Tra storia e fede

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Il solerte amico Stelio Dorissa ha tempestivamente inviato alla biblioteca di Carnia questo recentissimo libro (novembre 2011) uscito quasi in contemporanea (appena un pò dopo) con il gemello "Il cammino delle Pievi".
Se si dovessero confrontare immediatamente questi due libri, si potrebbe dire che il secondo nato (Tra storia e fede) è il parente povero del primo (peraltro non privo di difetti), per i motivi che andrò ad esporre.

- La copertina di questo libro già suscita qualche perplessità: non vi è traccia nè della editrice nè dell'autore (o autori o curatore) dei testi. Solo in ultimissima pagina ed a caratteri minuscoli sono elencati i coordinatori e gli autori dei vari testi senza alcuno specifico riferimento ai singoli contributi di ciascuno. La bibliografia in penultima pagina ci soccorre, facendoci intuire che i testi sono stati desunti da altri lavori precedenti. Non mi pare il massimo per un libro che vorrebbe essere "una guida": di quale guida infatti ci dobbiamo dunque fidare?
- Non è pensabile che nel 2011 si possa dare alle stampe un libro che contenga importanti fotografie di paesaggi attuali in b/n. Perchè di questo si tratta: accanto a splendide fotografie a colori, coesistono altre in b/n non sempre di eccelsa fattura. Perchè dunque privilegiare ancora il b/n per l'attualità? Non vi è certamente un motivo economico di risparmio... io credo.
- La cartina della Carnia a pagina 20 è a dir poco "scarsa" sia tipograficamente che concettualmente: l'Alto But, ad esempio, sembra sia una ampia zona depopolata e desertificata (avverrà anche questo col tempo, ma non proprio adesso) non essendovi indicato alcun paese! Non vi è l'indicazione neppure di Ampezzo ed Enemonzo, peraltro sedi di Pieve, mentre vi sono rappresentati paesi di nessun significato archeologico o religioso!
- Ma come si fa poi a scrivere a pagina 19 che "...non rientrando nel territorio dei Comuni aderenti al presente progetto, forniamo per quest'ultime (Enemonzo, Ampezzo e Forni di Sotto, ndr) alcune indicazioni generali..." quasi che la storia e l'arte avessero la necessità di un obolo per essere visualizzate ed offerte. Si può comprendere certamente l'irritazione degli altri Comuni che hanno aderito finanziariamente a questa iniziativa culturale, ma non si può eliminare una significativa parte della "storia" da un libro solo perchè questi 3 Comuni esclusi, non essendo in grado di valutare/valorizzare adeguatamente i propri giacimenti culturali, non hanno pagato il pedaggio... suvvia! Propit cjargnei dal dut! E di queste tre Pievi (seppure storicamente tardive e di breve durata, peraltro come quella di Verzegnis) non vi è alcuna traccia nel libro, nè fotografica nè di testo: nulla!
- Anche per questa "Guida" ritengo dunque possa valere quanto ho scritto al termine della recensione sul "Cammino delle Pievi" che riporto qui per comodità del lettore: "... E parebbe che pure la chiesa di S. Daniele di Paluzza (assente nel libro) abbia assunto il titolo di plebanale verso il 1300 (vedi: G.G. Corbanese, "Il Friuli, Trieste e l'Istria", Del Bianco Editore, volume I, pag. 278). Per non parlare della pieve di S. Martino di Cercivento (anch'essa assente nel libro) per la quale don Renzo Micelli spese una intera vita sacerdotale".
Senza dire della brillante assenza in questa "guida" del sito archeologico "La torate" di Casteons o della importantissima, seppure già ricoperta, "Necropoli di Misincinis" di Paularo o delle fondamentali epigrafi viarie romane della via Julia Augusta e di Monte Croce.
- Pur presentando quest'opera degli indiscussi aspetti positivi che riguardano la sintesi storica e una discreta parte dell' iconografia, la reputo nel suo complesso parziale e monca, un pò miope e strabica, per i motivi sopra elencati.


Finalino: tra giugno e ottobre 2011 sono usciti ben due libri sul medesimo tema, sovvenzionati con fondi per lo più pubblici... Non sarebbe stato preferibile farne uno solo che fosse completo, esaustivo, definitivo anzichè due incompleti? Che dici, lettore?

 

 

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