Il convegno sui problemi della montagna interventi dal n. 11 al n. 20 clicca qui per tornare alla pagina principale del convegno
INTERVISTA VIRTUALE ALL'ARCIVESCOVO BATTISTI Vogliamo innanzitutto
ringraziare il nostro Arcivescovo se acconsentirà a questo estemporaneo e
singolare colloquio con la Carnia che questo SITO INTERNET, seppur
informalmente, qui umilmente rappresenta. La Carnia, e la montagna
friulana più in generale, soffrono una situazione del tutto peculiare dovuta a
molteplici cause, che possono essere sinteticamente riassunte in una parola
emblematica: EMARGINAZIONE. Su tale constatazione, da
tutti ampiamente riconosciuta, intendiamo iniziare questo dialogo con il nostro
Vescovo. 1. Anno Domini 1967: la Chiesa udinese, nella sua stragrande maggioranza di
529 sacerdoti, pubblica una MOZIONE DEL
CLERO FRIULANO sulla situazione
socio-economica del Friuli e della Carnia, elencando in un lungo quaderno di
doglianze i problemi più urgenti di allora. Grande scalpore tra i politici,
rapido adeguamento della gerarchia ecclesiastica, normalizzazione. Anno Domini 1987:
il Clero carnico, nella sua totalità, esprime un documento ufficiale dal titolo
PROBLEMI SOCIO-ECONOMICI DELLA MONTAGNA,
che viene presentato dall’ allora vescovo ausiliare mons. Brollo e sul quale
anche Lei esprime delle puntuali riflessioni ( “ abbiamo avvertito con
sofferenza e preoccupazione lo stato di degrado socio-economico della zona montana ” e ancora
“ è tutta la chiesa udinese che soffre il delicato e drammatico momento di emarginazione
socio-economica”).
Anno Domini 1987:
dai politici di allora viene partorito il famoso PROGETTO
MONTAGNA, benedetto anche dal clero friulano e dichiarato fallito il 30
marzo 1998 dalla stessa regione FVG presso la CMC di Tolmezzo. Negli anni successivi si
approntano altri progetti: AREE DI CONFINE, ZONE MONTANE, PROGETTO 5 B, PROGETTO CONVER, INTERREG,
PROGETTO LEADER e altri ancora. LA CARNIA oggi e tutta la
montagna friulana (51,9 % della Provincia di Udine), si ritrovano in una
situazione ben peggiore: lo spettro della disoccupazione si è materializzato,
l’abbandono e il degrado del territorio sono visibili a tutti, il tessuto socio-culturale appare lacerato in più punti, la speranza si
va spegnendo. Cosa dice OGGI il pastore alle sue pecorelle più lontane e più
emarginate ?.. 2.
VorreMMO rileggere la conclusione del documento del 1987 : “ Anche la Chiesa della Montagna , pur sempre presente e attiva nelle
singole parrocchie, sente di aver mancato per non aver saputo in questi ultimi
tempi coagulare in un’unica corale voce le istanze per la salvaguardia della
dignità della sua gente; lo fa ora nella consapevolezza che non può rinunciare
alla sua missione, che è quella di stare dalla parte dei poveri e degli
indifesi; oggi la Carnia e il Canal del Ferro hanno bisogno di questa voce;
se mancasse a questo suo dovere, la gente avrebbe ancor più motivo di
paura e di fuga. La Chiesa vuole invece dare una mano a tutti coloro che vivono in montagna
affinchè non perdano la fiducia nelle istituzioni e soprattutto non
perdano la speranza” Così si concludeva il documento della Chiesa
nell’allora 1987. Sono passati OLTRE 13 anni.
Quali sensazione ha suscitato in Lei la lettura di queste parole ? 3.
Il 1996 ha anche visto la partenza del vescovo ausiliare e titolare di Zuglio,
Pietro Brollo, verso Belluno. La titolarità di Zuglio è stata poi attribuita
ad un vescovo del Kenia, mons. Alfredo Arap Roich, di 45 anni ed ora è passata
al vescovo Mario Zenari, nunzio apostolico in Costa d’Avorio. Tale scelta, pur
costituendo solamente un titolo onorifico, ha però suscitato forti perplessità
in Carnia perché si CONTINUA a ritenere la sede vescovile carnica un puro
attributo virtuale, svuotato di ogni significato pastorale. Non ritiene che
l’antica diocesi di Zuglio abbia oggi tutte le carte in regola per rinascere
dall’oblio della storia? 4.
La CEI ha pubblicato nel 1995 una importante e stupenda nota pastorale, che
tutti dovrebbero tenere in casa: “ STATO
SOCIALE ED EDUCAZIONE ALLA SOCIALITA’”. In essa si affrontano vari
problemi: la crisi dei valori, la crisi dei partiti, la crisi della moralità amministrativa, la crisi della
moralità economica. Si parla dei diritti e dei doveri di cittadinanza. Si
discute dell’autonomia e dei principi animatori dello stato sociale :
sussidiarietà, solidarietà e responsabilità. In questi primi 50 anni della
Repubblica Italiana abbiamo però avuto CENTRALISMO ESASPERATO anzichè
sussidiarietà; ASSISTENZIALISMO
DIFFUSO anzichè solidarietà; IRRESPONSABILITA’ MORALE E POLITICA anzichè
responsabilità. La nota della CEI conclude
molto chiaramente :” Lo stato sociale non va smantellato nè svenduto al migliore offerente.
Non va confuso però con lo stato assistenziale (che in realtà brucia la
solidarietà e toglie il senso di responsabilità) nè con lo stato clientelare
( che alimenta divisioni di gruppi e di corporazioni e che genera dipendenze, intolleranze, rifiuti,ingiustizie e conflitti)”. Come
riesce a conciliare questi precisi e ragionevoli richiami con la realtà
italiana odierna, sorda a questi appelli ? 5,
Nel 1991 la CEI ha pubblicato una nota pastorale dal significativo titolo “EDUCARE
ALLA LEGALITA’”, quasi presentisse l’ imminente terremoto politico
italiano. In questo documento si leggono riflessioni profetiche : “
i vescovi sono preoccupati per una situazione che rischia di inquinare
profondamente il nostro tessuto sociale se non viene affrontata con tempestività,
energia e grande passione civile”. Sappiamo come sono andate poi le cose.
