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Intendiamo spalancare questo nuovo balcon denominato L’ANGOLO VERDE per ospitare tutti i contributi (scritti e fotografici) relativi ai problemi AMBIENTALI che riguardano la Carnia. Chiunque è sensibilizzato su questo tema, potrà trovare qui lo spazio adeguato per esporre le proprie idee e le proprie scoperte (o riscoperte) inerenti alla Carnia. Il primo di questi contributi proviene dalla Valle del But, dove il tema ambientalistico è stato ultimamente assai dibattuto.
Dicembre 2003

Alfio Englaro  

L'aghe un ben di vite Inserto Speciale

 

32. Nuovi luoghi nel paesaggio dell'Alto But
33. I CUSTODI DELL'ACQUA (la Carnia si ribella) 2015

 

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Terzo gruppo interventi (da n. 21 a n. 31)

  • Quei selvaggi di carnici
  • CarniaAcque
  • Arco in cielo
  • Elettrodotto: cui prodest?
  • 16 dicembre 2005: la Carnia s'è desta!
  • 16 dicembre 2005: io c'ero!
  • Assessore Sonego in CMC
  • Un elettrodotto per la Carnia
  • La grande manifestazione di Paluzza: 13.11 2010
  • La grande manifestazione di Tolmezzo: 15.1.2011
  • SECAB per l'Alto But


Secondo gruppo interventi (da n. 11 a n. 20)

  • Delibera comune di Gemona contro Elettrodotto
  • Manifestazione a Paluzza del 30 aprile 2005
  • Un serio pericolo per la nostra vallata
  • Paluzza contro l'elettrodotto
  • Uno storico 4 novembre
  • Petizione del Comitato Alto But
  • Elettrodotto: a Roma rinviata la conferenza di servizi
  • Un intervento dal nostro FORUM
  • Presentata la Petizione del Comitato contro l'Elettrodotto
  • L'elettrodotto in 25 diapositive

 

Primo gruppo interventi (da n. 1 a n. 10)

  • Ambientalisti contro SECAB
  • Nuova centralina idrolettrica SECAB a Noiaris (Sutrio)
  • Un elettrodotto che nessuno vuole
  • Com'era verde la mia valle
  • Carnia unita contro l'elettrodotto
  • Carnia sfregiata
  • Cavallo di Troia
  • Elettrodotto: inizio della protesta
  • Elettrodotto: manifestazioni di protesta
  • Elettrodotto: presentazione del progetto in 12 diapositive

 

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32. Da elementi funzionali a nuovi luoghi nel paesaggio dell'Alto But
Un progetto per 7 cabine elettriche

Nella visione contemporanea, la percezione del paesaggio passa sempre di più attraverso strumenti che "sorvolano" il territorio, appiattendone la morfologia, le caratteristiche e le peculiarità per restituirlo all'omogenea bidimensionalità dello schermo di un computer. Ogni progetto dovrebbe quindi prendere in considerazione le caratteristiche e le peculiarità di un luogo per poter instaurare una relazione dialettica finalizzata non solo a rispondere a esigenze precise ma capace di generare nuove possibilità.
La proposta per le cabine elettriche SECAB persegue questa finalità partendo da una attenta analisi del territorio in relazione ai vincoli di localizzazione delle strutture. Fornendo una lettura pluriscalare, sarà possibile comprendere come gli oggetti progettati interagiranno con l'ambiente naturale dell'Alta valle del But in modo integrato e sostenibile. Questo approccio permetterà di comprendere tutti gli aspetti e le peculiarità del territorio anche per coloro che non ne comprendono appieno le potenzialità inespresse.
Alla necessità di integrare le cabine elettriche con il paesaggio - il programma prevede l'interramento dell'attuale linea elettrica - si è così risposto non soltanto puntando alla possibilità di ridurre l'impatto visivo ma fornendo un valore aggiunto che consenta ai singoli oggetti progettati di costituire una rete territoriale unendo i punti d'interesse in questa porzione di Carnia. Le nuove costruzioni saranno "sentite" come una parte integrante del territorio costituendo un modello estendibile ad altre realtà simili.
Metodologicamente si è operata la scomposizione del paesaggio attraverso l'esclusione mirata dell'insieme visivo così da evidenziare alcuni elementi considerati "punti notevoli". Mediante i quadri visuali definiti dalle soluzioni architettoniche progettate per le cabine, vengono selezionati gli elementi morfologici primari del paesaggio.
In questo modo l'osservatore potrà mettere i relazione i "punti notevoli" con il luogo da cui si guardano e, visitando le diverse cabine, apprezzerà l'apparente modificazione indotta dalla mutata percezione. Non più spettatore passivo ma, grazie a questo nuovo "paesaggio selezionato", parte attiva e consapevole del luogo che sta osservando.
Le nuove cabine SECAB rappresenteranno così i punti di una rete che, mediante percorsi tematici, connetterà gli elementi caratterizzanti del territorio. Le peculiarità naturalistiche, storico-artistiche o legate alla cultura materiale potranno essere lette in maniera unitaria grazie all'organizzazione di itinerari che troveranno nelle nuove cabine, arricchite di nuove funzionalità, dei "luoghi" dove poter svolgere diverse attività o sostare prima di proseguire nella visita dell'Alta Valle del But.
Non è da escludere che i nuovi manufatti diventini essi stessi degli "eventi" capaci di attivare flussi turistici (come accade in altre località con i musei diffusi) e processi di sensibilizzazione sui temi dell'ecologia e della sostenibilità ambientale.
La loro architettura prevede infatti l'uso di materiali eco-compatibili e sostenibili che, fungendo da sostegno per la crescita della vegetazione, s'inseriranno senza contrasti negli ecosistemi esistenti. Strutturare la scelta di interrare la linea elettrica con progetti che contribuiranno a costruire un nuovo territorio e a migliorare la vita dei suoi abitanti.

