IL NOSTRO ANTICO
PICCOLO MONDO

Come si moriva, male, e si viveva, peggio, nel Settecento e dintorni all'ombra della Pieve di San Pietro in Carnia

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Il sottotitolo wertmülleriano enuncia precisamente il contenuto di questo singolare (e vedremo poi perchè "singolare") lavoro di Igino Dorissa (al suo esordio storico-letterario); il titolo invece non fa che richiamare immediatamente il romanzo capolavoro di Antonio Fogazzaro (1842-1911), "Piccolo Mondo Antico", nè si capisce perchè l'autore lo abbia voluto così pedissequamente ricalcare (o anagrammare con aggiunta)...
Si tratta di una ampia e variegata trascrizione di tantissima documentazione, rintracciata negli Archivi Parrocchiali di Zuglio e Arta (veri e propri diari storici locali redatti lungo i secoli dai parroci che si sono avvicendati nella "cura delle anime" delle 5 ville di Fielis, Sezza, Formeaso, Zuglio e Arta, allora direttamente sottoposte alla Collegiata di San Pietro) e che qui viene riportata fedelmente da Dorissa, impegnato in un lavoro lungo, certosino, defatigante certamente, reso arduo sia dalle calligrafie degli estensori, sia (a volte) dalla lingua latina un pò "maccheronica" che dal dialetto veneziano (spesso utilizzato in questi "diari"; stranamente mai compare il friulano, utilizzato sempre invece nelle prediche domenicali), sia infine anche dalle abbreviazioni spesso soggettive e non sempre univoche degli "amanuensi".
Tutto questo vastissimo materiale (scritto dunque in epoche diverse da più mani e in più lingue) viene raggruppato per precise tematiche così individuate dall'autore stesso:

- I sacerdoti più importanti (Venturini, Vazzanini, Treleani...)
- Incidenti e accidenti (dovuti ad animali come lupi e vespe... ai viaggi sempre pericolosi... all'acqua... al fuoco... al lavoro...)
- Pezzenti e questuanti (in una variopinta galleria di personaggi...)
- Gli omicidi, le morti "in trasferta", le morti da parto...
- I vecchi (diversi ultranovantenni), le malattie, le pazzie..
- Le nascite, gli "esposti"- trovatelli...
- I matrimoni
- Le principali famiglie presenti nei diversi paesi delle due parrocchie
- I vestiti, le usanze, la quotidianità...
- Molto interessanti le 4 appendici: Il picciol libretto di don Venturini (dove vengono elencate le solennità liturgiche da celebrare nelle 5 ville nei diversi giorni dell'anno ma dove, caso strano, non viene neppure citato il rito del Bacio delle Croci!); La "fotografia" del 1758 (in realtà la mappa della zona realizzata a colori da un perito di Cedarchis e che è rappresentata anche in copertina); i 3 matrimoni di tal Leonardo Dorissa (dove si riportano i documenti redatti nell'occasione); il verbale napoleonico di soppressione del Capitolo di S. Pietro (e dell'incameramento dei beni mobili ed immobili della Colleggiata da parte dei francesi).

