CHE LA MUART NUS CJATI VÎFS
Ricuart di Marino Plazzotta

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Marino nus à lassjâts as vot e mieze di binore dal 21 di maj dal 2009 (al veve finît 62 agns), dopo di vei patît avonde tas ultimes zornades. La sô lungje malatie (à durât passe 5 agns) a lu veve sfibrât simpri di plui ma a no ere mai rivade adore a pleâ la sô volontât, la sô sperance, la sô voe di tegni dûr e di no molâ mai... In chescj 5 agns al à glotût kilos e kilos di midisines, litros e litros di flebos; al à frontât 10 intervents cence mai rassegnâsi al destin, cence mai cedi al aviliment, cuntune fuarce interiôr incredibil e cuntun coragjo (disares cuasi temerarietât) unic. Al veve vint dutes las bataes, finore. Come a ducj, a jè tocjât di pierdi la vuere.
Cumò che fisicamenti a nol è ati cun nou, scugnin tornâ a lei massime ce che a nus à lassjât in cheste CJARGNE ON LINE, dulà che fin da prinzipi al veve metût l'anime e il cûr in tancj balcons (Diocesi di Zui, Alpino Ortis, Convegno Montagna 2000, Pols da Cjargne, Libri di Carnia, Territori d'ombra, Provincia della Carnia, Forum...).

 

23 di maj 2009
Ai voe di començâ cu las peraules che l'amî di simpri Aldo Baritussio (miedi professôr inta Universitât di Padue), emozionât, al à cirût di dî a la fin dal funerâl il 23 di maj, sul at da ultime partenze:

"A nome di Maria, Joy e Mascia, vorrei ringraziare i medici e gli infermieri di quella bella realtà che è l'Ospedale di Tolmezzo, per la loro opera coraggiosa contro una malattia dimostratasi invincibile, e ancor più per l'umanità e l'amicizia dimostrate. Un grazie anche al personale della Unità di Terapie Palliative dell'Ospedale di Udine.
Vorrei poi, e questo a nome di Marino, mandare un messaggio a quanti soffrono di neoplasia. Il messaggio è di non perdere mai la speranza sia perchè nuove terapie stanno arrivando giorno per giorno, ma soprattutto perchè anche nei casi in cui la malattia non è curabile, si può cercare di continuare a vivere, incontrare persone, fare cose. Marino ci ha lasciato un buon esempio di questo atteggiamento positivo, riuscendo, nonostante la malattia, a scrivere il libro su pre Toni Bellina, per cui sarà ricordato.
La menzione del libro mi porta all'interesse fondamentale di Marino che era il problema del credere ed il ruolo della Chiesa. Un problema mai risolto. In un intervento che avrebbe voluto fare pochi giorni fa (ma non potè perchè la situazione stava precipitando) Marino concludeva con queste parole di pre Toni: "Dio è un rifugio e non la facile risposta alle nostre domande".
Sul piano personale, saluto oggi l'amico con cui ho condiviso letture, musiche, discussioni. Saluto il compagno d'infanzia, ma non di giochi, perchè da bambino lui era quasi sempre impegnato nei servizi in casa, mentre il nostro gruppo era dedito puramente ai giochi nei prati, sul greto del torrente Pontaiba e nei boschi di Treppo. Lui era un bravo bambino, tanto che il parroco don Lorenzo Dassi lo ammise in prima comunione un anno prima del tempo, mentre noi la facemmo l'anno che ci toccava. Qualcuno anche dopo.
Vorrei tornare indietro nel tempo e ragionare come quando da chierichetti accompagnavamo qualche compaesano al camposanto. Ragionando come allora, penso che oggi Marino incontra i suoi genitori. Incontra i tanti compagni e conoscenti che ci hanno lasciato. Incontra persone che neanche si ricordano, come i poveri che per tradizione trovavano un giaciglio nello stavolo di Gosper e che lui da bambino, con certo timore, accompagnava con la lanterna. E infine penso che mia mamma vede oggi arrivare uno dei suoi più bravi scolari.
Termino con le parole di una canzone di Jhonny Cash, che per il vero era piaciuta a Marino meno di quanto pensassi e che dice: "Ci incontreremo più avanti, lungo la strada". Mandi Marino!"

