ALTA VALLE DEL BUT (Alpi Carniche)
una storia scandita dalle acque nel tempo


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In occasione del primo Centenario della sua fondazione, la Società Elettrica Cooperativa Alto But, con sede in Paluzza, a corredo del fitto programma celebrativo del 2011, ha dato alle stampe questo primo prezioso volume, splendidamente e amorevolmente realizzato dalla locale tipografia Cortolezzis, che raccoglie testi e icononografia di diversi autori (sia viventi che defunti) con la supervisione generale del prof. Corrado Venturini, del Dipartimento di Scienza della Terra dell'Università di Bologna, degnissimo epigono dei grandi geologi Michele Gortani ed Egidio Feruglio.
Il libro è stato presentato a Timau il 13 maggio 2011.

Si tratta di un lavoro divulgativo estremamente ricco di tematiche varie e di ottime considerazioni che ruotano tutte attorno alla protagonista unica di questo variegato e originalissimo racconto a più mani: l'ACQUA.

Sopra questo naturale elemento di primaria e fondamentale importanza per l'uomo, concorrono a portare il proprio contributo i seguenti autori: Angelo Arboit , Renzo Balzan, Andrea Caffarelli, Giosuè Carducci , Diego Carpenedo, Gian Domenico Cella, Patrizia Craighero, Giulio Del Bon, Emilio Di Lena , Giso Fior , Giuseppe Macor , Elisabeth Matiz, Andrea Mocchiutti, Domenico Molfetta, Giuseppe Muscio, Giordano Muser, Arrigo Olivieri, Caterina Percoto , Igino Piutti, Velia Plozner, Alessandro Puntel, Antonio Puntel, Lucia Puntel, Daiana Seletto, Claudia Spalletta, Rocco Tedino, Mauro Unfer, Corrado Venturini e Roberto Zucchini. Le cartoline e le foto d'epoca provengono da numerosi soci SECAB e da pubblicazioni varie.

Il volume si compone di due grandi sezioni:

- la prima sezione, scritta interamente da Corrado Venturini ed inedita, presenta un' ampia dotta affascinante disamina geologica ed occupa le prime 160 pagine del libro, dove sono affrontati diversi temi specifici: le rocce più antiche rivisitate nei loro periodi; l'ultimo milione di anni; l'ultima glaciazione; le grandi frane e i laghi scomparsi. In questa sezione si può facilmente ripercorrere a ritroso nel tempo l'evoluzione geologica di questo particolare e preciso settore della Carnia, attraverso cartine esemplificative di immediata intuizione e schemi di facile apprendimento, come già dimostrato dallo stesso autore nel precedente volume, ove però il tema trattato era assai più vasto e comprendeva tutte le Alpi Carniche. Questa preponderante prima parte merita davvero una particolare segnalazione per i motivi che seguono:
- innanzitutto l'originalissimo modo di scrivere dell'autore che, pur essendo rigorosamente scientifico in ogni sua esemplificazione, ama intercalare parole e modi di dire locali ("sacraboltando" su tutti), diventando così a volte didascalicamente scherzoso o volutamente ironico, ma restando sempre vivamente appassionato e appassionante. Trattare un argomento difficile come la geologia utilizzando un veicolo linguistico accessibilissimo ed estremamente chiaro, non è prerogativa di tanti.
- quel che rende ancor più coinvolgente questa trattazione geologica è il garbato e suadente modo dell'autore di inserire di tanto in tanto frammenti di ricordi personali della sua fanciullezza (egli è infatti vissuto a Timau fino all'età di 10 anni), che vengono a ravvivare ulteriormente un racconto già di per sè fantastico e incredibile.
- ottimo anche l'artificio letterario di immaginare di utilizzare strumenti moderni (foto, filmati...) per descrivere e farci rivivere in tempo (geologico!) reale gli accadimenti più grandiosi e spettacolari accaduti milioni di anni fa in Carnia e nell'Alto But in particolare. Un modo per "catturare" l'attenzione del lettore e tenerlo ancorato ad un racconto che potrebbe diventare arduo e di difficile comprensione.
- l'apparato iconografico (sia fotografico edito e inedito, sia soprattutto le ortofoto ed i modelli digitali di ricostruzione) appare talmente esemplificativo e chiarissimo che, a volte, non serve neppure leggere la didascalia a corredo. Una iconografia che oltretutto impreziosisce anche tipograficamente questo splendido volume.
- gli esempi pratici che l'autore utilizza (elenco telefonico, barra di cioccolato, vagoni, tegole e torte...) per far comprendere e descrivere alcuni fenomeni geologici complessi, appaiono sempre perfettamente attinenti e tempestivi, contribuendo a facilitarne la comprensione anche da parte di coloro che dispongono di pochi strumenti culturali personali.
- da queste indimenticabili pagine ciascuno potrà dedurre le coordinate essenziali per saper osservare e capire il nostro territorio e potrà apprendere i primi rudimenti per imparare a leggere il grande libro della Natura, che proprio nella valle del But presenta una quantità incredibile di pagine interessantissime.