Il tessuto friulano e in parte anche quello carnico sono profondamente inquinati
ad ogni livello. In quella nota pastorale, la CEI indicava anche i possibili
rimedi: chiare e legittime regole, trasparenza e verifica, stabilità delle leggi, efficienza delle strutture sociali,
privilegio degli interessi giusti, evitare guerre tra poteri. Oggi la situazione
appare esattamente contraria a quella prospettata allora dalla CEI. Perchè,
vescovo Alfredo ? 6.
Ancora in quella nota del ‘91, la CEI faceva espresso riferimento alla ECLISSI
DELLA LEGALITA’, quasi possedesse delle antenne speciali che captassero in
anticipo i sommovimenti sociali italiani. Vi è un passaggio interessante che
dice :” non meno inquietante è poi la
nuova criminalità dei colletti bianchi che volge a illecito profitto la
funzione di autorità di cui è
investita, impone tangenti a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realizza
collusioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a
interessi di parte”. Vescovo Alfredo, perchè la Chiesa non appare più
autorevolmente MAGISTRA ? 7.
Citiamo un altro passo di EDUCARE ALLA LEGALITA’
: “ il Parlamento corre il rischio di essere ridotto a strumento di semplice ratifica di intese realizzate
al suo esterno; anche all’interno dei partiti il gruppo di vertice può
giungere a imporre le sue scelte sulla base di contrattazioni fatte all’
esterno dei partiti stessi”. Più avanti vi è un intero paragrafo
dedicato ai cattolici impegnati in politica, che vengono discretamente
redarguiti. Insomma, vescovo Alfredo, non si salva proprio nessuno oggi in
Italia ? 8.
Vi è un documento della CEI del 1993 che titola “IDENTITA’ NAZIONALE, DEMOCRAZIA E BENE COMUNE”.
In esso si affrontano gli attuali temi della Unità dello Stato italiano, del
federalismo e delle autonomie. Vi si trova un rapido excursus storico della
formazione dello stato centralista italiano che viene definito (cito
testualmente) “ Nazione forzata:
forzata perchè opera di una minoranza, attraverso un’azione essenzialmente
politico-diplomatico-militare, con un intento anche di rivoluzionaria rottura
nei confronti della tradizione cattolica dominante nel Paese. Quello che si è
formato è uno stato nazionale a conduzione oligarchica e accentrata, da cui le
molte entità subnazionali e le relative culture vennero escluse perchè negate.
E’ uno stato unitario nella forma ma non nella sostanza
perchè non costruito su una coscienza nazionale”.Nè il Fascismo nè la
Democrazia Cristiana sarebbero poi mai riusciti a modificare tale situazione.
Sono affermazioni di un peso politico indubbio che male si accordano però con
le più recenti prese di posizione della gerarchia cattolica italiana, che
sostiene invece uno stato unitario e indivisibile, quasi fosse un dogma. Come
valuta il problema ? 9.
L’ Italia è entrata nell’ Euro nonostante il vertiginoso deficit di 2,5
MILIONI DI MILIARDI. Vi era e vi è forte perplessità, specie oggi con il
dollaro a 2.200 lire e l’EURO a picco. La
CEI, sempre nel medesimo documento del ‘93, IDENTITA’ NAZIONALE, diceva
testualmente“ Il rischio sembra ormai
essere quello di entrare in Europa come extracomunitari con passaporto
italiano” E’ solo una battuta o è
stato un amaro presentimento. 10.
VERITATIS SPLENDOR. E’ l’ enciclica morale della Chiesa per il
prossimo secolo. Vi si riaffermano con forza principi morali immutabili. In questo documento però, che non impegna
ufficialmente il magistero infallibile del Papa, si mette sullo stesso piano
l’ aborto e l’eutanasia da un lato e gli anticoncezionali dall’ altro,
quasi che la delittuosità morale di questi atteggiamenti sia identica. Una
netta e incomprensibile chiusura quindi su questo fronte. Sull’ altro versante
invece, quello più propriamente storico-scientifico, la Chiesa apre con delle
ammissioni nuove: Galileo, Darwin, Inquisizione, antisemitismo. Perchè questo diverso
atteggiamento della Chiesa gerarchica ? 11.
Abbiamo appreso dalla Vita Cattolica e da altra stampa locale che Lei ha nel
1997 posto un deciso veto ad un convegno intitolato “ANCHE NOI SIAMO CHIESA”
organizzato dal parroco di Zugliano, don Pierluigi Di Piazza. Tale convegno, che
si poneva sulla scia di altri realizzati in Austria e Germania, avrebbe inteso
affrontare alcuni problemi disciplinari e dottrinari della Chiesa cattolica. Ci
vuole esprimere la sua posizione al riguardo? 12.
Torniamo infine in Carnia. Negli ultimi 13 anni sono stati effettuati nell’ Ospedale di Tolmezzo circa 1281
aborti
legali, tra l’indifferenza generale non solo della classe politica locale
(prevalentemente cattolica) ma fors’anche tra gli stessi preti i quali o
ignorano il dato o si sono inconsapevolmente adattati al clima generale. Come
valuta questo pesante dato confrontandolo con la popolazione residente (40.000
anime) e con il calo demografico di 3500 persone avvenuto nello stesso periodo ? 13.
L’inizio del 1997 è stato segnato dalla ormai famosa lettera
inviata da don Tarcisio Puntel (parroco di Treppo e Ligosullo ed ora anche
di Paluzza) al Presidente della Regione FVG, lettera inviata l’11 gennaio 97.
