IL RECINTO DELLA MEMORIA
recupero del vecchio cimitero di Timau

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Il vecchio cimitero di Timau-Cleulis, situato in località Casali Sega, che aveva accolto nel secolo scorso le salme non solo degli abitanti delle due frazioni alte di Paluzza ma, per un breve periodo, anche le spoglie di tantissimi soldati morti nella Grande Guerra sul Pal Piccolo, Pal Grande e Freikofel (prima della loro collocazione definitiva al tempio Ossario di Timau), era stato da decenni ormai abbandonato a beneficio del nuovo più grande cimitero, sorto a poca distanza dal primo.
Lo stato di grave abbandono unitamente alla incuria pubblica a privata che stavano letteralmente cancellando questo privilegiato luogo della memoria collettiva di due comunità valligiane, avevano turbato ed interessato profondamente, oltre 10 anni fa, l'allora on. Franco Corleone, la cui madre timavese, morta in giovane età, era stata sepolta proprio in questo luogo...
Questo splendido libretto di pag. 80, racconta proprio la storia di questo cimitero alpino che è stato riaffidato alla memoria ed alla fruizione dei viventi attraverso un' esemplare opera di mirato, attento, splendido e ragionato recupero architettonico che ha già vinto un importantissimo premio nazionale e che lascia davvero stupiti e impressionati per la qualità, i significati e la meticolosità dei lavori eseguiti nella capelletta.
Il contenuto di questo gioiello tipografico è dato da alcuni contributi particolari che mi piace qui ricordare:
- Franco Corleone (dopo una breve introduzione del sindaco di Paluzza, Vezzi e di Ottaviano Matiz) apre i testi con una sua commovente e coinvolgente "L'emozione della memoria" in cui rievoca dapprima il proprio percorso doloroso di tanti anni fa quando accompagnò al cimitero la mamma morta in giovanissima età, tornando poi col padre ad ogni Ricorrenza dei Defunti a novembre... Era (ed è) tale il suo attaccamento a questo luogo "selvaggio" che Franco decise di acquistare qui una vecchia casa, di ristrutturarla e di eleggerla a rifugio dell'anima, dove approda sempre appena le contingenze della vita glielo consentono: qui sta bene, ritrova se stesso, ritrova le proprie radici... Il racconto poi spicca il volo e attraverso giri di orizzonte sempre più ampi e più alti, ci conduce alle sue visioni della vita e della morte, non senza aver prima accennato alle tappe storiche che hanno portato alla costruzione dei cimiteri (l'editto di Napoleone del 1804; il carme "I sepolcri" del Foscolo di cui analizza ed esalta alcuni pregnanti versi; considerazioni filosofiche personalissime e di vari autori, la più coinvolgente delle quali è: "I morti non tornano perchè non se ne vanno mai, perchè sono uniti all'intimo"). Corleone poi ci presenta il suo "pellegrinaggio laico", (non si professa mai credente) nel quale tocca varie postazioni della memoria della morte di alcuni grandi personaggi della cultura di sinistra (Gobetti, Gramsci, Pasolini, Turoldo, Langer...); di particolare intensità ed interesse è la lettera che Nello Rosselli (l'altro famoso fratello antifascista è Carlo) scrive da Udine il 12.9.1928 alla mamma Amelia, in cui racconta la riesumazione della salma del fratello maggiore Aldo, morto sul Pal Piccolo nel 1916, i cui resti saranno dapprima tumulati proprio nel piccolo cimitero di Timau (e poi definitivamente nel Tempio Ossario nel 1936); questa vicenda dei fratelli Rosselli in Carnia è certamente ignota ai più e acquista un significato ed una valenza particolari nei confronti di Timau e del suo piccolo cimitero (ora recuperato). Corleone poi cita Giorgio Ferigo e la sua originalissima opera sui Cimiteri di Montagna, da cui estrapola ampi stralci a sostegno della sua visione della vita e della morte. Termina il suo contributo Corleone ricordando i 4 alpini fucilati a Cercivento nel 1916 (di cui uno di Timau e uno di Paluzza) e la controversa vicenda di Eluana Englaro.
- Il secondo intervento è di Velia Plozner che racconta le vicende storiche de "Il cimitero vecchio- Dar Olta Vraitouf" porgendo una messe di dati archivistici e di esemplificative tabelle e ripercorrendo tutte le tappe burocratiche e umane che portarono alla costruzione ed ai vari ampliamenti di questo vecchio camposanto.
- Il terzo contributo è di Marco Ragonese e si intitola "Un filo per cucire la memoria". L'autore è "perfino" di Taormina e abita a Trieste; racconta di un suo viaggio in corriera a Timau, con toni accorati e a tratti poetici, descrivendo quello che vede e confrontandolo con quello che lui vive in città o che osserva in Sicilia. Dipinge Timau come un paese delle meraviglie (per la lingua, per il grande crocifisso di legno, per i portoni delle case non chiusi, per il pesante lavoro femminile...). Quello che in lui suscita maggior meraviglia è però il concluso recupero di questo vecchio cimitero abbandonato e ne descrive i particolari con rara maestria (è un architetto?) e quasi con amore condiviso annota alcune lapidi e statue che ancora, con infinita suggestione, adornano il cimitero dismesso...
- Il terzo contributo è di Federico Mentil (di Timau) ideatore e realizzatore del recupero cimiteriale. La prosa di questo giovane architetto, sempre precisa puntuale rigorosa, annuncia una personalità di profonda sensibilità e di forte carattere, la sola ad aver forse potuto ultimare una impresa architettonica di riguardo che, come già sottolineato, gli ha valso un riconoscimento di assoluto prestigio. Vengono qui descritte le varie metodiche di recupero, le idee realizzate, i problemi affrontati e risolti, i materiali utilizzati, le scelte operate, le soluzioni approntate... Si tratta davvero di una relazione ottima ed esauriente che esemplifica assai bene come si è potuto coniugare l'antico col nuovo, accostando materiali recenti a quelli vecchi, "antichizzando" spesso i nuovi e ripulendo gli antichi... Un contributo efficacissimo dunque per i profani di architettura, che risente tra l'altro di una profonda visione cristiana della vita e della morte, che viene quasi a bilanciare quella esclusivamente laica e "acattolica" di Corleone.
Il corredo iconografico (lapidi e ritratti, disegni e piantine, schemi) da voce e vita alle parole stampate e consente al lettore una immediata percezione di quanto è stato realizzato nel piccolo cimitero storico di Timau-Cleulis, specie se si confronta la preesistente con l'attuale situazione, osservando le diverse fotografie.

Davvero un ottimo lavoro tipografico questo suggestivo libretto che si può reperire presso il Comune di Paluzza o direttamente a Timau.
Meglio però andare sul posto, avendo in mano questo libro (o dopo averlo letto), e rendersi conto de visu di cosa è oggi il cimitero di Casali Sega: si coglieranno sicuramente più sfumature, più particolari, più significati, più emozioni...

Ringrazio William De Stales, di Cercivento, che, casualmente, mi ha offerto questo libro in cui si racconta questa affascinante storia di cui solo pochissimi sono a conoscenza. Un libro troppo bello per rimanere chiuso negli armadi di qualche ente pubblico!

 

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