Ognuna di queste macro-tessere riluce di cromia propria e, partecipando alla formazione di un policromo mosaico, viene a rappresentare globalmente il panorama altamente suggestivo, sia geografico che antropologico, di un mondo periferico e isolato che si sforzava di vivere (e spesso di sopravvivere) in un ambiente naturalmente ostile e a volte culturalmente arretrato, dove, se non eccezionalmente, giungeva flebilissimo il chiarore del Lumi (tramite i pochissimi ricchi borghesi valligiani, spesso latifondisti e anticlericali, che avevano la possibilità economica di aggiornarsi), smorzato però quasi sempre dalla attiva presenza dei tanti sacerdoti, "rinvigoriti e motivati" dalla Controriforma del Concilio di Trento, il quale aveva cercato di arginare in ogni modo la Riforma Protestante, che in Carnia si stava lentamente insinuando anche tramite il continuo contributo dei cramârs...
Da queste tantissime pagine di documentazione che Dorissa ha meticolosamente radunato, si avverte il polso e si percepisce il respiro di un' epoca tormentata e desolatamente povera, anche se occorre qui ribadire che il Settecento vide in effetti (ben prima della rivoluzione francese - 1789) il risveglio della Carnia: le "tellerie" di Jacopo Linussio, le tantissime chiese costruite nel secolo, il fiorire di arti e mestieri, il sorgere di numerose locande e botteghe e di una nuova tipologia di case (vedi a tal proposito Giulio Del Bon, "Paluzza e la sua chiesa" volume II, pag 45 e segg.).
E a riprova di un lavoro lungo e faticoso, non comprimibile in un libro, Dorissa quasi sul finire aggiunge: "... metto senz'altro a disposizione il mio archivio personale ovvero il gigantesco albero genealogico dei due Comuni, Arta e Zuglio, composto da circa trentamila nomi da me pazientemente ricostruito..." (pag. 280). Non c'è che dire, davvero ammirevole e generoso! Ma...

 

 

 

Ma... la singolarità di questo poderoso lavoro di ben 335 pagine (rispetto ad altri analoghi precedenti di altri autori) è costituita dalle considerazioni, commenti, annotazioni, battute personali che Dorissa si premura di inserire quasi sempre dopo ogni lacerto documentale riportato.
Ed in questo mi ricorda da vicino (si licet parva...) il grande Giampaolo Dossena (1930-2009) nella sua monumentale ed enciclopedica "Storia confidenziale della letteratura italiana" in ben 4 inimitabili (e finora inimitati) volumi che hanno costituito una pietra miliare nella divulgazione della cultura italiana ed un utilissimo passatempo vacanziero estivo...

Ma come sono invece le "inserzioni" personalissime e confidenziali di Dorissa?

Lo stesso autore confessa fin dall'inizio che "non ha voluto scrivere un libro serioso e accademico ma... con uno stile volutamente leggero e qua e là ironico e dissacrante" (pag. 12).
Ed in effetti queste annotazioni personali, mentre a volte appaiono pertinenti e motivate (specie laddove sono descritte le gelide peregrinazioni notturne di battezzandi o di cadaveri), sono per contro per lo più astiosamente ironiche, sovente sarcastiche, a volte irridenti, a tratti caratterizzate da irritante sufficienza... Traspaiono di tanto in tanto un moto di acredine, talvolta un giudizio morale (moraleggiante), tal altra una inopportuna quando non irrispettosa provocazione, spesso considerazioni avulse dal contesto del tempo, utilizzando un linguaggio non adeguato per un'opera così importante e seria, più consono e degno di un libello polemista di basso profilo...

Porto solo un ristretto campionario:

"... la santa Inquisizione per molto meno ti metteva alla ruota" pag.19; "...più che una tomba era ormai un vero e proprio deposito" pag 39; "...un cucciolo di prete" pag 39; "...davvero senza fondo quella tomba..." pag 41; "...le consolatorie ciance del sacerdote..." pag 139; "...il giubileo... carnevalata simoniaca.." a pag. 67; "... e la malattia ha fatto la fortuna degli esorcisti i quali approfittavano smaccatamente e vergognosamente..." pag 144; "... non avendo certamente gli estensori degli atti delle nozioni di cardiologia..." pag. 145; "...le indulgenze plenarie non guarivano di certo ma erano gratis et amor Dei cui il papa di turno..." pag. 146; "... curabile con un po' di aspirina, chissà se in cielo l'avevano già inventata?" pag. 147; "... chi può e ha i mezzi, pensa di poter peccare a volontà che poi gli basta pagare la dovuta quota per assicurarsi il posto migliore nell'aldilà; è sempre stato così pare e fa parte della morale cristiana da secoli" pag. 147; "...il vaccino, non senza incontrare le rituali resistenze da parte della solita lungimirante Chiesa Cattolica" pag. 166 [se si pensa che oggi 2017 contro l'obbligatorietà dei vaccini è insorta la sinistra NO-VAX, si chiede: era preveggente la Chiesa del '700 oppure è oscurantista la sinistra di oggi? ndr]; "... forse se lo portavano a casa subito al caldo, senza perder tempo ad assolvere ed ungere" pag. 171; "...sepoltura.. come gettare via immondizia, quasi!" pag. 186; "...le conseguenze di questa alta morale sono sotto gli occhi di tutti" pag. 192; "...fatta però salva e trionfante l'autorità perniciosa della Chiesa..." pag. 205; "... ma la testa se la portavano dietro o la lasciavano a casa?" pag. 208; "... sorprende il numero di sacerdoti al funerale...niente male per un povero feto senza nome..." pag. 213; "... merita senz'altro il doppio battesimo anche se il primo era stato officiato dalle sue Sante mani..." pag. 214; "... è lui la primadonna, ops, il primoprete, chi altri?" pag. 215; "... su decine e decine di battesimi in pericolo di morte, nessuno è mai stato convalidato" pag. 215; "... qui siamo ai limiti dell'ipocrisia oltrecchè dell'omicidio colposo... incosciente direi io, come minimo, e ignorante" pag. 215-216; "... una messa in scena tutta volta a far brillare la figura del Preposito di turno e magari ad incamerare una lauta offerta..." pag. 219; "... dai lombi di Mistro Pietro e dall'utero di Donna Catarina discende più di mezza Fielis e non solo" pag. 224; "... dottore d'ambe le leggi, ma quali ambe? mah" pag. 226 [significa semplicemente "in utroque iure", ndr]; "... il terzo grado di consanguineità... dopo la solita manfrina delle dispense" pag. 229; "... così il parroco faceva pure un figurone e gli sposi erano orgogliosi di cotanta degnazione" pag. 230; "... un solerte pretino nel palazzo vescovile di Udine che smazza annoiato le suppliche..." pag. 231; "... il rito ecclesiastico assunse un valore quasi folcloristico..." pag. 237; "... il papa... un estraneo vestito da donna..." pag. 239; "... a quel tempo...e i preti erano tanto distratti!" pag.270; "... i preti... il loro potere aveva già iniziato il lento e inesorabile declino che li ha portati ad essere oggi praticamente personaggi di contorno e in qualche modo nettamente più marginali" pag. 294; "... il suo aguzzino e assassino, l'inquisitore Bellarmino, e pensare che questo l'hanno pure fatto santo..." pag. 283; "...La loro colpa? Spaventosa: in Germania avevano mangiato carne di venerdi" pag. 286; "... se il denaro è lo sterco del demonio, in quelle Sante mani sicuramente diventa un... concime divino" pag. 311; "... il clero affamato... inventarsi le più amene ricorrenze religiose e farle fruttare a scapito del succube popolino... facendo proliferare le più strampalate confraternite..." pag. 312 [in quei tempi grami le ricorrenze religiose costituivano se non altro le uniche attese sospensioni di micidiali ritmi di lavoro quotidiano che gravava maggiormente sulla donna, "ca tignive su trei cjantons da cjase e ca veve di tirâ-su simpri masse fîis" mentre i mariti erano in giro per le Germanie, chi a procacciarsi il pane quotidiano per la famiglia lontana, chi (tantissimi) a condurre altre vite parallele; ndr]...

A volte Dorissa incorre in veniali errori o in scontati luoghi comuni:

- "in temporibus illis" dove "in" è un lapsus grammaticale; il titolo di un vescovo era "eccellenza" non "eminenza" che è riservato ai cardinali (pag. 60 e passim)...
- La solita e ormai superata vulgata sui cosidetti terribili "briganti tirolesi" (pag 50) e la scontata posizione filo-francesce ed anti-austriaca (passim), tipiche della storiografia di sinistra che fatica a cambiare registro: pare quasi che il Vangelo avesse fino ad allora propugnato Schiavitù-Diseguaglianza-Odio e che finalmente la rivoluzione francese avesse portato i tanto attesi lumi di Libertà-Uguaglianza-Fraternità, confondendo a bella posta i comportamenti a volte indegni di qualche sacerdote (alcuni? tanti? tutti?) con la chiara essenzialità evangelica di Cristo.
- Si dovrebbe peraltro ricordare che la Chiesa, in questo come in altri periodi storici, ha dovuto svolgere un ruolo di supplenza per uno Stato spesso inesistente o troppo lontano (cosa avrebbe potuto accadere in una società chiusa arcaica e periferica, senza la "vigilanza" seppure soffocante e insinuante di una chiesa che a modo suo cercava di porre minime regole di convienza sociale specie nei matrimoni tra consanguinei, concausa essi stessi di elevata mortalità peri- e neonatale?) ed è arduo oggi giudicare questi aspetti di un passato di 300 anni fa con parametri moderni, dandone poi giudizi frettolosi, pre-condizionati dalla ideologia.
- "Si moriva male" ma oggi mica si muore bene, perchè comunque la morte resta sempre "morte": forse che quella di oggi (asettica, fredda, fuori casa, più spesso in ricovero o in anonimo hospice, supportata da sempre più esagerati tecnicismi, spesso lontana dagli affetti e culturalmente impresentabile...) è più accettabile e accettata di quella di ieri (quando essa avveniva solitamente e naturalmente in casa ed era compassionevolmente e confortevolmente "ammorbidita" da promesse di "vita eterna")?
- Gli esposti-trovatelli: a leggere tra le righe si ha quasi l'impressione che la colpa di tutte queste tragedie sia stata sempre della chiesa cattolica (che perlatro ha sempre accolto come ha potuto i trovatelli), ma suggerisco qui all'autore una breve riflessione: era più umana la seppure drammatica "esposizione" del neonato vivo (che comunque sarebbe sopravvissuto) o la illuminata cultura radicale abortista odierna, politicamente corretta, che elimina fisicamente il concepito in utero? Nel solo H Tolmezzo dal 1984 al 2016 sono stati eseguiti ben 2870 aborti con la legge 194 (mancano i dati relativi al periodo 1979-1983): altro che trovatelli, una silenziosa nascosta tragedia accettata da tutti! Quante scuole sarebbero ancora aperte in Carnia, quante case sarebbero ancora vive, quanto lavoro ne deriverebbe se fossero esistiti tutti questi 2.870 bambini carnici cui non è stato consentito di nascere negli ultimi 32 anni?! E questi vuoti demografici spaventosi (che si registrano in Carnia, in Italia, in Europa) verranno fisiologicamente riempiti nei prossimi decenni da altre giovanili ed esuberanti etnie... E tra 300 anni gli storici locali (islamici!) avranno materiale abbondantissimo per studiare (e non capire) il cupio dissolvi della società occidentale del XXI secolo...
- Le pazzie...: l'autore rinfaccia spesso alla Chiesa un atteggiamento poco caritatevole nei confronti di persone dementi o gravemente debilitate alle quali non avrebbe amministrato alcuni sacramenti o lo avrebbe fatto in ore notturne (come certi battesimi o funerali). Senza volere impancarmi a difensore d'ufficio di una "chiesa mondana" (non ho alcunissimo titolo), mi sovviene tuttavia la mia ormai ultrasessantennale reminiscenza catechistica della "necessità di consapevolezza" e, in special modo, di "libera volontà" espressa esplicitamente o implicitamente (dal diretto interessato o da chi per lui) che caratterizzano ogni valida somministrazione sacramentale anche oggi; senza dire che al famoso "consenso informato" la scientifica e illuministica medicina odierna è giunta solo da pochissimi anni!
- Le famiglie delle 5 ville: questo consistente capitolo mi è apparso molto curato e fornito di molti esaustivi dati, ma l'aspetto che maggiormente mi ha colpito è il modo di porgere queste notizie, altrimenti fredde e "stantie": Dorissa utilizza qui una sottile simpatica e coinvolgente vena ironica che rende godibili e gustose queste pagine così come quelle relative ai nomi di battesimo più frequenti ed ai vari mestieri che maggiormente venivano praticati all'epoca, la cui cornice storica, delineata in introduzione, è di rara efficace sintesi.