Anche lei conosce il testo di quella missiva, essendone stato il secondo
destinatario. Da allora però, nulla si è concretamente mosso qui in Carnia, a
parte le solite parole e promesse di circostanza, ribadite ad ogni occasione da
diversi personaggi politici. Quale è il suo giudizio su quella lettera di don
Tarcisio e sulle sue concrete proposte ( FISCO E VIABILITA’) per
salvare la Carnia delle valli, quella vera cioè, da sicura desertificazione ? 14. Un
“Avviso Sacro” degli anni ‘50
(diffuso dalla gerarchia Cattolica, che scomunicava i comunisti ed i loro
alleati) viene ritrovato da VTC-Treppo Carnico, che lo pubblica sollevando legittimi interrogativi, ai quali nessuno
risponde. Tale AVVISO suscita comunque scalpore e viene ripreso da una
televisione nazionale che lo ripropone varie volte. Molti cittadini si sono
chiesti: è cambiata la Chiesa o il comunismo italiano? O tutt’e due? Oggi in
effetti assistiamo un po’
sorpresi a continui ammiccamenti e corteggiamenti della Chiesa nei
confronti della intellighenzia di sinistra, quasi che la Chiesa vada cercando
una legittimazione laica in un mondo
sempre più secolarizzato. Citiamo alcuni esempi: il duetto Tonini-Bertinotti
e Martini-D’Alema che si scambiano reciproci attestati di benemerenza;
Giorgio Albertazzi, ateo e anticlericale dichiarato, che legge il vangelo nel
Duomo di Udine alla vigilia di Natale 97; il filosofo marxista Massimo Cacciari
che intrattiene i cattolici sul
tema biblico nel castello di Udine. Addirittura a Milano è stata istituita in
Duomo la Cattedra dei NON CREDENTI dove
parlano solo i sedicenti atei. Pare insomma che la Chiesa emargini le
proprie intelligenze a favore della cultura dominante perché questo oggi crea visibilità. 15. Immigrazione
dal terzo mondo, immigrazione prevalentemente islamica. Tradizioni e religione
importate, pericolose per possibili sincretismi e perdita di identità
religiosa e sociale, che potrebbe concretizzarsi nel breve arco di un
secolo. La solidarietà è infatti una cosa che è ben conosciuta al nostro
popolo, l’ assistenzialismo e la demagogia politica a senso unico sono invece
estranei al nostro sentire. Dopo la sventata minaccia ateista del comunismo,
l’Occidente potrebbe essere presto sottoposto alla ben più cruciale minaccia
TEISTA, l’islamismo. Quali le sue valutazioni. 16. Si
dice : Pochi preti, e spesso in altre faccende affacendati. Parrocchie
sguarnite, diaconi ancora scarsi. In compenso coesistono moltissimi preti “dispensati” ( cioè
preti che si sono sposati, rinunciando al ministero sacerdotale). Perchè
non affidare loro una DIACONIA ? Perché non disporre di questi “sacerdoti in
eterno” per un diverso servizio all’interno della stessa Chiesa ? Inoltre vi
sono tanti cappellani militari il cui ruolo è venuto meno negli ultimi tempi a causa delle profonde modifiche strutturali avvenute
nell’ esercito italiano. Perché insomma non redistribuire e utilizzare queste
risorse pastorali nel territorio maggiormente bisognoso ? A
conclusione
di questo primo e intenso colloquio con la Carnia, quale augurio intende
rivolgere il vescovo Alfredo al popolo di Dio disperso sui monti e che si sta
pericolosamente allontanando dalla Terra promessa, perchè abbandonato dagli
uomini del potere e forse
trascurato dalla chiesa ufficiale ?
PAROLE, PAROLE, COME CONVEGNI, CONVEGNI ! (int. 12) Caro ...., ho letto la sua lettera a ... per ben tre volte: su "la Noste
valade", su "la Vita Cattolica" con poco giustificabili
omissioni, e nel testo integrale. Mi sento in dovere di esprimere alcune
considerazioni, non dopo averle manifestato la mia solidarietà come compaesano
prima e come Carnico poi, benché non necessario. O capìs (int. 13) O capìs che la cunvigne a sedi stade mitude in vo're de bande de diocesi di
Udin, e che che' doicesi no veti competence des bandis dal Friu'l di sore'li a
mont, ma o mi domandi l'istes ce mont ca si fa's a fa une cunvigne su la mont
furlana lassant four lis vals e lis montagnis dal Friul ocidenta'l. Al si sares
immò in timp a coregji il sbalio, magari coinvolgint ancje la nestre diocesi (
s'al gji interese alc da la mont di so' competence) o almancul cjapant drenti
chei che ta cheste part di 1) Cara/e diocesi di Udine e Concordia/Pordenone: come mai la Diocesi di Udine organizza un convegno sulla montagna friulana e discrimina una parte di territorio (la montagna del Friuli Occidentale da non confondersi con la Valle Pordenonese del Noncello!!!) che è montagna come la restante? 2) Si è ancora in tempo per correggere il tiro magari coinvolgendo almeno
qualche realtà di quest'area ( che non sia però l'inesistente provincia di PN
od il dinosauro della Camera di Commercio, (enti che non vogliono avere
assolutamente la benchè minima cognizione di causa sui problemi della
montagna)?
