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CHE
LA MUART NUS CJATI VÎFS
Ricuart
di Marino Plazzotta
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Marino
nus à lassjâts as vot e mieze di binore dal 21
di maj dal 2009 (al
veve finît 62 agns), dopo di vei patît avonde tas ultimes
zornades. La sô lungje malatie (à durât
passe 5 agns) a lu veve sfibrât simpri di plui
ma a no ere mai rivade adore a pleâ la sô volontât,
la sô sperance, la
sô voe di tegni dûr
e di no molâ mai... In chescj 5 agns al à glotût
kilos e kilos di midisines, litros e litros di flebos; al à frontât
10 intervents cence mai rassegnâsi al destin, cence mai cedi
al aviliment, cuntune fuarce interiôr incredibil e cuntun coragjo
(disares cuasi temerarietât) unic.
Al veve vint dutes las bataes, finore. Come a ducj, a jè tocjât
di pierdi la vuere.
Cumò che fisicamenti a nol è ati cun nou, scugnin tornâ a
lei massime ce che a nus à lassjât in cheste CJARGNE ON
LINE, dulà che fin da prinzipi
al veve metût l'anime e il cûr in tancj balcons (Diocesi
di Zui, Alpino Ortis, Convegno Montagna 2000, Pols da Cjargne, Libri
di
Carnia, Territori d'ombra, Provincia
della Carnia, Forum...).
23
di maj 2009
Ai
voe di començâ cu las peraules che l'amî di
simpri Aldo Baritussio (miedi
professôr
inta Universitât di Padue), emozionât, al à cirût
di dî a
la fin dal funerâl il 23
di maj, sul at da ultime partenze:
"A
nome di Maria, Joy e Mascia, vorrei ringraziare i medici e gli infermieri
di quella bella realtà che è l'Ospedale di Tolmezzo,
per la loro opera coraggiosa contro una malattia dimostratasi invincibile,
e ancor
più per l'umanità e l'amicizia dimostrate. Un grazie
anche al personale della Unità di Terapie Palliative dell'Ospedale
di Udine.
Vorrei poi, e questo a nome di Marino, mandare un messaggio a quanti
soffrono di neoplasia. Il messaggio è di non perdere mai la speranza
sia perchè nuove terapie stanno arrivando giorno per giorno, ma
soprattutto perchè anche nei casi in cui la malattia non è curabile,
si può cercare
di continuare a vivere, incontrare persone, fare cose. Marino ci
ha lasciato un buon esempio di questo atteggiamento positivo, riuscendo,
nonostante la malattia, a scrivere il libro
su pre Toni Bellina,
per cui sarà ricordato.
La menzione del libro mi porta all'interesse fondamentale di Marino
che era il problema del credere ed il ruolo
della Chiesa. Un problema
mai risolto. In un intervento che avrebbe voluto fare pochi giorni
fa (ma non potè perchè la situazione stava precipitando) Marino concludeva
con queste parole di pre Toni: "Dio è un rifugio e non
la facile risposta alle nostre domande".
Sul piano personale, saluto oggi l'amico con cui ho condiviso letture,
musiche, discussioni. Saluto il compagno d'infanzia, ma non di giochi,
perchè da bambino lui era quasi sempre impegnato nei servizi in casa,
mentre il nostro gruppo era dedito puramente ai giochi nei prati,
sul greto del torrente Pontaiba e nei boschi di Treppo. Lui era un
bravo bambino, tanto che il parroco don Lorenzo Dassi lo ammise in
prima comunione un anno prima del tempo, mentre noi la facemmo l'anno
che ci toccava. Qualcuno anche dopo.
Vorrei tornare indietro nel tempo e ragionare come quando da chierichetti
accompagnavamo qualche compaesano al camposanto. Ragionando come
allora, penso che oggi Marino incontra i suoi genitori. Incontra
i tanti compagni e conoscenti che ci hanno lasciato. Incontra persone
che neanche si ricordano, come i poveri che per tradizione trovavano
un giaciglio nello stavolo di Gosper e che lui da bambino, con certo
timore, accompagnava con la lanterna. E infine penso che mia mamma
vede oggi arrivare uno dei suoi più bravi scolari.
Termino con le parole di una canzone di Jhonny Cash, che per il vero
era piaciuta a Marino meno di quanto pensassi e che dice: "Ci
incontreremo più avanti, lungo la strada". Mandi
Marino!"
E
cumò las peraules di don Pierluigi Di Piazza,
l'unic so amî preidi che al à partecipât a messe di funerâl (une
dolorose vergogne, cun tancj amîs
preidis/compagns di scuele che Marino al veve!):
"Mi
vengono proprio dal profondo del cuore alcuni vissuti che si fanno
riflessione ed espressione pubblica per contribuire con umiltà e
commozione al saluto più vero, autentico e partecipato a
Marino, insieme prima di tutto ai suoi familiari e poi agli amici
e ai conoscenti.
