Strabismo storiografico moderno

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Dopo aver attentamente letto e compulsato vari lavori riguardanti il Risorgimento italiano, in occasione del 150° dell'Unità d'Italia, intendo qui evidenziare un singolare atteggiamento anomalo che tutta la storiografia italiana ha finora sempre adottato e mantenuto.
Ecco di che si tratta: dopo tre secoli e mezzo di Dominio Veneto della Dominante (così era chiamata Venezia e ricordiamoci che si trattò di Dominio, con tutto il suo preciso e ineludibile significato!), la nostra Terra, a seguito di trattati internazionali scaturiti da varie guerre, fu invasa ed occupata in successione dapprima dai Francesi di Napoleone e poi dagli Austriaci.

Si trattò di due occupazioni straniere autentiche, avvenute manu militari, ciascuna delle quali ebbe delle caratteristiche sue proprie: violenta e sanguinaria la prima, occhiuta e poliziesca la seconda; entrambe però caratterizzate da asservimento e da sfruttamento del popolo.
Orbene, di fronte a tali invasioni/occupazioni straniere, ci furono delle chiare e documentate reazioni nel popolo che naturalmente si ribellò, seppure in maniera quantitativamente e qualitativamente diversa, dapprima nei confronti dei Francesi (le Insorgenze, di cui nessuno sa nulla) e poi nei confronti degli Austriaci (Carboneria e Risorgimento, di cui quasi tutti credono di sapere quasi tutto).

Ebbene, tutti gli storiografi fino ad oggi hanno surrettiziamente distinto queste legittime reazioni di popolo a seconda dell’occupante/invasore di turno:
chiamarono (e chiamano ancora) infatti briganti o banditi” coloro che si opposero ai Francesi, chiamarono (e chiamano) patrioti ed eroi” coloro che si opposero agli Austriaci.

Tale schizofrenico atteggiamento era (è) dettato non (come avrebbe dovuto essere) dalla realtà dei fatti (la nostra terra occupata comunque da uno straniero) ma esclusivamente dall’ideologia illuministica (presente e incredibilmente vitale ancora oggi 2012) che consente e propone di accettare positivamente e di esaltare l’occupazione francese (ritenuta apportatrice di libertà modernità ateismo anticlericalismo) mentre giudica negativamente e biasima quella austriaca (considerata oscurantista, conservatrice e strenua paladina della confessione cattolica).
Direi che questo atteggiamento ambivalente si configura come una sorta di relativismo politico (diretta emanazione illuministica) secondo cui il giudizio storico su un medesimo fatto, muta utilitaristicamente a seconda delle circostanze e delle contingenze. Un relativismo che ha via via occupato altri importanti interessi del vivere sociale, in particolare quello etico-morale, che trova nei tempi attuali la massima espressione applicativa.

Di fronte a questo duplice (strabico) atteggiamento storiografico, basato dunque non sui fatti (l’oppressione di un popolo) ma sulla convenienza ideologia, mi sento di dare un giudizio estremamente negativo per il semplice motivo che la gente comune (in questo caso i carnici) di cui si dovrebbe sempre tenere conto da parte degli storici autentici e indipendenti, soffrì enormemente sotto entrambi gli occupanti (forse maggiormente sotto i Francesi, per la loro spietatezza, le loro gratuite angherie e la loro voracità predatoria di opere d’arte e non solo).

A nulla vale infine legittimare i Francesi sostenendo che essi portarono la “civiltà democratica” (?), perché in questo modo il fine (buono: la democrazia) giustificherebbe macchiavellicamente i mezzi (orrendi: l’invasione sanguinaria francese). Oggi stesso osserviamo, in varie parti del mondo, che laddove "la democrazia" viene imposta con la forza delle armi, il popolo "liberato" (ma diversamente soggiogato) soffre tremendamente e si ribella violentemente!

Ma se anche fosse, occorre dire che la democrazia sarebbe comunque arrivata naturaliter anche in Italia come arrivò contemporaneamente in altre parti d'Europa e del mondo, dove i Francesi non giunsero mai a imporla con i loro eserciti, perchè semplicemente questo era il corso ineluttabile della Storia!

Ancora un appunto: dopo aver letto diversi libri sulla Rivoluzione francese e varie biografie di Napoleone Bonaparte (la migliore delle quali resta a mio modesto avviso quella di Max Gallo in due monumentali volumi), mi sono fatto l’idea (neanche tanto peregrina) che le uniche due differenze riscontrabili tra l'imperatore dei francesi Napoleone e Hitler sono (mutatis mutandis) rappresentate dai campi di sterminio scientificamente organizzati, cui il Corso pare non ci abbia proprio mai pensato e dallo sfacciato nepotismo, del tutto estraneo al dittatore nazionalsocialista tedesco.

Se Napoleone fosse esistito oggi, sarebbe stato sicuramente processato per crimini contro l’umanità (o con una nuova Norimberga), come accade sempre più di frequente ai vari dittatori di turno, i quali, meno male, non hanno più il vezzo di farsi chiamare  imperatori!
Invece se la cavò con il soggiorno (seppur coatto) a S. Elena, dove morì di morte naturale (cancro allo stomaco) il 5 maggio 1821, ben 6 anni dopo la definitiva sconfitta di Waterloo, ed oggi "riposa" agli Invalidi di Parigi!

Sarebbe davvero giunto il momento (ed è questo) che per tutti coloro che si opposero con le armi e con il pensiero a qualsiasi invasore straniero (e magari sacrificarono anche la vita a questo scopo), venisse usato il medesimo legittimo appellativo di patriota.

 

A. E.

 

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