LA FATICA DI ESSERE PRETE

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Pre Toni Beline è morto repentinamente all'albeggiare del 23 aprile 2007, concludendo anzitempo la sua lunga Via Crucis terrena, le cui stazioni più tragiche sono state il grave infarto intestinale del 1978 (trattato nell'Ospedale di Tolmezzo e dal quale faticò non poco a riprenderesi) e la successiva insufficienza renale progressiva (che lo costrinse poi alla emodialisi trisettimanale con tutte le complicanze e le sequele di tale stato). Anche altri malanni fisici minori (minori?) si accumularono ostinatamente su quel corpo divenuto via via sempre più macilento e ossuto, fino alla tragica e improvvia morte di quel lunedì di aprile.

Pre Toni ha scritto decine di libri (47 per la precisione), ha collaborato a varie testate giornalistiche (Vita Cattolica, La Patrie dal Friûl, Friuli d'Oggi...), ha affrontato varie tematiche (religione, società, scuola, formazione umana, politica, identità friulana...).
Ha tradotto in friulano la Bibbia: già questo fatto lo rende grande e unico nella storia del Friuli!
Ha coordinato e lavorato tantissimo alla stesura del Nuovo Messale in friulano che attende ancora l'imprimatur della CEI.
Molti amici ed estimatori avevano variamente sollecitato la LAUREA HONORIS CAUSA per questo grande scrittore, ignorato dalle èlite ecclesiastiche e accademiche, dalle grandi case editrici, dai giornali locali, dall'establishement culturale: ora è tardi e la laurea potranno dargliela solo IN MEMORIAM.
Davvero una vergogna, una scandalosa vergogna! Ora molti si affretteranno ad esaltarlo, a riempirsi la bocca di lui... Biât pre Toni, tanche il purcit (absit jniuria verbis): bon nome dopo muart!

TUTTA la sua vastissima produzione letteraria è stata scritta in MARILENGHE (in friulano), tutte le sue interviste sono state rilasciate in friulano, tutto il suo parlare e il suo pensare è sempre stato in friulano, un friulano agile, scopiettante, fluente, ironico, aderente al concetto espresso; mai avrebbe accettato di parlare o di scrivere non in friulano, mai avrebbe accettato di tenere una predica non in friulano...

Questa lunga premessa era necessaria per presentare questo splendido libro-intervista, finito di stampare esattamente 4 giorni dopo la sua morte! Un libro che si caratterizza principalmente per due aspetti importantissimi:

1. E' il primo e unico libro che pre Toni, fortemente sollecitato da Marino Plazzotta, ha accettato di presentare in ITALIANO. L'intervistatore infatti è riuscito laddove altri non erano mai riusciti: stanare pre Toni dal suo ridotto friulanista e convincerlo ad uscire nel ben più vasto territorio della lingua italiana. E l' italiano di pre Beline è perfetto, fluido, sincero, diretto, privo di figure retoriche fumose atte a velare concetti e verità. La stessa icasticità del suo scrivere in friulano la ritroviamo esattamente nella scrittura italiana. Chi non ha mai letto i vari libri di pre Toni Beline, perchè non sa o fatica a leggere la lingua friulana, ora ha un'opportunità unica per conoscere quest'autore, di alto profilo letterario ed umano.

2. Questo è l'ultimo libro (seppure in forma di intervista) di pre Toni. E' il suo TESTAMENTO SPIRITUALE perchè raccoglie il suo pensiero elaborato in tantissimi anni di vita di prete, di cittadino, di insegnante, di uomo. E' la sua SUMMA HUMANA ET THEOLOGICA perchè sintetizza in un unico libro tutto il pre-toni-pensiero, che non può e non deve necessariamente essere totalmente condiviso ma che comunque resta assolutamente originale non solo nei suoi aspetti eminentemente teologici ma anche e soprattutto in quelli umani e sociologici.