- la seconda sezione (che occupa le ultime 130 pagine e presenta per lo più pezzi già editi) tratta il rapporto acqua/uomo nei vari aspetti che in questa valle sono riconoscibili. La presentazione di questi vari settori è sempre appannaggio del Venturini il quale, con titoli accattivanti e coinvolgenti, si destreggia tra filosofia (pag 165), visioni oniriche (pag 166) e assonanze poetiche (pag 214). I maggiori argomenti sono: la corrosione delle rocce (ottima la riproposizione dell'affascinante argomento delle grotte di Timau e delle antiche miniere), la fluitazione del legname (sempre deliziosa la conosciuta prosa di Molfetta e Di Lena), i mulini e gli opifici (suscita sempre curiosità e interesse la già apprezzata e approfondita ricerca di Giulio Del Bon) ed altri argomenti già trattati esurientemente nei Quaderni di Cultura timavese; inoltre la forza idroelettrica (con la centenaria storia della SECAB), le terme (a partire dai romani...). Non potevano certo mancare la leggenda e la poesia che hanno per protagonista la nostra acqua: il Timavus flumen, il drago, la fantastica storia della spada nella roccia (del Fontanone), il "Fischiosauro" a più mani e più versioni, la (arci)nota leggenda di Silverio, la Muse, i vari poeti... Proprio nella sezione "leggende e poesie" riemerge ancora ed inaspettatamente l'inesauribile vena di Corrado Venturini come poeta arguto (Il faggio e il ruscello, La cantata di un torrente carnico) e fine ed immaginifico prosatore (La pala del diavolo, Attila in Araseit)...

Insomma si tratta di un pregevole gran bel librone, che viene offerto gratuitamente (insieme alle altre prossime pubblicazioni correlate all'evento) a tutti i soci SECAB, che ne fanno espressa richiesta, come unico imperdibile e servando cadeau del Centenario, perchè è un libro che si legge con gusto e curiosità, che desta stupore e meraviglia, che introduce con levità nell'affascinante mondo geologico, che stimola riflessioni e ripensamenti, che aiuta a vivere meglio l'epoca odierna, che fa diventare tutti forse più buoni e soprattutto più... saggi.

Un'ampia sintesi iconografica di questo affascinante libro è esposta, attraverso 15 grandi pannelli policromi (curati personalmente e con somma meticolosità da Corrado Venturini) sulla piazza principale di Paluzza, dove resteranno per l'intero anno a beneficio di turisti, escursionisti, curiosi, villeggianti...

Dopo aver assaggiato Corrado Venturini in questo allettante libro, nessuno potrà fare a meno di gustarlo più saporitamente nei suoi due capolavori divulgativi che rappresentano la massima espressione della scienza geologica offerta al profano: "Si forma si deforma si modella" e "Evoluzione geologica delle Alpi Carniche".

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Mi pare doveroso riportare qui di seguito alcune brevi note autobiografiche spontanee che focalizzano compiutamente la figura e le radici di Corrado Venturini:

 

Il 22 luglio del 1955, alle sei di mattina di un venerdì di pioggia
intensissima, un Englaro di Paluzza con la sua auto
pubblica, portò mia mamma, al nono mese, da Timau verso la maternità di
Udine. Per più di un'ora, oltre Tolmezzo, fu l'unica macchina
circolante tanta era l'intensità della pioggia.

Il giorno dopo entravo a pieno diritto nella comunità timavese, in
borgata Scioleit, in una casetta affacciata sulla Bût e accanto a un
magico campo sportivo, a quei tempi più sassi che erba. Due svaghi che
mi avrebbero tenuto per mano durante i successivi 10 anni carnici.
Mentre il campo sportivo assecondava la potente e prepotente voglia di
svago, la Bût già cominciava a incuriosirmi. Lo faceva coi suoi sassi
e con lo scorrere sempre vario delle proprie acque, stimolando
pensieri e riflessioni che col tempo avrebbero acquistato forme più concrete.