Sento Marino nelle sue dimensioni essenziali che, come avviene nel
paradosso della vita, anche il percorso doloroso e meditativo della
malattia ha contribuito ad approfondire. Riascolto l’eco della
sua umanità di adolescente e giovane della nostra montagna della
Carnia, l’intelligenza intuitiva e viva che lo portava a indagare
e riflettere.
Dopo diversi anni in cui il contatto diretto si era interrotto, non
per motivazioni particolari, tanto meno per scelta di uno o dell’altro
o di entrambi, l’ho reincontrato alcuni anni fa su quella lunghezza
d’onda originaria, verificata, arricchita, portata all’essenziale
dalla complessità della vita e delle sue vicende.
L’ho reincontrato mentre, insieme ai vissuti con i suoi familiari,
ne intratteneva altri due particolarmente impegnativi, interrogativi
e interlocutori: uno con la malattia e l’altro con l’umanità,
la fede, gli interrogativi di pre Toni Bellina; due riferimenti che
spesso sono diventati lo stesso, proprio perché anche pre
Toni ha posto in continuazione la questione della malattia, del dolore,
della sofferenza come questione aperta a Dio, a Gesù di Nazaret,
alla fede in Lui.
E così qualche volta l’ho incontrato in ospedale; abbiamo
camminato insieme dialogando nel Centro Balducci; abbiamo insieme proposto
nel giugno scorso un incontro per ricordare pre Toni, molto partecipato
e vissuto con profonda intensità e commozione; abbiamo collaborato
per riproporlo anche quest’anno, il 30 aprile; Marino non ha
potuto partecipare perché il male aveva cominciato a dare i
segni del suo sopravanzare invadente. Ho comunicato il motivo della
sua assenza e invitato la folla dei presenti a tributargli un dovuto
applauso di amicizia e riconoscenza; un altro altrettanto intenso è seguito
alla lettura dell’intervento da lui preparato: ricco di umanità,
ricco del dubbio, della fatica e insieme dell’essenza di una
fede inquieta e in ricerca, essenziale, liberata dalle sovrastrutture
ideologiche confessionali e clericali. Il credere e il non credere
con serietà sono un’autentica impresa. Posso comunicare
oggi con commozione che ho sentito quei due lunghi e caldi applausi
come un saluto a Marino, come un anticipo interiore del silenzio di
questa celebrazione.
Marino, una volta scoperto e incontrato pre Toni, ha sentito il dovere
interiore spirituale ed etico di farne conoscere con le interviste
e i libri l’umanità profonda, la sensibilità, la
libertà, il coraggio, la solitudine, la lettura della vita e
della storia con la Bibbia nel cuore, da lui tradotta in lingua friulana,
dalla parte dei poveri, degli umili, degli ultimi, degli scartati,
leggendovi le sofferenze e insieme le ricchezze umane, culturali, spirituali.
Sento e saluto con commozione e affetto Marino su questa profonda lunghezza
d’onda: Marino come ricercatore di verità, di profondità,
di essenzialità, di una fede che si lascia interrogare, che
si interroga, che interroga… Marino che vibra nella profondità del
suo essere, che deve arrendersi alla malattia che spegne le funzioni
biologiche vitali, ma non spegne lo spirito, la profondità dell’essere.
Ricordo che anni fa un intellettuale, economista e poi anche politico,
partito da posizioni dichiarate di non credente, via via cercando i
significati profondi del vivere, soffrire e morire arrivò a
celebrare nella stanza in cui morì poco dopo colpito anche lui
da un tumore, l’Eucarestia con padre Balducci, Raniero La Valle
ed altri… E salutò mentre le forze erano davvero ormai
poche con queste parole: “Ora andrò finalmente a vedere
come stanno davvero le cose.”
Mi viene spontaneo associare questo atteggiamento a Marino in questo
passaggio misterioso della morte; siamo qui a ridirci sommessamente
che non è verso il buio, il vuoto e l’insignificanza,
ma verso una Presenza che misteriosamente ci accoglie… Esprimiamo
questa fiducia non irragionevole, ma ragionevole: che anche se non
sappiamo il dove e il come, questa accoglienza misteriosamente avviene
e Marino, tutti i nostri cari continuano a vivere e ad accompagnarci
nella nostra vita. Non si tratta di una verità dogmatica a cui
aderire, bensì di una possibile apertura esistenziale a cui
affidarsi.
Con stima, riconoscenza e amicizia saluto, salutiamo Marino".