Il libro, per i vari CONTENUTI che accoglie, è suddiviso in varie parti

- l'intervista inizia con spunti autobiografici (e sono davvero emblematici per comprendere il successivo percorso di formazione psicologica di pre Toni) che sembrano davvero appartenere ad un altro mondo. Fanno spicco la povertà materiale della famiglia, il lavoro duro, la figura del padre (negativa in apparenza ma capace di stabilire poi profonde convinzioni nel figlio che diventerà prete) e quella materna (silenziosa ma pervasiva); i fratelli; il parroco...
- l'esperienza del seminario, riprendendo sinteticamente i temi de "La fabriche dai predis", occupa gran parte dell'intervista e costituisce un significativo spunto per una riflessione collettiva sulla educazione clericale che, fissata nel concilio di Trento, si è cristallizzata poi nei secoli successivi fino agli anni Sessanta del secolo scorso.
- la perdurante querelle con la istituzione-struttura ecclesiastica riaffiora prepotentemente
con nuovi spunti ma prevale sempre l'amore o meglio l'innamoramento per questa "mater ecclesia casta et meretrix" dalla quale pre Toni non si è mai allontanato nè mai ha inteso farlo, pur avendone egli dovuto sopportare le ingiunzioni e le regole, i dictat e l'obbedienza. Forse anche per questo pre Toni, con tutti i suoi limiti umani, resterà una figura di prima grandezza non solo nella letteratura friulana ma anche all'interno della chiesa udinese, che forse ora si accorgerà finalmente di aver avuto un figlio eccezionale di cui non ha saputo cogliere e valorizzarne le doti e le grandi capacità umane e pastorali.
- la parte propriamente teologica assume connotati del tutto sorprendenti perchè in essa pre Toni osa cimentarsi con disarmante semplicità e assoluta sincerità con i due maggiori misteri della Chiesa cattolica, riprendendo così la tematica del suo precedente "Et incarnatus est". Una parte forse a tratti difficile per i non addetti, ma certamente resa comprensibile per una vasta platea di lettori.
- anche il tema relativo alla malattia e alla morte viene qui ripreso dal suo precedente libro "De profundis" e pre Toni risponde alle domande cruciali del consapevole intervistatore con il senso di sofferenza di chi ha provato sulla propria pelle il peso e il tormento della malalttia; vi traspare quasi un accenno profetico... Nessuno, durante la stesura di questo libro, pensò mai che la fine di pre Toni sarebbe stata imminente. Nessuno osò mai neppure immaginare che questo sarebbe stato l'ultimo suo libro. Forse però lui stesso, accettando per la prima volta la lingua italiana, potrebbe aver avuto la tragica percezione di aver ancora poco tempo da vivere: chissà, forse per questo accettò ciò che mai in vita sua aveva mai accettato...
- gli aforismi finali di pre Toni (raccolti senza un ordine prestabilito) rappresentano degli autentici flash sapienziali, delle vere giaculatorie laiche, intrise nella amara e quotidiana esperienza del vivere il suo stato di prete e di uomo, di friulano e di cittadino del mondo.


Senza la felice intuizione dell'Editrice "Biblioteca dell'Immagine" di Pordenone, che, dopo il passaggio televisivo su Telefriuli di una intervista rilasciata da pre Toni a Marino Plazzotta, focalizzò subito la forte ed originale personalità di questo autore, oggi noi non potremmo disporre di questo piccolo grande gioiello dal costo contenuto (euro 12).

Credo inoltre che occorra ringraziare molto Marino Plazzotta che, pur angustiato dai suoi problemi, è riuscito dapprima a stabilire un feeling con pre Toni e poi a perseverare in questo grande e paziente lavoro di assemblaggio e di ricerca, che ha alla fine fruttato questa importantissima testimonianza scritta del più grande prosatore friulano del II Novecento e tra i più grandi e prolifici in assoluto della intera letteratura friulana.



IPOGRAFE DEL RECENSORE
Ho conosciuto pre Toni nell'ormai lontano 1962, quando (io undicenne, lui ventunenne studente del II corso di teologia) lo ebbi come "assistente" durante tutto l'anno di prima media a Castellerio ed il mese estivo a Bagni di Lusnizza: conservo gelosamente ogni frammento di quei ricordi che sono rimasti indelebili nella memoria e che pre Toni ha splendidamente riportato in talune parti de "La fabriche dai predis": le alzate mattutine nel freddo camerone capace di ospitare anche 35 ragazzini, i pasti miserandi in un vasto refettorio, la scuola puntuale e rigorosa, le ricreazioni attese e sempre troppo brevi, le splendide passeggiate sui colli di Pagnacco, i professori variamente dotati, le mele di casa nascoste sotto il letto, il colbacco e la mantellina invernali, le enuresi notturne a causa di assurdi divieti... Ricordo l'ala benevolmente protettrice di pre Toni nei miei confronti (forse gli sembravo piccolo e indifeso), ricordo la sua meraviglia all'ascolto di talune mie parole carniche a lui sconosciute (glon, parie, sior Santul...) che lo eccitarono; ricordo la sua grande intelligenza sempre disponibile verso i suoi compagni di corso che ricorrevano a lui per chiarimenti nelle materie più ostiche, ricordo come sia stato l'unico teologo del suo corso a sostenere gli esami totalmente in lingua latina, ricordo il suo impegno di bibliotecario e nel contempo di "badante" di un vecchio professore paralitico che se ne stava tutto il giorno in carrozzella. Ricordo il suo modo di suonare l'armonium con finto stupore...