E cumò las peraules di don Pierluigi Di Piazza, l'unic so amî preidi che al à partecipât a messe di funerâl (une dolorose vergogne, cun tancj amîs preidis/compagns di scuele che Marino al veve!):

"Mi vengono proprio dal profondo del cuore alcuni vissuti che si fanno riflessione ed espressione pubblica per contribuire con umiltà e commozione al saluto più vero, autentico e partecipato a Marino, insieme prima di tutto ai suoi familiari e poi agli amici e ai conoscenti.
Sento Marino nelle sue dimensioni essenziali che, come avviene nel paradosso della vita, anche il percorso doloroso e meditativo della malattia ha contribuito ad approfondire. Riascolto l’eco della sua umanità di adolescente e giovane della nostra montagna della Carnia, l’intelligenza intuitiva e viva che lo portava a indagare e riflettere.
Dopo diversi anni in cui il contatto diretto si era interrotto, non per motivazioni particolari, tanto meno per scelta di uno o dell’altro o di entrambi, l’ho reincontrato alcuni anni fa su quella lunghezza d’onda originaria, verificata, arricchita, portata all’essenziale dalla complessità della vita e delle sue vicende.
L’ho reincontrato mentre, insieme ai vissuti con i suoi familiari, ne intratteneva altri due particolarmente impegnativi, interrogativi e interlocutori: uno con la malattia e l’altro con l’umanità, la fede, gli interrogativi di pre Toni Bellina; due riferimenti che spesso sono diventati lo stesso, proprio perché anche pre Toni ha posto in continuazione la questione della malattia, del dolore, della sofferenza come questione aperta a Dio, a Gesù di Nazaret, alla fede in Lui.
E così qualche volta l’ho incontrato in ospedale; abbiamo camminato insieme dialogando nel Centro Balducci; abbiamo insieme proposto nel giugno scorso un incontro per ricordare pre Toni, molto partecipato e vissuto con profonda intensità e commozione; abbiamo collaborato per riproporlo anche quest’anno, il 30 aprile; Marino non ha potuto partecipare perché il male aveva cominciato a dare i segni del suo sopravanzare invadente. Ho comunicato il motivo della sua assenza e invitato la folla dei presenti a tributargli un dovuto applauso di amicizia e riconoscenza; un altro altrettanto intenso è seguito alla lettura dell’intervento da lui preparato: ricco di umanità, ricco del dubbio, della fatica e insieme dell’essenza di una fede inquieta e in ricerca, essenziale, liberata dalle sovrastrutture ideologiche confessionali e clericali. Il credere e il non credere con serietà sono un’autentica impresa. Posso comunicare oggi con commozione che ho sentito quei due lunghi e caldi applausi come un saluto a Marino, come un anticipo interiore del silenzio di questa celebrazione.
Marino, una volta scoperto e incontrato pre Toni, ha sentito il dovere interiore spirituale ed etico di farne conoscere con le interviste e i libri l’umanità profonda, la sensibilità, la libertà, il coraggio, la solitudine, la lettura della vita e della storia con la Bibbia nel cuore, da lui tradotta in lingua friulana, dalla parte dei poveri, degli umili, degli ultimi, degli scartati, leggendovi le sofferenze e insieme le ricchezze umane, culturali, spirituali.
Sento e saluto con commozione e affetto Marino su questa profonda lunghezza d’onda: Marino come ricercatore di verità, di profondità, di essenzialità, di una fede che si lascia interrogare, che si interroga, che interroga… Marino che vibra nella profondità del suo essere, che deve arrendersi alla malattia che spegne le funzioni biologiche vitali, ma non spegne lo spirito, la profondità dell’essere.
Ricordo che anni fa un intellettuale, economista e poi anche politico, partito da posizioni dichiarate di non credente, via via cercando i significati profondi del vivere, soffrire e morire arrivò a celebrare nella stanza in cui morì poco dopo colpito anche lui da un tumore, l’Eucarestia con padre Balducci, Raniero La Valle ed altri… E salutò mentre le forze erano davvero ormai poche con queste parole: “Ora andrò finalmente a vedere come stanno davvero le cose.”
Mi viene spontaneo associare questo atteggiamento a Marino in questo passaggio misterioso della morte; siamo qui a ridirci sommessamente che non è verso il buio, il vuoto e l’insignificanza, ma verso una Presenza che misteriosamente ci accoglie… Esprimiamo questa fiducia non irragionevole, ma ragionevole: che anche se non sappiamo il dove e il come, questa accoglienza misteriosamente avviene e Marino, tutti i nostri cari continuano a vivere e ad accompagnarci nella nostra vita. Non si tratta di una verità dogmatica a cui aderire, bensì di una possibile apertura esistenziale a cui affidarsi.
Con stima, riconoscenza e amicizia saluto, salutiamo Marino".