Encje il celebrant, don Roberto Freschi, plevan
di Buri e vecjo compagn di scuele di Marino, al à fat une profonde
e significative omelie ricuardant il Marino simpri
intent a cirî, a scuviergi, simpri in tension inteletuâl
e spirituâl, un Marino che al preidi a-i invidiave soredut il
pulpit (non vin il test das peraules integrâls di pre Roberto,
parceche al
è lât a braç... cul cûr in man).
IL
SEMINARI DI UDIN
Al
par dal impussibil, ma encje Marino (come pre Toni
Beline e Giorgio
Ferigo) al veve fat la sô gavete culturâl-inteletuâl inta
chê calope di seminari di Udin, tant denigrât
da ducj e tant scuintiât. Marino al veve adiriture studiât encje
teologje.
E alore mi domandi: cemût podel iessi che une scuele dal
gjenar a veibi
burît fûr ducj chescj tocs da novante? Cemût podel
jessi che cheste inteletualitât soprafine a seti vignude fûr
propri da chê
barache di seminari? Nome dôs a son las rispuestes: o al è
stât un câs o ben ben che il seminari a nol
ere cussì malamenti come che lu an piturât dopo. Par
gno cont, ten valide la seconde ipotesi e no ai poure di iessi
in fal, parceche no crout al câs.
Iò crout pardabon che
il seminari, cun ducj i difiets e las deboleces ch'al pandeve, al
veibi veramenti
plasmât
(plui tal ben che tal mâl) un grumon di zovins che in ta vite
ai an fat strade e ai son stâts
bogns di realizâsi
in maniere cetant speciâl, parceche in seminari ai vevin ricevût
un metodo, un insegnament, un imprest senoati culturâl
par podei lâ
indevant inta vite. Se a Marino (come dal rest a Giorgio
e a pre Toni), a si gjavas
il periodo
dal seminari, la sô complesse personalitât a restares
cence fondament e cence savôr, cence impalcadure e cence fier.
Come che ai det par Giorgio, a no si po capî a fonts
Marino cence vei prime capît l'ambient
dal seminari dulà che encje lui al à passât
i agns plui impuartanz da sô formazion umane e culturâl.
E cuant ch'al rivave su a Trep pas vacanzes, Marino al puartave su
chestes esperiences e al deventave simpri il fulcro di ativitâts
culturâls
di ogni gjenar (specie teatros)
dulà
che
ai partecipavin
ducj i zovins di chel timp cun cetant entusiasmo: Aldo, Valter,
Dario, Flavio, Nino...
Jò
mi ricuardi benon dal seminarist Marino tai agns '60 (lui al ere
in tierce liceo cuant che iò eri in IV gjnasio) e di ducj
i siei compagns che cumò ai
son encje predis; a mi pâr di jodi inmò Marino,
bielzà cun
chê sô ande
di inteletuâl ch'al zirave simpri cun cualchi
libri sot il braç.
Al intervignive tai cineforums che par me ai ere une novitât,
a si lu jodeve intent in letures... No lu ai mai jodût
a zuâ di balon o di alc ati: lui a nol veve
timp da pierdi in fufignes.
In chei agns no vevi
nissun contat personâl cun lui, savevi nome che al
ere di Trep e chest a mi bastave
par saveilu pont di riferiment par me e pai cjargnei.
I prins
timps ai ere chei di Fantini (di stamp preconciliâr) e
quindi l'atmosfere finemai al 1966 a ere di tipo tridentin,
cui siei pregjos
e i siei malans. Cu l'ere Casarsa e Lavaroni (subit
dopo il Concili) la situazion a è splodude,
massime dopo il '68, tanche un fûc artificiâl
e Marino a si è cjatât
encje lui intal
mieç di chest davoi e par salvâsi a si è grimpât
a chê uniche
sperance par lui di salvece: la filosofie, i libris, i parcès,
i aprofondiments...
vecjo retôr Fino Fantini
(fint al 1966)
|
nûf retôr
Mario Casarsa
(dal 1966)
|
viceretôr Gelindo Lavaroni
(dal 1966)
|
Dopo
lu ai pierdût di viste par agnorums, par vie che las nostes
strades a si son dividudes dal dut: lui a Rome, jò a Triest...
L'EPOCHE
DI VTC
Viers
la fin dai agns otante (crout intal 1986-87), a seguit da mê colaborazion
cu la television
di Mario di Trep (che in chê volte a si clamave VideoTreppoCarnico),
ai tornât a cjatâ Marino parvie che al vignive su cuasi
ogni domenie in Gosper e spes a si fermave aì da
me (chi stavi a Denglâr di Sore); encje
lui al à alores tacât a colaborâ ativamenti
inta television:
prime cun intervistes, dopo cuntun spazi dut so ("Non
ci posso credere"
sul imprin e podopo "La pecora nera")
dulà
che lui ogni setemane al frontave un fat, un problema, une situazion
locâl o gjenerâl.