 

CABINA DI S. DANIELE
La struttura in cemento armato della cabina elettrica verrà collocata in prossimità di un muro di contenimento. La parte fuori terra sarà caratterizzata da un rivestimento in rete elastica che fungerà da supporto all'edera selvatica così da costituire un "volume verde", il cui fronte strada presenterà uno "scavo" che segnalerà un punto di sosta. La forma dello scavo, dove è previto anche l'ingresso al vano tecnico, vuole suggerire la vista del monte Arvenis considerato "punto notevole" del percorso visuale.

CABINA BORGO
L'occasione di un luogo caratterizzato dallo sviluppo di un ecosistema complesso, ha suggerito la configurazione della cabina come "luogo" da cui osservare la natura. La composizione degli schermi di osservazione consentirà di inquadrare e selezionare la vista dei due "punti notevoli", ovvero a nord il Pizzo dei Camosci e a sud il monte Arvenis. La mimesi del manufatto favorirà l'osservazione dei movimenti della fauna presente.

CABINA MOSCARDO
La cabina sarà installata nelle vicinanze di deposito di marmo di cava. La superficie muraria verso la cava sarà attrezzata per diventare una palestra per l'arrampicata sportiva, mentre la parete adiacente alla cabina prefabbricata sarà rivestita utilizzando gabbioni riempiti con materiale di scarto proveniente dalla lavorazione del marmo. La copertura e le restanti pareti saranno definite da una leggera struttura metallica che fungerà da supporto allo sviluppo di essenze arboree rampicanti. Il perimetro realizzato intorno alla cabina permetterà di selezionare le viste del "punto notevole" costituito dal monte Arvenis e dei luoghi naturali costituenti l'immediato intorno.

CABINA PAKAI
La cabina elettrica verrà collocata su un terreno la cui quota si trova sotto il livello della strada comunale. La copertura della cabina diventerà un punto di sosta definito da un piano di legno di larice su cui troverà posto una seduta per la sosta. Grazie al disegno dei rivestimenti e alla forma della pensilina metallica, struttura posta a protezione della sosta, sarà possibile selezionare una vista sulla vetta del Pizzo dei Camosci.

CABINA CASALI SEGA
La cabina prefabbricata verrà posizionata in prossimità della palude del "fischiosauro", non distante dalla strada statale ed ai margini del laghetto artificiale di prossima realizzazione. Da questa postazione sarà possibile osservare la vegetazione della zona umida e la vetta del Pizzo dei Camosci, "punto notevole" prescelto. Le parti lignee, in parte a supporto del sistema vegetale, fungeranno da sistema attraverso cui selezionare le viste sull'ambiente naturale circostante. Lo spazio di sosta sarà arricchito da una panca per la seduta, da un piccolo tavolo per il pic-nic e da una piccola fontana per il ristoro.

CABINA TIMAU
La cabina verrà collocata nell'intradosso del muro di sostegno costruito per la realizzazione del parcheggio limitrofo. Interrato il vano tecnico, verrà definito un passaggio che permetterà di raggiungere una terrazza panoramica. Mediante una schermatura vegetale saranno selezionate le viste del Pizzo dei Camosci e in lontananza del gruppo del monte Coglians. La parete verde permetterà di osservare le montagne, isolare i rumori provenienti dalla strada comunale sottostante, godere della fioritura e del colore delle essenze. La terrazza belvedere - spazio alternativo dove cercare silenzio e luogo di passaggio per raggiungere i sentieri che portano alla scoperta di boschi e monti - sarà definita da uno strato di ghiaia lavata e sarà ombreggiata da un albero.

