’. Anche Udine accoglie ormai più carnici di una intera nostra valle. L’associazione CJARGNEI IN FRIUL esprime chiaramente il senso di emigrazione e di sradicamento che i nostri compaesani avvertono in quella città, dove cercano di ricreare i legami e i rapporti perduti. Responsabilità ne ha la nostra classe politica che non ha saputo o voluto proteggere coloro che vivendo nella Carnia vera delle valli, sopportavano e sopportano un disagio reale e ineludibile. Responsabilità ne hanno coloro che, pur non avendo più la necessità del lavoro perché ormai in pensione, preferiscono continuare a vivere a Tolmezzo o a Udine, piuttosto che tornare al proprio paese per rivitalizzarlo con la propria presenza fisica e morale. Responsabilità ne hanno coloro che, non volendo più rientrare al proprio paese, vendono perfino la casa paterna per racimolare quattrini che grondano del sudore e delle lacrime dei genitori.

LA DISOCCUPAZIONE

La disoccupazione globale nel FVG è del 6,5 %; In Carnia è superiore del 50%. I disoccupati della provincia di UD sono circa 30.000, quelli della sola Carnia sono oltre 4000. Il reddito pro capite dei 28 comuni carnici è del 18% inferiore alla restante provincia di UD; è del 20% inferiore alla prov. di PN; è del 34 % inferiore alla provincia di GO; è del 48% inferiore alla provincia di TS. Se poi disaggreghiamo questi dati, scorporando Tolmezzo che è città, e consideriamo solo i restanti 27 comuni carnici, la Carnia precipita in un abisso incolmabile. Se consideriamo poi il credito agevolato per le imprese, scopriamo che le agevolazioni per le piccole e medie imprese a GO e TS sono assai maggiori che per la Carnia, così che un imprenditore, magari intenzionato a piantare lavoro in Carnia, viene attratto invece in altre zone della regione, non certo povere o disagiate. Non sto dando i numeri, ma queste cifre, che ho desunto da LA VITA CATTOLICA del 4 aprile 98, sono stupefacenti e mi impongono uno sconsolato silenzio.

IL FISCO

Il sistema fiscale in Carnia è identico a quello delle zone della regione e dello Stato più ricche di servizi e di opportunità oltre che più popolose. E’ naturale che il piccolo negoziante o impresario di Ligosullo, soffocato da mille adempimenti e gabelle, è costretto a chiudere perché non la clientela di Tolmezzo o di Udine. Il patriarca Gregorio da Montelongo nel 1259 fece costruire la fortificazione del Moscardo e concesse notevolissimi sgravi fiscali a coloro che scelsero di abitarvi nei pressi per contribuire alla organizzazione della nascente Casteons. Anche il patriarca Raimondo della Torre beneficiò fiscalmente coloro che decidevano di rimanere a presidio delle valli più lontane. La Repubblica di Venezia concesse gli USI CIVICI agli abitanti di moltissimi comuni di Carnia, avendone riconosciuto e volendo quindi ripagare il loro ruolo nella tutela del territorio. Gli odierni abitatori di Carnia non chiedono certamente paradisi fiscali, accettano il purgatorio, ma non sopportano l’inferno. Perché la lungimiranza dei patriarchi di Aquileia o la avvedutezza di Venezia sono sconosciute oggi?

IDENTITA’

Certamente questo tessuto socio-economico odierno appare vistosamente lacerato e sempre più difficile da riparare. L’identità di questo popolo è ulteriormente messa in crisi dalla prossima globalizzazione economica e monetaria, che tende a fare tutti uguali, risucchiando in un vortice consumistico ed edonistico ogni minima differenziazione ed ogni cultura particolare.

LA RELIGIOSITA’

La stessa religione dei nostri padri viene messa in dubbio e sempre più spesso ridicolizzata o confrontata con tendenze misticoidi moderne più o meno americanizzate e con le nuove religioni, come il gioco del calcio, che sta surrogando ogni altra forma di aggregazione sociale ed ogni altro dibattito. La televisione fa il resto.