Se questa è la Carnia (int. 14) Da
uno studio recente della Università di Udine, diretto dal prof. Bruno Tellia e
presentato ai preti di Carnia il 1° febbraio 1999, il 18% delle femmine e il
14% dei maschi è oggi disposto a trasferirsi altrove. La
fascia più consistente è quella che rappresenta i giovani dai 20 ai 30 anni:
ben il 27 % di essi vorrebbe andarsene dalla Carnia e tra questi il 25 % sono
laureati e diplomati. La
Chiesa non gode più di quella fiducia che un tempo aveva: ben
il 32% dei maschi ed il 27% delle femmine ha POCA O NESSUNA FIDUCIA NELLA
CHIESA. Tra
i giovani di 18-30 anni, ben il 54 % NON HA FIDUCIA NELLA CHIESA, mentre tra le
persone di 31-45 anni il 34% NON HA FIDUCIA nella Chiesa. Solo tra gli anziani
(60-70 anni) vi è ancora fiducia nella Chiesa. Questo dato è assai
significativo e indica come la Chiesa non sia più in grado di attirare i
giovani o di interpretarne le esigenze. Una Chiesa insomma poco credibile e
chiusa in se stessa, quasi fosse priva di quel vigore propulsivo presente solo
pochi anni fa. Una Chiesa che forse
è diventata ambigua e poco trasparente sia nelle scelte pastorali che in quelle
politiche, amando circondarsi solo da una certa categoria di persone e
preferendo restare nell’ovile ILLUDENDOSI DI AVERE ANCORA 99 pecore, piuttosto
che uscire alla ricerca di quella (o di quelle tante) perdute. E’ evidente quindi il disorientamento dei giovani, in balia di
televisioni e di mistificazioni ed alla ricerca di una guida o quantomeno di
valori sicuri, verso cui orientare
la propria vita. Ma
anche i carabinieri e la Polizia riscuotono poca fiducia tra i carnici: sono
solo il 15 % coloro che ripongono molta fiducia nelle forze dell’ordine.
Nell’Europa ha poi fiducia solo il 14 %. Nelle Forze Armate ha fiducia il 12 %
, nella Scuola ha fiducia solo 12 %, nel Comune il 14%, nella Burocrazia il 7%,
nella Regione FVG l’11%, nei Sindacati il 5%, nella Magistratura il 5%, nel
Parlamento di Roma il 4,3 %, nei Giornali il 2 %. Un
quadro insomma certamente sconfortante e sconsolato che indica come i carnici
siano ormai diventati disincantati e diffidenti verso il Potere inteso in tutte
le sue sfaccettature, sia politico che religioso. Un
dato positivo emerge invece quando si tratta di VOLONTARIATO: allora ben il 26 %
partecipa ad associazioni di volontariato ( ricreative, sportive, culturali,
religiose ecc.) L’associazionismo meno frequentato è quello sindacale e
politico, segno di quanta fiducia godano in loco queste due categorie. Tra
i carnici, l’ambiente di appartenenza di gran lunga più sentito è il Comune
o la Frazione, seguito dalla Valle (14%) e dal Friuli ( 13%). Solo il 2% si
sente di appartenere alla regione FVG, il 7% all’Italia e il 2 % all’Europa. Altro
dato sorprendente: ben il 25% delle famiglie carniche possiede un Personal
Computer ed il 2,4 % è collegata con Internet. Il
40% delle famiglie ha 2 o più figli, il 32 % ha un solo figlio e ben il 15 %
delle coppie è senza figli. Vi
sarebbero ancora molti altri interessanti dati riguardanti la Carnia del 2000,
ma per il momento riteniamo di avere dato un significativo assaggio, soprattutto
a coloro che si ostinano ancora a credere che la Carnia sia ancora e sempre
folclore e fisarmonica. La
Carnia oggi, per fortuna, sta prendendo coscienza della propria situazione e
soprattutto i giovani appaiono assai più critici e indipendenti dei loro padri
e nonni. VORREI
ANDARMENE DALLA CARNIA Femmine 18 % NON
HO FIDUCIA NELLA CHIESA Totale
Femmine 27 % FIDUCIA
NELLE ISTITUZIONI Polizia-
Carabinieri 15 % VOLONTARIATO 26 % partecipa attivamente A
CHI SENTI DI APPARTENERE ? Comune
28 % FAMIGLIE O
ALCI I MIEI VOI VIERS LIS MONTAGNIS (int. 15)
Usance
il salmist, ancje jo “o alci i miei vôi vieris lis montagnis” (121,1). Chês
montagnis di ca e di là da l’aghe, de Cjargne, dal Cjanâl dal Fiêr e de
Valcjanâl, des valadis dal Tôr e dal Natison che a son la nestre corone naturâl
e la part plui biele e caraterizade de tiere e de civiltât furlane, al pont di
podê dâur il non e la cualifiche di mari e di scune. Poben,
cheste mari e je malade di une malatie serie che e riscje di jessi mortâl e la
scune e po tramudasi in tombe. La
muart de mont e je la muart ancje de culine e dal plan. In
ogni sens. La
malatie de Cjargne, e di chês âtris
parz, no je di vuè, ancje se vuè si le sint di plui pal fat che plui evidenz e
preocupanz si son faz i siei segnâi dolorôs. No
je nancje une di chês malatiis che Diu al mande e che si po dome pleâ il cjâf
e domandâ la rassegnazion. E
je une malatie volude, provocade di une politiche, di une programazion, o di une
mancjance di politiche e di programazion di une insensibilitât e otusitât che
e scualifiche dutis lis fuarcis responsabilis, a ogni nivel e setôr culturâl, sociâl, economic, politic, ministratîf e acje, parcè no?,
religjos. Il
no vê savût e volût privilegjâ la part plui a riscjo, i ultims, inviestint o
spindint e impegnansi a carat de disbigjunis e no dal numar dai votanz o dai fedêi,
al è un autentic pecjat denant di Diu e de storie, un gjenocidi che si tramude
in suicidi par duc’. In
chesc’ dîs, ancjemò une volte, si impiin i rifletôrs sun cheste part cjare
e soferente de nestre regjon. A
clamânus a rifleti, a impegnâsi, a rompi la spirâl mortâl, al è il vescul
di Udin e cun lui la glesie e lis fuarcis culturâls e politichis plui
sensibilis. La
cunvigne di novembar e nas siguramentri di une intenzion laudabil. La cuistion
però no jè di butà fûr un âtri document, un dai tanc’ che a scjadence
fisse a vegnin consegnâz a la stampe e a lis bibliotechis. La
cuistion e je di dispeâ Lazar des fassis che j impedissin di movisi e di saltà
fûr de scuretat dal sepulcri. O crot che al coventi un meracul e il meracul e
àn di operâlu prin di dut e soredut la int des monz. Fin
che si fevele de int di mont o a la int di mont, si fâs retoriche. Si
à di dâj la peraule a la int, cun calme e passience, spietant magari plui timp,
ma fasinju deventâ protagonisc’ e atôrs , plui che spetadôrs e scoltadôrs
dai discors dai esperz. Parceche i prins esperz a son lôr, e no chei di Udin o
di altrò. A proposit, parcè no vignino
clamâz sistematicamentri i esperz dal
Sud Tirol, de Carintie e de la Slovenie, la che no an sassinade la mont come chi
di nô? La
glesie e fâs ben a invidâ a la sensibilitât pai fradis plui bandonâz ma a
vares ancje di dâ il bon esempli, di vê une “politiche” diferente e
alternative. Robe che no dome no à mai vude ma che no mostre di vê nancje cumò.