Cuant che propit a nol podeve vegni su a Trep, al telefonave il so
intervent (a speses sôs), par no mancjâ l'apuntament
setemanâl
cu la sô int...
Un tic a la volte al veve cjapât
confidence cu la tv e ai plaseve simpri di plui, encje par vie che
tancj di lôr,
cjatantlu pa strade o tal bar, a lu fermavin par discuti o domandai
alc e
lui al veve un riscuintri diret di ce che al diseve: al ere cussì
deventât, cence rindisi cont, un personagjo public,
e cheste situazion a lu gratificave cetant parceche finalmenti, encje
lui, al veve cjatât " il so pulpit"...
Inta television, in ducj chescj
agns passâts, al à dat dongje un grum di
lavôrs, massime intervistes a personagjos di livel (il carinzian
Heider, Riedo Puppo, politics, aministradôrs locâi..),
intervistes che lui al preparave
cun cetante meticolositât, studiant il personagjo
e il so ambient, cun domandes cussì precises e puntuâls
che a mostravin dut il livel culturâl dal intervistadôr.
Cuant che al veve l'ocasion di zirâ pal mont (Gjapon, Vietnam,
Brasîl, Grecie, Berlin...), Marino al realizave simpri un reportage
par
VTC... Tant che ducj chescj lavôrs realizâts pa television
locâl
di Trep, ai vegnin burîts fûr ancje da Telefriuli
di Udin, che a
fâs cussì conossji Marino a une schirie plui slargjade
di telespetatôrs,
che a tachin a preseâ
il so mût di fâ television e il so impegn culturâl.
In chescj agns nou di VTC a si cjatavisji dispes aì dal paron
Mario De Cillia, il sabide dopomiesdi,
par
fa la
tabajade
o par
discori
di
politiche
o
di alc
ati ma soredut par pensâ a programs di plui peis editoriâl
e sociâl.
LA
SCUVIERTE DI PRE TONI BELINE
Propit
in chest periodo, jodint un viaç a VTC une das intervistes
di Celestino
Vezzi (di Çurçuvint) fate a pre Toni
Beline (nome pa television cjargnele),
Marino al ven fulminât
da bardele e da savietât di chest preidi dut particolâr
che encje lui, dal rest, al veve conossjiût in seminari ma
che al veve pierdût di
viste par
tant timp.
D'in chê
dì Marino al tache a lei i prins libris di chest preidi, al
va a cjatâlu, a i telefone, a lu invide a mangjâ a cjase
sô (e la biade
Marie, simpri indafarade in cusine, a fâs la sô biele
figure cun mangjâs di otime cualitât). Insome par fâle
curte, al devente intim di pre
Toni,
cul
cuâl al imbasdis
un
rapuart costant intal timp: intervistes, files, rasonaments, domandes,
e dut in registrazione VHS. Ogni moment, ogni lûc ai son bogns
par meti su une cjacarade cun chest preidi dal savôr dibot
luteran: di sabide, di domenie, di sere, tal cortîl, tal parco
di Trep, in cjase, suntune bancje...
Savint però che pre Toni a nol
veve mai dât
intervistes a dinissun che a
nol foss
un
cjargnel
di
VTC
(nè
a gjiornâi
nè tantmancul a televisions regjionâls), Marino al fâs
di dut par convinci pre Toni a jessji dal so isolament linguistic
e culturâl
e a lu convinç a fâ passâ las sôs intervistes
di Trep encje su Telefriuli di Udin.
Pre Toni finalmenti al acete
e cussì,
in breif, dut
il Friûl al po finalmenti conossji chest preidi tant
gjeniâl e tant gjenuin. Plui di une volte e di dôs chestes
cjacarades tra
i
doi, as vegnin trasmetudes
da TF e tante int a tache a telefonâ seti al preidi che a Marino.
Une roube a è di clarî subit: encje se pre Toni al scriveve
su la Vite Catoliche ogni setemane, encje se al veve bielzà publicât
un slac di
libris, al
è stât
propit
Marino midiant Telefriuli a tirâ fûr pre Toni
da sô tane
e a portâlu in dutes las cjases furlanes e cjargneles, fasint
cussì une operazion culturâl e sociâl di grant
merit e di grant valôr.
Cence chest passaç televisîf (prime a Trep e dopo a
Udin), pre Toni al
sares
simpri restât cunfinât inta ristrete clape da "Gleisie
Furlane" o
da "Vite
Catoliche",
cence
podei
mai jessi
cerçât (e preseât) da grande masse da int: dal popul
furlan,
pal cuâl lui al veve adiriture tradot la Bibie interie.
IL
LIBRI SU PRE TONI
A
seguit di une di chestes intervistes lade su Telefriuli, l'editôr
di libris Santarossa
di Pordenon (Edizioni Biblioteca dell'Immagine), al nase
subit il personagjio (e l'afâr) e al clame pre Toni par jodi
se a si po cunbinâ alc insieme.