Ora vi chiedo: in questo contesto socio-culturale e storico, in rapida disgregazione, quale prospettiva può avere il nostro DEPOSITUM FIDEI di essere integralmente tramandato ai posteri ?

Io vi scorgo il rischio che, una volta dissolta la nostra identità di popolo, anche la fede vacillerà e si diluirà nel magma omnicomprensivo, predicato dai falsi profeti di oggi e celebrato dai sacerdoti del capitalismo consumistico nell’acquario rassicurante dell’informazione che annulla la riflessione personale.

Non le invasioni, non le guerre, non le catastrofi, non la fame ma un creduto maggiore benessere economico, rischia, paradossalmente oggi di cancellare l’identità del popolo di Carnia e con essa questo prezioso e insostituibile DEPOSITUM FIDEI che i nostri padri, pur con tutti i loro limiti, avevano saputo integralmente tramandarci.

Preghiamo affinchè Cristo risorto e asceso al Padre, illumini le nostre coscienze e ci indichi come conservare e tramandare QUESTA Fede.

DAL CONVEGNO CI POTRANNO VENIRE ALTRE IDEE MA SICURAMENTE NON SARANNO COSI’ FORTI COME QUELLE CHE VI ABBIAMO ELENCATO.

ALLORA QUESTO CONVEGNO SI "DOVEVA FARE COMUNQUE" OPPURE POTEVANO EVITARLO?

SE NON SIAMO IN GRADO DI FARE PROPOSTE E NON E’ VERO, (CLICCA SULLA FINESTRA ‘PROPOSTE CONCRETE’) A CHE SERVE CONTINUARE A SPENDER PAROLE CHE CI RIPORTERANNO INESORABILMENTE FRA QUALCHE ANNO, QUANDO FARA’ COMODO A QUALCUNO, A RISENTIRE IL FAMOSO: "GRIDO MUTO, MA PROFONDO", SENTITO, NON SI SA COME, DAL VESCOVO DI ZUGLIO NEL 1987?

 

CONCORSO - CONVEGNO DIOCESANO DI "SPIN-OFF" (int. 26)

Ad insindacabile giudizio di un comitato verrà assegnato un premio, in libri, a chi riuscirà ad esprimere i maniera sintetica, ma comprensibile il significato di "SPIN-OFF" . Questa espressione si trova nel libretto, predisposto dalla Arcidiocesi di Udine per la preparazione al Convegno sulla Montagna.

Il contesto è questo :
"Anche la presenza del Centro Ricerche Fiat ad Amaro con un prossimo laboratorio di Plasturgie rappresenta un altro esempio di opportunità di sviluppo, di collaborazioni e di maturazione di esperienze qualificate, fase ineludibile per ottenere successivamente dei "SPIN-OFF" in termine di creazione di nuove imprese" (pag. 19).

Ho interpellato un amico ingegnere che lavora con le lingue, ho posto l'interrogativo ad un giovane che si è laureato negli Stati Uniti. Non ho avuto traduzioni confacenti.
Se qualcuno, bonariamente, vuole cimentarsi in questo pseudo concorso, scriva qui quello che per lui significa questo "SPIN-OFF".

SPIN-OFF:__________________________________________________________
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Aiuti : SPINNING WHEEL e sarés la GORLETE!

SPIN-OFF al vegnares a sta (come trovo in un prestigioso vocabolario inglese): a transfer of a distinctive business constituting one of two or more business owned by a corporation to a corporation controlled by it in return for a distribution to the stockholders of the distributing corporation of all the stock and securities in the transferee corporation without surrender of any stock or securities buy the stock-holders in the distributing corporation - compare SPLIT-OFF, SPLIT-UP… ma no mi jude masse a capî…ce vulie dî?

 

ISLAM E CHIESA CATTOLICA (int. 27)

"Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo,

grazie alla nostre leggi religiose vi domineremo"

Il 14 ottobre 1999, su AVVENIRE, quotidiano della CEI, è comparso un articolato intervento di mons. Giuseppe Bernardini, arcivescovo di Smirne, Turchia, paese islamico al 99%.