CABINA PAUARN
La cabina verrà collocata in prossimità della partenza del sentiero alpinistico-escursionistico. La strutura - concepita per essere "contenuta" dalla terra - permetterà di cogliere le specificità ambientali attraverso la sua forma indirizzando lo sguardo verso il monte sovrastante, il Pizzo dei Camosci, "punto notevole" del percorso visuale. Lo spazio aperto, attorno al vano tecnico della cabina elettrica, prevede l'installazione di una piccola fonte, di una panca per il riposo, di alcuni segnali (o carte topografiche per la lettura dei luoghi), di uno spazio coperto per il ricovero di un cassonetto per la raccolta dell'immondizia. I paramenti cementizi esterni saranno trattati mediante bocciardatura "grossa".

 

Federico Mentil (Ceschia e Mentil architetti associati)*
(liberamente tratto dal n. 44 di Architettiregione
00°00'00'' N 00°00'00'' E
pag. 38 e segg.)

*con cfc studio e Nicola Vignaga, Vera Bressan, Ceschia Gaetano, Paganuzzi Cinzia e Luca Parolin

 

33. I CUSTODI DELL'ACQUA
la Carnia si ribella

 Il progetto documentario «I custodi dell‘acqua. La Carnia si ribella»è un film scritto e diretto da Giulio Squarci (nato a Gemona del Friuli nel 1982 da papà Francesco di Paluzza e da mamma Luciana di Ovaro; attualmente egli vive a Udine ma appena può è a Paluzza). Come libero professionista si dedica alla realizzazione di servizi giornalistici, reportage, video industriali, spot e documentari. Appassionato documentarista, legato alle sue radici carniche, si interessa del rapporto tra uomo e ambiente, filtrato da uno sguardo poetico. «I custodi dell'acqua» è la sua prima espressione d'autore.
Il docu-film nasce dalla voglia di valorizzare ed evidenziare l‘acqua come bene collettivo. Con il film si vuole promuovere la filosofia genuina della vita in montagna e il rapporto che le comunità hanno con l‘acqua che scorre libera in tutte le sue forme in Carnia, luogo dove l’acqua è un elemento di unione per molti aspetti, è uno degli elementi centrali dell'amministrazione comunitaria, però è anche occasione di conflitto, legato al controllo e allo sfruttamento della risorsa da cui dipende la vita stessa. Il documentario vuole tenere viva la discussione sull'acqua e le sue problematiche, focalizzando l'attenzione sulla simbiosi tra uomo e ambiente, sulla difesa del territorio che sfocia in partecipazione sociale.
Sinossi
Il tempo della Carnia, area remota delle Alpi Orientali, sembra procedere assopito nella ciclicità dei ritmi della natura e dei suoi elementi. E’ proprio l'intervento sulle risorse idriche locali, dettato da interessi economici esterni, a smuovere inaspettatamente il senso di attaccamento al territorio della popolazione locale, che attraverso una mite rivoluzione di provincia riuscirà a riconnettere le proprie istanze a quelle di un movimento più ampio ed efficace, quello che si oppone alla privatizzazione della gestione del servizio idrico, sfociato nel referendum italiano del 2011.
Due donne di generazioni diverse, Ira e Maria, portano avanti il racconto dell'impercettibile intreccio tra l'atavico amore per il territorio carnico, il riemergere di una solidarietà apparentemente dimenticata e un idealismo tenue, selvatico, nutrito apparentemente dal respiro della natura stessa.
Progetto
E’ la disinformazione ad aver acceso la rabbia dei cittadini della Carnia che negli ultimi mesi del 2010 è sfociata in manifestazioni di protesta e nella nascita di comitati che si prefiggono di difendere il «diritto all’acqua». Molti degli abitanti di quest’area non erano a conoscenza delle trasformazioni che avrebbero interessato la gestione del servizio idrico provocate prima dalla Legge Galli (1994) e poi dal decreto Ronchi (1997). Il via libera alla nascita di società per azioni, un soggetto misto pubblico-privato attivo dal 2007, è stato consentito dalla legge. I sindaci della mag-gioranza dei Comuni carnici hanno ceduto la gestione delle acque della propria competenza territoriale alla neonata Spa. I nodi sono venuti al pettine nel corso dell’ultimo anno quando gli abitanti di quasi tutta la Carnia si sono visti recapitare bollette che in alcuni casi presentavano degli importi addirittura quadruplicati rispetto a quando la gestione era comunale. Questo improvviso aumento dei prezzi ha comprensibilmente innescato la preoccupazione dei singoli abitanti perché influisce pesantemente sull'economia domestica delle famiglie. I cittadini si sono resi conto che i loro stessi sindaci, i media e la classe politica locale avevano fatto passare in sordina questa situazione.