Se o lin a lei cemût ca son stâz tratâz i predis de Sclavanie dal vescul
Rossi in ca, e ancje i predis e la int de Cjargne, plui che organizâ cunvignis
o varessin di lâ a confessâsi e sparî. Fin che si gjave i predis di mont par
furnî il plan e la sitât, no si à dirit di fevelâ. La
glesie si lamente che i politics no fasin la province de Cjargne. E jê parcè
no fasie la diocesi di Zui, che e jè za, e un vicjariât pai slovens? E parcè
fâsino la cunvigne a Tumiec, spieli dal faliment de politiche pe Cjargne, e no
te glesie-mari di san Pieri? Ancje i simbui e i lûcs e àn la lôr impuartance. La
proposta evidenziata non è stata stampata dal settimanale diocesano che ha
sponsorizzato il convegno sulla montagna.
La
retorica del “Grido muto” (int. 16)
Prosegue più che mai acceso il dibattito inerente al Convegno Diocesano sui
problemi della montagna .Un Convegno a mio parere inutile come lo fu il
precedente tenutosi a Tolmezzo nel gennaio 1987, per una serie di motivazioni,
ne elenco alcune: 1)
Guardando come è stato strutturato questo Convegno c’è l’impressione che
nulla parta dal basso, ma tutto sia invece calato o imposto dall’alto:
eminenti sociologi, personaggi illustri e qualificati a parlare a proporre
soluzioni, personaggi che nulla o quasi sanno delle realtà della Carnia se non
per sentito dire, perché in Carnia non ci vivono. 2)
I preti che quotidianamente vivono tra la gente e con essa condividono le grosse
problematiche di questa terra e quindi veri conoscitori delle realtà, non sono
neppure chiamati in causa. Forse per timore che parlassero dell’effettiva
realtà carnica ? 3)
Si è menzionato nei WORKSHOP (brutto termine per spiegare un incontro 4)
“Ho udito un grido muto e profondo di una gente che si sente morire…
questo 5)
Questo secondo convegno copia perfetta del precedente, dovrebbe fungere da stimolo
per cercare di cambiare almeno in parte la situazione della Carnia, si ritorna
così a parlare delle annose e irrisolte problematiche di questa terra:
spopolamento, denatalità, viabilità, cultura, economia ecc. Sono anni
che noi in varie forme e in tutte le maniere lo andiamo dicendo, proponendo
infinite soluzioni per risolvere queste tematiche; ma come voce che grida nel
deserto siamo rimasti sempre inascoltati, criticati quando non osteggiati. Cosa
che non succede a chi viene da fuori a fare la radiografia della Carnia e
sostiene tra l’altro che nonostante tutto qui non si sta proprio tanto male
visto i risparmi bancari dei carnici, ignorando completamente che questi sono il
frutto delle pensioni estere, non italiane, il che è tutto dire. Per questi
motivi, ma ve ne sono anche di altri, temo fortemente che anche questo Convegno
sarà solo “un pourparler” che lascia il tempo che trova.
IL NODO DI SALOMONE (int. 17) Il nodo di Salomone con
cui vengono siglati gli interventi su queste pagine ha significati ed origini
molto antichi.
