Il convegno sui problemi della montagna interventi dal n. 31 al n. 40 clicca qui per tornare alla pagina principale del convegno NE’ CARNE NE’ PESCE (int. 31)Mario Gollino, uno dei 30 saggi del
Convegno Diocesano sulla Montagna, continua a proporre
(Relata refert? tradotto: Ambasciator non porta pena. Ma: ambasciatore
di chi?)
sulla stampa locale l’ipotesi della Provincia della Montagna cosiddetta
“regionale”: una provincia virtuale che non si trova in alcuna parte
d’Italia, ma solo nella sua testa ed in quella di coloro che lo mandano
avanti. Cos’è la provincia di Gollino e dei suoi mandanti? Eccola: una
provincia senza prefetto, senza questore, senza intendenza di finanza,
senza provveditore agli studi, senza comando carabinieri, senza soprintendenza
alle belle arti, senza targa, senza ispettorati, senza popolo, senza… Insomma
una provincia SENZA TUTTO, una succursale di Udine con il nome di Provincia: un
bidone vuoto, che servirebbe solo agli imprenditori per farci piovere dentro
contributi e finanziamenti pro domo sua. Un surrogato, un succedaneo, un
fantasma, un puro parto di fantasia politica interessata. Ma che ci fa la
Montagna con questa Provincia che: 1. non annulla i carrozzoni esistenti (CMC,
Consorzi, Agemont…). 2. non garantisce alcuna autonomia
politico-amministrativa. 3. non permette quella visibilità nazionale ed europea
di cui la Carnia ha assolutamente bisogno per decollare. 4. non consente
al popolo sovrano di esprimere il suo parere. Piuttosto che una provincia del
genere è preferibile stare con il male che si ha (in questo caso il rimedio
sarebbe ben peggiore del male) e che ci porterà diritti alla tomba in un
decennio, entro cioè il prossimo “grido muto” che immancabilmente si leverà.
Ma io scorgo in questa proposta di Gollino (che non è né carne né pesce) il
corrispettivo del Vicariato Episcopale per la Montagna (che non è né carne né
pesce) proposto dal libretto del Convegno a pag. 32. Infatti se la Curia,
tramite Gollino e la VITA CATTOLICA, avesse proposto la PROVINCIA AUTONOMA, come
avrebbe potuto negare la DIOCESI di Zuglio? Proponendo invece questa
NON-PROVINCIA può tranquillamente proporre la NON-DIOCESI (il Vicariato):
entrambe sono le due facce della stessa medaglia di latta (di bande) che
vorrebbero appuntare sul petto inorgoglito della Carnia che conta. Ma questo
giochetto è stato subito scoperto dai carnici meno intelligenti e che non
contano. Fervorino finale: se qualcosa di buono dovesse mai arrivare alla Carnia,
questo arriverà forse da Trieste, non certo da Udine, che in Carnia ha troppi
interessi. GIOCO DI PAROLE (int. 32)Il GRIDO MUTO della Diocesi di Zuglio è soffocato
dall’ASSORDANTE SILENZIO della Curia Udinese. I CJARGNEI NO SON CUDUMARS! (int. 33) Che le Cjargne no je piardude , ma une des zonis plui
vivarosis dal Friul culturalmentri e socialmentri , us al dis un basarul. LA
PROVINCIA DELLA CARNIA Assieme ad alcune stravaganze, come quella del traforo della
Mauria o "pensate" del tipo: Il discorso e la riflessione sono stati più ampi di quello che
qui si possa dire o riferire. UNA PROPOSTA DECENTE: TOGLIERE LA PAROLA (int. 35) Anche il III Workshop svoltosi a Tolmezzo il 16 ottobre scorso
si è trasformato in una rimpatriata di vecchi democristiani (e pochi
socialisti), molti dei quali in quiescenza politica, troppi in spe (servizio
permanente effettivo) sotto altre bandiere. Hanno monopolizzato con le loro
chiacchiere tutta la lunga serata; relatori e intervenuti hanno di nuovo avuto
un palcoscenico immeritato per parlarci addosso e bombardarci coi loro luoghi
comuni e con i loro "pia desiderata" più ovvi e banali. Tutti questi
ex democristiani ed ex socialisti non hanno alcun titolo morale per
parlare sui mali e sulle prospettive della Carnia, ridotta così proprio da 50
anni di regime social-democristiano. Che senso ha? Come possono essere credibili
e autorevoli coloro che, in 50 anni di potere assoluto, hanno (direttamente o
indirettamente) ridotto così la Montagna? Come può essere credibile e
autorevole questo Convegno pieno zeppo di ex DC? Spero che ora i responsabili
(diretti o indiretti) di tanto disastro non si atteggino a vittime e non si
straccino le vesti scandalizzati davanti a questa PROPOSTA DECENTE: togliere la
parola a tutti coloro che non hanno alcun TITOLO MORALE per parlare, sia
relatori che pubblico. LA CHIAVE PER SALVARE LA CARNIA (int. 36) Io sono persuaso, dopo aver seguito 3 WS in diretta (dove i
preti sono sempre più assenti e muti) e dopo avere letto tutte queste pagine,
che l'unica soluzione per salvare la Montagna ce l'ha in tasca SOLO la Chiesa.
