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PALUZZA
E LA SUA CHIESA
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VOLUME III
(marzo 2013)
Giulio Del Bon ha finalmente raggiunto l’ambìto traguardo che si era posto oltre 13 anni fa, quando decise di “scrivere la storia di Paluzza” ed in questo lasso temporale hanno visto la luce:
il primo volume nel 2002 (dalle origini alla fine del ‘500),
il secondo volume nel 2007 (dal ‘600 alla caduta di Napoleone).
Questo terzo e più impegnativo volume, edito dalla Parrocchia di Paluzza (pagine 326), riguarda quel tratto di vita locale che è più vicina a noi e che, per taluni particolari aspetti, dev’essere ancora spesso considerata come cronaca, in quanto la Storia non ha ancora apposto il proprio sigillo definitivo.
Ci sono voluti oltre 5 anni di pazienti ricerche, di costante applicazione e di continue limature per portare a termine questo ultimo importante, sicuramente difficile e arduo terzo volume per vari e intuibili motivi, il principale dei quali è senza dubbio costituito dal fatto che gli accadimenti degli ultimi 80 anni sono ancora troppo “vivi e vicini” a noi e la loro narrazione, oltre che essere suscettibile di interpretazioni parziali o francamente interessate, potrebbe essa stessa suscitare impreviste reazioni tra coloro che quei fatti li hanno vissuti direttamente o tramite il racconto di parenti stretti che vi ebbero ruoli non secondari.
Del Bon però, con la saggezza e l’esperienza che lo contraddistinguono, ha saputo egregiamente evitare di impantanarsi in sterili polemiche o in discussioni oziose o in rinfocolate diatribe, badando sempre al sodo, esponendo solo i fatti rigorosamente documentati, senza mai lasciarsi prendere la mano da commenti personali o da valutazioni di parte, ma riportando solo (eventualmente) il pensiero altrui.
Con questo approccio sereno e distaccato, è riuscito a maneggiare con sicura padronanza una pericolosa materia “infiammabile” che avrebbe potuto esplodergli tra le mani in ogni momento, che avrebbe potuto portarlo fuori tema o fuori luogo, vanificando così tutto un grandioso e faticoso lavoro che l’ha visto impegnato per anni.
Non è stato così: l’autore è riuscito a plasmare e a modellare questa informe e multifattoriale materia, ripulendola dalle scorie e dalle incrostazioni che il tempo aveva già cominciato a deporvi e dalle infiltrazioni di corpi estranei che già l’avevano intaccata.
Dopo questa preliminare e delicata operazione, queste pagine hanno accolto, nella loro esemplare chiarezza, solamente l’essenziale ed il certo, solamente il provato e il documentato; ogni altro elemento è stato dall’autore espunto fino a raggiungere così una “qualità storica” di elevata purezza e di cristallina trasparenza.
Forse questo tipo di operatività pragmatica (dalla scrittura un po' attempata) può aver nuociuto letterariamente al racconto, nel senso che qui mancano certamente quel pathos e quell’afflato umano che i romanzi storici o le storie romanzate sempre racchiudono e che lusingano prima e si ingraziano e coinvolgono emotivamente poi il lettore.
Qui è solo storia, nuda storia, senza orpelli e senza fronzoli: date e riferimenti bibliografici (in lunghissima lista) sono gli unici “abbellimenti” di un testo essenziale.
E l’autore, scegliendo con chiaro intento un approccio esclusivamente e strettamente documentale, ha di proposito utilizzato uno stile asciutto, scarno, poco aggettivato,”sine ira et studio”, davvero “tacitiano” avrebbe detto Emilio Di Lena, che, insieme a Giorgio Ferigo, è stato il suo “magister historiae”, maestro di storia e... di libri.
L’opera si suddivide in tre parti:
la prima, che accoglie otto densi capitoli di storia locale, sempre preceduti da un “cappello” introduttivo generale che inquadra il racconto locale. Eccoli in ordine:
Sotto la corona degli Asburgo, Uniti all’Italia, La grande guerra, Il nuovo duomo, Il ventennio fascista, Paluzza nella bufera 1943-45, Il dopoguerra, Verso il terzo millennio.
La seconda parte riporta il lungo elenco di sacerdoti, cappellani, rettori, curati che operarono nella (un tempo) vasta parrocchia di Paluzza, con alcune specifiche singole connotazioni.