LA PROVINCIA DELLA MONTAGNA: PERCHE’? (int. 18)Da
oltre 13 anni andiamo inutilmente sostenendo la assoluta necessità della
Provincia della Montagna. Solo una piena e visibile autonomia da Udine può dare
finalmente alla Carnia quel peso specifico (politico e amministrativo) in grado
di imprimere una svolta decisiva
alla sua attuale involuzione socio-economica. Oggi più di qualcuno si è finalmente allineato sulle nostre posizioni, fino
a ieri giudicate velleitarie e ingiustificate, quando non assurde. Perfino i
comunisti (oggi DS) che fino a ieri accettavano a malincuore un
“comprensorio” e osteggiavano duramente la provincia, oggi stranamente
sostengono proprio la
“provincia”. Oggi,
anche molte associazioni e perfino l’ASSINDUSTRIA, chiedono la Provincia
della Montagna, che sostituisca gli altri Enti locali sovracomunali a democrazia
indiretta, come la pletorica Comunità
Montana della Carnia, che ha ben 120 delegati NON eletti dal popolo,
ma PROPOSTI dai partiti tramite i Consigli comunali. Solo i politici in servizio
permanente effettivo, che sono sempre rimasti a galla sia prima che dopo
Tangentopoli, si dicono contrari alla Provincia
Autonoma a democrazia diretta, perché in questo caso non potrebbero più
continuare a occupare posti di sottogoverrno o di parastato senza la sanzione
popolare (in questo caso verrebbero irrimediabilmente messi alla porta!). Ma perché la Carnia dovrebbe godere di questa AUTONOMIA AMMINISTRATIVA ? Cercheremo
di rispondere a questa centrale domanda con alcune considerazioni generali, ma assai concrete, che
esemplificheremo con alcuni dati ignoti a molti: REDDITO PRO CAPITE DEI 28 COMUNI CARNICI
Inferiore del 18% rispetto alla restante prov. Se
poi disaggreghiamo il dato di Tolmezzo-città dalla Carnia vera delle Valli, il
divario appare allora incolmabile con Paluzza, Ligosullo, Forni Avoltri,
Rigolato e Paularo in caduta verticale. Volendo mantenere la Carnia aggregata
alla Provincia di Udine, questi dati, tragicamente eloquenti, non verranno mai
resi pubblici ma saranno risucchiati e diluiti all’interno della grande
provincia di Udine e della regione FVG, statisticamente ritenuta tra le più
ricche d’Italia. Ma andiamo avanti ancora:
Prodotto
Interno Lordo della Carnia
1981 era del 2% superiore
alla media CEE Da
questi numeri appare chiaro il netto declino della produttività delle aziende
della Carnia, la quale si pone tra le zone più emarginate della CEE. Certamente
alla pari delle regioni meridionali dell’Italia, dove però è fiorentissimo
il LAVORO NERO, pressoché sconosciuto qui da noi, e che genera occupazione e
ricchezza senza che queste appaiano però nelle statistiche ufficiali, che
tengono conto solo dei dati visibili. Vediamo ancora :
TASSO DI DISOCCUPAZIONE IN CARNIA
REGIONE FVG 1996 :
6,5 %
CARNIA
1996 : 10,5 % Anche
questa tabella indica che la disoccupazione in Carnia è maggiore del 50%
rispetto alla restante regione FVG. Questo 10,5% di disoccupati è un dato
reale, non certamente surrettiziamente gonfiato come in altre regioni italiane.
Abbiamo cioè oltre 4000 VERI DISOCCUPATI in Carnia, per i quali non esiste
neppure il lavoro nero, come altrove. Ancora
RAPPORTO ABITANTI /DISOCCUPATI
1995
abitanti
disoccupati
Anche
qui appare il dato eclatante della provincia di Udine, dove sono
nascosti i disoccupati carnici che fanno lievitare la disoccupazione della
Provincia ben oltre la media regionale. Occupiamoci
infine di come viene sostenuto il CREDITO
AGEVOLATO nella nostra Regione, analizzando le zone omogenee di intervento.
Ricordiamo che l’INTENSITA’ DELL’AIUTO AGEVOLATO viene
espressa in ESL (cioè in Equivalenti Sovvenzioni Lorde):
C
R E D I T O A G E V O L A T O AREA
OBIETTIVO 2
( TS, GO, Porto Nogaro) AREA
OBIETTIVO 5 B
( Carnia e montagna friul.)
piccole imprese 20 % Esl AREA
PIANURA FRIULANA piccole imprese
15 % Esl Come
si vede, per un qualsiasi imprenditore che debba individuare la zona dove
collocare la sua impresa, esiste una sola scelta obbligata da compiere : prima
TS e GO, poi la pianura e infine, se proprio proprio è un irrecuperabile
disperato, la Carnia, DOVE IL CREDITO
AGEVOLATO è pressoché analogo alla pianura. E questi criteri creditizi non
li hanno certamente inventati marziani. E’
chiaro che questo sistema non porta ad un riequilibrio interno sociale ed
economico, ma accentua vieppiù le differenze, che sono già drammatiche, anche
se per ora colpevolmente ignorate dalla stragrande maggioranza di chi vive in
montagna, che si trastulla ancora con armoniche
e liron, polente e frico. QUOUSQUE
TANDEM, ABUTERIS ITALIA PATIENTIA NOSTRA?
Fino a quando è possibile dunque tollerare, in una regione così piccola come
la nostra, differenze di reddito del 50 %, senza che NESSUNO SE NE PREOCCUPI?
Solo la istituzione rapida della Provincia Autonoma, associata ad un immediato
provvedimento legislativo di defiscalizzazione “erga omnes”, riuscirà forse ad evitare il peggio: MA QUESTO LO DICEVAMO ANCHE 10 ANNI
FA.
LA LETTERA DI UN PRETE DI CARNIA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE
FVG (inviata il giorno 11 gennaio 1997 e
pubblicata sul bollettino parrocchiale “La Noste Valade” di Treppo nel
numero di marzo 199). Il presidente rispose genericamente a questa lettera il 7
maggio 1997) La
riproponiamo per dimostrare come non sarebbe stato necessario un Convegno per
capire quello che già si è capito
da tempo. Tra i tanti elementi di
meditazione nella lettera ritroviamo il tema del ‘grido muto’ colto dal già
Vescovo Ausiliare P. Brollo e riproposto dall’Arcivescovo A. Battisti. Non
vogliamo pensare che sia aria fritta. Nell’Epifania
dell’ormai lontano 1987, il Clero della Carnia presentò un documento sui
PROBLEMI SOCIO-ECONOMICI DELLA MONTAGNA, sottoscritto dall’ Arcivescovo di
Udine, mons. Alfredo Battisti, e presentato dall’ allora Vescovo ausiliare e
titolare di Zuglio, mons. Pietro Brollo. Scriveva
mons. Battisti :” ... abbiamo avvertito con sofferenza e preoccupazione lo stato di degrado
socio-economico della zona montana della Carnia, Canal del Ferro, Valcanale, che
provoca lo spopolamento di questa vasta porzione del Friuli, con la conseguente
perdita di valori etnici, storici e culturali. Abbiamo perciò espresso
sentimenti di solidarietà ai pastori e fedeli di questa zona, incoraggiandoli
nell’ azione di richiamo e stimolo nei confronti di tutti coloro che, in
qualunque modo, possono arrestare questo preoccupante fenomeno... Perciò la
Chiesa che vive, crede, soffre e spera in Carnia e nelle zone di montagna, è
tutta la Chiesa udinese che soffre il delicato e drammatico momento di
emarginazione socio-economica”. E
mons. Brollo aggiungeva:” Così non ho potuto non cogliere un grido muto, ma profondo, di dolore e
di sofferenza, proveniente da questa gente che si sente morire. Mi è così
sembrato urgente unire anche la mia voce a quel grido troppo soffocato per mancanza di forza e di canali adeguati
per essere ascoltato... E’ tremendamente avvilente pensare alla prospettiva
che i nostri paesi, resi semideserti, possano diventare soltanto delle riserve, protette come la flora e la fauna,
dentro un grande parco conservato e curato per chi viene a passarvi le ferie...