Encje il celebrant, don Roberto Freschi, plevan di Buri e vecjo compagn di scuele di Marino, al à fat une profonde e significative omelie ricuardant il Marino simpri intent a cirî, a scuviergi, simpri in tension inteletuâl e spirituâl, un Marino che al preidi a-i invidiave soredut il pulpit (non vin il test das peraules integrâls di pre Roberto, parceche al è lât a braç... cul cûr in man).

IL SEMINARI DI UDIN

Al par dal impussibil, ma encje Marino (come pre Toni Beline e Giorgio Ferigo) al veve fat la sô gavete culturâl-inteletuâl inta chê calope di seminari di Udin, tant denigrât da ducj e tant scuintiât. Marino al veve adiriture studiât encje teologje.
E alore mi domandi: cemût podel iessi che une scuele dal gjenar a veibi burît fûr ducj chescj tocs da novante? Cemût podel jessi che cheste inteletualitât soprafine a seti vignude fûr propri da chê barache di seminari? Nome dôs a son las rispuestes: o al è stât un câs o ben ben che il seminari a nol ere cussì malamenti come che lu an piturât dopo. Par gno cont, ten valide la seconde ipotesi e no ai poure di iessi in fal, parceche no crout al câs.
Iò crout pardabon che il seminari, cun ducj i difiets e las deboleces ch'al pandeve, al veibi veramenti plasmât (plui tal ben che tal mâl) un grumon di zovins che in ta vite ai an fat strade e ai son stâts bogns di realizâsi in maniere cetant speciâl, parceche in seminari ai vevin ricevût un metodo, un insegnament, un imprest senoati culturâl par podei lâ indevant inta vite. Se a Marino (come dal rest a Giorgio e a pre Toni), a si gjavas il periodo dal seminari, la sô complesse personalitât a restares cence fondament e cence savôr, cence impalcadure e cence fier. Come che ai det par Giorgio, a no si po capî a fonts Marino cence vei prime capît l'ambient dal seminari dulà che encje lui al à passât i agns plui impuartanz da sô formazion umane e culturâl.
E cuant ch'al rivave su a Trep pas vacanzes, Marino al puartave su chestes esperiences e al deventave simpri il fulcro di ativitâts culturâls di ogni gjenar (specie teatros) dulà che ai partecipavin ducj i zovins di chel timp cun cetant entusiasmo: Aldo, Valter, Dario, Flavio, Nino...

Jò mi ricuardi benon dal seminarist Marino tai agns '60 (lui al ere in tierce liceo cuant che iò eri in IV gjnasio) e di ducj i siei compagns che cumò ai son encje predis; a mi pâr di jodi inmò Marino, bielzà cun chê sô ande di inteletuâl ch'al zirave simpri cun cualchi libri sot il braç. Al intervignive tai cineforums che par me ai ere une novitât, a si lu jodeve intent in letures... No lu ai mai jodût a zuâ di balon o di alc ati: lui a nol veve timp da pierdi in fufignes.
In chei agns no vevi nissun contat personâl cun lui, savevi nome che al ere di Trep e chest a mi bastave par saveilu pont di riferiment par me e pai cjargnei.
I prins timps ai ere chei di Fantini (di stamp preconciliâr) e quindi l'atmosfere finemai al 1966 a ere di tipo tridentin, cui siei pregjos e i siei malans. Cu l'ere Casarsa e Lavaroni (subit dopo il Concili) la situazion a è splodude, massime dopo il '68, tanche un fûc artificiâl e Marino a si è cjatât encje lui intal mieç di chest davoi e par salvâsi a si è grimpât a chê uniche sperance par lui di salvece: la filosofie, i libris, i parcès, i aprofondiments...

vecjo retôr Fino Fantini
(fint al 1966)

nûf retôr Mario Casarsa
(dal 1966)

viceretôr Gelindo Lavaroni
(dal 1966)

Dopo lu ai pierdût di viste par agnorums, par vie che las nostes strades a si son dividudes dal dut: lui a Rome, jò a Triest...