Da questo complessivo contesto di esagerata "valutazione personalistica della storia" e di glosse spesso stonate, ne esce il profilo peculiare di questo autore: anticlericale (di stampo neo-ottocentesco e di carducciano retaggio) e di sinistra, che trancia giudizi storici "ex post" senza una fisiologica contestualizzazione nè risparmia le proprie invettive! E per uno che intende (e pretende legittimamente) di essere uno "storico" (seppure locale e ancora in nuce) questo atteggiamento (a tratti, per me, scostante) costituisce un grosso limite per la sua credibilità ed attendibilità, anche perchè è sempre più facile enfatizzare e magnificare i grossolani limiti umani (in questo caso della Chiesa) piuttosto che operare un equilibrato e realistico resoconto.

Rivolgo pertanto un pacato invito ai due parroci odierni di Zuglio e Arta, entrambi titolati monsignori (Giordano Cracina e Ivo Dereani, custodi dei rispettivi Archivi Parrocchiali) affinchè leggano attentamente questo libro e, apologeticamente, ne confutino ogni aspetto falso o dubbio riferito alla Chiesa Cattolica, dandone rilievo nelle rispettive chiese ai loro fedeli.
Se non lo faranno, significherà che condivideranno le posizioni anticlericali (anche anticattoliche?) di questo autore, tra l'altro collaboratore dell'attuale Bollettino Parrocchiale di Arta.

E meno male che l'autore stesso, ancorchè denigrare la Chiesa Cattolica (come qui ha fatto passim), abbia alla fine ringraziato i suoi sacerdoti che, pur nella loro limitatezza culturale o umana nel redigere questi (oggi) preziosi diari secolari, gli hanno consentito di scrivere questo libro e di trarne giusta notorietà e fama ("... restiamo anche grati a questi ecclesiastici per aver compilato e preservato, in secoli di oscuro lavoro, queste note preziosissime che ci tramandano la memoria... grazie a loro conosciamo i nomi e le vicende..." pag. 295) ed abbia infine, bontà sua, riconosciuto loro anche un seppure minimo ruolo positivo ("... sono comunque stati un riferimento e un porto sicuro e consolatorio per la popolazione in preda alle mille incertezze... malattie, disgrazie, varie e numerose calamità naturali... Le autorità secolari erano lontane e distanti non solo fisicamente... come non rivolgersi quindi all'unica fonte cui venivano abbeverati fin dai primi istanti di vita?" pag. 294).

E' stata questa senz'altro una delle più faticose recensioni che abbia finora mai redatto, che ha suscitato in me reazioni contrastanti e opposte così come contrastante e contradditorio è stato lo svolgersi del racconto, ravvivato peraltro da brillanti neologismi/curiosità: "...l'odiamato Cecco Beppe..." pag. 283; "...Fielis diventata provvisoriamente Frazione del Comune di Paluzza nel 1815" pag. 328...

Volendo sintetizzare questo meticoloso prezioso lavoro di fedele trascrizione documentale innervata dalle "variopinte" considerazioni personali dell'autore, potrei definire così l'intento e il portento di Dorissa:

RIDENDO DISCITUR
, qui si impara ridendo (e deridendo), che non è l'ERRANDO DISCITUR (sbagliando s'impara) nè il RIDENDO CASTIGAT MORES (ridendo sferza il malcostume) ma è un aforisma nuovo di zecca, coniato appositamente per questo originale lavoro.

Pur senza conoscere personalmente l'autore, mi sento di suggerirgli sommessamente un picciol consiglio: alla prossima ristampa (cui auguro seguano molte altre) espunga tutti gli acidi commenti anticlericali personali, perchè questo importantissimo poderoso lavoro non merita affatto di essere così gratuitamente e impunemente sfregiato, neppure dal suo autore.

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