La terza parte infine, che si intitola “La memoria dolente”, presenta il lunghissimo elenco delle “vittime di guerre, disgrazie e infortuni sul lavoro” dal 1816 al 1945: ogni famiglia del Comune di Paluzza troverà qui sorprendentemente il nome dei propri antecedenti rimasti vittime di morte non naturale, solitamente violenta, mai ricercata né voluta (non vi sono eroi).
I punti salienti che maggiormente mi hanno colpito ed incuriosito nella prima parte sono molteplici e di diverso segno; voglio qui brevemente ricordarne uno per ciascun capitolo:
- la magistrale equidistanza nel riportare i diversi e contrastanti giudizi storici sul periodo asburgico;
- il richiamo al riscoperto ed evidente (seppure finora sempre sottaciuto) tratto anti-cattolico del Regno d’Italia;
- la realistica, cruda e non retorica rappresentazione della prima guerra mondiale;
- la descrizione "giornalistica" della vecchia chiesa quattrocentesca di S. Maria prima della sua demolizione;
- l’assenza di reticenze nel periodo fascista qui colto in (quasi) tutte le sue sfaccettature locali;
- la meticolosa attentissima precisa chirurgica lunga raffigurazione del tragico biennio 1943-‘45;
- il palpito corale religioso di tutta la popolazione paluzzana nell’immediato dopoguerra;
- la esauriente e minuziosa cronaca degli ultimi decenni del sec. XX, ravvivata dal contributo mnemonico personale dell’autore.
Tutto è sempre correlato con la più ampia storia di Carnia che fa da cornice e da riferimento a questa particolare storia locale.
La parte iconografica in b/n, in parte inedita e attentamente scelta e valutata dall’autore, più che ancillare al racconto appare co-protagonista essa stessa di questa avvincente panoramica su questi due complessi e complicati secoli ed apporta significativa visibilità e concretezza al racconto che, di decennio in decennio, scorre sotto l’occhio sempre più interessato del lettore, che vi troverà la propria (forse finora sconosciuta) storia recente che, unita a quella precedente dei secoli passati (efficacemente racchiusa nei primi due volumi di Giulio Del Bon) andrà a costituire parte integrante del tessuto connettivo non solo della Comunità paluzzana ma direi della Carnia in toto.
Ottimo come sempre il supporto editoriale di Luciano Plazzotta che sa facilmente realizzare i desiderata dell'autore nella paluzzana tipografia Cortolezzis. Propit fat dut in cjase e quindi bon come il pan di cjase!
Per informazioni/richieste: 0433 775564 oppure 0433 775117
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VOLUME II
(febbraio 2008)
Dopo
la pubblicazione del primo volume, avvenuta nel 2002 (vedi sotto),
Giulio Del Bon, paluzzano autodidatta (0433 775117), ha dato alle
stampe (tramite la tipografia Cortolezzis di Paluzza) l'auspicato
SECONDO VOLUME di questa affascinante storia locale,
avendo stavolta come editore la Parrocchia di S. Daniele
di Paluzza.
Anche questo secondo volume si presenta tipograficamente sotto una
veste assai pregevole e curata, che ricalca la tipologia
del volume precedente, da cui si discosta solamente per la maggiore quantità
di iconografia (purtroppo tutta in b/n) e di pagine (ben 282), oltre
che di voci bibliografiche.
L'opera
richiede molte considerazioni che cercherò di esporre qui di seguito:
1. Il titolo dell'opera a me pare francamente un
pò riduttivo perchè in effetti anche questo secondo
volume, ancorchè
trattare solamente
la storia
di Paluzza, svolge in effetti la storia della intera ANTICA
PARROCCHIA DI S. DANIELE che un tempo comprendeva tutti i seguenti
paesi: Timau, Cleulis,
Casteons, Naunina, Paluzza, Rivo, Treppo, Zenodis, Siaio, Tausia,
Murzalis e Ligosullo.
Questi paesi attualmente sono suddivisi in ben 3 comuni (Paluzza,
Treppo,
Ligosullo) e in 6 parrocchie (seppure servite oggi da soli due preti).
Direi quindi che questo titolo (purtroppo) non rende un buon servizio
al contenuto di questa opera che a mio parere è più vasta
e profonda di quanto
non lasci intendere il titolo. E', a ben vedere, anche la storia della CARNIA
che scorre sempre sullo sfondo.
