Lavori di meccanica in Carnia

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Si tratta di un fresco lavoro “fat in cjase” da un meccanico autodidatta, che è anche editore di se stesso, Antonio Crosilla, di Gusta da Liaries (come si autodefinisce): un ottimo esempio che smentisce il luogo comune secondo cui i meccanici non sanno scrivere!

L’eccessiva lunghezza del titolo (che ricorda un po’ i film-cult di Lina Wertmuller) e la foto di copertina non devono trarre in inganno il lettore né deviarne l’attenzione. In questo piccolo e semplice libro (di una luminosa semplicità francescana) sono stati raccolti dall’autore personaggi, ambienti, storie, inedite foto in b/n che hanno un unico denominatore comune: il lavoro di meccanica in Carnia e più specificatamente nella val Degano e val Pesarina. Un qualcosa insomma di inedito e di curioso.

Il nostro Toni di Gusta, attraverso un periodare molto semplice che sa di cjargnel, ci porta di officina in officina, di mulino in mulino, di fucina in fucina, toccando i vari paesetti della Carnia, dove un tempo il lavoro e l’ingegno davano luogo a incredibili realizzazioni, ancor oggi ritenute favolose. Pensiamo solo agli orologi di Pesariis (e ai loro molteplici artefici) che hanno portato nel mondo il nome di Carnia oppure ai vari lavori di ferro battuto creati da valenti fabbri che avevano imparato il mestiere dai nonni; ma anche ai bronzins ai cjavedai ai cjaldirs alla miriade di oggetti di lavoro che un tempo la Carnia fabbricava sia per il proprio uso interno sia per altre regioni contermini.

La parte del leone in questo libro, la fanno però le decine di officine meccaniche automobilistiche, che Antonio Crosilla puntualmente ha visitato, fotografato e descritto: ve ne sono talmente tante che si fatica a credere che ve ne siano state in così gran numero fino alla fine del secolo scorso. Di tutte presenta il titolare, le caratteristiche, le valenze, la storia…Di particolare curiosità è la descrizione del motore a gasogeno (credo che oggi nessuno sappia come era alimentato: resterete stupiti davvero quando lo scoprirete!).

In un capitolo a parte viene descritta minuziosamente anche la poiate (carbonaia), cioè il metodo con cui i fâris di un tempo si procuravano autonomamente il  carbone, partendo da tronchetti di castagno, nocciolo o faggio: una descrizione leggendaria davvero, che sa di sbilfs e di maçaroz più che di lavoro duro e spossante nel bosco.

Ho voluto segnalare questo libro perché, nella sua essenziale e disincantata ingenuità, ci da una testimonianza diretta e schietta di un lavoro che in Carnia è pressoché scomparso, ma le cui tracce (a volerle ricercare) si ritrovano dappertutto. Non è indicato il prezzo. Per averlo, occorre rivolgersi all’autore direttamente (Crosilla Antonio, Liariis di Ovaro) citando questa fonte d’informazione.

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