LA VALLE DIMENTICATA

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Igino Dorissa ha dato alle stampe in questa estate 2020 il terzo libro di un trilogia particolare, dedicata alle Comunità di Zuglio, di Piano Arta ed ora a quella della bassa Val Jncaroio, la Valle Dimenticata dove, a mezza costa, sono aggrappati i minuscoli villaggi raccontati in queste 360 pagine (euro 16).
La copertina del libro un po' barocca (che richiama quella del primo) ed il suo titolo rispecchiano sempre la cifra editorial-letteraria di questo autore, autodidatta (ha curato personalmente perfino l'impaginazione) ma ormai assurto a riconosciuto autorevole storico locale, grande esperto di archivi parrocchiali e comunali, genealogista di primo piano, divulgatore giocoso ma raffinato, piacevolmente ironico ma pur gradevole anche se a volte caustico, ancorato sempre alla documentazione reperita ma libero e a volte scanzonato nei suoi guizzi estemporanei a margine.

 

La presentazione stavolta è nientemeno che di Ezio Banelli, illustre figlio di Valle-Rivalpo, i cui lavori di storia locale, contrariamente al nostro autore, si caratterizzano per rigore, serietà, severità, aplomb, meticolosità. Mi verrebbe da dire: quanto Banelli appare accademico e professorale, tanto Dorissa risulta popolare, serioso, leggero, empatico e simpatico. Due modi identici di approcciare la storia locale ma due modi quasi opposti di raccontarla ed esprimerla.
Ma torniamo a questo libro, che, sulla falsariga dei due lavori precedenti, ripropone la microstoria di queste comunità che si intreccia con le storie personali, dove i numerosi aneddoti e le mai sopite dicerie o contrasti vengono a ravvivare un testo che altrimenti potrebbe risultare aridamente algido, non in grado di suscitare interesse e curiosità. Invece Dorissa, con questo suo garbato e stuzzicante modo di porsi, riesce a catturare l'attenzione anche dei lettori più svogliati o meno propensi a riandare alla propria storia passata.
L'autore preliminarmente passa in rassegna i vari villaggi di cui tratteggia minime coordinate storico-geografiche: Rivalpo e Valle, Dinquan, Piedim, Rincornût, Lavoreit, Plan di Cocès, Rinch e Lovea.
Successivamente fa scorrere la lunga carellata dei parroci della Pieve di S. Martino a partire dal 1548 e di S. Andrea di Lovea a partire dal 1749, di cui delinea brevissime note biografiche, aneddoti, indole, carattere, soffermandosi maggiormente su pre Toni Bellina (rimasto a Rivalpo Valle dal 1968 al 1982), la cui fortissima personalità ha caratterizzato e condizionato non solo quei villaggi montani ma, poi, l'intero Friuli storico fino alla sua morte avvenuta nel 2007...
Capitolo interessante quello dei funerali (veri e propri percorsi di resistenza umana quelli effettuati "a piedi da Piedim" su fino alla pieve di San Martino), degli incendi (numerosi e drammatici) e dei delitti, che da lassù tra i monti, pur capitando raramente, suscitavano grande risonanza anche a valle ed in città...
Seguono altri capitoli riguardanti la demografia e gli antenati degli... antenati, desunti da alcune vecchie pergamene notarili e massimamente dal Necrologio della Pieve (Catapan) che ci fanno conoscere gli avi che vissero prima del 1600, quando ancora non esistevano i registri parrocchiali che dettero poi, su impulso del Concilio di Trento, una stabile e progressiva anagrafe delle situazioni dei villaggi.
Destano particolare interesse alcune "finestre" (tipograficamente segnalate dal fondopagina grigio) che "interrompono" momentaneamente il filo del racconto per indugiare su tematiche attinenti ed in cui vengono presentate testimonianze o figure particolari come Guizzardo il pittoresco profeta di Rivalpo, la Meneote, la Pizule, la banda di Tito Cella, il puint di cuardes di Lovea, la maestra Elettra Gabici e... tanto altro.
E quindi la presentazione delle varie Famiglie si srotola in una lunghissima saga di fatti, personaggi, avvenimenti, aneddoti caratteristici e caratterizzanti ciascun Casato, dove l'autore utilizza sapientemente anche lavori di altri ricercatori locali come Silvio Molinari (il più citato) ed altri del passato come Giovanni Gortani, Gio Batta Lupieri...
Sono ben 83 le Famiglie presenti in questi villaggi della valle dimenticata (molte ancora presenti, alcune già estinte) e di ciascuna di esse Dorissa tratteggia le caratteristiche e lumeggia i principali personaggi vissuti nei secoli passati che hanno lasciato visibili orme o ricordi fino ad oggi; ed è un rincorrersi di fatti e avvenimenti tristi e lieti, tragici e ridicoli che danno vivacità ed esuberanza al racconto...

Chi volesse avere però il proprio albero genealogico personalizzato, potrà sempre richiederlo all'autore il quale, come riferito anche in altre occasioni, dispone oggi di oltre 50mila nomi del passato che vanno a costituire una albero genealogico davvero impressionante.

In appendice vengono riportati: 1. Un articolo su Rivalpo Valle comparso in "Sot la nape" del 1967; 2. Il sintetico Diario di don Facci che riguarda il 1915-18; 3. Cenni storici sulla Pieve di S. Martino; 4. Due antiche annotazioni giuridiche.
Un'appendice dunque che potrebbe ingolosire non solo gli abitanti della valle dimenticata o i loro emigrati ma anche i cultori di storia locale.

 


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