Pre Toni al reste malsigûr e al met subit al corint Marino
che a si cjape su l'onôr e il peis di portâ indevant la
cuestion sot ducj i aspiets; il plui insormontabil di chescj al è chel
da lenghe:
pre Toni a nol ceit sul furlan, l'editôr nol
ceit sul talian.
Al è proprit Marino che, cun argomentazions
precises e cun cetant afiet, al cunvinç pa prime volte
pre Toni pa lenghe taliane: il libri-interviste, che al
iess purtrop 4 dîs dopo la muart di pre Toni, al à un
suces incredibil. A si intitule:
La fatica di essere prete.
Encje in
chest câs, al è merit propit di Marino un'
ate volte, se pre Toni al po vegni finalmenti let par talian da
une platee cetant plui vaste e plui variegade rispet ai solits furlaniscj
di simpri, che magari ai san a memorie dut pre Toni ma a no vulin
che encje ate int (che a no sa il furlan) a podi gjoldi e meraveâsi
intune e magari imparâ alc pa vite di ogni dì e, salacôr,
tornâ a fede pierdude, bandonade o dismenteade.
Marino
e pre Toni a Visepente intun biel moment in preparazion dal
libri
Marino,
encje se vuarfin di pre Toni, al reste un grum content par cheste
sô vitorie culturâl che à permetût
encje al popul talian di conossji pre Toni Beline.
Su cheste
linie culturâl, Marino
a si stave impegnant ultimamenti encje par podei fâ publicâ par
talian
"La fabriche
dai predis" (bielzà
tradote da un gjornalist di RAI-Regione) ma cheste volte al à scugnût
cedi di front al NO impreteribil da famèe di origjne dal preidi
e dal sodalizi culturâl "Glesie Furlane".
Massimamenti par podei dâ vous direte e continue a pre Toni,
Marino al veve creât
cun so fî, encje un blog "Gosperidea" dulà
che periodicamenti, lui al inserive bacons di savietât di chest
preidi, tocs di intervistes, pirules di benjessi, mandules di veretâts,
scjeles polemiches...
Al veve iniment Marino
encje ates roubes su pre Beline (anzit al veve bielzà tacât
a dâ
denti) ma a nol è rivat
in timp, parceche propit pre Toni a lu à clamât cun
lui in chelati mont, a riprendi e aprofondî chei discors interots
juste doi agns fa...
LA
POLITICHE
Al
è da dî che Marino a nol è mai stât un
politic nè par passetimp
nè tantmancul par profession. Al veve simpri denti di sè la
voe di fâ alc pa int, chel sì, e cussì al veve
provât
cualchi viaç a fâsi elegi intal
consei comunâl
di Trep (cence
nissun
risultât a mi pâr: "nemo propheta in patria
sua");
al à
dât une
man a Buri par cualchi grop civic (a mi pâr);
al à tentât
intas Provinciâls un viaç cu la Leghe intal Colegjo
di Paluce-Paulâr.
Encje achì
tancj votos ma nissun risultât, anzit l'unic risultât
al è stât un
grum deludent e sconfortant par Marino: un so amî (cussì a
mi veve det) a i-à taponât la sô muse (sui manifescj
eletorâi) cu la propagande
di un ati partît.
Al è
inveze stât conseir comunâl a Cividât par 5 agns
e di cheste sô
esperience
a
mi contave simpri
un grum
benon, specie dal so rapuart cul sindic, Attilio Vuga,
di lontanes origjines cjargneles mi pâr, un omp serio brâf
e un grum stimât.
In chest
periodo "politic" cividaleis, Marino a si cjate a jessi
nominât, intal
2003, President
dal Mittelfest di Cividât, la plui grande manifestazion
da citât e une das plui impuartantes di dute la Regjon FVG.
E propit su cheste nomine di Marino, il president da Region FVG,
siôr
Riccardo Illy, al veve vût alc ce dî sui gjornâi
e cun cetante maleducazion a lu veve clamât spregjativamenti
"un piastrellista", no savint che Marino al veve
encje une laurèe (nou no savin se siôr Illy a-nt veve
une in chê volte!).
In cheste
mude "politiche" no retribuide, Marino al à contribuît
a fâ ulteriormenti conossji a ducj la storie dai 4
alpins fusilâts
a Çurçuvint
intal 1916,
midiant la presentazion pa prime volte (propit a Cividât) da
opare teatrâl
di Carlo Tolazzi "Prima
che sia giorno", cun Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino;
cheste opare, cirude e volude da Marino come "cifra" dal
so Mittelfest,
a è stade proponude dopo in dute la Cjargne e in tantes citâts
da l'Italie, otignint simpri un grandious sucess e recensions maraveades
sui gjornâi nazionâi. Al è da dî che, in
ocasion di chest Mittelfest, Marino al veve tentât di tirâ denti
encje cualchi inteletuâl
cjargnel (di sinistre), per alçâ il livel culturâl
di cheste manifestazion, ma chescj, forsit par un pregjudizi politic
o no sai ce, a no i an nencje mai rispuindût al so cjalt e
disinteressât invît...
