Dopo averne parlato anche in DIOCESI DI ZUGLIO in occasione dell'ultima Scensce, è stato presentato questo magnifico volume che costituisce una GUIDA vera e propria per chi intende affrontare questo pellegrinaggio in terra di Carnia. Una breve introduzione chiarisce esaurientemente i motivi di una simile intrapresa e suggerisce alcuni spunti. Non mancano i consigli pratici (segnaletica, periodi consigliati, descrizione percorsi, grado di difficoltà, tempi di percorrenza, cartografia, bicicletta o cavallo, attrezzatura, abbigliamento, alimentazione, punti ristoro, cani al seguito, zecche, rettili, pericoli, kit di primo soccorso, elisoccorso, assicurazione, vaccinazioni...). Un lungo cenno alla storia delle Pievi di Carnia non manca certamente perchè essa rappresenta il primum movens di questo evento cultural-religioso.
Oltre al testo in italiano, vi è anche una sintesi in inglese e friulano. L'iconografia è semplicemente splendida ed offre una immediata immagine di ogni sito considerato.
Nota Se, come annuncia espressamente il titolo del volume, il percorso è quello delle Pievi di Carnia (sono 11 in tutto, compresa quella di Ampezzo che nel libro in questione non viene ispiegabilmente neppure citata), non si capisce perchè siano state introdotte anche altre cose ed altre chiese che mai furono nè sono "pievi". Si veda a tal proposito l'insostituibile e insuperato libro di Flavia De Vitt: "Pievi e Parrocchie della Carnia nel tardo Medioevo" (tra l'altro citato anche nella bibliografia di questo volume a pag. XIX), in cui compare come sicura Pieve (seppure tardiva come quelle di Enemonzo, Verzegnis e Forni di Sotto, sorte in mezzo agli abitati e non più in posizione cacuminale) anche quella di Ampezzo (pag. 38). E parebbe che pure la chiesa di S. Daniele di Casteons di Paluzza (assente nel libro) abbia assunto il titolo di plebanale verso il 1300 (vedi: G.G. Corbanese, "Il Friuli, Trieste e l'Istria", Del Bianco Editore, volume I, pag. 278). Per non parlare della pieve di S. Martino di Cercivento (anch'essa assente nel libro) per la quale don Renzo Micelli spese una intera vita sacerdotale. |
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