L'EPOCHE DI VTC

Viers la fin dai agns otante (crout intal 1986-87), a seguit da mê colaborazion cu la television di Mario di Trep (che in chê volte a si clamave VideoTreppoCarnico), ai tornât a cjatâ Marino parvie che al vignive su cuasi ogni domenie in Gosper e spes a si fermave aì da me (chi stavi a Denglâr di Sore); encje lui al à alores tacât a colaborâ ativamenti inta television: prime cun intervistes, dopo cuntun spazi dut so ("Non ci posso credere" sul imprin e podopo "La pecora nera") dulà che lui ogni setemane al frontave un fat, un problema, une situazion locâl o gjenerâl.
Cuant che propit a nol podeve vegni su a Trep, al telefonave il so intervent (a speses sôs), par no mancjâ l'apuntament setemanâl cu la sô int...
Un tic a la volte al veve cjapât confidence cu la tv e ai plaseve simpri di plui, encje par vie che tancj di lôr, cjatantlu pa strade o tal bar, a lu fermavin par discuti o domandai alc e lui al veve un riscuintri diret di ce che al diseve: al ere cussì deventât, cence rindisi cont, un personagjo public, e cheste situazion a lu gratificave cetant parceche finalmenti, encje lui, al veve cjatât " il so pulpit"...
Inta television, in ducj chescj agns passâts, al à dat dongje un grum di lavôrs, massime intervistes a personagjos di livel (il carinzian Heider, Riedo Puppo, politics, aministradôrs locâi..), intervistes che lui al preparave cun cetante meticolositât, studiant il personagjo e il so ambient, cun domandes cussì precises e puntuâls che a mostravin dut il livel culturâl dal intervistadôr.
Cuant che al veve l'ocasion di zirâ pal mont (Gjapon, Vietnam, Brasîl, Grecie, Berlin...), Marino al realizave simpri un reportage par VTC... Tant che ducj chescj lavôrs realizâts pa television locâl di Trep, ai vegnin burîts fûr ancje da Telefriuli di Udin, che a fâs cussì conossji Marino a une schirie plui slargjade di telespetatôrs, che a tachin a preseâ il so mût di fâ television e il so impegn culturâl.
In chescj agns nou di VTC a si cjatavisji dispes aì dal paron Mario De Cillia, il sabide dopomiesdi, par fa la tabajade o par discori di politiche o di alc ati ma soredut par pensâ a programs di plui peis editoriâl e sociâl.

 

LA SCUVIERTE DI PRE TONI BELINE

Propit in chest periodo, jodint un viaç a VTC une das intervistes di Celestino Vezzi (di Çurçuvint) fate a pre Toni Beline (nome pa television cjargnele), Marino al ven fulminât da bardele e da savietât di chest preidi dut particolâr che encje lui, dal rest, al veve conossjiût in seminari ma che al veve pierdût di viste par tant timp.
D'in chê dì Marino al tache a lei i prins libris di chest preidi, al va a cjatâlu, a i telefone, a lu invide a mangjâ a cjase sô (e la biade Marie, simpri indafarade in cusine, a fâs la sô biele figure cun mangjâs di otime cualitât). Insome par fâle curte, al devente intim di pre Toni, cul cuâl al imbasdis un rapuart costant intal timp: intervistes, files, rasonaments, domandes, e dut in registrazione VHS. Ogni moment, ogni lûc ai son bogns par meti su une cjacarade cun chest preidi dal savôr dibot luteran: di sabide, di domenie, di sere, tal cortîl, tal parco di Trep, in cjase, suntune bancje...
Savint però che pre Toni a nol veve mai dât intervistes a dinissun che a nol foss un cjargnel di VTC (nè a gjiornâi nè tantmancul a televisions regjionâls), Marino al fâs di dut par convinci pre Toni a jessji dal so isolament linguistic e culturâl e a lu convinç a fâ passâ las sôs intervistes di Trep encje su Telefriuli di Udin.
Pre Toni finalmenti al acete e cussì, in breif, dut il Friûl al po finalmenti conossji chest preidi tant gjeniâl e tant gjenuin. Plui di une volte e di dôs chestes cjacarades tra i doi, as vegnin trasmetudes da TF e tante int a tache a telefonâ seti al preidi che a Marino.
Une roube a è di clarî subit: encje se pre Toni al scriveve su la Vite Catoliche ogni setemane, encje se al veve bielzà publicât un slac di libris, al è stât propit Marino midiant Telefriuli a tirâ fûr pre Toni da sô tane e a portâlu in dutes las cjases furlanes e cjargneles, fasint cussì une operazion culturâl e sociâl di grant merit e di grant valôr.
Cence chest passaç televisîf (prime a Trep e dopo a Udin), pre Toni al sares simpri restât cunfinât inta ristrete clape da "Gleisie Furlane" o da "Vite Catoliche", cence podei mai jessi cerçât (e preseât) da grande masse da int: dal popul furlan, pal cuâl lui al veve adiriture tradot la Bibie interie.