Riassumiamo brevemente l’intervento di questo vescovo cattolico che è immerso da anni nel complesso mondo islamico, che conosce assai in profondità, essendo egli vescovo titolare di Smirne. Afferma questo vescovo:

1- Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani presenti, disse ad un certo punto: "Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi islamiche vi domineremo". In effetti la dominazione islamica è già da anni iniziata con i petrodollari, utilizzati non per creare lavoro nei poverissimi paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei paesi cristiani dell’immigrazione islamica, compresa Roma, centro della cristianità.

2- In occasione di un altro incontro ecumenico islamo-cristiano, organizzato come sempre dai cristiani, un partecipante cristiano chiese pubblicamente ai mussulmani perché non organizzassero almeno una volta anche loro incontri del genere. La risposta del mussulmano fu questa "Perché dovremmo farlo? Voi non avete nulla da insegnarci e noi non abbiamo nulla da imparare". Quindi un dialogo tra sordi, dove i concetti di "democrazia, diritti dell’uomo, dialogo, giustizia, donna" ecc. hanno significati e implicazioni totalmente diversi, se non antitetici.

3- In un monastero cattolico di Gerusalemme, vive un domestico arabo musulmano, persona gentile e onesta, assai stimato dai frati e considerato come un fratello. Un giorno, con aria triste, il domestico arabo dice ai frati: "I nostri capi si sono riuniti e hanno deciso che tutti gli infedeli debbono essere assassinati, ma voi non abbiate paura, perché vi ucciderò io senza farvi soffrire". Sappiamo tutti che occorre distinguere la minoranza fanatica dalla maggioranza tranquilla e onesta, ma quest'ultima, a un ordine dato in nome di Allah o del Corano, marcerà compatta e senza esitazioni. Del resto la Storia insegna che le minoranze decise riescono sempre ad imporsi alle maggioranze silenziose e rinunciatarie. E poi è notorio che la loro intolleranza nei propri Paesi è direttamente proporzionale alla tolleranza che essi reclamano per sé nei nostri.

Dopo questi tre eloquenti esempi, il vescovo di Smirne (Turchia) esprime delle considerazioni con una esortazione finale che è la seguente: " NON SI CONCEDA MAI AI MUSULMANI UNA CHIESA CATTOLICA PER IL LORO CULTO, PERCHE’ QUESTO AI LORO OCCHI E’ LA PROVA PIU’ CERTA DELLA NOSTRA APOSTASIA".

Intanto, in alcune nostre scuole si toglie il crocefisso e la tradizionale messa di inizio anno scolastico. In certe fabbriche si comincia a fare festa il venerdì e a lavorare di domenica.

Ci aspettiamo a breve una raccolta di offerte per la costruzione di un MINARETO, anche se questo potrebbe sembrarvi improbabile non è molto lontano, nonostante gli allarmi di Biffi (il Cardinale).

 

UNA CHIESA CORAGGIOSA (int. 28)

La Chiesa udinese indicendo e organizzando il Convegno Diocesano sui problemi della Montagna, ha momentaneamente smesso la mitria ed il pastorale, ha indossato spada e cimiero (di patriarchina memoria) ed è scesa nell'agone politico, diventando a tutti gli effetti un "soggetto politico" (nel senso più alto del termine), che analizza e propone alla pari di altri "soggetti politici" che propongono, dibattono e si confrontano. In questo modo essa ha accettato implicitamente e consapevolmente le regole del gioco, a volte dure e spesso imprevedibili, ed ha anche accettato di mettersi in discussione. Non sul piano dottrinario e religioso ovviamente, ma su quello più propriamente politico-istituzionale dove essa è volutamente scesa a portare le sue analisi e le sue proposte. Ed essendo divenuta un "soggetto politico" deve attendersi non solo e non sempre consensi ma anche reazioni, proposte, critiche ed osservazioni. Questa Chiesa deve perciò essere consapevole che tutti questi interventi, ospitati in questo Sito, non hanno alcun connotato irrispettoso od offensivo nei suoi confronti (come qualcuno interessatamente va dicendo) ma costituiscono semplicemente "quella voce" che essa stessa ha sollecitato e stimolato; voce che non è necessariamente sempre in sintonia con la posizione politico-istituzionale della Chiesa, ma che, essendo spesso critica o diversamente indirizzata, deve essere intesa come una ricchezza ed un carisma, espressa da un "altro" soggetto politico: in questo caso dalla Carnia più libera, più impegnata e meno conformista, quella che non viene mai interpellata nelle grandi occasioni, quella che non ha alcun potere e che si vorrebbe fosse evaporata e illanguidita, e che invece questo sito dimostra sempre viva e stimolante. Per questo la Chiesa, con questo Convegno, ha creato inconsapevolmente le condizioni ideali affinchè questa Carnia negata e imbavagliata potesse esprimere finalmente la sua voce, liberamente e senza il cappello in mano. Grazie Chiesa.

