SUGGESTIONI DI CACCIA

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Sulla splendida scia di Tita Dorotea (che negli anni scorsi aveva pubblicato NEL TEMPIO DI DIANA), anche Antonio CROSILLA (Toni di Gusta), ha voluto dare alla stampe la propria autobiografia venatoria, dopo aver già familiarizzato con l’editoria negli anni scorsi con l’originale LAVORI DI MECCANICA IN CARNIA ed aver attivamente collaborato a quella splendida opera di recupero memorialistico che è DA UN SAN MARTIN A CHEL ATI.

Questo agile libretto di ben 220 pagine, arricchito da una splendida iconografia faunistica a colori (in parte personale), altro non è che la raccolta e sistemazione di una vastissima gamma di ricordi che Toni ha gelosamente conservato in oltre 53 anni di attività di caccia e che riaffiorano prepotentemente ora, proprio quando l’età non permette più ciò che la giovinezza pretendeva e la maturità ancora consentiva.

Toni infatti, non può più salire ai luoghi noti e familiari delle sue montagne, delle sue rocce, dei suoi pascoli, dei suoi boschi: si deve accontentare di ritornarvi solo con il ricordo e la fantasia che ancora però sono in grado di portarlo lassù tra caprioli e cervi, tra cedroni e lepri… E quando la memoria sembra solo un po’ appannarsi, ecco che Toni riesce a recuperare dal fondo del suo animo la volontà di farcela ancora e ci regala quadri rupestri e bucolici indimenticabili.

Toni apre il suo lavoro con una punta polemica (assolutamente condivisibile) che riguarda le recenti regolamentazioni regionali (che consentono anche l’abbattimento di femmine degli ungulati); se la prende con il nuovo metodo di approccio delle giovani leve di cacciatori che non manifestano più tanto amore per gli animali; non usa giri di parole contro coloro che considerano la caccia solo come uno sfogo primordiale dell’uomo. Toni, sommessamente, racconta lo stile di vita ed i comportamenti che animavano i vecchi cacciatori, abituati a grandi sacrifici e a lunghe camminate e “... la carne veniva poi divisa tra tutti gli abitanti di Liariis, un po’ per famiglia.” (pag. 69)…

Perfino due sue poesie sull’ambiente della caccia, Toni infila in apertura del libro!

Successivamente viene a parlarci del cane da caccia (specie dei suoi cani: Bosco e Appia tra tutti) cui dedica affettuose pagine, dei preparativi della battuta, degli ambienti che si attraversano per giungere sul posto, delle albe magiche e indimenticate…

E poi via: il cervo, il capriolo, l’orso, il camoscio, il cinghiale, la volpe, la martora, la marmotta (per ognuno dei quali Toni ricorda la propria personale esperienza)… in un lunghissimo elenco di tutta la fauna di Carnia (oltre 50 specie!) compresi volatili, mammiferi di ogni taglia, perfino le formiche! Di molti, Toni descrive le abitudini, gli atteggiamenti verso l’uomo, gli istinti, i diversi comportamenti: è davvero un gustoso leggere che diventa quasi un gustoso “vedere”.

I vari racconti che si susseguono conservano infatti tutto il sapore della genuinità e dell’immediatezza, perché Toni riesce a fare rivivere paesaggi, ambienti, animali, stati d’animo, considerazioni che paiono davvero descritte in tempo reale, tanta è la precisione evocativa dell’autore e tanta è la passione di Toni per la Natura. Al punto che però omette “i nomi delle località, altrimenti sarebbe come cedere i posti da cacciare a quelli senza scrupoli” (pag. 65). Al punto che “seppure la legge sbagliata ci autorizza a uccidere il piccolo, né io né il mio allievo… abbiamo mai sparato a uno di questi cerbiatti” (sempre pag. 65). E qui emerge nettissimo l’animo buono e rispettoso di Toni che biasima chi invece, pur ottemperando alla legge, uccide anche i piccoli (come un tempo mai si faceva).
E poi ancora ricordi: lo zoo e la riserva di De Antoni; il camoscio di Pompeo De Caneva, il capriolo di Toni Covassi, le coturnici di Paolo De Franceschi...

Ci sarebbe un’infinità di altri aneddoti da citare, ma desidero lasciare al lettore (e massimamente al cacciatore) la ventura di leggere e meditare queste pagine semplici e chiare, che hanno il pregio di farti conoscere, in una maniera suadente e piana, gli animali che popolano la Carnia.

Una sommessa nota di rammarico: questo bello ed istruttivo libro è purtroppo sfregiato da troppi refusi tipografici od ortografici (“e” al posto di “è” e viceversa;“hai” al posto di “ai” e viceversa; assenza di virgole, ecc.) che avrebbero potuto e dovuto essere corretti ad una ultima lettura pre-stampa. Questo non è stato fatto ed il libro, a mio modesto avviso, ne soffre molto, qualora si pensi che, per il suo stesso contenuto, avrebbe meritato una veste tipografica assolutamente perfetta e rilassante.

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