Il Fontanone di Timau
il misterioso viaggio dell'acqua

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Il 18 febbraio 2013, nella affollatissima sala S. Pio X di Timau, i geologi Andrea Mocchiutti e Giuseppe Muscio coadiuvati dal collega Corrado Venturini, sotto l'egida della SECAB, presentarono gli inattesi e per certi versi clamorosi risultati del loro lungo lavoro dedicato alla scoperta dell'origine delle acque del Fontanone. La meticolosa e lunga esposizione fu resa maggiormente fruibile e comprensibile attraverso una lunga serie di immagini inedite caricate in Power Point e di strabilianti filmati in 3D.

Ora tutta quella splendida ed interessantissima serata è stata compendiata, implementata e ulteriormente valorizzata in questa ottima monografia: presentazione a Timau il 14 dicembre 2013 in sala S. Pio X, con successiva inaugurazione presso la vicina località "Laghetti" del “Geo Centro” per l’area del Monte Coglians, Pizzo Timau, Pramosio ecc., dove troveranno perfetta collocazione i pannelli della mostra all’aperto collegata al libro di Corrado Venturini “Alta Valle del But (Alpi Carniche)", già esposti in Piazza 21-22 Luglio a Paluzza durante tutto il 2011-2012; nell’ interno dell’edificio del Centro Visite, un monitor riproporrà i filmati che il prof. Venturini aveva predisposto come ulteriore contributo visivo al precedente convegno di Timau del 18.2.2013.

La SECAB di Paluzza (presidente Luigi Cortolezzis; direttore Alberto Orsaria) prosegue quindi sulla lungimirante strada della diffusione della cultura non solo tra i propri soci pubblicando, nel centenario della inaugurazione della centrale del Fontanone (1913-2013), questa splendida monografia il cui titolo non lascia adito a dubbi. L'enigma dell'origine del Fontanone è stato finalmente disvelato con accuratezza scientifica ed un corredo di ulteriori preziose notizie decisamente inimmaginabili.

I principali artefici di questa scoperta idrogeologica sono i due curatori del libro: Andrea MOCCHIUTTI e Giuseppe MUSCIO, coadiuvati sul terreno da un singolare gruppo di volontari appassionati che hanno disinteressatamente collaborato e che meritano sicuramente la citazione: Alberto Bianzan, Loris Biasizzo, Adalberto D'Andrea, Rosa Romanin, Margherita Solari, Stefano Turco e Maura Tavano.
Ovviamente non intendo qui svelare il segreto di tale scoperta (che lascio interamente gustare al lettore curioso), ma mi limito solo a presentare questo magnifico libro che si articola in più capitoli, ognuno dei quali è speciale e nasconde speciali novità... idrogeologiche (e non solo).

Giuseppe Muscio (Museo Friulano Storia Naturale) delinea nella breve introduzione le motivazioni scientifiche che hanno spinto e sostenuto questa ricerca idrogeologica sul Fontanone che, nei vari periodi della storia, aveva sempre interessato e incuriosito scienziati e appassionati.

Andrea Cafarelli (Dipartimento Scienze Economiche e Statistiche UD) illustra dettagliatamente nel primo capitolo le origini e l'evoluzione dell'impianto elettrico del Fontanone fino alla sua inaugurazione avvenuta nel febbraio del 1913, utilizzando le sorprendenti fonti d'archivio SECAB che l'autore ha, negli anni, setacciato, ordinato, studiato approfonditamente fino a diventare il maggiore conoscitore ed esegeta di questa storica cooperativa della Carnia (dal 2001 al 2011 Cafarelli ha pubblicato ben 5 volumi che, con diverso ma sempre accattivante approccio, raccontano la SECAB e le sue acque).

Andrea Mocchiutti (Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) descrive minuziosamente nel secondo capitolo le varie fasi tecniche che hanno consentito di individuare l'origine di questo mitico fiume sotterraneo che ha una portata anche di 5000 litri/sec. Solo la pervicacia e la ostinazione scientifica di questo ristretto gruppo di scienziati della montagna, hanno permesso di raggiungere un risultato preciso che finora poteva solo essere ipotizzato in base a precise considerazioni idrogeologiche. Ora sappiamo con certezza dove nasce e dove scorre il Fontanone prima di erompere con fragore dalla roccia di Timau...