UNA MONTAGNA SENZA PROVINCIA (int. 29)

In ogni Stato e ad ogni latitudine, la Montagna costituisce da sempre un territorio che presenta dei problemi e che richiede delle soluzioni che sono del tutto particolari.
Nello stato italiano, tutte le grandi regioni del Nord che comprendono un complesso territorio rappresentato da pianura, collina e montagna, riconoscono da sempre una Provincia della Montagna.
Ricordiamo ad esempio Cuneo, Sondrio e Belluno che sono le provincie della Montagna rispettivamente di Piemonte, Lombardia e Veneto. Recentemente poi in Piemonte è nata anche la provincia di Cusio-Ossola-Verbano, che conta 77 comuni, la maggioranza dei quali non supera i 500 abitanti. Questa neonata provincia, di cui pochissimi sono a conoscenza, è stata istituita sottraendo dalla provincia di Novara gran parte della zona collinare e tutta la zona montana a nord di Omegna, così che questa provincia rappresenta oggi in Italia la provincia della Montagna per eccellenza.
Solamente la regione FVG non ha ancora la sua Provincia della Montagna, poiché la grandissima parte della Montagna friulana (oltre il 52 %) fa tuttora parte della Provincia di Udine che si estende dalle Alpi al mare, mentre un buon 35 % è inglobato in quella di Pordenone. Il restante 13% è appannaggio delle provincie di GO e TS, dove peraltro i cospicui privilegi economici e fiscali tutelano efficacemente quelle zone ancora classificate montagnose.
Diciamo subito la verità: la montagna friulana ( ma soprattutto la Carnia) non è mai stata tutelata in alcun modo. E per Carnia non intendiamo affatto riferirci a Tolmezzo, divenuto una testa troppo grande per un territorio troppo spopolato; nè ci riferiamo ad Amaro o a Villa Santina o a Cavazzo, la cui vicinanza alle grandi vie di comunicazione facilita gli insediamenti e l'occupazione.
Per Carnia occorre intendere quella vera, la Carnia delle Valli : Ligosullo, Paularo, Forni Avoltri, Rigolato, Forni di Sopra ecc. i nostri paesi insomma.
Questa è la VERA CARNIA che ha la estrema ed urgente necessità di una REALE E SPECIALE AUTONOMIA AMMINISTRATIVA, sul tipo della provincia autonoma di TN, dove il buon De Gasperi, trentino e democristiano, ha saputo conciliare brillantemente le richieste dei trentini con le esigenze dello Stato italiano, a tutto favore dei trentini che oggi godono, inspiegabilmente e immotivatamente, di una eccezionale autonomia sconosciuta in altre parti d'Italia.
Purtroppo noi non abbiamo mai avuto un De Gasperi, ma neppure un Andreotti e nemmeno un Evangelisti a tutelarci. Il Friuli e la Carnia in tutti questi decenni sono stati rappresentati solo da obbedienti YES-MEN distribuiti nei vari partiti, alle cui direttive sono stati sempre devotamente ligi e con il cappello in mano, come si conviene ai sotans.
