TOLMEZZO E LA CARNIA
nella storia

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Questo lavoro del 2011 di Igino Piutti va a collocarsi nel filone "storico" in cui sono confluite altre opere e che si caratterizza per quel tipico approccio dell'autore di creare le sue opere storico-letterarie allestendo una singolare operazione di assemblaggio chirurgico di lacerti storici provenienti da vari autori, operando poi su di esso una ricucitura raffinata (e quasi invisibile) fino a dare uniformità di contenuto e di racconto.
Anche in questo lavoro, Piutti crea una elaborata sintesi di autori diversi, i più "cliccati" dei quali risultano Puppini, De Pauli, Camera-Fabietti, Candotti, Dell'Oste, Venturini ed altri, rigorosamente citati ogni qualvolta si presenti l'occasione...
Del resto la stessa diversità degli stili narrativi qui riscontrata, depone a favore proprio di questo peculiare modus operandi dell'autore, la cui sintesi storica risulta peraltro di grande efficacia anche se avrebbe potuto essere maggiormente contenuta (non è proprio un Bignami, insomma).

Si tratta di un "racconto più vicino all'uomo che ai documenti" (pag. 6) pertanto si presta maggiormente ad una rielaborazione personale del lettore che vi troverà non pochi spunti per una personale riflessione.
Anche in questo caso, come in altri lavori di Piutti, tanti refusi tipografici (dovuti essenzialmente alla modalità di stampa personalizzata senza un editore alle spalle) disturbano la lettura di queste 160 densissime pagine, punteggiate peraltro da godibili curiosità (Tullius Metius da cui deriverebbe Tolmezzo! pag 17) e da inedite rivelazioni: la soppressione del tribunale di Tolmezzo nel 1807 (pag. 66); Gregorio Valle di Fusea che sposa la figlia dell'ambasciatore russo in Italia! (pag. 91); la Repubblica della Carnia Libera che dura solo 13 giorni! (pag. 116); l'idea del sindaco Pesce di costruire una nuova Tolmezzo in Uruguay! (pag. 122); il rischioso (e fortunatamente decaduto) progetto di costruire addirittura due dighe nella Val Chiarsò! (pag. 123)...

La descrizione di alcuni periodi storici a volte si fa troppo particolareggiata, dando eccessivo spazio alla "politica politicante" (come per '800 e '900), altre volte si descrivono con eccessiva minuziosità guerre, guerricciole ed alleanze (come nel '500) che esulano da un'opera che si prefigge sintesi e guida per un successivo approfondimento.

L'inserimento finale di alcune leggende carniche nuoce (a mio modo di vedere) all'impianto ed alla credibilità di un testo che vuole raccontare la "storia" vera, perchè insinua nel lettore meno attento (pur in presenza di chiaro avvertimento dell'autore) la falsa idea che tanta parte della storia narrata possa essere leggenda (o viceversa)...

Molte considerazioni e ipotesi relative all'ultimo travagliato periodo storico saranno poi riprese ed ampliate in "L'assedio della Carnia" dove Piutti
rielabora con puntigliosità il proprio pensiero e le proprie valutazioni politiche.

Pur non essendo assolutamente uno storico nè di professione nè di passione (ma solo di letture), mi sentirei ugualmente di sottolineare alcuni degli aspetti che la storiografia moderna ha riscoperto e che Piutti non ha preso in considerazione:

- il Dominio Veneziano viene, in questo lavoro, trattato con eccessiva benevolenza, se si considera che Venezia, pur lasciando opportunisticamente inalterati i cosiddetti "privilegi patriarchini" della Carnia (che diverranno in breve tempo solo delle "nominalistiche concessioni"), la assoggettò ad un complesso sistema di tassazione assai oneroso per ben 4500 ducati annui sui commerci e sulla fluitazione del legname e "requisì" ben 47 boschi carnici (detti "Boschi di S. Marco") a esclusivo beneficio dell'Arsenale veneziano.

- l'invasione francese dell'Italia (e del Tirolo in particolare) diede origine al vasto fenomeno delle insorgenze, caratterizzato dalla formazione di bande di patrioti (o partigiani ante litteram) che combatterono in ogni modo contro l'esercito napoleonico occupante e che ebbero in Andreas Hofer il loro ideale emblematico capo. Definire ancora oggi "ribelli o briganti" questi patrioti (come fa Piutti) è storicamente superato.

- il Risorgimento italiano (che fu squisitamente elitario e non di popolo) ebbe un tratto fortemente e utilitaristicamente anticattolico che Piutti sfiora appena di squincio; gli storici moderni indipendenti (dopo i brillanti rigorosi e puntualissimi lavori di Angela Pellicciari) stanno ormai sempre più accettando e riconoscendo questo peculiare aspetto del nostro risorgimento.

- la figura di Michele Gortani, divenuta icona intoccabile nel dopoguerra, assume attualmente, dopo i rigorosi lavori di ricerca storica compiuti da Denis Baron, una fisionomia più prosaica, se è vero (come Piutti ha mancato di sottolineare) che Gortani richiese espressamente l'adesione al fascismo (cosa che invece non avvenne, ad esempio, per Magrini o Feruglio).

- il rinomato "Progetto Montagna" partorito dalla Regione FVG nel 1987 con ampio dispiegamento di "forze" mass-mediatiche (in risposta ad un importante e critico documento ecclesiale sulla situazione socio-economica della Carnia) ebbe la certificazione di quasi completo fallimento il 30 marzo 1998: di questo non v'è traccia in Piutti.

A conclusione della presentazione di questa storia divulgativa di Piutti (ottima la copertina!), mi sentirei di affermare che essa propone diversi spunti di riflessione ed offre alcune interessanti novità, anche se il taglio tipografico avrebbe dovuto essere meglio impostato (con sottotitoli, grassetti, sottolineature, corsivi, tabelle comparative...) proprio per facilitare il lettore (digiuno di storia) e condurlo, passo dopo passo, alla scoperta (ed all'eventuale successivo approfondimento di precisi capitoli) della storia di Carnia.

 

 

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