Solo con la DIOCESI DELLA MONTAGNA sarà possibile scardinare l'apatia dello
Stato e della Regione FVG nei confronti della montagna e farla emergere dalla
indifferenza. Ogni altra chiave di lettura è falsa e ingannevole, compresa la
storia infinita della provincia che nessuno darà mai perché la sua impalcatura
è ordita con trame e trabocchetti ad ogni passo. Ma la Chiesa darà mai la
Diocesi alla Montagna? Io credo di no perché creare una diocesi, senza o contro
lo stato italiano, senza o contro la classe politica, è uno sgarbo che la
istituzione religiosa non può permettersi, senza il rischio di creare fratture
interne ed esterne. E così la Chiesa-gerarchia preferirà ancora una volta il
potente all'emarginato, il certo all'incerto, lo status quo alla profezia. Ma io
ritengo che anche i preti di Carnia, nella loro stragrande maggioranza, non
vogliano affatto la diocesi di Zuglio (altrimenti si farebbero ben sentire),
preferendo la situazione attuale, con un vescovo il più possibile lontano e
assente. PAULARO, dove il popolo si fa sentire (int. 37)
L' ULTIMO PEANA (int. 38) Sono rimasto davvero sorpreso nel ricevere l'opuscolo
riguardante il Convegno promosso dalla Diocesi di Udine sui problemi della
montagna. Siamo alle solite. In questi ultimi trent'anni mi sono reso conto che
questi convegni non servono a nulla o quasi. Basti pensare all'Assemblea del
clero del 1975, all'Assemblea dei giovani, al Sinodo diocesano: il tutto è
rimasto sulla carta. Qualche volta un incontro personale serve più di decine di
riunioni. La cosa grave di questo convegno è il fatto che ad essere snobbati
sono stati proprio i preti che vivono da anni sul territorio e che meglio di
altri conoscono problemi e difficoltà che si vivono da queste parti. Per
risolvere i problemi della montagna: spopolamento, lavoro, infrastrutture,
viabilità, turismo ecc. non servono le chiacchiere ma fior di miliardi che non
si reperiscono di certo in Curia. Mi auguro, comunque, che l'ultimo (almeno si
spera) "peana" del Battisti non si risolva in una ennesima bolla di
sapone. DIES IRAE PA CJARGNE (int.39) Negli ultimi 16 anni, e precisamente
dal 1984 al 1999 compreso, presso l’Ospedale di Tolmezzo sono stati effettuati
1281 aborti volontari, che burocraticamente ed eufemisticamente vengono definiti
“IVG” (interruzione volontaria gravidanza). Ecco lo specchietto riassuntivo:
In 16 anni 1281 ABORTI A fronte delle continue, naturali e
costanti morti, vi è un progressivo, innaturale e inarrestabile calo delle
nascite. I 1281 aborti rappresentano dunque assai bene quelle 1281
vite appena iniziate e già finite. 1281 vite che avrebbero potuto oggi
colmare quei vuoti paurosi che si stanno inesorabilmente aprendo nei nostri
paesi, nei nostri asili, nelle nostre scuole, nelle nostre chiese, nelle nostre
case. 1281 vite che avrebbero potuto riannodare quel filo di speranza che
è stato ineluttabilmente reciso negli ultimi anni da tanti fattori esterni e
tantissimi problemi interni. 1281 vite che avrebbero potuto esserci e non
ci sono. Per colpa nostra, complice lo Stato. Nota storica
Il Parlamento italiano il 29
maggio 1978 approvò la legge 194, promulgata e controfirmata dai ministri
(tutti democristiani): Tina Anselmi (Sanità), Paolo Bonifacio (Guardasigilli),
Giulio Andreotti (Presidente del Consiglio) e Giovanni Leone (Presidente della
Repubblica). Orbene nessuno di costoro fu mai scomunicato “latae sententiae”
dalla Chiesa Cattolica, così come invece sono scomunicati tuttora coloro che
abortiscono o fanno abortire. Inoltre vale la pena di ricordare che l’ABORTO
PROCURATO è un PECCATO MORTALE cosiddetto RISERVATO, per il quale si può
essere assolti solamente dal vescovo o da un suo espresso delegato. Per inciso
ricordiamo che re Baldovino del Belgio, per non dover firmare una legge analoga,
venendo così meno ai propri principi religiosi e morali, si dimise per due
giorni da re. A favore di questa legge votarono con convinzione: PCI, PSI,
SIN.INDIP., PSDI, PRI, PLI. Contro invece si espressero formalmente: MSI, DC e
DEM.NAZ. oltre che, per motivi opposti, Democrazia Proletaria e Radicali che
puntavano sul referendum per ottenere una maggiore permissività. Ricordiamo che
in quell’anno memorabile 1978 (assassinio di Aldo Moro, morte di Paolo VI) era
stato costituito il IV Governo Andreotti, un monocolore DC, appoggiato
dall’esterno e per la prima volta, oltre che da socialisti, socialdemocratici
e repubblicani, anche dai comunisti, che insieme formarono così un ULIVO
“ante litteram”. La Legge
Ma torniamo a quella Legge, il cui
titolo è: “NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA' E SULL'INTERRUZIONE
VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA”. Questa legge, che pochissimi hanno
davvero letto, è composta da ben 22 articoli, la cui integrale lettura sarebbe
a tratti incomprensibile o noiosa. Citiamo, per sommi capi, i punti salienti di
questa legge dello Stato italiano, che tutti sono tenuti a rispettare.