Ta chei agns, encje Marino come me e come tancj aitisj, a si ere
inludût
su la Provincie
da Mont, partecipant a tantes riunions ca e là pa Cjargne.
Il referendum dal 21.3.2004 però al veve
subit tajât
las gjambes a cheste sperance, sustignude soredut da Gleisie di Udin,
e cussì encje Marino a si ere rassegnât, come ducj,
a jodi la Cjargne cence autonomie e cence pussibilitâts di
provâ a svualâ dibessole...
Subit dopo, la cuestion spinose dal eletrodot in Cjargne (encjemò
mai sierade) a veve scjassât tancj di lôr, Marino fra
ducj. Si erin dâts da fâ encje
intal Cjanton
Vert cun articui di informazion e di preparazion.
La grandiose
manifestazion di Tumieç dal
16.12.2005 a
veve jodût encje Marino (seben bielzà avonde malât)
e parfin il sindic di Cividât, Vuga, che al à fat un
dai miors intervents, anzi il miôr
in assolût, se a si va daûr dai batimans... E
tal jesci da chê sale, Vuga al à saludât Marino
cun cetant afiet, encje se sul moment al veve fat fadìe
a conossjilu, parceche Marino al era bielzà cence cjavei.
La documentazion fotografiche di chest aveniment (che si cjate intal
Cjanton Vert) a la veve fate propit il fî di Marino, che al
compagnave il pari in Cjargne in chê freide sere di dicembar...
LA RICERCJE DA FEDE
Marino,
ch'al veve bielzà studiât encje la vecje teologje tai
agns '60/'70 dal secul passât, al stave cirint e scavant inta religjon
catoliche, simpri cun cetante
voe di capî, di rindisi cont dai fats, das contradizions e
das situazions teologjches che plui ai stavin a cûr; al veve
encje tacât
a consultâ i
siei vecjos libris a Trep...
Crodint di fâi cuasi un
simpatic sgambet, l'an passât i ai regalât un librut
oramai incjatabil: "Alla
ricerca della fede" di Zuan Albanese (Ed. Cittadella).
Lui cence fâ une plèe a mi fâs savei di conossji
bilezà l'autôr e
di impegnâsji a leilu: no sai se a lu à let dut, ma
sai che dopo, in cualchi conversazion tra di nou, al saltave fûr
alc di Albanese...
Pal Nodâl
2008, simpri par tiçâlu un tic e cence ch'al saves nue,
lu ai abonât
par un an a "Il
Timone",
une riviste mensîl popolâr di formazion e informazion
apologjetiche catoliche di orientament tradizionalist. Avonde maraveât cuant che a jè rivât il prin numar, lui
a mi à ringraziât
disint ch'al veve preseât cheste mê singolâr iniziative
ma che al vares preferît il mensîl "La Civiltà
Cattolica" dai gjesuîts. Alores jò i ai rispuindût: "Si
cum jesuitis, non cum Jesu itis". E lui al à ridût
di gust...
Marino a mi invezit, a mi regalave simpri roubes grandioses e impegnatives:
un viaç a mi à puartât su un preziose copie anastatiche
numerade dal "Salterium
Egberti"
e un ati viaç a mi à fat vei, tramite la Regjon FVG,
chê dal "Salterio
di S. Elisabetta",
disint-mi che i origjinâi ai son sot clâf intal museo
di Cividât. Chescj
doi libris ai son ce che di plui cjâr e impuartant custodis
inta mê biblioteche a cjase.
Un ati viaç, tornant da Spagne (la ch'al ere lât a cjatâ sô
fî), al mi veve puartât
un CD di cjant
gregorian di un convent spagnûl, une roube rare e
bielissime, che vevi un grum preseât; in cambio i vevi passât
CDs di musiche sacre e di cjants gregorians franceisj (chei di Solemnes):
poben
par un lunc periodo in cjase al scoltave (cuasi simpri cu las cufies,
par no
jessi cjapât par mat dal vizinât) nome cjants gregorians
e musiches sacres di organo...
Riguart a musiche classiche, ai plaseve un grum il catolic Mozart
(al veve comprât dute l'opare, restant fulminât dal "Requiem")
encje se al diseve che il protestant Bach al ere plui spirituâl.
Un Nodâl a mi à regalât l'opera omnia di Beethoven
(une slavinade di CD) che no sei encjemò rivât a sintile
dute!
Pai libris po, Marino al lave mat: al comprave, al leeve, al regalave.