La mamma Ileana (la Pupa) è originaria di Rivo;
figlia della Maestra Dianella Bellutti,
che molti anziani di Paluzza ancora ricordano con affetto,
e di Attilio Barbacetto (fondatore e comandante, negli anni '30,
della Scuola Alpina Confinaria di Tolmezzo,
nonché fratello di quell'Antonio Barbacetto che diede
impulso alle origini della SECAB
). Nonni impossibili da
dimenticare. Il papà Piero invece era di Artegna. Timau li aveva accolti
come insegnanti elementari. A sua volta la Scuola Materna (guai a
chiamarla Asilo: era una parolaccia alle mie orecchie di bambino!)
accolse me con l'indimenticata e indimenticabile Maestra Lea
(Matiz) e la frenetica Evelina. A casa la Ede (Muser) era un aiuto
diventato ormai un pezzetto di famiglia che ancora oggi
ricordiamo con affetto immutato.

Poi fu la volta delle elementari con mio padre come maestro fino in
seconda classe, poi con la maestra Ennia Flora Cortolezzis fino alla quarta.
Mio padre era rigido nell'educazione e attento ai fenomeni
naturali e alla loro spiegazione ed esemplificazione. Una guida
intransigente e attenta, completata, a casa, dallo stimolo al dovere e
all'attenzione dei particolari che mi fu trasmesso dalla mamma con
determinazione e cura amorevole. Genitori indimenticabili (il papà è
deceduto nel 2006 e riposa nel cimitero di Rivo di Paluzza coi nonni materni)
che
in qualche modo, con un impegno congiunto, hanno inconsapevolmente
dato forma ai miei interessi futuri assieme alla tenacia acquisita nel
perseguire la ricerca dei come e dei perché di quanto di naturale
(soprattutto abiologico) mi circonda.

Avevo quattro anni quando la famiglia aumentò, vivacizzata da una nuova
presenza. Al mio essere 'flemmatico' di allora (così mi
ricorda ancor oggi la mamma durante quei miei primi dieci anni di
vita) - che contrasta in modo netto con i ritmi concitati che da molto
tempo ormai scandiscono le mie giornate - si era improvvisamente
aggiunta l'irruenza di Manfredi, fratello freneticamente mobile.
Oggi tra i suoi meriti può vantare quello d'aver riportato allo
splendore la vecchia casa settecentesca dei nonni, a Rivo, collocata
giusto in somp de cleve, come una sorta di prua protesa verso
l'incontro tra Valcalda e Canale di San Pietro
. Un patrimonio
edilizio recuperato che, nel suo piccolo, aiuta la Carnia a tenere alto
il suo orgoglio e il suo aspetto decoroso e pulito.

La Provvidenza mi ha dato la fortuna di ricordare pressoché ogni
vicenda e sensazione di quei miei primi dieci anni di vita. Una sorta
di album che sempre più spesso sfoglio con nostalgia crescente. Mi
accompagnano nel ricordo i miei amici di scuola d'un tempo: René
Matiz, Mafaldo Policante dalla Valpolicella, Gianni Mentil, Giulio e
Mario... Caterina, Erika, Sandra, Mercedes, Delia,
... e chi tra loro
non è più con noi: Mariano, Silvana, il generoso e sempre sorridente
Daniele Primus, Moreno.
Tutti insieme hanno contribuito a rendere
indimenticabile un decennio, in magico equilibrio tra gli anni '50 e '60...


In quel di Paluzza le mie conoscenze di bimbo si limitavano al
fotografo Dante Tassotti, a Elio la guardia comunale, a Severin (sempre così
disperatamente uguale nonostante il trascorrere degli anni), al sarto
che stava accanto alla tipografia Cortolezzis, al mitico Cirillo e
consorte, ai signori proprietari del Marconi, al caro Remo Englaro, al
macellaio di fronte a lui (un nome a due sillabe -mi pare- ma che non
ritrovo più: Edo?), al farmacista Carpenedo, al direttore dell'allora
Cooperativa Carnica di Consumo (di cui non ricordo più il nome: Marco?), agli
autisti SGEA , all'altro autista -in proprio- Bepi il
Calabreis
, all'indimenticabile Maestro Zenz, ai Maestri Vanino e
Adamo
(border-line con Rivo), al Direttore Zucchiatti, al medico
dottor Cariglia, alla Maestra Carina Dassi-De Franceschi e al figlio Paolo...

Mi hai sollecitato un bel tuffo nel passato, dato che ad ogni nome è
associato un fitto grappolo di ricordi...

 

Per chi volesse mettersi in contatto: corrado.venturini@unibo.it

 

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