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NEL
TEMPIO DI DIANA
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Si
tratta di un piccolo gioiello, un pò memorialistico un pò descrittivo
un pò documentaristico, che racconta la FAUNA DI CARNIA,
filtrata attraverso gli occhi e l'anima di un espertissimo cacciatore, Tita
DOROTEA, di Tolmezzo, con radici sutriesi.
Dorotea ha oggi 85 anni, vive solo con una colf nella grande
casa avita; la innata passione per la caccia lo ha completamente assorbito
fin dall'infanzia e non gli ha più permesso alcun altro impegno, neppure
quello di trovare una donna e di sposarsi. Nonostante questo, non rimpiange
affatto di essere stato fin da fanciullo sedotto dalla dea Diana e dalla sua
arte venatoria e di non averla più tradita fino alla veneranda età ultraottuagenaria
attuale.
Tita ha consegnato anima e corpo a questa arte, dedicandovi ogni attimo del
suo tempo (col pensiero), ogni ora dei suoi giorni (con i progetti), ogni possibile
giorno della sua lunga vita (con le uscite a piedi o in bici): la sua pluridecennale
esperienza ha dunque le caratteristiche di un amore profondissmo e costante,
consapevole e scientifico, alimentato da un innamoramento che non ha mai avuto
fine. Ancor oggi, quando con lui si parla di caccia (e di che altro senno'?),
gli occhi del vecchio Tita si illuminano di una luce chiara e vivissima che
distende tutte le rughe del viso e genera un ampio immediato sorriso: bonomia
e serenità riaffiorano e ricordi indimenticabili riecheggiano tumultuosi
ma sempre nitidi. Di qualsiasi problema o argomento venatorio si parli, lui
conosce tutto e sa tutto!
Questo libro di 130 pagine, si dispone in questa maniera:
la prima parte è occupata dal racconto di alcune delle sue memorabili
uscite (in Topolino o in Bianchina nei tempi più recenti),
la cui descrizione viene svolta all'indicativo presente e la suggestione di
questi racconti ti fa quasi rivivere in presa diretta le emozioni e le ansie
di quelle lunghe camminate, degli appostamenti snervanti, delle prede mancate
o dei carnieri ricolmi. Dorotea, che non ha certo compiuto studi classici,
si rivela uno scrittore coinvolgente, attento, preciso; ti prende e ti porta
per sentieri e per boschi ignoti che ti pare di conoscere già, che credi
di aver già percorso in precedenza. Sono racconti dal vivo,
tratti dai suoi interminabili DIARI DI CACCIA, da cui Titta ha estrapolato
le pagine più belle e più palpitanti. E ti imbatti in termini
sconosciuti ma appropriati, in significati gergali propri del cacciatore, in
considerazioni spesso di filosofo della vita, in suggerimenti da vecchio saggio.
E' un tripudio di beccacce e beccaccini, di cedroni e di forcelli, di marzaiole
e germani... perchè Titta ha cacciato solo volatili e
non ha mai voluto praticare la caccia grossa, ritenendosi appagato esclusivamente
dalla prima, cui ha dedicato tanto studio, tante osservazioni, tanto tempo,
la sua vita.
Per questo Titta è considerato oggi un grandissimo esperto di questo
settore, un esperto autodidatta dove la lettura dei testi tipici non è mai
stata disgiunta dal riscontro sul campo ed integrata da esperienza diretta.
Per questo Dorotea è stato anche maestro di caccia di intere generazioni,
che lo venerano tuttora come il grande saggio di Diana...
Una parte è dedicata al CANE, che rappresenta il compagno
indipensabile del cacciatore, sia da ferma che da seguito. Il cane è per
Titta più di un amico fedele: per questo ricorda con affetto e commozione
tutti i cani che lo hanno accompagnato in questa lunghissima attività venatoria,
soffermandosi maggiormente sulla sua Ketty di cui rinnova i modi caratteristici...
La terza parte ritengo sia la più importante perchè Dorotea riporta
il PANORAMA FAUNISTICO DI CARNIA da lui stesso rilevato e
descritto nel lontano 1948 quando varie specie erano ancora
presenti sul territorio; per ogni specie Titta descrive i tratti salienti e
si sofferma sugli habitat locali. Per ogni animale poi riporta sempre il nome
in friulano, oggi molto spesso dimenticato.
Al termine di questa descrizione faunistica della Carnia di 50 anni fa, Dorotea
conclude presentando lo stato attuale del patrimonio faunistico carnico e
rileva tutte le variazioni intervenute in questo periodo di
mezzo secolo, con specie del tutto scomparse ed altre invece nuovamente presenti
o addirittura del tutto nuove. Prende in considerazione anche il territorio
e le modifiche nel frattempo verificatesi. Molte sorprese emergono e ancor
maggiori spunti di riflessione sorgono alla lettura di queste ultime pagine,
scritte non solo col cuore ma con la competenza di chi ha dedicato la propria
vita alla Natura.
Bello l'arredo fotografico (anche se esiguo), singolari i disegni di Perco.
La modestia tipografica dell'opera, edita nel 1999 dalla sezione provinciale
di Udine di ENALCACCIA E PESCA (cui forse può essere ancora
richiesto) è inversamente proprozionale al contenuto di essa; questo
libretto meritava certamente una migliore veste editoriale ed una migliore
sistematicità, oltre che una maggiore diffusione non solo tra gli allievi
di Diana ma anche tra gli ambientalisti...
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