Abbiamo sì genio, manualità e creatività, ma perchè esse partano con la
valigia dell’ emigrante; abbiamo energia elettrica, ma per favorire altrove il
lavoro; abbiamo strade e ferrovie, ma solo per essere attraversati più
velocemente; abbiamo capitali, magari sudati all’ estero, ma solo per pagare
le tasse di un denaro che viene investito altrove...” Pareva, allora, che questo documento, che analizzava minuziosamente ogni aspetto socio-economico della Montagna (che rappresenta il 42,6 % della regione FVG e ben il 51,9 % della provincia di Udine) e ne suggeriva poi alcuni possibili rimedi, dovesse finalmente mettere in moto un vasto e articolato mutamento epocale per la Carnia e la Montagna friulana in generale; pareva che i politici, finalmente, avessero avvertito tutta la responsabilità e tutta la gravità della situazione, additata loro, con forza e determinazione, da quel clero che aveva scelto di porsi a fianco dei più emarginati e indifesi. Un
clero consapevole che “ la missione propria che Cristo ha
affidato alla Chiesa, non è di ordine politico, economico e sociale: il suo
fine è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa
scaturiscono compiti, luce e forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli
uomini secondo la Legge divina” ( Gaudium et Spes, n 42). Da
quel primo “grido muto, ma profondo, di dolore e di sofferenza” sono passati
10 anni, inutilmente. La
situazione odierna si è fatta, se possibile, peggiore di allora perchè il
divario tra cittadini di serie A e cittadini di serie B (quali sono quelli della Montagna) si
è fatto ancora più ampio ed evidente. A
nulla sono valsi i vari progetti che si sono via via susseguiti in questi 10
lunghi anni : Progetto Montagna, Aree di Confine, Obiettivo 5 B, Agemont, Conver,
Leader, Zone Montane e infiniti altri. Sintetizzo
solo alcuni aspetti: SPOPOLAMENTO: Vi
è un lento e costante spopolamento dei paesi di montagna, dovuto in parte alla
diffusa denatalità ma soprattutto alla nuova emigrazione, estera ( Europa,
Africa, Russia) e interna ( concentrazione a Tolmezzo o a Udine, come
chiaramente testimoniano i sodalizi DIMPECINS A UDIN oppure CJARGNEI IN FRIUL
che la dicono lunga sul profondo sentimento di chi ha dovuto lasciare il proprio
paese). OCCUPAZIONE:
Contestualmente
alla chiusura di importanti fabbriche sorte col PROGETTO MONTAGNA (come
Plastibut o Lamplaz) si assiste al fallimento delle OCCHIALERIE che dopo un iniziale e scoppiettante avvio, segnano il passo e chiudono
alla chetichella, innescando un pericoloso pendolarismo extraregionale (Cadore),
estremamente pesante sia fisicamente che psicologicamente. Un secondo
pendolarismo trans-frontaliero con l’Austria rende pesantissimo (a causa della
precaria viabilità) anche un lavoro leggero. Gli imprenditori esterni sono
costretti a privilegiare le zone di GO e TS, ampiamente tutelate dai criteri UE,
a svantaggio della Carnia equiparata alla pianura friulana. VIABILITA’: Ogni
temporale, ogni alluvione mette a nudo i guasti che l’ incuria pubblica ha
provocato sulle strade di maggiore scorrimento, come quella della Val Degano e
la 52 bis, che presentano in tantissimi punti situazioni di estrema pericolosità,
cui si fa fronte estemporaneamente con soluzioni provvisorie e mai definitive.
Le strade provinciali poi (come la Treppo-Ligosullo) attendono da anni una
sitemazione adeguata, pur essendo stati a suo tempo stanziati i fondi necessari.
La grande e moderna viabilità si è fermata a Tolmezzo, capoluogo sì della
Carnia, ma non certamente “la” Carnia. Da lì verso nord, verso cioè
“la” Carnia, le strade sono rimaste quelle di 50 anni fa, tutte
pericolosamente a rischio e a lenta percorribilità. IDROGEOLOGIA:
Le
frequenti alluvioni hanno ormai messo in crisi tutti gli alvei dei torrenti e dei fiumi, il cui letto non viene più
scolmato da decenni ( salatissime multe invece per chi si azzarda ad asportare
anche un solo sasso), con conseguente, pericoloso innalzamento del livello
dell’ alveo che in alcuni tratti supera la sede stradale collaterale o
addirittura i paesi prospicienti, come accade a Casteons di Paluzza. I fianchi
dei monti, maggiormente quelli scistosi, presentano ormai amplissime ferite
irrecuperabili, come sul tratto Treppo-Ligosullo, che possono provocare
imminenti frane. FISCO:
Il
sistema fiscale diretto, identico a quello vigente nel resto del Paese, non
prevede alcun tipo di sgravio per quegli aspetti di spesa aggiunta, causata dal
più costoso vivere in montagna, che altre zone del Paese non conoscono. Il
sistema fiscale indiretto poi penalizza addirittura il cittadino di montagna in
vari modi : tassa indiretta sul maggiore freddo (gasolio), tassa indiretta sul
pendolarismo lavorativo (benzina). AGRICOLTURA
E ALLEVAMENTO:
Sono
pressochè scomparsi, a causa di una politica cosidetta ”comunitaria” che
impedisce di produrre latte (le famose “quote latte”), che esige la partita
IVA (L. 100mila)per il conferimento del latte alla latteria sociale, che
pretende una igiene da cucina per le malghe ( quando nella vicina Austria non sussistono simili obblighi), che paga per l’ abbattimento
dei capi di bestiame i cosidetti
“premi”. Così i campi sono scomparsi, i prati sono incolti e la boscaglia
lambisce i paesi. ARTIGIANATO
: Un
tempo trainante, sta languendo sotto i colpi di maglio di un fisco impossibile.