Nell'art.1 si dice: “L’interruzione volontaria della gravidanza non è un
mezzo di controllo delle nascite…” Nell' art. 2 si legge : “I
consultori familiari… assistono la donna in stato di gravidanza, informandola
sui diritti.. contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la
donna all’interruzione della gravidanza.” Andiamo oltre: l'art. 4
recita: “...per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90
giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della
gravidanza o il parto o la maternità, comporterebbero un serio pericolo per la
sua salute psichica e fisica…” E ancora l'art. 5 recita : “…il
consultorio e la struttura socio-sanitaria hanno il compito in ogni caso, e
specialmente quando la richiesta di IVG sia motivata da condizioni economiche o
sociali o familiari, di esaminare le possibili soluzioni dei problemi proposti e
di aiutarla…” Riflessione finale
- La legge 194 comprende ed esprime
uno spirito ed un senso che a noi francamente sembrano traditi nella realtà
quotidiana dei fatti. Si rispetta davvero questa Legge dello Stato (almeno alla
pari del Codice della Strada), così come è stata voluta e promulgata dal
Legislatore? Esiste un qualche controllo nell’applicazione di questa legge,
come succede per le altre leggi dello Stato? Questi sono dubbi più' che
legittimi, che sorgono quando nell’arco di 16 anni si rilevano 1281 aborti nel
piccolo Ospedale di Tolmezzo, su una popolazione di 40.000 anime. - I rappresentanti del popolo sono al
corrente di questa grave situazione che sta minando l’essenza stessa del
popolo carnico? Si rendono conto che la Carnia sta morendo, anche a causa di una
forse troppo disinvolta applicazione di una legge dello Stato, troppo
affrettatamente approvata 22 anni fa? - E soprattutto: perchè i
democristiani, dispersi nel POLO e nell’ULIVO, non hanno mai cercato di
rimediare agli irreversibili errori del passato e di controbilanciare i
disastrosi effetti demografici e morali di questa legge con una più assennata
politica a favore della famiglia (quella vera) e dei figli sopravvissuti? - Certo, qualche gruppo isolato di
cattolici lancia ogni tanto una piccola sfida: ultimamente taluni propongono di
spostare la titolarità dei diritti civili “dal nato al concepito”, volendo
così perseguire il riconoscimento dei pieni diritti alla persona umana fin dal
suo concepimento e non solo al momento della nascita. Sono piccoli segnali
certamente che vanno in controtendenza ma che tuttavia, seppure necessari, non
appaiono ancora sufficienti ad arrestare il lento ma inesorabile declino della
Carnia. RITENGO CHE IL CONVEGNO DEBBA
AFFRONTARE ANCHE QUESTE TEMATICHE e non solo aspetti
economico-politico-istituzionali, ruotanti tutti attorno alle
"palanche". A meno che non si abbia paura di urtare la suscettibilità
dei non-credenti. O no? IL SUCCESSORE DI BATTISTI (int. 40) Da molti mesi la notizia della nomina del nuovo arcivescovo di
Udine rimbalza periodicamente sui mass-media locali: dopo i primi nomi
"bruciati", pareva avesse molte chanches un ausiliare di Milano, mons.
Francesco Coccopalmerio (o forse è stato bruciato ad arte anche costui?).
Ultimamente tutti i possibili candidati interpellati hanno gentilmente ma
recisamente declinato l'invito, ben conoscendo la situazione della Arcidiocesi
di Udine. Del resto tra i preti ed i laici friulani interpellati dalla S. Sede,
era emersa la netta opposizione alla nomina di un presule friulano, meno ancora
se carnico. Così Roma si è vista recapitare nuovamente la patata bollente e
non sapendo più che pesci pigliare, si è rivolta direttamente alla Parola di
Dio. Il card. Moreira Neves, presidente della Congregazione dei Vescovi, ha
così aperto a caso il Vangelo, imbattendosi nella parabola del fattore
infedele, che, in previsione dell'imminente licenziamento, ha chiamato i
debitori del suo padrone e ne ha condonato parte del debito, per ingraziarseli.
Colpito da questa folgorazione evangelica, il card. Moreira Neves ha
immediatamente convocato a Roma mons. Battisti e gli ha chiesto a
bruciapelo:" Quanti anni hai?". Battisti stupito risponde:
"75". Il cardinale allora gli dice: "Siediti e scrivi: 55."
E fu così che mons. Battisti restò seduto in Udine per altri 20 anni, con la
prospettiva di altri due Convegni sulla Montagna.
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