Oggi la Carnia, quella vera e moribonda della Valli ma anche quella che si crede miracolosamente salvata dal declino, ha l'assoluta urgenza e necessità di una tale autonomia. Si, anche quella che crede di aver scampato l'incombente pericolo perché ha forse lievemente incrementato i suoi abitanti: perché quando le Valli saranno definitivamente scomparse demograficamente (e lo saranno nel breve volgere di pochi lustri), anche Tolmezzo ed il suo interland ne verrà a soffrire: non ci sarà più alcun motivo per mantenere il Tribunale o l'ospedale, o gli Uffici Statali decentrati, perché il baricentro economico-politico si sarà spostato ovviamente più a sud e Tolmezzo, con il suo interland, diventerà la periferia nord di una area geoeconomica diversa, il cui centro gravitazionale si collocherà più a sud, nella collina friulana.
Ecco perché anche Tolmezzo, che è ripiegata su se stessa ed appare a volte svogliata e insensibile ai gridi di allarme delle valli, deve immediatamente prendere posizione e guidare la battaglia per l'autonomia amministrativa della Montagna.
Ma PERCHE' la Carnia ha oggi assoluta necessità di una autonomia amministrativa vera e speciale, di un Ente Amministrativo autonomo a democrazia diretta, in sostituzione degli inutili ed esuberanti Enti sovracomunali odierni ?
1. Perché solo una piena e visibile autonomia da Udine può dare finalmente alla Carnia quel peso specifico (politico e amministrativo) in grado di imprimere una svolta decisiva alla sua attuale involuzione socio-economica.
2. Perché solo una autonomia politico amministrativa può fare emergere a livello europeo la gravità della nostra condizione socio-economica che è a livelli meridionali.
Sono stati recentemente resi noti i dati relativi al reddito pro capite di tutti i 137 comuni della provincia di Udine. Questi dati sono stati ricavati in base a ben 60 parametri ( finanziari, creditizi, demografici, economici e sociali) da parte di una Agenzia specializzata nel settore , la Fondazione CREF. Il reddito annuo PRO CAPITE della Provincia di Udine è di L. 25.590.000.
Andiamo a vedere il reddito pro capite di ciascun comune carnico nella tabella allestita in questo sito. Ebbene, tranne Sauris, che, per motivazioni recenti relative ad un turismo da poco decollato ed alla realtà del prosciuttificio Wolff, presenta un reddito superiore alla media provinciale, tutti i comuni di Carnia hanno un reddito assai inferiore alla media. I Comuni delle Valli di Carnia sono in coda alla classifica provinciale, alla pari con i Comuni della Slavia friulana. Il Comune di Ligosullo ha un reddito di L. 11.140.000 annue e quello di Preone di L. 10.890.000.
Quando le pensioni dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dal Lussemburgo, prezioso sigillo di una durissima emigrazione, non arriveranno più nei nostri piccoli paesi, perché i percettori saranno deceduti, allora il reddito dei nostri paesi precipiterà a valori calabresi.
Queste realtà, così complesse e tragiche, non giungono a livello europeo perché le regole europee considerano solo la Provincia nella sua globalità e non una parte di essa.
Fintanto che la Carnia sarà "UNA" parte della provincia di Udine, queste realtà non emergeranno e non giungeranno a Bruxelles.
Una Amministrazione Provinciale Unica, come la attuale, non porta ad un riequilibrio interno sociale ed economico, ma accentua e nasconde vieppiù le differenze, che sono già drammatiche: dobbiamo attendere che la Carnia diventi CARNIALAND per i week-end dei cittadini stressati delle città?

 

CARNIA, TERRITORI D'OMBRA  (int. 30)