Lo reincontrai più tardi e con sommo stupore, nei primissimi anni '70, quando, all'insaputa l'uno dell'altro, aderimmo entrambi al Movimento Friuli: pre Toni girava con la sua scalcagnata "Fiat 500" a distribuire manifestini nella mia valle fino nei paesini più sperduti, faceva comizi sulle piazzette con una fonica malfunzionante rivolgendosi maggiormente alle donne ed ai giovani...

Rinsaldammo ulteriormente l'amicizia, divenuta ormai adulta, nella corsia dell'ospedale carnico di Tolmezzo, quando entrai con lui in sala operatoria per un intervento che il prof. Bergnach eseguì con grande preoccupazione; scoprii in quell'occasione per la prima volta, in quel tragico 1978, la sua vena di scrittore (aveva appena tradotto in friulano le favole di Fedro e di Esopo; mi regalò allora il suo Pinocchio friulano ancora intonso) e di polemista incalzante...

Fino al 1982 ebbi contatti frequenti con lui; ci si vedeva a Rivalpo, a volte a Trelli alla messa della domenica; sempre alla "Scense" su a S. Pietro: era diventato canonico della pieve-cattedrale della Carnia ed era fiero di questo titolo onorifico che lo esaltava (sua madre era di Avaglio di Lauco)...

Poi quando fu trasferito a Basagliapenta in "Furlanie" non ebbi più contatti diretti frequenti con lui (tranne qualche telefonata serale), tuttavia tramite la sorella Elena o la nipote Monica gli facevo sempre avere i miei saluti e mi informavo sulla sua salute.
Quando sua madre fu ricoverata a Tolmezzo, ci si rivide; quando furono ricoverati alcuni suoi amici preti di Glesie Furlane, ci si rivide. Sempre volentieri, sempre emozionati, sempre con il gusto di rinnovellare gli antichi ricordi... Gran parte dei suoi libri che conservo in un angolo importante della mia biblioteca, hanno una dedica personale che rileggo sempre volentieri con commozione...

Due sole volte andai a trovarlo a Basagliapenta: ricordo la sua casa di "vedran" in amabile disordine dominato dalla costante puzza dei suoi gatti e del suo cane, ricordo un particolare strano: i segnalibri che lui usava spesso erano appesi al lampadario della cucina; la soffitta accoglieva alcune statue lignee di santi e un leggio oltre ad altre cose...

Quando cominciò ad ammalarsi ai reni, seppi che volle provare anche la cura "Di Bella" che allora furoreggiava,
ma non lo dissuasi...

Quando avviammo questa avventura telematica con Cjargne Online, nel 2000 lanciammo da qui la proposta di restaurazione della Diocesi di Zuglio: lui accolse favorevolmente l'iniziativa e collaborò attivamente mediante interventi in friulano che sono tuttora ospitati in questa particolare sezione del nostro sito.

L'ultima volta che lo vidi, fu a Treppo Carnico, la scorsa estate, quando salì fin quassù per una lunga intervista concessa al comune amico Marino Plazzotta per la emittente locale Telefriuli-VTC. Mi parve già allora sofferente e indebolito nel corpo, piegato dalla dialisi e dalle sue ferree regole dietetiche; lo spirito però era sempre inalterato, sempre quello del pre Toni degli anni ruggenti: tagliente, caustico, sicuro, deciso, a tratti irriverente, ma sempre drammaticamente sincero e schietto...

Come solo pochissime persone conosciute, pre Toni mi mancherà; molti (me compreso) ne hanno già nostalgia...

 

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