 

IL LIBRI SU PRE TONI

A seguit di une di chestes intervistes lade su Telefriuli, l'editôr di libris Santarossa di Pordenon (Edizioni Biblioteca dell'Immagine), al nase subit il personagjio (e l'afâr) e al clame pre Toni par jodi se a si po cunbinâ alc insieme.
Pre Toni al reste malsigûr e al met subit al corint Marino che a si cjape su l'onôr e il peis di portâ indevant la cuestion sot ducj i aspiets; il plui insormontabil di chescj al è chel da lenghe: pre Toni a nol ceit sul furlan, l'editôr nol ceit sul talian.
Al è proprit Marino che, cun argomentazions precises e cun cetant afiet, al cunvinç pa prime volte pre Toni pa lenghe taliane: il libri-interviste, che al iess purtrop 4 dîs dopo la muart di pre Toni, al à un suces incredibil. A si intitule: La fatica di essere prete.
Encje in chest câs, al è merit propit di Marino un' ate volte, se pre Toni al po vegni finalmenti let par talian da une platee cetant plui vaste e plui variegade rispet ai solits furlaniscj di simpri, che magari ai san a memorie dut pre Toni ma a no vulin che encje ate int (che a no sa il furlan) a podi gjoldi e meraveâsi intune e magari imparâ alc pa vite di ogni dì e, salacôr, tornâ a fede pierdude, bandonade o dismenteade.

 

Marino e pre Toni a Visepente intun biel moment in preparazion dal libri

Marino, encje se vuarfin di pre Toni, al reste un grum content par cheste sô vitorie culturâl che à permetût encje al popul talian di conossji pre Toni Beline.
Su cheste linie culturâl, Marino a si stave impegnant ultimamenti encje par podei fâ publicâ par talian "La fabriche dai predis" (bielzà tradote da un gjornalist di RAI-Regione) ma cheste volte al à scugnût cedi di front al NO impreteribil da famèe di origjne dal preidi e dal sodalizi culturâl "Glesie Furlane".
Massimamenti par podei dâ vous direte e continue a pre Toni, Marino al veve creât cun so fî, encje un blog "Gosperidea" dulà che periodicamenti, lui al inserive bacons di savietât di chest preidi, tocs di intervistes, pirules di benjessi, mandules di veretâts, scjeles polemiches...
Al veve iniment Marino encje ates roubes su pre Beline (anzit al veve bielzà tacât a dâ denti) ma a nol è rivat in timp, parceche propit pre Toni a lu à clamât cun lui in chelati mont, a riprendi e aprofondî chei discors interots juste doi agns fa...

LA POLITICHE

Al è da dî che Marino a nol è mai stât un politic nè par passetimp nè tantmancul par profession. Al veve simpri denti di sè la voe di fâ alc pa int, chel sì, e cussì al veve provât cualchi viaç a fâsi elegi intal consei comunâl di Trep (cence nissun risultât a mi pâr: "nemo propheta in patria sua"); al à dât une man a Buri par cualchi grop civic (a mi pâr); al à tentât intas Provinciâls un viaç cu la Leghe intal Colegjo di Paluce-Paulâr. Encje achì tancj votos ma nissun risultât, anzit l'unic risultât al è stât un grum deludent e sconfortant par Marino: un so amî (cussì a mi veve det) a i-à taponât la sô muse (sui manifescj eletorâi) cu la propagande di un ati partît.
Al è inveze stât conseir comunâl a Cividât par 5 agns e di cheste sô esperience a mi contave simpri un grum benon, specie dal so rapuart cul sindic, Attilio Vuga, di lontanes origjines cjargneles mi pâr, un omp serio brâf e un grum stimât.
In chest periodo "politic" cividaleis, Marino a si cjate a jessi nominât, intal 2003, President dal Mittelfest di Cividât, la plui grande manifestazion da citât e une das plui impuartantes di dute la Regjon FVG. E propit su cheste nomine di Marino, il president da Region FVG, siôr Riccardo Illy, al veve vût alc ce dî sui gjornâi e cun cetante maleducazion a lu veve clamât spregjativamenti "un piastrellista", no savint che Marino al veve encje une laurèe (nou no savin se siôr Illy a-nt veve une in chê volte!). In cheste mude "politiche" no retribuide, Marino al à contribuît a fâ ulteriormenti conossji a ducj la storie dai 4 alpins fusilâts a Çurçuvint intal 1916, midiant la presentazion pa prime volte (propit a Cividât) da opare teatrâl di Carlo Tolazzi "Prima che sia giorno", cun Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino; cheste opare, cirude e volude da Marino come "cifra" dal so Mittelfest, a è stade proponude dopo in dute la Cjargne e in tantes citâts da l'Italie, otignint simpri un grandious sucess e recensions maraveades sui gjornâi nazionâi. Al è da dî che, in ocasion di chest Mittelfest, Marino al veve tentât di tirâ denti encje cualchi inteletuâl cjargnel (di sinistre), per alçâ il livel culturâl di cheste manifestazion, ma chescj, forsit par un pregjudizi politic o no sai ce, a no i an nencje mai rispuindût al so cjalt e disinteressât invît...
Ta chei agns, encje Marino come me e come tancj aitisj, a si ere inludût su la Provincie da Mont, partecipant a tantes riunions ca e là pa Cjargne. Il referendum dal 21.3.2004 però al veve subit tajât las gjambes a cheste sperance, sustignude soredut da Gleisie di Udin, e cussì encje Marino a si ere rassegnât, come ducj, a jodi la Cjargne cence autonomie e cence pussibilitâts di provâ a svualâ dibessole...
Subit dopo, la cuestion spinose dal eletrodot in Cjargne (encjemò mai sierade) a veve scjassât tancj di lôr, Marino fra ducj. Si erin dâts da fâ encje intal Cjanton Vert cun articui di informazion e di preparazion.
La grandiose manifestazion di Tumieç dal 16.12.2005 a veve jodût encje Marino (seben bielzà avonde malât) e parfin il sindic di Cividât, Vuga, che al à fat un dai miors intervents, anzi il miôr in assolût, se a si va daûr dai batimans...
E tal jesci da chê sale, Vuga al à saludât Marino cun cetant afiet, encje se sul moment al veve fat fadìe a conossjilu, parceche Marino al era bielzà cence cjavei. La documentazion fotografiche di chest aveniment (che si cjate intal Cjanton Vert) a la veve fate propit il fî di Marino, che al compagnave il pari in Cjargne in chê freide sere di dicembar...