Umberto Sello (Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) racconta, in un interessantissimo excursus storico, le ricerche e le esplorazioni che si sono susseguite nei secoli precedenti, citando vari autori che, tra storia e leggenda, avevano tentato di dare una spiegazione convincente al mistero del Fontanone. Si va dallo storico locale Niccolò Grassi (1728-1789) ad Angelo Arboit (1826-1897); da Olinto Marinelli (1874-1926) ad Alfredo Lazzarini (1874-1945) che nel 1904 pubblicò perfino un volume intitolato "Le grotte di Timau"; da Egidio Feruglio a Bruno Alberti, fino agli anni recenti quando diversi gruppi speleologici di Udine e Trieste si avvicendarono attorno a Timau per osservare, studiare, capire, dedurre...

Maurizio Ponton (Dipartimento di Matematica e Geoscienze TS) spiega nel quarto capitolo, con un corredo schematico iconografico davvero splendido e facilmente comprensibile, il cuore della catena carnica che dal monte Coglians giunge alla Creta di Timau, dando origine ad una lunga dorsale la cui tettonica risulta assai complessa. Le sezioni presentate sono oltremodo chiare e, per il lettore profano, rendono bene la stratigrafia di queste montagne.

Luca Zini, Enrico Zavagno e Francesco Treu (Dipartimento di Matematica e Geoscienze di TS) affrontano i problemi della idrologia sotterranea descrivendo la loro esperienza con i loro misteriori traccianti che, immessi in alta quota, si rinvengono in varia proporzione a valle, consentendo così di immaginare il percorso e di individuare il decorso terminale delle acque... Si tratta, come è facile intuire, di una metodica affascinante che gli autori, passo dopo passo, riescono a spiegare esaurientemente, esibendo dati, grafici, risultati, soprattutto in relazione al quesito "Fontanone" (il colore di alcuni decisivi punti topografici avrebbe dovuto essere più distinguibile e riconoscibile a pag. 60).

Molto interessante a pag. 66 la descrizione che fa Andrea Mocchiutti del misterioso fenomeno dell' "acqua bianca" lattescente, che il Fontanone liberò il giorno 8 novembre 2012 e che preoccupò non poco i valligiani e incuriosì acutamente i geologi (oltrechè giornalisti e i ricercatori di scoop...).

Onelio Flora, Marzia Michelini e Barbara Stenni (Dipartimento di Matematica e Geoscienze TS) affrontano il difficile tema della geochimica isotopica delle acque (una materia assolutamente nuova e ostica per il profano). Attraverso la misurazione degli isotopi di uno stesso elemento (per esempio Ossigeno) nelle acque piovane, si risale alla tipologia di pioggia (la quale in estate è diversa che in inverno e che in quota è diversa dal fondovalle). I pluviometri per analisi isotopica sono due nella valle del But: uno in Zoncolan attivo dal 2004 (regionale) ed uno a Rivo di Paluzza (installato per interesse personale dal rivolano Onelio Flora e attivo fin dal 1990 !). Tali analisi isotopiche sono state eseguite anche nelle varie sorgenti della valle del But e sono stati misurati anche alcuni elementi radioattivi (come il Radon) con risultati a volte incredibili: mentre il Fontanone esprime un tasso di Radon uguale a zero, altre sorgenti di fondovalle, finora considerate ottime per l'uso umano, si sono rivelate invece inaspettatamente radioattive con un significativo tasso di presenza di Radon (fino anche 25,2 Bq/kg) come ben esposto a pagina 74. Insomma: sorprese a non finire!

Giandomenico Cella (Gruppo Grotte CAI Novara) e Claudio Schiavon (Gruppo speleologico Carnico), dopo averle visitate quasi tutte, offrono la descrizione e le immagini delle più belle grotte presenti nel territorio Pal Piccolo- Pizzo Timau. Lo spettacolo appare davvero unico e non credo tema confronti con più blasonate cavità regionali. Davvero qui l'iconografia a colori supera di gran lunga la pur precisa descrizione degli autori che nelle immagini entrano sommessamente a fare parte di un affascinante quadro naturale, a tratti surreale.
Sul fenomeno carsico dell'area Coglians-Cjanevate, si sofferma anche Giuseppe Moro (Circolo Speleologico Idrologico Friulano) che presenta una dettagliata mappa delle cavità note.

Termina questo affascinante libro Luca Dorigo (Museo Friulano di Storia Naturale) che presenta la fauna cavernicola la quale esiste anche nelle grotte di Timau, eccome (basta osservare le fotografie), seppure con caratteristiche e specialità sue proprie, derivate dall'adattamento genetico ad un ambiente ostile e microclimatico particolare.

Meritano un elogio finale anche la Geomok di Udine e la Tipografia Cortolezzis di Paluzza per aver dato alla luce questa pregevole creatura editoriale che può essere richiesta direttamente in SECAB a Paluzza.

 

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