Cun Aldo di Padue soredut, al ere un continuo scambiâ libris,
di ogni gjenar, cuasi une gare a cui ch'al sielgeve il miôr
o il plui adat: e dopo coments, recensions... Cuant che, l'an passât,
a mi à regalât "L'uomo non è solo" di Joshua Heschel, i ai scugnût
dî: "Vonde
cun libris masse dificî,
fasin une pouse cumò!"...
Ultimamenti
a la bateve simpri sul pecjât origjnâl e
a no si dave pâs: "Cemût pode jessi che jò ai
di pajâ par colpes
fates da
aitisj? Cemût
si pode trasmeti cheste debolece di gjenerazion in gjenerazion?"
al mi continuave a domandâ. Une dì mi sei cuasi stufât
e j'ai det per telefono:
"Jout-mo che il to nâs, i tiei vôi, las tôs
voreles, la tô panze, il
to caratar, la tô lenghe e vie indevant a cj vegnin dai tiei
gjenitôrs,
dai tiei
nonos, dai tiei vons, da to antigae... Sestu colpe tu se tu âs
il nâs gros?
o las
voreles
grandes? O un caratar gosperin?
Se duncje a ven tramandade ogni plui
piçule
carateristiche
somatiche/inteletuâl dal
om,
no
podaresel
iessi che encje une grandiose debolece costituzionâl di tipo
spirituâl
o inteletuâl a podi jessi stade tramudade di jete in jete?".
A no mi à ati secjât cul pecjât origjnâl...
Par plui, dopo a si cjacarave das incongruences materiâls e massime
dai dogmas da Gleisie Catoliche,
soredut chel da Imacolade Concezion (1854) e chel da Asunzion
da Madone
(1950) che propit a no-i lavin jù. "E prime di chescj dogmas,
cemût ere la Madone o dulà ere?" a mi pontolave; e jò:"No sai e no
m'interesse; reste as fondes e ai pilastris e no sta lâ a rimpinacji
sui ornamentâi". Da Gleisie a no i smicjavin i siei
mûts
di stâ intal
mont, il so schematismo burocratic, il so centralismo, las sôs
nunziadures: ma dopo a si rivave simpri a cjatâ une mediazion
condividude da ducj doi. Encje lui, come pre Toni, a no si dave
pâs tal
viodi une Gleisie plui
meretrix che casta (o cussì ai sameave
di viodi)...
Al paragonave encje lui la Gleisie a une Mari brute
e vecje, un tic cragnôse, ma simpri mari da volei ben. "D'acordo
- j'ai det - ma no tu pos e no tu scuens par chest continuamenti
lâ
a sputanâ tô Mari in public a ogni pît alçât,
come ch'al faseve pre Toni. Se tô mari a ves cualchi difiet,
non crout che tu larès pas ostaries di Trep o di Paluce
a dî mâl
di jei: casomai tu in-dîs cuatri
diretamenti a jei inta stue, là che nissun sint, e tu cîrs
di coregile!".
E cheste volte al è restât serio e cidin, ma sai che
denti di sè a mi à
dât un fregul di reson...
Su la Diocesi
di Zuj po, vevin metût
un grandissjim impegn:
- inventât
apueste il balcon su chest sît;
- fat une videocassete VHS "Una Diocesi antica" a
VTC (trasmetude plui viaçs encje da Telefriuli)
e oramai sparide da circolazion;
- burît fûr
un biel
libritut sinteticamenti polemic in ocasion da
Scense dal 2004 ("La Diocesi di Zuglio");
- tentât di organizâ adiriture
un Convegno a Zuj su chest teme ("Zuglio,
una diocesi negata")
cun importants relatôrs
(falît
sul nassji pal pouc coragjio di cualchidun e pal pregjudizi politic
di cualchidun ati).
Insome vin lavorât
par 9 agns su chest claut
da diocesi
di Zuj, lu vin batût in television (VTC e TF), sui gjornâi
(fûr che
la Vite Catoliche che nus à simpri censurâts), sui
Boletins parochiâi: nue da fâ. Cumò che
Marino a nol è ati, jò mi sei dal dut sfreidât
e encje stufât,
jodint che nencje ai (ormai pousj) preidis cjargnei a ur interesse
un biel nue (nome perceche a no an capît nue di chest dafâ,
jessint ducj indafarâts a coltâ nome il lôr piçul
ortut, cence jodi nuati).
LA
MALATIE
Al è impussibil memoreâ achì ducj
i fats e las liendes peades a sô malatie, dal 2004 finemai al 2009!
