La
torate (Torre Moscarda) rappresenta, dopo il centro archeologico di Zuglio, un
punto di riferimento per l’intera valle del But. Si tratta di un manufatto
facilmente raggiungibile dalla chiesa di S. Daniele di Casteons, costituito da
una solida e tozza costruzione a base quadrata, con il lato di m 8,50,
con i muri alla base di spessore di m. 1,50 e alta poco più di m.
10.
Al
suo interno, fino al 1994, erano visibili le mensole di sostegno per le
travi dei 3 piani. Nei muri si aprono diverse feritoie, 3 finestre e
una porta con volta arcuata situata al primo piano, che doveva essere quella
di accesso, servita sicuramente da una scala esterna mobile. Nessuna porta si
apriva al piano terra, che all’interno era ricoperto da macerie, mentre la
sommità era smozzicata e senza copertura.
epoca
romana
Questa
torre era al centro di un grande sistema difensivo-doganale, i cui
primi elementi furono costruiti in concomitanza della fondazione e sviluppo di
Forum Julium Carnicum (o Carnorum, Zuglio), che nel I sec. d.C. divenne
via via castellum, poi vicus e infine municipium.
La
Valle del But assunse allora grande importanza economica e
politico-militare. Lungo la direttrice nord-sud infatti, sorsero
poi nei punti strategici elevati numerosi “castellieri” in
corrispondenza tra loro, a scopo di difesa e segnalazione.
Uno
di questi “castellieri” fortificati venne eretto sul colle oggi detto di S.
Daniele, che sovrasta la borgata di Casteons (da castrum, fortilizio
appunto). Questo castelliere era in diretta comunicazione “visiva” (fuochi
notturni e fumate diurni) con la torre di guardia di Sutrio (oggi chiesa di
“Ognissanti”), la quale “vedeva” il colle oggi denominato di S.
Pietro, in linea con il colle oggi detto di S. Floriano, il quale
era visibile dal colle di Cesclans di Cavazzo, oggi sede della pieve di S.
Stefano: ogni novità veniva tempestivamente segnalata da torre a torre in
rapida successione di segnali che allertavano così i centri maggiori di
fondovalle e della pianura. Questa linea di sorveglianza nord-sud, era a sua
volta intersecata da una linea est-ovest a livello della confluenza del
Pontaiba nel But: dal forte “Duron” di Ligosullo (che riceveva
comunicazioni dall’Jncaroio), i segnali giungevano a “Sjai” (Treppo),
da qui a “Gjai” (Cercivento) e poi a “Frate” (Zovello)
che li inviava nella val Degano: una efficiente rete di comunicazione dunque
che contribuiva a rendere sicura la valle.
epoca
longobarda
Successivamente
tutta la strada della valle del But fu ulteriormente fortificata e presidiata,
attraverso la fondazione delle “arimannie” (Sezza, Fielis, Sutrio,
Cercivento, Rivo, Casteons, Naunina) che erano piccole colonie militari
longobarde che disponevano di pascoli e terreni per la propria sussistenza.
Alcune tracce del “castellum” arimanno di Casteons, si troverebbero
sotto l’intonaco dell’attuale campanile di S. Daniele, allora torre (vedi
il particolare della apertura “alta” tipica di una torre di difesa). Il
castello di S. Daniele, per la sua posizione un po’ bassa, venne integrato
allora da un complesso difensivo articolato, di cui la “Torate”
odierna ne fu un elemento importante; il tutto venne indicato allora come CASTRUM
MOSCARDUM.
il
patriarcato di Aquileja
Dopo
i longobardi, i FRANCHI mantennero efficiente questo complesso
difensivo fino al 1077, quando la giurisdizione passò al patriarca di
Aquileja, divenuto principe dello stato patriarchino feudale di stampo
germanico. Fino al 1420 il Patriarca di Aquileja governò la Carnia e attribuì
estrema importanza al Castrum Moscardum, dotandolo di servizi e di risorse
umane: la fondazione di Casteons risale proprio al patriarca Gregorio di
Montelongo (1259) che fece affluire sotto il castrum molta gente con
l’intento di provvedere alla custodia della via e del castello. Anche il
patriarca Raimondo della Torre, nel 1293, rafforzò il Castrum e il suo
borgo, trasferendo il mercato annuale da Monte Croce (Altenmarkt) a
Castrum Moscardum.
Venezia
Dopo
la caduta del patriarcato aquilejese, la Serenissima occupò anche la Carnia
che divenne “terraferma” della Repubblica Veneta. Anche Venezia però
attribuì grande importanza strategica al Castrum Moscardum e lo dotò di nuove
difese e armi moderne. Dopo un breve periodo di
abbandono (documentato nel
1559) il castrum tornò nuovamente a essere considerato importante (1600) sia
dal punto di vista militare (numerose guerre locali) che sanitario
(quarantena per i viandanti provenienti da zone ritenute infette).
Topografia
Napoleonica di Paluzza
I
francesi e austriaci
Napoleone,
succeduto nel dominio a Venezia, non ritenne più che il Castrum Moscardum
fosse di vitale importante né funzionale alle sue strategie militari fulminee
e ad ampio raggio. Così pure gli austriaci, giunti dopo i francesi, non lo
giudicarono più strategico e specie dopo il Congresso di Vienna, lo
lasciarono abbandonato. Nel 1836 venne demolita la torre gemella della
“torate” che si trovava sul lato opposto (vedi freccia sulla
cartina); nel 1875 furono abbattute le rocce adiacenti alla superstite
“torate” per permettere il transito della nuova strada sulla sponda
sinistra del But, che andava a sostituire quella antica che tuttora scavalca
ancora il colle.
l’Italia
La
guerra del 1915-18 e quella del 1940-45 conclusero l’opera di
demolizione di gran parte del sito circostante per fare posto a sistemi
difensivi moderni (bunker, fosse anticarro, gallerie) che alterarono irreversibilmente
un luogo archeologico di primo livello.
OGGI
Quel
che resta oggi del CASTRUM MOSCARDUM è solo la TORATE, che il 18 settembre
1994, dopo un lungo periodo di recupero e di restauro, è stata riaperta al
pubblico con altre funzioni:
-
l’interno è stato destinato a MOSTRE estemporanee estive di artisti
locali ed a piccolo MUSEO locale che si dispone su due piani;
-
l’esterno è stato convertito ad ORTO BOTANICO che raccoglie i
migliori esemplari della flora locale che si possono ammirare attraverso
sentieri e ponticelli di legno e suggestivi passaggi.
Consigli
per i visitatori
Per
la visita interna occorre contattare il Municipio di Paluzza; l’Orto
Botanico è sempre liberamente aperto.