PIETA' NEGATA

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Nel secolo scorso, a seguito di un episodio bellico avvenuto sul Pal Piccolo nel giugno 1915, nell'Alta Valle del But cominciò a girare una canzonetta irriguardosa nei confronti della Guardia di Finanza (allora Regia), probabilmente ispirata non solo dalle facili e incontrollate dicerie popolari ma forse anche dagli atteggiamenti degli Alti Comandi dell'Esercito, che, per mascherare proprie inefficienze logistiche e tattiche, cercarono in ogni modo di addossare alla GdF le colpe di una sanguinosa battaglia persa, da cui dipese (per l'Esercito Italiano) la rinuncia definitiva del controllo di cima Pal Piccolo, ritenuto (non a torto) strategicamente cruciale e decisivo, in quanto vedetta naturale sul sottostante passo di Monte Croce.

"...la vetta del Pal Piccolo
l'han persa i finanzieri
con tutte le marmitte,
con tutti i cucinieri..."

Dopo quasi 100 anni (oggi siamo nel 2013) da quegli avvenimenti, un ex finanziere di origini campane, Rocco Tedino, residente da anni a Timau (dove ha trovato felicemente moglie), quasi punto sul vivo da questa oscura vicenda, ha ritenuto opportuno provare a riscrivere questa storia (o storiaccia) rivedendo e rivalutando i fatti non sulle chiacchere che furono ma sui documenti esistenti, se mai ce ne fossero. Quasi una questione d'onore dunque, anche se egli la nega esplicitamente.
Occorreva però disporre in loco di un ricercatore rigoroso ed affinato, di un topo di archivio, di un viscerale appassionato di carte e foto d'epoca, insomma di uno dotato di gran fiuto per tracce labili in grado di portare a documentazione importante. L'unico capace di svolgere questo delicatissimo e importantissimo compito non poteva che essere Mauro Unfer, di Timau, "allievo" di Giorgio Ferigo per quanto concerne l'impostazione di ricerca storica, alla quale però egli ha saputo aggiungere moltissimo di suo, al punto che il suo "archivio domestico" privato rappresenta certamente qualcosa di unico e assai interessante in Carnia.
Ora dunque da questo singolare connubio tra un ex finanziere campano (per giunta raffinato scrittore con un codice linguistico peculiare e facilmente riconoscibile) ed un meticoloso esigente ricercatore storico timavese (per giunta autodidatta a tempo libero) non poteva che nascere un libro singolare, la cui singolarità può essere assai compiutamente compresa e sintetizzata osservando la precisa traiettoria della narrazione:

da un iniziale romanzo storico (Tedino) si passa, impercettibilmente, ad una storia romanzata (Tedino + Unfer) per approdare infine alla nuda storia (Unfer) spoglia di commenti e invenzioni letterarie.

Romanzo storico: il campano Tedino costruisce inzialmente, attorno alla figura immaginaria del finanziere campano Giovanni Buonaiuto, un racconto che prende le mosse e si snoda principalmente in Campania, il cui ambiente viene descritto con tonalità quasi autobiografiche, tanto sono precisi i riferimenti, i luoghi, le ambientazioni, i colori, le suggestioni, i personaggi... I vari quadri campani e napoletanti che vengono via via tratteggiati, appaiono come piccole preziose tele che richiamano alla memoria atmosfere addirittura risorgimentali e, a volte, in alcune rappresentazioni domestiche, evocano quasi una lontana nostalgica temperie deamicisiana.
Giovanni Bonaiuto (alias Rocco Tedino), oltre però a incarnare una storia personale comune (e ce ne furono tantissime di simili), potrebbe apparire anche come la metafora della storia della GdF che, ai tempi, raccoglieva e reclutava i suoi uomini quasi esclusivamente al sud, avviandoli ad una specie di riscatto civile nei confronti del nord, più ricco e moderno.
La scrittura di Tedino è sempre precisa e suggestiva, l'indagine psicologica dei personaggi principali ben caratterizzata, l'impalcatura del racconto sempre verosimile, la trama vivace e avvincente. Tutte caratteristiche insomma di un grande romanziere, che ha trovato anonimo e isolato rifugio sotto la Creta di Timau, da dove arricchisce periodicamente il suo blog privato (notiziedatimau) con racconti magici e sorprendenti che meriterebbero assolutamente la riproduzione cartacea presso un editore talent scout che (solo un po') osasse fidarsi del talento del Rocco campan-timavese.