Moltissime ditte individuali hanno chiuso, non riuscendo più a sopportare le
innumerevoli scadenze e i tantissimi balzelli di ogni genere. SCUOLA:
Si
stanno chiudendo ogni anno plessi scolastici per mancanza di bambini. Se questo
può essere comprensibilmente accettato fino ad un certo punto (la scuola non può
però essere considerata un’azienda di profitto), non è però accettabile che
molti bambini abbiano dovuto essere trasportati nel plesso vicino, per lunghi
periodi dell’anno scolastico, dai propri genitori o nonni o conoscenti. Il turn-over dei professori, che
evitano accuratamente le zone disagiate, riduce ogni anno la resa scolastica
globale nelle scuole medie e superiori. SANITA’:
L’
USL si è trasformata in Azienda, un ente di profitto dove i burocrati che
“risparmiano”, effettuando tagli ai rami meno produttivi finanziariamente (
che sono solitamente quelli socialmente più utili e indispensabili) vengono
gratificati con premi annuali di produzione. L’ Ospedale di rete di Tolmezzo
è l’ unico in Regione privo della TAC, causa questa di un penoso pendolarismo
sanitario verso Udine di malati anche comatosi. L’obiettivo aziendale della
ASS n 3, per il 1997, è “la riduzione dei ricoveri ospedalieri”, con
conseguenze facilmente immaginabili. COMMERCIO
: Nei
paesi più piccoli, sono rimasti ormai in pochi a tenere aperto il Bar o l’
Alimentare, che nel recente passato svolgevano anche un ruolo sociale di
incontro e di aggregazione. L’inarrestabile proliferare di grandi centri di
distribuzione a Tolmezzo e altrove, sorti senza una precisa ottica sociale ma
sulla esclusiva base del profitto ( di chi ?), ha letteralmente strangolato i più
deboli, costringendoli alla chiusura. RAPPRESENTANZA
POLITICA:
Non
è stato solo il calo demografico a ridurre drasticamente la rappresentanza
consiliare regionale della Montagna ( da 5 consiglieri a 2) ma una
precisa legge regionale (conosciuta come Legge Bulfone, socialista), approvata
nell’ ultima legislatura di Biasutti, che ha penalizzato definitivamente la
Carnia, rendendola orfana di un’ adeguata rappresentanza politica regionale.
Oggi il peso specifico della Carnia è vicino allo zero, come ha ampiamente
dimostrato la recente vicenda di Antonio Martini. RELIGIOSITA’:
Vi
è un progressivo raffreddamento della gente nei confronti della Chiesa, che si
esprime con un netto calo della frequenza religiosa, più esteriore che profondamente vissuta. La gente avverte la
Chiesa lontana e indifferente ai reali problemi di oggi perchè ha forse
identificato la Chiesa stessa con il potere. Questi
sono solo alcuni dei punti di riflessione, non certamente tutti nè tutti sono compiutamente espressi. Non è però
possibile assistere impotenti e rassegnati al declino della Carnia, mâri dal Friûl, senza porsi domande. Non è possibile
che tra livello ecclesiale e politico non corra un filo diretto che stimoli
reciprocamente le diverse azioni. Non
è più possibile, nell’economia regionale, distribuire le risorse solo
secondo il numero degli abitanti, e quindi dei voti, ma occorre rivalutare il
ruolo e i costi di chi sceglie di
vivere ancora in montagna, nonostante tutto. Due
sono, a mio modesto parere, le leve su cui agire per poter dare avvio ad una
inversione di tendenza: la VIABILITA’ e il FISCO. Attendere
ancora potrebbe essere fatale, non solo per la Carnia delle valli. In
qualità di cittadino di Treppo
Carnico e Ligosullo, tra i più piccoli e periferici comuni del FVG, sento il
dovere civico e l’ impegno morale di tutelare la dignità dei miei
concittadini di serie B. In
qualità di pastore di queste due
parrocchie, avverto l’obbligo evangelico di stare dalla parte dei più deboli
ed emarginati (socialmente, economicamente, politicamente), senza per questo
venir meno alle mie responsabilità o al rispetto delle leggi. Per questo voglio difendere la speranza del popolo che mi è stato affidato.
Premio fiscale (int. 20) SE SI VUOLE SALVARE LA MONTAGNA, BISOGNA INTERVENIRE OLTRE CHE SULLA FILOSOFIA, ANCHE SULLA CULTURA, SULLA RELIGIONE...MA SOPRATTUTTO SULL'ECONOMIA. UN APPRENDISTA, A TOLMEZZO (NON A UDINE) PORTA A CASA £ 1.800.000; A SUTRIO £ 1.000.000. I POLITICI DELLA MONTAGNA PARLANO ALLA TV E SCRIVONO SUI GIORNALI PROMETTENDO E PROMUOVENDO SEMPRE NUOVI PROGETTI (FINANZIATI DALLA CEE); PROGETTI CHE RIMANGONO SULLA CARTA: FIUMI DI PAROLE!! DIAMO UN PREMIO FISCALE A CHI DA' LAVORO E A CHI LAVORA IN MONTAGNA... ESPERIENZA PERSONALE
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