Questo lavoro del 2011 di Igino Piutti va a collocarsi nel filone "storico" in cui sono confluite altre opere e che si caratterizza per quel tipico approccio dell'autore di creare le sue opere storico-letterarie allestendo una singolare operazione di assemblaggio chirurgico di lacerti storici provenienti da vari autori, operando poi su di esso una ricucitura raffinata (e quasi invisibile) fino a dare uniformità di contenuto e di racconto. Si tratta di un "racconto più vicino all'uomo che ai documenti" (pag. 6) pertanto si presta maggiormente ad una rielaborazione personale del lettore che vi troverà non pochi spunti per una personale riflessione. Pur non essendo assolutamente uno storico nè di professione nè di passione (ma solo di letture), mi sentirei ugualmente di sottolineare alcuni degli aspetti che la storiografia moderna ha riscoperto e che Piutti non ha preso in considerazione: - il Dominio Veneziano viene, in questo lavoro, trattato con eccessiva benevolenza, se si considera che Venezia, pur lasciando opportunisticamente inalterati i cosiddetti "privilegi patriarchini" della Carnia (che diverranno in breve tempo solo delle "nominalistiche concessioni"), la assoggettò ad un complesso sistema di tassazione assai oneroso per ben 4500 ducati annui sui commerci e sulla fluitazione del legname e "requisì" ben 47 boschi carnici (detti "Boschi di S. Marco") a esclusivo beneficio dell'Arsenale veneziano. - l'invasione francese dell'Italia (e del Tirolo in particolare) diede origine al vasto fenomeno delle insorgenze, caratterizzato dalla formazione di bande di patrioti (o partigiani ante litteram) che combatterono in ogni modo contro l'esercito napoleonico occupante e che ebbero in Andreas Hofer il loro ideale emblematico capo. Definire ancora oggi "ribelli o briganti" questi patrioti (come fa Piutti) è storicamente superato. - il Risorgimento italiano (che fu squisitamente elitario e non di popolo) ebbe un tratto fortemente e utilitaristicamente anticattolico che Piutti sfiora appena di squincio; gli storici moderni indipendenti (dopo i brillanti rigorosi e puntualissimi lavori di Angela Pellicciari) stanno ormai sempre più accettando e riconoscendo questo peculiare aspetto del nostro risorgimento. - la figura di Michele Gortani, divenuta icona intoccabile nel dopoguerra, assume attualmente, dopo i rigorosi lavori di ricerca storica compiuti da Denis Baron, una fisionomia più prosaica, se è vero (come Piutti ha mancato di sottolineare) che Gortani richiese espressamente l'adesione al fascismo (cosa che invece non avvenne, ad esempio, per Magrini o Feruglio). - il rinomato "Progetto Montagna" partorito dalla Regione FVG nel 1987 con ampio dispiegamento di "forze" mass-mediatiche (in risposta ad un importante e critico documento ecclesiale sulla situazione socio-economica della Carnia) ebbe la certificazione di quasi completo fallimento il 30 marzo 1998: di questo non v'è traccia in Piutti. A conclusione della presentazione di questa storia divulgativa di Piutti (ottima la copertina!), mi sentirei di affermare che essa propone diversi spunti di riflessione ed offre alcune interessanti novità, anche se il taglio tipografico avrebbe dovuto essere meglio impostato (con sottotitoli, grassetti, sottolineature, corsivi, tabelle comparative...) proprio per facilitare il lettore (digiuno di storia) e condurlo, passo dopo passo, alla scoperta (ed all'eventuale successivo approfondimento di precisi capitoli) della storia di Carnia.
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