VICENDE DI GUERRA
1943-1945
La Carnia durante l'occupazione nazista

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Giulio Del Bon continua imperterrito nella sua lunga diuturna fatica storico-letteraria, dando alle stampe il suo importante quinto lavoro, dopo aver già pubblicato ben tre volumi sulla Storia di Paluzza ed un quarto (Le nostre radici) sui casati e le famiglie sempre del suo paese.
Questo lavoro (303 pagine, 18 euro), che stavolta spazia sull'intera Carnia ed ha richiesto oltre 13 anni di assidua ricerca presso diverse fonti ed archivi, prende in considerazione solo due anni (1943-45), i peggiori della seconda guerra mondiale per la Carnia, in quanto caratterizzati da tanti e tali avvenimenti da segnare profondamente il popolo carnico per molti decenni a venire.
E proprio questa intensità di accadimenti ha richiesto tanto tempo e approfondite analisi per vagliare, comparare, controllare una enormità di dati e di documenti (a volte contraddittori, se non contrastanti) che Del Bon con infinita pazienza e forte determinazione ha saputo e voluto perseguire. L'importanza storica politica e sociale di questo ponderoso lavoro è qui certificata non solo dal patrocinio largito dalla Università di Udine (dall'UTI Carnia e dai Comuni di Arta Terme, Sutrio, Paluzza, Cercivento, Ravascletto, Treppo Ligosullo e dalla Secab) ma soprattutto dalla prefazione che il prof. Andrea Zannini, ordinario di Storia moderna dell'ateneo friulano, ha voluto personalmente redigere, a riprova che il lavoro di ricerca storica di Del Bon riveste anche grande importanza accademica.


L'autore offre preliminarmente un'ampia ed esaustiva cornice storica (generale e locale) che consente a chi è digiuno di storia di poter inquadrare immediatamente il periodo che verrà considerato. Segue poi la analitica rassegna di tutte le forze in campo (fasciste, tedesche e partigiane), dei protagonisti sociali e di altre figure o gruppi coinvolti. Successivamente si affrontano vari aspetti di questa guerra civile, inquadrati in precisi capitoli.
La accurata descrizione delle requisizioni partigiane (comune per comune, ciascuna segnata da precisa indicazione bibliografica) occupa diverse pagine seguite da un lungo triste cronologico elenco di uccisioni (ciascuna segnata da precisa indicazione bibliografica): già questi due documentati elenchi, peraltro mai letti in nessun altro precedente lavoro storico, pongono questo libro in una posizione di assoluta novità e attendibilità.
Importantissimo poi è anche il lungo elenco, in rigoroso ordine cronologico, delle azioni di guerriglia partigiana in Carnia e delle reazioni tedesche (qui brillano sempre le figure dei tanti sacerdoti che si spendono in ogni modo, anche a rischio della vita, per la difesa della gente dalle terribili rappresaglie naziste): moltissimi episodi, ben documentati non solo con sempre esauriente riferimento bibliografico ma a volte anche con singolare fotografia.
I fatti accaduti nella valle del But sono raccolti e descritti più estesamente in un capitolo a se stante poiché l'autore, nativo di Paluzza, ha qui avuto modo di disporre, oltre che della documentazione ufficiale, anche di maggiori testimonianze e informazioni dirette che hanno consentito un più approfondito trattamento degli accadimenti.
Anche le stragi compiute nelle malghe dell'Alto Incarojo e dell'Alto But vengono trattate in un particolare capitolo, ricco di cartine topografiche e di pertinenti considerazioni deduttive che cercano di spiegare alcuni aspetti oscuri di queste intricate vicende che hanno lasciato una lunga scia di sangue sui nostri pascoli alpini.
La giustizia partigiana viene descritta in ogni sua esplicazione dando conto di alcuni episodi esemplari.
La lunga (e ormai abbastanza nota) saga della occupazione cosacco-caucasica infine viene proposta in memorabili pagine dove i vari episodi sono descritti esaurientemente specie per quanto riguarda la situazione di Paluzza e Ovaro ma anche quella riguardante i principali villaggi carnici. In questo capitolo (pag. 218 e segg.), viene sensibilmente tratteggiato un importante penoso aspetto che riguarda espressamente gli stupri/violenze sessuali dei cosacchi sulle donne carniche (almeno 100 stupri ufficialmente conosciuti), aspetto peraltro già affrontato nell'immediato dopoguerra da Michele Gortani e recentemente, con maggiore profondità e vastità, da Fabio Verardo in "Offesa all'onore della donna". [Non certo una prerogativa dei soli cosacchi, ma un risvolto tragico di tutte le guerre: così si erano comportati infatti anche gli austro-tedeschi nei confronti delle donne carniche/friulane/venete durante l'occupazione del 1917-18 (vedi "La guerra dei nostri nonni" di Aldo Cazzullo, ed. Mondadori 2018, pag. 159 e segg) e così pure gli italiani nei confronti delle donne jugoslave durante la occupazione di quelle terre nel 1941 o durante la precedente colonizzazione italiana in Africa; per non parlare degli sturpi di massa dei giapponesi nei confronti delle donne cinesi (tra i 20.000 e gli 80.000 nella sola Nanchino) avvenuti nel 1937 o di quelli perpetrati dagli alleati liberatori francesi (le terribili "marocchinate" dei goumiers inquadrati nel "Corpo di Spedizione Francese in Italia") in Ciociaria nel 1944 sulle donne laziali (memorabile il film del 1960 "La ciociara" di Vittorio De Sica e con Sofia Loren e Jean Paul Belmondo); senza dire degli sturpi di massa dell'Armata Rossa sulle donne berlinesi e tedesche in genere nel 1945; per non parlare degli stupri sistematici avvenuti durante la guerra civile jugoslava negli anni '80-'90 del secolo scorso tra le varie etnie di quello Stato, quando la Jugoslavia di Tito si disintegrò in tante repubbliche autonome...].