Da alcune settimane, in alcuni borghi di Carnia, si sta girando un film, ormai alle fasi finali, per il quale molti carnici, adulti e bambini, hanno volentieri offerto la propria disponibilità sia in lavori manuali attorno al set, sia come comparse, sia come attori non-protagonisti e non professionisti.
Gli esterni sono stati girati in parte a Villa Santina, in parte a Mione di Ovaro, e in molti altri luoghi suggestivi di Carnia.
Il film, di produzione italo-francese, dovrebbe essere pronto in autunno per partecipare al Festival del cinema di Berlino.
Bene, diranno i nostri stupefatti ciber-nauti, finalmente una nuova e incredibile opportunità per fare conoscere la Carnia al di fuori dei ristretti confini regionali.
NO, diciamo noi, non ci sta proprio bene una simile pubblicità.
E vediamo subito il perché:
Il tema che il film svolgerà è di una attualità dirompente e angosciante: la PEDOFILIA, cioè quella devianza sessuale che fa dei bambini inermi e indifesi l'oggetto delle pulsioni sessuali degli adulti. Il regista si è subito affannato a dichiarare che il film è CONTRO la pedofilia. E ci mancherebbe che fosse a favore! In questo caso sarebbe di competenza della Procura della Repubblica, non della critica cinematografica. Ma andiamo avanti.
Ora dunque, venire in Carnia- utilizzare persone del luogo- sfruttare paesaggi incontaminati- per calare questo tema, a dir poco scabroso e contaminante, in un contesto come il nostro, equivale a gettare sulla Carnia un'ombra davvero pesante, ambigua e grave per togliere la quale non basterebbero poi fiumi d'inchiostro, proclami televisivi, indennizzi morali ed economici, offerte di riparazioni.
La Carnia,
così avviluppata dai suoi problemi secolari che mai nessuno ha ancora risolto;
così lacerata nel suo tessuto sociale da uno spopolamento inarrestabile;
così vilipesa in pace e in guerra;
così derisa e ignorata ai grandi appuntamenti;
non può oggi tollerare anche quest'affronto e questa ingiuria del tutto gratuita.
La Carnia non può essere contrabbandata come una terra di pedofilia (perché è questo che resterà poi nell'immaginario collettivo di chi assisterà al film).
La Carnia non è una terra di pedofili, almeno non più di altre regioni dove i fatti di pedofilia avvengono realmente e rimbalzano con raccapriccio sui mass media nazionali destando avversione e ripulsa.
La Carnia ha tanti difetti ma uno la rende oggi pericolosamente esposta all'estinzione e ad un linciaggio morale che potrebbe essere domani irreversibile: la sua aquiescenza, la sua sottomissione, la sua sudditanza culturale, la sua incapacità di reagire e di dire: basta. Gli esempi sono innumerevoli: la storia del "latte Carnia", in cui non c'è neppure una goccia di latte carnico, è davvero emblematica di questo atteggiamento.
La Carnia non può tollerare più di essere conosciuta nel virtuale mondo cinematografico, e oltre, solo per MARIA ZEF o per TERRITORI D'OMBRA, solo cioè per storie truculente e disperate dove l'umanità e la ragione, sono sempre assenti. Chi ha visto MARIA ZEF ricorda solo un incesto e un assassinio, poco altro. Ma questa Carnia se mai è esistita, non esiste più.
Perché nessuno oggi sponsorizza o lancia un film sui FUCILATI DI CERCIVENTO? oppure sulla PROFUGANZA della prima guerra mondiale? o sulla durissima EMIGRAZIONE CARNICA? Sapete perché? Perché questi temi non sono politically correct e non fanno cassetta. Ma soprattutto forse perché farebbero aprire gli occhi a tanta gente.
La Carnia oggi, forse a motivo del suo isolamento, è ancora per fortuna un VILLAGGIO VIVIBILE anche se a rischio di scomparsa, ma queste storie che ci piovono addosso dal di fuori, queste pretese artistiche e culturali con cui si cerca di mimetizzare una vicenda inventata e data in pasto ad una platea di milioni di persone, possono davvero dare il colpo di grazia: così che una Carnia truculenta e pedofila rischia di cancellare la Carnia-cartolina che tutti noi amiamo ancora disperatamente, nonostante tutto.
Finora i mass-media locali e la stampa (compresa quella cattolica) hanno dimostrato malcelato interessamento, spesso accondiscendenza quando non aperto appoggio a questo film.
Ci rivolgiamo ai pubblici amministratori, alla Chiesa, a questo Convegno e a tutti i carnici affinchè osteggino in tutti i modi questo tentativo pseudo-culturale di affibbiare alla Carnia, con la scusa dei suoi paesaggi inviolati, anche questa nuova etichetta: quella della violazione del bambino.

 

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