LA RICERCJE DA FEDE

Marino, ch'al veve bielzà studiât encje la vecje teologje tai agns '60/'70 dal secul passât, al stave cirint e scavant inta religjon catoliche, simpri cun cetante voe di capî, di rindisi cont dai fats, das contradizions e das situazions teologjches che plui ai stavin a cûr; al veve encje tacât a consultâ i siei vecjos libris a Trep...
Crodint di fâi cuasi un simpatic sgambet, l'an passât i ai regalât un librut oramai incjatabil: "Alla ricerca della fede" di Zuan Albanese (Ed. Cittadella). Lui cence fâ une plèe a mi fâs savei di conossji bilezà l'autôr e di impegnâsji a leilu: no sai se a lu à let dut, ma sai che dopo, in cualchi conversazion tra di nou, al saltave fûr alc di Albanese...
Pal Nodâl 2008, simpri par tiçâlu un tic e cence ch'al saves nue, lu ai abonât par un an a "Il Timone", une riviste mensîl popolâr di formazion e informazion apologjetiche catoliche di orientament tradizionalist. Avonde maraveât cuant che a jè rivât il prin numar, lui a mi à ringraziât disint ch'al veve preseât cheste mê singolâr iniziative ma che al vares preferît il mensîl "La Civiltà Cattolica" dai gjesuîts. Alores jò i ai rispuindût: "Si cum jesuitis, non cum Jesu itis". E lui al à ridût di gust...
Marino a mi invezit, a mi regalave simpri roubes grandioses e impegnatives: un viaç a mi à puartât su un preziose copie anastatiche numerade dal "Salterium Egberti" e un ati viaç a mi à fat vei, tramite la Regjon FVG, chê dal "Salterio di S. Elisabetta", disint-mi che i origjinâi ai son sot clâf intal museo di Cividât. Chescj doi libris ai son ce che di plui cjâr e impuartant custodis inta mê biblioteche a cjase.
Un ati viaç, tornant da Spagne (la ch'al ere lât a cjatâ sô fî), al mi veve puartât un CD di cjant gregorian di un convent spagnûl, une roube rare e bielissime, che vevi un grum preseât; in cambio i vevi passât CDs di musiche sacre e di cjants gregorians franceisj (chei di Solemnes): poben par un lunc periodo in cjase al scoltave (cuasi simpri cu las cufies, par no jessi cjapât par mat dal vizinât) nome cjants gregorians e musiches sacres di organo...
Riguart a musiche classiche, ai plaseve un grum il catolic Mozart (al veve comprât dute l'opare, restant fulminât dal "Requiem") encje se al diseve che il protestant Bach al ere plui spirituâl. Un Nodâl a mi à regalât l'opera omnia di Beethoven (une slavinade di CD) che no sei encjemò rivât a sintile dute!
Pai libris po, Marino al lave mat: al comprave, al leeve, al regalave. Cun Aldo di Padue soredut, al ere un continuo scambiâ libris, di ogni gjenar, cuasi une gare a cui ch'al sielgeve il miôr o il plui adat: e dopo coments, recensions... Cuant che, l'an passât, a mi à regalât "L'uomo non è solo" di Joshua Heschel, i ai scugnût dî: "Vonde cun libris masse dificî, fasin une pouse cumò!"...
