Malghe carniche 1944
Le colpe degli innocenti

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In un bar di Paluzza, mi è stato offerto questo libro di 88 pagine, uscito nel luglio 2013 ad Alesso - Trasaghis, che reca in alto il nome dei due autori: Pieri Stefanutti e Dino Ariis.
Fin dal primo approccio, ci si accorge di avere tra le mani un lavoro tipografico autoprodotto (simile a molti altri presenti nella nostra biblioteca), sia per il taglio artigianale del libro (rilegato con punti metallici) sia per le soluzioni tipografiche adottate all'interno (iconografia in b/n, cartine topografiche derivate da Google maps, cornici di evidenziatura...).
Avendo preliminarmente osservato questo, occorre subito dire che questo opuscolo ha immediatamente suscitato in me forte curiosità ed assoluto interesse in quanto l'argomento che viene sviluppato tiene sempre desta e vigile la mia attenzione, poichè negli ultimi anni vi è stato un continuo costante aumento di questo tipo di pubblicazioni da parte di vari autori locali.

 

Nella premessa i due co-autori chiariscono l'intento del loro lavoro e vanno subito al sodo: essi intendono smontare alcuni "luoghi comuni ed alcune falsità" che negli ultimi decenni avrebbero preso piede nell'opinione pubblica della Carnia, riguardo a precisi e particolari episodi della guerriglia partigiana sui nostri monti, accaduti nel brevissimo periodo giugno - luglio 1944 analizzato, con esplicito riferimento ai partigiani "rossi", i garibaldini.

Viene poi presentato per sommi capi il contesto storico in cui le azioni militari si sono svolte, integrato da una cartina geografica che evidenzia il luogo delle varie malghe (ben 18) che furono teatro degli avvenimenti descritti.

Subito dopo inizia la trattazione dell'argomento così che ci si trova immediatamente di fronte alle prime testimonianze di Ilario Gortani, cui seguiranno quelle di altri numerosi testimoni (oculari e non), corredate dalla fotografia di ciascuno di essi.
La progressione delle varie testimonianze è scandita dalla progressione temporale degli eventi (inizia il 24 giugno 1944 e termina il 22 luglio 1944).
Ogni testimonianza è riportata in prima persona poichè questi testi sono (molto probabilmente) la trascrizione cartacea di lunghe interviste che hanno costituito due docu-film interessantissimi (seppure eccessivamente lunghi) realizzati dagli stessi autori:
"Il sangue degli innocenti", presentato a Paluzza e Paularo nel corso del 2012-2013.
"Pramosio, il giorno dell'infamia" inserito come allegato nella ristampa 2008 di "Testimone oculare" di Rudy Di Centa, edito dalla SECAB nel 2003.

I testimoni escussi sono sia italiani (carnici) che austriaci (della valle della Gail, Carinzia) e questa mi appare come una novità assoluta rispetto ad altri precedenti lavori, non sempre suffragati da puntuali e precise documentazioni testimoniali di entrambe le parti interessate.

Nell'ultimo capitoletto (Le colpe degli innocenti) gli autori vanno proprio a confutare il racconto di precedenti lavori redatti da altri "storici locali" di diversa tendenza storiografica, utilizzando lo spazio normale nel riportare le varie tesi ed uno delimitato da sottile cornicetta per controbattere con l'antitesi propria. Ecco in sintesi gli autori citati e in diverso modo confutati:

Giorgio Pisanò (in Storia della guerra civile)
Michele Gortani (in Il martirio della Carnia)
Guido Bellinetti (in Carnia 1943-45)
Gianni Conedera (in Asou Geats)
Corbanese-Mansutti (in Zona di operazioni del litorale Adriatico)
Pier Arrigo Carnier (in Lo sterminio mancato e in vari articoli di giornale e periodici)
Natalino Sollero (in articoli di giornale)
Nazario Screm (in L'eccidio che oscurò la resistenza nella valle d'Incaroj)
Diario storico della Garibaldi
Buvoli-Nigris (in Percorsi della memoria civile)

Al termina del racconto vi è la riproduzione parziale della relazione dattiloscritta di Lorenzo Craighero ex podestà di Paluzza al Pretore di Tolmezzo e di quella manoscritta della Croncaca della Gendarmeria della valle del Gail (priva di traduzione italiana) relative al periodo indagato.

Occorre infine aggiungere che "... la presente ricerca è stata prospettata all'Istituto di Storia del Movimento di Liberazione di Udine, ma non è stata presa in considerazione" (pag. 83). Ed io soggiungo: incomprensibilissimamente!

Volendo concludere queste brevi note, mi sentirei di affermare infine quanto segue:

- questo lavoro di ricerca storica (che ha richiesto oltre tre anni di impegno), meritava e richiedeva un migliore approccio tipografico ed un preciso patrocinio istituzionale che stranamente non c'è stato. Perchè questa ricerca (a mio chiaro e sereno giudizio) non è affatto "pleonastica e antistorica" (pag. 83).
- la ripetitività di alcuni concetti e di alcuni episodi (vedi pag 2-3 e pag. 80-81 e passim) che appesantiscono creando farraginosità e la presenza di seppure non troppi refusi tipografici, palesano una certa fretta editoriale che, per la prossima ristampa, andrà certamente bandita. Nelle prime pagine (da pag. 10 a pag. 55) sovente non si comprende bene l'uso del grassetto (una volta utilizzato per scrivere la domanda, altre volte per sottolineare un aspetto della risposta, altre volte come integrazione degli autori) e questo scombina un pò il racconto.
- certe punte polemiche (che tendono a far percepire questo volumetto come un pamphlet) nuocciono a mio avviso all'economia globale del libro e andranno certamente smussate/eliminate nella prossima ristampa/edizione che merita senz'altro una adeguata veste tipografica accompagnata da un sommario iniziale e da una sintetica bibliografia finale...

... perchè non si può affidare un meticoloso lavoro di ricerca storica durato 3 anni ad un opuscolo semiclandestino, anche se..."alla fine ricorderemo non le parole dei nemici ma il silenzio degli amici (M. L. King jr)".

 

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