|
STANITSA TERSKAJA
|
|
Questo è un altro
piccolo gioiellino della Gaspari Editore di Udine, che sta pubblicando
lavori di un certo spessore ed interesse, come questo libro (aprile
2005) di Patrizia Deotto, carnica di Verzegnis, docente di
Lingua e letteratura russa all’Università di Trieste e di Cultura
russa all’Università di Milano (oltre che ricercatrice letteraria
e culturale a San Pietroburgo.
Questo libro racconta
e descrive i mesi della occupazione cosacca a Verzegnis, ridenominato
dai russi Stanitsa Terskaja (villaggio del Terek). Leggendo
queste pagine il pensiero corre al DO SVIDANIA di Claudio Calandra,
che descrive autobiograficamente l’analoga occupazione a Paluzza,
nei tempi della propria infanzia. Mentre però Calandra ama lievemente
romanzare il suo racconto, indugiando sui sentimenti e sui ricordi
personali che innervano tutto il libro, la giovane Deotto si limita
a raccogliere le testimonianze sul posto, a correlarle tra loro,
a fonderle in un racconto omogeneo e il più possibile veritiero.
La ricerca caratterizza dunque quest’autrice e da questa meticolosa
ricerca scaturisce questo libro che pure non nasconde momenti di
lirismo e di pathos, di ironia e di mestizia: le usanze russe,
le loro tradizioni, le strane costumanze diventano oggetto di riso
o di biasimo per i locali ed un’ occasione di analisi antropologica
e culturale per l’autrice.
Dopo aver letto
anche questo bel libro sulla occupazione cosacca della Carnia, arricchito
da una iconografia inedita e interessante, si resta sempre stupiti
di fronte a questi avvenimenti di appena 60 anni fa.
Mi piace riportare
una considerazione tratta dalla prefazione di Marcello Flores: “… gli
occupanti cosacchi furono quelli che alla fine pagarono il prezzo
più alto: in termini di vite umane, di sradicamento, di perdita della
propria identità, proprietà, tradizione. Non vennero trattati, come
sarebbe stato più giusto, come truppe di occupazione sconfitte, come
esercito in ritirata e fatto prigioniero, come responsabili di violenze
e di crimini commessi con la giustificazione e la scusa della guerra.
Ma vennero, tutti senza distinzione, consegnati alla vendetta di
Stalin, militari e civili, capi militari e famiglie operose, , assassini
e contadini…”.
Molto bello dunque
questo preciso lavoro della Deotto, che fissa in queste pagine un
periodo storico burrascoso della propria Comunità di Verzegnis in
Carnia.