Ultimamenti a la bateve simpri sul pecjât origjnâl e a no si dave pâs: "Cemût pode jessi che jò ai di pajâ par colpes fates da aitisj? Cemût si pode trasmeti cheste debolece di gjenerazion in gjenerazion?" al mi continuave a domandâ. Une dì mi sei cuasi stufât e j'ai det per telefono: "Jout-mo che il to nâs, i tiei vôi, las tôs voreles, la tô panze, il to caratar, la tô lenghe e vie indevant a cj vegnin dai tiei gjenitôrs, dai tiei nonos, dai tiei vons, da to antigae... Sestu colpe tu se tu âs il nâs gros? o las voreles grandes? O un caratar gosperin? Se duncje a ven tramandade ogni plui piçule carateristiche somatiche/inteletuâl dal om, no podaresel iessi che encje une grandiose debolece costituzionâl di tipo spirituâl o inteletuâl a podi jessi stade tramudade di jete in jete?". A no mi à ati secjât cul pecjât origjnâl...
Par plui, dopo a si cjacarave das incongruences materiâls e massime dai dogmas da Gleisie Catoliche, soredut chel da Imacolade Concezion (1854) e chel da Asunzion da Madone (1950) che propit a no-i lavin jù. "E prime di chescj dogmas, cemût ere la Madone o dulà ere?" a mi pontolave; e jò:"No sai e no m'interesse; reste as fondes e ai pilastris e no sta lâ a rimpinacji sui ornamentâi". Da Gleisie a no i smicjavin i siei mûts di stâ intal mont, il so schematismo burocratic, il so centralismo, las sôs nunziadures: ma dopo a si rivave simpri a cjatâ une mediazion condividude da ducj doi. Encje lui, come pre Toni, a no si dave pâs tal viodi une Gleisie plui meretrix che casta (o cussì ai sameave di viodi)...
Al paragonave encje lui la Gleisie a une Mari brute e vecje, un tic cragnôse, ma simpri mari da volei ben. "D'acordo - j'ai det - ma no tu pos e no tu scuens par chest continuamenti lâ a sputanâ tô Mari in public a ogni pît alçât, come ch'al faseve pre Toni. Se tô mari a ves cualchi difiet, non crout che tu larès pas ostaries di Trep o di Paluce a dî mâl di jei: casomai tu in-dîs cuatri diretamenti a jei inta stue, là che nissun sint, e tu cîrs di coregile!". E cheste volte al è restât serio e cidin, ma sai che denti di sè a mi à dât un fregul di reson...
Su la Diocesi di Zuj po, vevin metût un grandissjim impegn:
- inventât apueste il balcon su chest sît;
- fat une videocassete VHS "Una Diocesi antica" a VTC (trasmetude plui viaçs encje da Telefriuli) e oramai sparide da circolazion;
- burît fûr un biel libritut sinteticamenti polemic in ocasion da Scense dal 2004 ("La Diocesi di Zuglio");
- tentât di organizâ adiriture un Convegno a Zuj su chest teme ("Zuglio, una diocesi negata") cun importants relatôrs (falît sul nassji pal pouc coragjio di cualchidun e pal pregjudizi politic di cualchidun ati).
Insome vin lavorât par 9 agns su chest claut da diocesi di Zuj, lu vin batût in television (VTC e TF), sui gjornâi (fûr che la Vite Catoliche che nus à simpri censurâts), sui Boletins parochiâi: nue da fâ. Cumò che Marino a nol è ati, jò mi sei dal dut sfreidât e encje stufât, jodint che nencje ai (ormai pousj) preidis cjargnei a ur interesse un biel nue (nome perceche a no an capît nue di chest dafâ, jessint ducj indafarâts a coltâ nome il lôr piçul ortut, cence jodi nuati).