Il grande apparato iconografico, in gran parte inedito, completa autorevolmente un lavoro già di per sè esaustivo e lo rende maggiormente fruibile anche da quella limitata porzione di lettori che magari sono più attratti dalle immagini e forse faticano nella prolungata lettura.
La raccolta finale in lunghissimo elenco di tutte le vittime (sia fasciste che antifasciste) mostra chiaramente come in Carnia questa terribile guerra civile (così anche Andrea Zannini nella prefazione) abbia sorprendentemente causato una indicibile strage di persone e Del Bon ha il grande merito di averle qui, per la prima volta, raccolte tutte e tutte insieme, per cui questo libro "onnicomprensivo" può a ragione ritenersi il maggiore monumento finora elevato a loro ricordo ed a memoria e monito di quella tragica stagione che insanguinò (e non marginalmente) anche la Carnia.
Interessanti anche il lungo elenco dei sacerdoti carnici che tennero un diario storico in quel cruciale periodo (ben 53 preti) ed il lunghissimo elenco di coloro che hanno rilasciato testimonianze scritte, orali o registrate (ben 110 persone) ed infine la lista dei 12 archivi setacciati.
Lo stile di Del Bon è scarno, stringato, senza commenti personali, che nulla concede a interpretazioni soggettive; in estrema sintesi: fatti, non parole.
Vi è infine da segnalare un aspetto non secondario ma, a mio sommesso avviso, assai importante: Del Bon ha voluto personalmente realizzare il progetto grafico e tutta la impaginazione del libro, scegliendo il carattere, la impostazione, la collocazione iconografica, i vari accorgimenti tipografici per fare aderire quanto più possibile la realizzazione cartacea alla sua concezione filosofica storico-letteraria. Sembra banale ma non lo è, perché il prezioso materiale storico recuperato e attentamente trattato richiedeva un' assoluta cura nel maneggiarlo e nel sistemarlo: chi più del suo autore avrebbe potuto farlo?
E benissimo ha fatto il Circolo Culturale di Treppo, nella persona della sua operosissima e acuta presidente Angela Cortolezzis, a voler editare, presso la sempre professionale Tipografia Cortolezzis di Paluzza, questo ultimo lavoro di Del Bon, scorgendovi in esso tutti i crismi di un'opera decisiva essenziale e insostituibile.
È dunque un libro questo che, al pari e più dell'antesignano "Il martirio della Carnia" di Michele Gortani (si licet parva componére magnis), dovrebbe essere presente in ogni famiglia, utilizzato nella scuola media, letto e commentato nelle superiori, perché (a mio modesto ma motivato avviso), dopo aver letto moltissimi libri sull'argomento di svariati autori viventi e passati, reputo che questa sia l'opera migliore in assoluto per la sua estrema completezza, per la sua trasparente equidistanza, per la sua puntigliosa nuda elencazione dei fatti, per la sua vasta e meticolosa bibliografia (due pagine di fitta bibliografia e ben 38 pagine di riferimenti bibliografici e note), per la sua avvincente iconografia e, non ultimo, per la assoluta neutralità accademica dell'autore, sigillo imprescindibile di autorevolezza.


Presentazione

Venerdì 14 settembre 2018
Ore 18

Albergo Roma
Tolmezzo

per info
Angela Cortolezzis
3343029542

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