Gli unici comuni della Carnia che sono riusciti a mantenere in proprio la gestione sono quelli di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo i cui sindaci si sono avvalsi di un cavillo della medesima legge: ai Comuni con un numero di abitanti inferiore a 1.000 veniva infatti data la possibilità di restare autonomi sotto il profilo della gestione idrica previa opportuna richiesta all’Ato (Ambito Territoriale Ottimale). [In effetti il "cavillo" della legge (quello dei comuni con popolazione <1000 abitanti) era subordinato ad altro e ben peggiore cavillo, ovvero il parere positivo (e non già la semplice richiesta) dell'Ato. Come purtroppo noto, la faccenda è finita in Cassazione, dove è davvero "finita" e i tre comuni ribelli si son visti rifilare anche le spese di giudizio. Danno più beffa, entrambi atroci. E.A.]
Il film si dipana attraverso una raccolta di testimonianze e di sentimenti legati al paradosso della Carnia, uno dei serbatoi di Italia che viene alimentato continuamente dalla sua alta piovosità. I dati pluviometrici nazionali dicono infatti che sulle montagne friulane si concentra una quantità d'acqua esorbitante con una media di 2,5 metri all'anno. Quasi la totalità dei paesi è attraversato da un corso d'acqua, fattore che esemplifica come gli abitanti siano da sempre abituati a vivere a stretto contatto con questo elemento naturale e che rende ancora più paradossale la situazione attuale.
Una riflessione dunque sulle dinamiche che si sono innescate nel microcosmo della Carnia e che potrebbero manifestarsi in tutta Italia se la popolazione ne prenderà coscienza e si informerà adeguatamente sul tema del diritto all'acqua.
Note di regia
«La burocrazia è il predatore naturale dell'immaginazione» (Werner Herzog)
Il progetto inizia a prendere forma nel 2009, nel momento in cui la gestione del servizio idrico della Carnia, tra le Alpi Orientali, inizia a passare dai comuni ad una società per azioni. È nello stesso anno che si andranno a costituire una moltitudine di comitati popolari in aperta contestazione con il processo di privatizzazione della gestione di una risorsa da sempre percepita come elemento strutturale del rapporto tra popolazione locale e habitat naturale alpino.
I custodi dell'acqua nasce e si sviluppa per molti versi come una naturale estensione di questa mobilitazione, non solo nell'intento di documentarla, ma anche di addensarne l'efficacia sul piano politico, nell'ottica di integrarsi all'interno di una rete globale di lotte radicate nel rapporto tra uomo e territorio.
Questo documentario indipendente, prodotto dal basso, non ha ricevuto nessun aiuto da istituzioni o enti e si è alimentato dalla volontà delle persone, professionisti e semplici cittadini che si sentivano coinvolti dal tema. Ciò ha permesso di lavorare in un processo privo di condizionamenti clientelari e forse lievitato da un pizzico di ingenuità, un ingrediente imprescindibile quando si voglia portare a termine un lavoro senza compromessi o secondi fini. Complemento essenziale di questo substrato ideologico rimane l'ipirazione poetica e creativa del documentario, innestata più sull'autonomia estetica delle immagini naturalistiche, sulla loro giustapposizione alle vicende umane, che non vincolata a legami simbolici univoci.
Parole chiave: il ciclo vitale della natura e delle persone che vivono in Carnia durante tutte le stagioni sia di giorno sia di notte, intorno all‘acqua.

Collaboratori tecnici e artistici
Prodotto, scritto e diretto da Giulio Squarci
Assistente di produzione: Jolita Žiauberytė
Montaggio: Fulvio Burolo, Giulio Squarci
Fotografia: Giulio Squarci
Seconda Troupe Fotografica: Bruno Beltramini, Diego Clericuzio
Operatori di supporto: Simone Mestroni, Enrico Basaldella, Robert Vanino
Supporto giornalistico: Bernardino Garzoni
Sound Design: Francesco Morosini
Web Master: Andrea Del Linz
Copy Writer: Simone Mestroni
Fotografo di scena: Roberto Limina

commento redazionale

Un vero autentico capolavoro cinematografico, sia sotto il profilo estetico che sotto quello contenutistico e che merita assolutamente di essere visto più di una volta ! Al regista i sinceri complimenti della nostra redazione con l'augurio di una fruttuosa e brillante carriera sul set cinematografico internazionale.

 

 

 


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