 

LA MALATIE

Al è impussibil memoreâ achì ducj i fats e las liendes peades a sô malatie, dal 2004 finemai al 2009! Masse a saressin i moments di comozion e di pete, masse i sintiments di sperance e masse inmò chei di disperazion. Nome cui ch'al à provât a vivi personalmenti cheste intense esperience di vite al pò rindisi cont ce ch'a vûl dî il patiment, il dolôr, la solitudine intal mâl, las nots cence sum e il sum cence pouse... Marino in chescj 5 agns al à provât dut chest, al à passât zornades splendides e zornades di profont aviliment, ores di straordenarie solidarietât e ores di pesande strachece.
M'impensarai simpri chê domenie di luj dal 2005 cuant che vin scuviert che "il mâl al veve metût-su cjase di un'ate bande": Marino in silenzio al è jessût dal ospedâl, al è stât vie par une miezore (non ai mai savût dulà), al è tornât cui vôi ros e a mi à det: "Cuant tachìno?" riferintsi a chemioterapie... E propit in chei dîs Oriana Fallaci a nus veve informât che "l'alieno", dopo meis e meis, al veve començât indaûr a tormentâle (a murarà difat tal 2006); Marino al ere restât un grum impressionât da chest fat e a mi veve domandât: "Ma il gno alieno a nol è migo come chel da Fallaci?"...
Al veve dispess iniment un aforisma di pre Toni che a lu veve cetant lambicât: "Che la muart nus cjati vîfs", intindint cun chest che a bisugnave iessi simpri fuarts, mai dâle vinte, rivâ al moment decisîf in plene vigorie e no murî prin da muart, par podei fâ dut ce ch'al convente e encje alc di plui (come ch'al à fat concretamenti lui, che propit inta malatie al à scrit il so prin e unic libri. Di succes).
Analogamenti al detestave Epicuro che cinicamenti al toleve cuasi pal cûl il malât cun chel so "Cuant che la muart a è, jò non sei; cuant che jò sei, jei a no è" parceche al dismenteave dute la profonde e lungje soferenze dal malât e dai siei familiârs.
No lu ai mai sintût a lamentâsji nè tantmancul a blestemâ, mai a cjapâse cui miedis o cu las infermieres; ogni tant a si inervosive nome se cualche infermiere, inveze di portâi un tic di Tachipirine pa fiere, a si fermave a tabajâ in cusine... Une volte sole lu ai viodût incazât (e cun reson): cuant che a Udin intun piçul intervent chirurgic, ai vevin, cence nacuargisi, lesionât gravementi la milze, gjavade d'urgienze trei dîs dopo a Tumieç...
Cuant ch'al à fat il libri su pre Toni, al à regalât une copie cun dediche a dut il personâl da Oncologje di Tumieç, che al à preseât un grum chest at plui di cualsiasi ate roube.
Tai ultims meis di vite a mi ricuardave dispess il "De Profundis" di pre Toni, cunsiderantlu il plui grant libri di chest preidi amî, dulà che lui al cjatave simpri une peraule di confuart o un lusôr consolatori; al saveve a memorie tocs precisj; al ripeteve la frase di Gjobe "Parcè a mi, Signôr?" cuant che tornavin sul teme dal dolôr e da malatie. Jò no savevi ce dî e lui alore a mi rispuindeve di ritegnisi fortunât a vei tancj amîs miedis che ai viodevin di lui...
Tas ultimes zornades di ricovero a Udin, cuant che ormai a si rindeve cont da fin iminent, a mi à det, vint iniment Crist su la crous: "Consummatum est" e jò, par evitâ discors masse impegnatîfs inta chel moment, ai fat finte di no capî...
Cuant che da Sardegne, al è rivât apositamenti so cusin Giorgio par saludâlu l'ultime volte prime c'al muriss, i ai det plan a Marino: "Iout tu: i cusins ai son deventâts fradis..." e lui a mi à fat di sì cul cjâf.

La sere dal so funerâl, il 23 di maj, VTC di Trep à mandât in onde un bielissim struc di trei intervents di Marino:
- un dal 1994, dulà che, inmò zovin e san, cun don Pierluigi Di Piazza, al cjacarave profeticamenti dal "MORIRE OGGI";
- un dal 2005, cuant che, cence cjavei dopo la tierce chemio, al contave cun otimismo e determinazion di iessi pront a scombati e a dâ coragjio a chei come lui;
- un dal 2008, l'ultime jessude publiche in ocasion da presentazion dal libri "La neve della speranza" di Paolo Agostinis a Tumieç, dulà che al veve fat un comovent e dramatic resocont autobiografic dai 5 agns di malât e al finive chest intervent cun chestes peraules di pre Toni: "La crous al è mior puartâle, parceche a strassinâle a cj sièe las spales".

E Marino al à savût puartâ ben ben la sô, fint a la fin...

Alfio Englaro
Paluce in Cjargne, 24 di maj 2009

 

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