Storia romanzata: nel momento in cui il protagonista Bonaiuto giunge in Carnia, si comincia a percepire e ad evidenziare una tessitura narrativa a due mani, perchè sulla ricostruzione fantastica di avvenimenti bellici rivisitati e rivissuti con la spettacolarità di un racconto sempre irruente per mano di Tedino, si innestano i moltissimi dati storici reali ed oggettivi apportati da Unfer. Da questo intreccio di due tipologie di contributi, così diversi da apparire incompatibili, nasce un ordito più vivace (Tedino) e credibile (Unfer),
che arricchisce il contenuto e facilita, rallegrandolo, il lettore, senza tuttavia mai perdere di vista lo scopo dell'opera stessa.
Di questo particolare tratto dell'intero libro, vorrei sottolineare alcuni aspetti specifici: le note a piè pagina (molte e molto pertinenti e chiarificatrici); la disanima della battaglia (sempre poggiata su documentazione ineccepibile); le importanti testimonianze di fonte austriaca (un inedito che avvalora la tesi contraria alla canzonetta irriguardosa); le motivate critiche ai Comandi dell'Esercito (meticolosamente specificate); gli aneddoti (significativo ed emblematico quello relativo al capitano austriaco Gressel a Pal Piccolo). Si possono certamente non condividere le personali considerazioni e l'eccessiva ironia di Tedino (che a volte sfiora il sarcasmo) specie quando scende, ad esempio, in diretta polemica con don Antonio Roja (autore di un importante diario, manoscritto in tempo reale nel 1915 e pubblicato postumo e integrale solamente nel 2003 presso Gaspari Editore in Udine, dopo che per quasi 100 anni era rimasto ignorato e nascosto da qualche parte) e ciò per due motivi: primo, don Antonio Roja morì nel 1943 e non può pertanto replicare; secondo, occorre sempre contestualizzare storicamente un testo, specie se quel testo è stato scritto di getto 100 anni fa, senza la possibilità da parte dell'autore di compulsare alcuna documentazione ma solo quella di riportare la vox populi del momento. Tanto è vero che Guido Poggi, già nel 1928, nel suo libro "Un anno di guerra a Pal Piccolo, 1915-1916" scriverà espressamente a pag. 38 "... i reparti della R. GdF, formati tutti con reclute di territori costieri, nuovi alla montagna ed al fuoco, sottoposti in brevissimo tempo a perdite ingenti, pressati sul fronte e sul fianco rivolto al Cuelat, cedono all'urto...".

Storia: Tedino qui lascia il campo libero interamente a Unfer che riversa in questa terza sezione dell'opera un abbondantissimo e vario materiale, esclusivamente documentale, costituito da iconografia (splendida interessantissima e per lo più inedita): cartine, lettere, documenti, alternati a testimonianze orali (anche in dialetto timavese), corredate solo da asciutte note esplicative oggettive, prive di alcuna personale considerazione.
Forse una parte di questi contributi di ricerca potrebbe apparire poco attinente al titolo ed al contenuto del libro, tuttavia questa apparente "intrusione" contribuisce a far comprendere meglio la situazione del tempo, il clima di guerra e di paura che si viveva in Carnia (e maggiormente a Timau!), i rapporti tra i soldati ed i civili, i sentimenti che animavano i rimasti e chi era al fronte...

Interessante l'inserto "speciale" che sintetizza la storia del Corpo della Guardia di Finanza, e propone le varie fasi della sua nascita e del suo sviluppo con il corollario di notizie anche recenti riguardanti un po' tutto l'ambiente: mi ha sommamente incuriosito sapere che la nuova divisa adottata (color grigio-antracite) si richiama, per eleganza, nientemeno che a quella delle forze armate sovietiche del passato (sic a pag. 140!), a meno che questo riferimento non sia stato un lapsus (freudiano?) dell'estensore.

Si può certamente dire che quest'opera mancava sia alla Carnia (affinchè rivedesse alcuni precedenti sommari giudizi) sia alla GdF (affinchè recuperasse un'immagine che nella valle era rimasta un pò offuscata) e ritengo perciò che l'ex finanziere campano-timavese Rocco Tedino abbia svolto egregiamente la sua mission, portando a termine un lavoro che, sentimentalmente storicamente e soprattutto letterariamente, lo ripagherà ampiamente della sua fatica (una promozione honoris causa sul campo sarebbe più che ragionevole, legittima).

Per Mauro Unfer si tratta finalmente del secondamento di un attesissimo parto, che era stato calendarizzato da tempo ma che, per avversi e misteriosi disegni del Fato, si era ultimamente pericolosamente arrestato (con possibile grave danno per il nascituro) e che solo la efficace tempestiva arte maieutica di un coscienzioso ostetrico è riuscita ultimamente a concludere positivamente (senza danni per il neonato), dopo una lunghissima travagliata gestazione (più lunga invero di quella di un elefante indiano). Ora dunque anche le sue fatiche ed il suo costante impegno vengono meritoriamente premiati.

Non potrei infine sottacere (perchè mi ha colpito immediatamente) la brillante e coinvolgente presentazione di Sara Iuri (giovane capitano donna, comandante la compagnia GdF in Tolmezzo) che ha saputo mirabilmente interpretare il sentimento dei giovani nei confronti della guerra (mai conosciuta) e la sensibilità delle donne incapaci di offendere ma solo di amare, nel senso più ampio ed esaustivo della parola: poche righe, sobrie, vellutate, ma di una profondità toccante e commovente.

Il lavoro accurato della Tipografia Cortolezzis di Paluzza porta ad un risultato finale di pregevole fattura.

 

Per informazioni/prenotazioni a Mauro Unfer 0433 775166

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