Masse a saressin i moments di comozion e di pete, masse i sintiments
di sperance e
masse inmò chei di disperazion. Nome cui ch'al à provât
a vivi personalmenti cheste intense esperience di vite al pò rindisi
cont ce ch'a vûl dî il
patiment, il dolôr, la solitudine intal mâl, las nots cence
sum e il sum cence pouse... Marino in chescj 5 agns al à provât
dut chest, al
à passât zornades splendides e zornades di profont aviliment,
ores di straordenarie solidarietât e ores di pesande strachece.
M'impensarai
simpri
chê domenie di luj dal 2005 cuant che vin scuviert che "il
mâl
al veve metût-su cjase di un'ate bande": Marino in silenzio
al è jessût
dal ospedâl, al è stât vie par une miezore (non ai
mai savût dulà), al è tornât cui vôi
ros e a mi à det: "Cuant tachìno?" riferintsi
a chemioterapie... E propit in chei dîs Oriana Fallaci a nus veve
informât
che "l'alieno",
dopo meis e meis, al veve començât indaûr a tormentâle
(a murarà difat tal 2006); Marino al ere restât un grum
impressionât
da chest fat e a mi veve domandât: "Ma il gno alieno a nol è migo
come chel da Fallaci?"...
Al veve dispess iniment un aforisma di pre Toni che a lu veve cetant
lambicât: "Che la muart nus cjati vîfs",
intindint cun chest che a bisugnave iessi simpri fuarts, mai dâle
vinte, rivâ al moment decisîf in plene vigorie e no murî prin
da muart, par podei
fâ dut ce ch'al convente e encje alc di plui (come ch'al à fat
concretamenti lui, che propit inta malatie al à scrit
il so prin e unic libri. Di
succes).
Analogamenti al detestave Epicuro che cinicamenti al toleve
cuasi pal cûl il malât cun chel so "Cuant che la
muart a è, jò non sei;
cuant che jò sei,
jei
a no è" parceche al dismenteave dute la profonde e
lungje soferenze dal malât
e dai siei familiârs.
No lu ai mai sintût a lamentâsji
nè tantmancul a blestemâ, mai a cjapâse cui miedis
o cu las infermieres; ogni tant a si inervosive nome se cualche infermiere,
inveze di portâi
un tic di Tachipirine pa fiere, a si fermave a tabajâ in cusine...
Une volte sole lu ai viodût incazât (e cun reson): cuant
che a Udin intun piçul intervent chirurgic, ai vevin, cence nacuargisi,
lesionât gravementi la milze,
gjavade d'urgienze trei dîs dopo a Tumieç...
Cuant ch'al
à fat il libri
su pre Toni, al à regalât une copie cun dediche a dut
il
personâl
da
Oncologje
di
Tumieç, che al à preseât un grum chest at plui di cualsiasi ate roube.
Tai ultims meis di vite a mi ricuardave dispess il "De
Profundis" di
pre Toni, cunsiderantlu il plui grant libri di chest preidi amî, dulà
che lui al cjatave simpri une peraule di confuart o un lusôr consolatori; al
saveve a memorie tocs precisj; al ripeteve la frase di Gjobe "Parcè
a mi, Signôr?" cuant che tornavin
sul teme dal dolôr e da malatie. Jò no savevi ce dî e
lui alore a mi rispuindeve di ritegnisi fortunât a vei tancj amîs miedis
che ai viodevin di lui...
Tas ultimes zornades di ricovero a Udin, cuant che ormai a si rindeve
cont da fin iminent, a mi à det, vint iniment Crist su la crous: "Consummatum
est" e
jò, par evitâ discors masse impegnatîfs inta chel
moment, ai fat finte di no capî...
Cuant che da Sardegne, al è rivât apositamenti so cusin Giorgio par
saludâlu l'ultime volte prime c'al muriss, i ai det plan a Marino: "Iout
tu: i cusins ai son deventâts fradis..." e lui a mi à fat di sì cul
cjâf.
La sere dal
so funerâl, il 23 di maj, VTC di
Trep
à mandât in
onde un bielissim
struc di trei intervents di Marino:
- un dal 1994, dulà
che, inmò zovin e san, cun don Pierluigi Di Piazza, al cjacarave
profeticamenti dal "MORIRE OGGI";
- un
dal 2005, cuant che,
cence cjavei dopo la tierce chemio, al contave cun otimismo e determinazion
di iessi pront a scombati e a dâ coragjio a chei come lui;
- un dal 2008,
l'ultime jessude publiche in ocasion da presentazion dal libri "La
neve della speranza" di Paolo Agostinis a
Tumieç,
dulà che al veve fat
un
comovent e dramatic resocont autobiografic dai 5 agns di malât
e al finive chest intervent cun chestes peraules di pre Toni: "La
crous al è mior puartâle, parceche a strassinâle a
cj sièe las spales".
E
Marino al à savût puartâ ben ben la sô, fint
a la fin...
Alfio Englaro
Paluce in Cjargne, 24 di maj 2009