2. Il periodo preso in esame (i secoli XVII e XVIII)
è assai complesso sia dal punto di vista civile-politico che
religioso e Giulio
Del Bon ha saputo padroneggiare assai bene e maneggiare con estrema
cura
tutto
questo materiale storico che a tratti appare ostico, a tratti
difficoltoso, a volte poco chiaro, a volte imbarazzante per... il
buon cattolico. Ebbene l'autore non ha concesso nulla all'apologetica
nè alla retorica nè
tantomeno
alla facile difesa d'ufficio: ha sempre saputo descrivere, attraverso
la documentazione ricercata ed esibita, le situazioni reali senza
nulla aggiungere e nulla togliere; quando non vi è sufficiente
documentazione, lo scrive
e non abbellisce oltre nè fantastica.
3. I grandi temi
di questo libro sono i seguenti: la STORIA, i PERSONAGGI, l'ARTE, i DOCUMENTI,
che riprendono così e ripropongono l'impianto strutturale
del primo volume. Tuttavia, vuoi per la maggiore quantità di
documenti rinvenuti e raccolti, vuoi per la maggiore esperienza dell'autore,
ogni capitolo
è assai più completo e ricco di materiale, che appare
sempre ottimamente
schedato e valorizzato.
4. L'apparato
bibliografico (come già scrissi nelle recensione
del primo volume) è imponente: Giulio Del Bon, essendo un
ostinato ricercatore e scafato annusatore di archivi, sa perfettamente
il valore ed
il peso di ogni voce bibliografica; per questo motivo non ne trascura
una, nè tralascia quelle che potrebbero sembrare superflue
o inutili. Questa bibliografia costituisce così un singolare "navigatore
bibliotecario" per chi si appresta a percorrere
strade storiografiche poco battute, ma è anche un validissimo
aiuto per chi legge ed anche (soprattutto) un autorevolissimo certificato
di garanzia
della serietà di questo
grosso lavoro.
5. Le curiosità raccolte
in questo libro sono innumerevoli e tutte documentate. Una in particolare
mi ha colpito e si trova a pag. 123-124, laddove si elencano i menù
che il Patriarca di Aquileia, Delfino, esigeva come "mensa
frugale"
per sè ed il suo seguito (21 persone e 15 cavalli) durante
le sue visite pastorali nei miseri paesi di Carnia; la "frugalità" di
queste cibarie era davvero... impressionante, al punto che lo stesso
Del
Bon conclude: "...non
ci è dato sapere quante persone del luogo, tra secerdoti e
amministratori della chiesa, potevano
partecipare
a pranzo e cena assieme alla corte patriarcale e quindi non sappiamo
se questa mensa frugale, dati i tempi, fosse poi tanto parsimoniosa".
Altre curiosità riguardano le diatribe tra Parrocchia matrice
e comuni limitrofi,
oppure le beghe tra preti... Quello che comunque colpisce in queste
pagine è l' estrema semplicità di linguaggio dell'autore
che riesce a farci entrare in questo mondo antico e a farci rivivere
situazioni
e quotidianità
in maniera del tutto nuove. Riusciamo così a renderci conto
che la giustizia, seppure a volte implacabile, era anche allora
lenta
(certo non come oggi); che i matrimoni erano (non come oggi) un atto
socialmente importante e determinante nella vita del paese; che il
lavoro era duro (assai più di oggi) e che l'emigrazione era
una necessità
ineludibile; che la malvagità esisteva allora come ora...
6. Tra
le cose importanti del libro, ritengo utile segnalare
le seguenti: le pagine dedicate ai NOTAI locali
(corredate dai tabellionati di ciascuno),
alle VISITE
PASTORALI dei vari vescovi (suffragate dalla documentazione
esistente, spesso in riproduzione iconografica), ai BENEFATTORI (coi
i vari tipi di lascito o legato), alle OPERE D'ARTE (di
vari foggia e natura). Ma vi sono tantissime altre cose che preferisco
lasciar scoprire e gustare al lettore...
