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DA
UN SAN MARTIN A CHEL ATI
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E'
il racconto corale di un intero paese (LIARIIS di Ovaro),
i cui abitanti (tutti) hanno portato un significativo e personalissimo
contributo
memorialistico per la costruzione di questo grande e indimenticabile
libro della memoria collettiva.
Il coordinatore principale e animatore di questa operazione culturale
è stato Paolo De Caneva (Pauli di Blâs),
coadiuvato da Antonio
Crosilla (Toni di Gusta), già autore di un altro libro (Lavori
di meccanica in Carnia).
Liariis è una delle più pittoresce
frazioni di Ovaro, posta ai piedi dell'ormai famoso monte Zoncolan
(versante Val Degano) ed un tempo
contava oltre 600 abitanti; oggi i residenti sono in
numero assai più esiguo, le case si sono svuotate... Leggo: "... fienili
trasformati in chalet, stalle in taverne, prati in boschi, campi in prati,
orti in giardini, latterie in centri sociali, scuole e canoniche in appartamenti,
osterie in pub...". La Carnia sta mutando
non solo il suo aspetto esteriore ma forse anche il proprio DNA. Basteranno
poche generazioni e il mondo che tutti abbiamo conosciuto svanirà completamente...
Ebbene
di fronte a
questo
scenario di grigie prospettive, Pauli di Blâs (che abita a Vicenza
dove lavora) ha lanciato la sfida ai valligiani: mettiamo in pagina
la nostra Liariis che abbiamo conosciuto, prima che scompaia nel
vortice della globalizzazione.
Scrive infatti il coordinatore Pauli: "Per
avere almeno una vaga idea di cos'era essere di Liariis, vivere a
Liariis,
lavorare a Liariis in quel periodo, della vita che scorreva nelle
nostre case, abbiamo ritenuto improcrastinabile la realizzazone di
questo volume." E così l'intera Comunità di Liariis (non una
o due persone) si racconta in questo libro che, per i temi che
tratta ed i ricordi che rievoca, può a buon diritto assurgere a emblema
universale di un piccolo mondo antico montano che non
c'è più.
Il lavoro di ricerca, raccolta e stesura è durato oltre 3
anni; la
prima fase è coincisa con la raccolta delle fotografie
(oltre 3.000) e la loro proiezione nella sala
della ex Latteria: tutto questo materiale fa parte ora dell'archivio
di Liariis.
La seconda fase ha
coinvolto tutte le persone del paese con domande e questionari relativi
alla vita del secolo scorso, che venivano distribuiti mensilmente:
questa ampia messe di notizie ha rappresentato l'ossatura di una
prima stesura del libro.
La terza fase è stata costituita da lunghe file serali in
cui, a gruppi ristretti di persone, venivano rilette le pagine
del libro in fieri,
venivano inseriti nuovi argomenti o corrette alcune imprecisioni:
ci furono ben 10
stesure fino alla stesura completa e definitiva che è
l'attuale libro. Un lavoro insomma davvero diuturno e certosino,
quasi implacabile. Per questo si può serenamente affermare
che oggi quest'opera riporta fedelmente i ricordi delle persone che
hanno vissuto in Liariis
nel secolo scorso.
Il
titolo in friulano (tutto il testo è però in italiano)
vuole significare semplicemente e sottolineare come l'anno "ufficiale" cominciasse
un tempo proprio l'11 di novembre (S. Martino):
i lavori agricoli e boschivi, il lavoro di allevamento e tutte le
altre occupazioni facevano riferimento sempre a S. Martino. In questo
senso, il libro
prende in
considerazione le varie attività, cominciando proprio da novembre;
questo calendario passa poi in rassegna tutti gli altri lavori ed
occupazioni che si succedevano nei mesi, secondo il lento e cadenzato
ritmo delle stagioni...
Si trovano poi i vari ambiti di lavoro; le giornate
particolari che in
famiglia erano una tradizione (il purcit, la lissive...); i
lavori in
zone adiacenti al paese (cartufules, fasui, sorc,
ledan...);
i lavori in malga; i lavori nel bosco... Per
ognuna
di queste attività, sommariamente delineate dal curatore, sono riportate
notizie
e
ricordi
particolari
della gente che, pur riferendosi sempre al microambiente di Liariis,
conservano
comunque
una
caratteristica
generale
che interessa indistintamente tutti i paesi di Carnia. Queste testimonianze
personali (che tipograficamente sarebbero state meglio evidenziate con
il carattere corsivo) sono
tutte
virgolettate
(anche
se
prive dell'indicazione diretta della fonte) e spesso, per ogni singola attività
o avvenimento,
coesistono
più
testimonianze
diverse che arricchiscono, senza appesantire, lo svolgimento tematico che tuttavia,
solo a tratti,
potrebbe apparire ripetitivo.
Molto
originale ed utilissima è soprattutto l'ultima
parte del
libro per i motivi che seguono:
1. vi è un piccolo glossario tecnico di alcuni
termini utilizzati a Liariis che non sempre sono identici a quelli
di altri
paesi limitrofi.
2. sono descritti i termini specifici di alcuni lavori,
dove per ogni attività si
riportano le parole friulane inerenti agli attrezzi ed agli atti
compiuti.
3. per ogni attività lavorativa particolare, oltre alle parole
friulane, vi è il corredo di alcuni splendidi disegni (di
Galliano Rosset) che illustrano queste attività, la maggior
parte delle quali oggi desueta.
L'iconografia in B/N è davvero splendida ricca e suggestiva (vedi
il mercato di S. Martino degli anni '30), capace di riesumare atmosfere
e ambienti del passato con una carica rievocativa davvero
profonda
e unica, anche se la
riproduzione di queste fotografie (e questo è l'unico difetto dell'opera)
ha
adottato un formato
davvero troppo ridotto, che penalizza indubbiamente la curiosità e la
vista del
lettore.
Questo importante e splendido libro merita un posto di rilievo non solo nelle
nostre
case;
sarebbe
opportuno
che fosse presente in tutte le scuole primarie di Carnia: è un
insostituibile
testo di antropologia locale, tanto più necessario oggi, in questo clima socio-culturale
che tende a elidere le specificità e ad enfatizzare l' uniformità, sempre più
vuota e banale.
Per
ulteriori informazioni rivolgersi
a Marino Plazzotta: gosper1@tin.it
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