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Michele
Gortani
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Nel 1993, per le Edizioni Studio
Tesi, nella collana Civiltà della Memoria, uscì una brillante e sintetica
biografia di Michele Gortani, che a mio giudizio non ebbe forse l’accoglienza
che invece merita, per i motivi che saranno individuati qui di seguito.
L’autore innanzitutto:
Ermes Dorigo non ha bisogno di presentazioni a Tolmezzo, in quanto è da
tutti stimato e conosciuto, essendo insegnante e instancabile animatore
culturale. Per chi non lo conosce, potremmo sintetizzare la sua figura eclettica
in due parole: intellettuale di sinistra. Non è il caso di elencare qui i suoi
meriti ed il suo impegno multiforme. Questa sua biografia di Gortani, se
paragonata alle altre opere analoghe recensite in questo sito, si caratterizza
per alcuni aspetti particolari ed inediti che mettono in luce la proteiforme
espressione di quel versatile ingegno ed esuberante genio che fu Michele
Gortani.
Mi piace sottolineare,
di questo importante lavoro di Dorigo, i seguenti punti:
- la evidente influenza
che ebbero su di lui il padre (sul versante scientifico-culturale) e la madre
(su quello religioso-sentimentale): splendide e commoventi le poesie in latino
che vengono scambiate all’interno della famiglia, commovente la collaborazione
tra il padre Luigi e il figlio Michele nella stesura della prima opera…
tragicamente vissuta da parte di Michele la perdita del padre, della madre,
della sorella e del fratello in brevissimo tempo (dal 1906 al 1911). Una
solitudine improvvisa, mitigata dalla
- grande intesa con Maria
Gentile, confidente-compagna-moglie sposata nel 1911, dalla quale non ebbe
mai figli ma continua e indefettibile osmosi di sentimenti, condivisioni,
silenzi, sofferenze, lettere, parole…
- l’immagine
dorighiana di una Carnia-isola, collocata ai margini estremi dei mari
della cultura nordica e della cultura mediterranea… per cui il
carnico può avvertire l’appartenenza ad una delle due o,
contraddittoriamente, ad entrambe, oppure maturare una tranquilla estraneità a
tutte due e coltivare un’illusione o una presunzione di una propria identità
“altra”, specifica e originale, autoctona, da salvaguardare…
- le citazioni dalla
Rerum Novarum, pertinenti e tempestive, a spiegare la progressiva inclinazione
di Gortani verso la dottrina sociale della Chiesa cattolica…
- il grande affresco
sociale della Carnia tra Otto- e Novecento, ricchissimo di spunti
d’avanguardia (la Banca Carnica nel 1890, la Coop-Ca nel 1906…); le
influenze del Patto Gentiloni sul Gortani…
- il grande capitolo
della Prima Guerra Mondiale, che inizia con l’epocale rimpatrio di 15.000
emigranti, che si ritrovano senza lavoro e aggravano ulteriormente la
tragica situazione socio-economica di Carnia; e poi: l’esperienza del Gortani
come ufficiale alpino sul Pal Piccolo, la faccenda Dohuet e il carcere
militare per 3 mesi nel forte di Osoppo, le famose 50 interpellanze
come parlamentare, l’impegno diuturno a favore dei profughi, la delusione
cocente per la mancata rielezione del 1919…
- il secondo affresco
della Carnia nel dopoguerra: l’arrivo dei Salesiani nel 1924, la nascita della cartiera di
Tolmezzo nel 1928 e quella di Ovaro nel 1933, le forme cooperativistiche
osteggiate dal fascismo, la difesa del presidente Cella perseguitato dai
fascisti tolmezzini…
- l’attività
scientifica del Gortani, geologo insigne, uno dei più maggiori che abbia
avuto l’Italia. Nel 1922 è gia ordinario di geologia alla Università di
Cagliari, il cui territorio presenta notevoli affinità con la Carnia; poi a
Pavia, a Bologna dove resterà fino al 1953: oltre 320 pubblicazioni
scientifiche!
- la seconda guerra
mondiale vede il Gortani alle prese con i cosacchi che hanno invaso la
Carnia: contatti, viaggi, apprensione… E poi la lotta partigiana, che
non lo vede partecipe diretto, ma abile mediatore tra le varie forze che si
fronteggiano in Carnia…
- il secondo dopoguerra
è un capitolo importante perché vede il Gortani animato e proteso verso uno
scopo vitale: dare voce e spirito alla Carnia, mediante la COMUNITA’
CARNICA, nata nel 1947 come ente istituzionale, sulla scia della fragile e
volontaristica Associazione Pro Carnia del 1928. Oltre alla Comunità
Carnica, Gortani inizia a concretizzare l’idea del Museo Carnico delle
Tradizioni popolari, che diverrà uno dei maggiori musei etnografici
d’Europa. Entra nella Democrazia Cristiana, viene eletto deputato alla
Costituente e poi senatore fino a che il partito non decide diversamente: lo
candida in un collegio della Bassa non sicuro e…. La morte raggiunge Michele
Gortani a Tolmezzo il 24 gennaio 1966.
Quest’opera si
posiziona in una nicchia tutta particolare perché non è solamente la secca
(anche se affascinante) biografia di Gortani, ma risulta essere un grande
documentario della storia contemporanea della Carnia, delineata
sapientemente da Dorigo, il quale approfitta di ogni significativo episodio
della vita di Gortani per creare collegamenti con la storia locale che lo
accompagna.
Puntuali sono poi gli
inserimenti di brani di documentazione originale del Gortani, che sa annotare
alla perfezione i rilievi più congrui e le considerazioni più pertinenti (vari
discorsi, interventi al Parlamento, lettere...).
E’ anche (e qui
rimarco la novità del libro) un continuo virtuale dialogo tra il Gortani da un
lato (che parla attraverso la trascrizione dei suoi documenti) e Dorigo
dall’altra (il quale non è da meno e sviluppa autonomamente una sua
riflessione che prosegue sottotraccia come un filo invisibile che, nei momenti
di maggiore tensione, affiora con una carsicità dirompente specie nei tratti di
maggiore impegno e passione civile). Questo dialogo a distanza tra Gortani e
Dorigo sorprende e stimola: pur non condividendo sempre le posizioni di
Dorigo (ad esempio il giudizio pesantemente negativo sull’Antonelli
fotografo), occorre dire che questa biografia è davvero completa e luminosa,
perché permette di cogliere, all’interno del grande affresco di Carnia, tutte
le poliedriche sfaccettature della personalità del Gortani, vero genius loci,
la cui memoria nella nuova classe politica carnica si va purtroppo sempre più
affievolendo.