Volendo
concludere queste brevi note, desidero nuovamente ribadire la
validità documentale storica e letteraria di
quest'opera che ha il solo limite (dovuto ai costi di stampa) di
una iconografia in b/n. L'autore Giulio Del Bon non ha certamente
bisogno di elogi
o
di
osservazioni:
è ormai "storicamente" maturo per affrontare
anche il difficile e insidioso TERZO VOLUME (secoli XIX e XX) che
andrà a toccare fatti e avvenimenti a noi sempre più vicini e quindi
potenzialmente
suscitatori
di reazioni personali e critiche metodologiche. L'onestà intellettuale
e morale di Del Bon sarà certamente messa a dura prova dal prossimo
volume ma non verrà certamente scalfita da considerazioni di parte
o da pregiudizi ideologici. Auguriamo a Giulio di proseguire il
suo lavoro con la stessa intensità e determinazione con cui ha
lavorato sui primi due volumi.
febbraio
2008
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VOLUME
I
(ottobre
2002)
(dalle origini alla fine del '500)
Ecco
un nuovo lavoro letterario, il primo di Giulio Del Bon (0433 775117) che
presenta la
storia della chiesa (intesa come comunità ecclesiale) di Paluzza dalle origini fino al ‘500.
Si tratta di un
opera ponderosa nella sua mole (ben 246 pagine), ma puntigliosa e
precisa nella trattazione dei quattro grandi argomenti
che vi sono svolti: la storia, i personaggi da ricordare (soprattutto i vari notai che operarono in paese e fuori, i maggiori dei quali furono certamente i POGLI di cui l'autore riporta tutti i segni autografi di tabellionato), l’arte nelle chiese, i documenti.
Quattro
grossi temi che vengono affrontati e sviscerati in ogni parte, portando
alla luce episodi e fatti ignoti o arricchendo di particolari
inediti eventi già noti.
Eventi che non riguardano ovviamente
solo Paluzza, ma un po’ tutta la valle del But e la Carnia intera.
La certosina pazienza
con cui Giulio Del Bon (di Meste) descrive questa storia, deriva
dalla sua diuturna e decennale consuetudine nei vari
archivi visitati e rivisitati in tanti anni di peregrinazioni e di
viaggi: si va dall’archivio parrocchiale di Paluzza all’archivio
di Stato di Udine, dall’archivio arcivescovile di Udine a quello
di Stato di Venezia, fino a quello di Cividale.
In queste miniere della
storia passata, Giulio ha trascorso giornate intere alla ricerca di
notizie, di riferimenti, di appunti, di testimonianze, di riscontri.
Tutto solo, tutto a spese proprie, per anni.
Quel che ne è venuto fuori appare un’opera
di indubbia rilevanza storica e storiografica che andrà sicuramente ad occupare
un posto rilevante nelle biblioteche di storia patria oltre che nella
libreria di coloro che amano e ricercano le proprie radici.
Il libro presenta una ricca iconografia e molteplici riproduzioni
di documenti.
L’apparato
bibliografico poi costituisce, per i cultori di storia,
un vero libro nel libro: chi vorrà cimentarsi
d’ora in
poi con la storia locale non potrà infatti ignorare la vasta
bibliografia che Giulio ha raccolto in tanti anni di ricerche appassionate
e appassionanti.
Una ultima noticina assai importante: Giulio di Meste
non ha compiuto studi universitari o accademici, non è docente
in alcuna scuola, tuttavia il suo amore e la sua passione per la NOSTRA storia
hanno ampiamente sopperito a questo status che a taluni potrebbe parere
un gap.
Giulio,
autodidatta,
ha dato una lezione magistrale a noi tutti ed ha dimostrato che la
volontà e l’impegno assidui possono
compiere miracoli.
Il comune
di Paluzza è l’editore di quest’opera,
che va a collocarsi accanto ad altre opere uscite a Paluzza negli ultimi
anni. La stampa è stata realizzata come sempre dalla tipografia
Cortolezzis che sa efficacemente coniugare qualità e
prezzo, per offrire prodotti eccellenti a costi contenuti.
Da
parte sua Giulio del Bon sa perfettamente che a questo primo volume
(che arriva fino
al ‘500) dovranno seguirene almeno altri due, proprio per completare
e offrire a tutti una visione globale e precisa della nostra storia. Infatti
Giulio è già al lavoro per la stesura del II° volume
che dovrà affrontare tutto il ‘600, un secolo di grandi
accadimenti in Carnia ed il '700.
Il
prezzo, diremmo politico, fissato in 10 euro, testimonia assai bene
come il Comune di Paluzza intenda perseguire una operazione eminentemente
culturale, rivolta a tutti gli strati sociali della comunità,
e non compia affatto una operazione commerciale, che impedirebbe ai
meno abbienti di acquistare questo prezioso e insostituibile libro
di storia locale, qualora il prezzo fosse un altro.
ottobre 2002