DARTE: NOMS DI LÛCS

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Sabato 10 agosto 2002 è stato presentato al salone delle terme di Arta il ponderoso lavoro letterario di Ezio Banelli, di Valle Rivalpo, laureato in lettere ed insegnante alle superiori.
L’opera, edita dall' Ente culturale denominato COORDINAMENTO CIRCOLI CULTURALI CARNIA di Cercivento (attualmente ridenominato CjargneCulture), si compone di due volumi e presenta i TOPONIMI LOCALI del comune di Arta Terme, la loro derivazione storica e i riscontri archivistici relativi.
Il primo volume si intitola: DARTE: NOMS DI LÛCS per 243 pagine (in cui si affrontano le problematiche generali di questo studio). Il secondo volume: DIZIONARI TOPONOMASTIC DI DARTE (in cui si passano in rassegna tutti i toponimi del Comune) conta ben 460 pagine. Per un totale di 703 pagine!
Si tratta del primo lavoro del genere in assoluto in Carnia che ha richiesto oltre 15 anni di paziente raccolta ed elaborazione dei dati. Alla affollata cerimonia erano presenti il sindaco di Arta, Somma, ed il cervello-motore del CCCC di Cercivento, Erminio Polo.
Il poliedrico intellettuale carnico di sinistra Giorgio Ferigo ha svolto una dotta e capziosa relazione riguardante la toponomastica locale, intrattenendo i numerosi partecipanti con stimolanti riflessioni condite spesso da ironici commenti e argute divagazioni.
Il vero oratore della serata è stato però Enos Costantini, di Trasaghis, il quale è sceso dal palco degli oratori e in mezzo alla sala, senza microfono, ha parlato a braccio per 30’, in un friulano fluente e accattivante. Ha presentato la vasta opera di Banelli, ne ha esaltato i pregi ed il valore intrinseco, ha colto i significati profondi con la storia, ha tracciato dei paralleli con il tedesco Wolf e il friulano Gentile, che oltre un secolo fa avevano iniziato un cammino di ricerca toponomastica difficile e affascinante.
Enos Costantini non ha avuto alcun dubbio nel collocare EZIO BANELLI non solo a fianco di questi due sommi studiosi, ma addirittura a considerarlo superiore ad essi, sia per la mole di lavoro compiuta sia per la meticolosità della ricerca svolta. L’opera di Banelli (ha infine sottolineato Costantini) è unica nel suo genere in Friuli e forse in Italia, perché affronta un argomento difficile e complesso con gli strumenti rigorosi della linguistica e della storia.
Ha infine preso la parola l’autore di questa vastissima opera, il quale si è a lungo soffermato nei ringraziamenti: ha voluto citare così tutte le persone che lo hanno aiutato in questi 15 anni, dalla moglie fino all’ultimo valligiano di Valle-Rivalpo.

 


Nel finale Banelli è però scivolato malamente sulla politica (che non c'entrava per nulla) e si è fatto male: unica nota stonata peraltro della intera serata. E’ successo quando ha invitato i carnici a rimanere saldamente attaccati alla propria terra e a continuare ad abitare nei propri paesi, a non mollare, sollecitando letteralmente a RESISTERE RESISTERE RESISTERE. In questo modo Ezio Banelli ha volutamente mutuato la ormai famosa frase che l’ex procuratore di Milano, Borrelli (riprendendola a sua volta da un motto in voga durante la prima guerra mondiale), aveva scagliato (a torto? A ragione?) contro il primo governo Berlusconi.
Solo che Ezio Banelli (che non è Saverio Borrelli), nell’invitare i carnici a RESISTERE RESISTERE RESISTERE nei propri paesi, ha dimenticato un piccolo particolare: lui, a differenza dei pochi carnici rimasti, se n’è andato (per motivi assolutamente legittimi) già da molti anni dalla Carnia dove ci torna solo per le ferie. Aver voluto imprimere una avulsa connotazione politica di sinistra alla presentazione di questo libro ha, a nostro sommesso avviso, deturpato pesantemente una manifestazione culturale di altissimo profilo e di autentica carnicità.
Caro e stimato Prof. Banelli, alla prossima tua opera (certamente preziosa e importante quanto la tua prima), astieniti dall’ appiccicarvi etichette politiche: rischiano, alla lunga, di scadere.
La cultura, quella con la C maiuscola che tu tratti con estrema padronanza e sensibilità, non scade mai!

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