LE VOCI DELL'ACQUA

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Ennesimo atlante a colori dedicato alla Carnia da parte della fotografa ormai divenuta famosa anche al di fuori dei confini regionali, Ulderica Da Pozzo, di Ravascletto.
Anche quest'opera monografica di immagini fotografiche riprende le medesime caratteristiche dei precedenti raffinati lavori dove Ulderica, "instancabile esploratrice della sua Carnia", riesce ad esprimersi al massimo delle sue mirabili peculiarità visive e delle sue capacità interpretative.
In questo splendido volume di pagine 183 (ottimo per un pregevole cadeau in ogni occasione), sono raccolte le più belle "cartoline" non solo della Carnia (che la fa da padrona) ma anche dell' Alto e Medio Friuli, ivi compresa la zona pedemontana.

L'acqua è qui vista ripresa ed interpretata sotto l'angolatura delle varie sue espressioni:

Pioggia di primavera, stanze d'acqua, aghe di mont, nuvole nere, piccoli fiocchi, silenzi di ghiaccio, aghe sante, sapori e voci delle sorgenti, acqua corrente, mani rosse, rumore d'acqua, luce verso la pianura, i sassi del Tagliamento, il canto del grande fiume.

Ottima la multitematica (anche se chiaramente orientata) introduzione del triestino Paolo Rumiz (Chi uccide il paesaggio) che discorre anche e soprattutto di temi politici legati all'acqua (privatizzazione, depredazione, furto...) riportando in proposito numerosi esempi negativi di utilizzo dell'acqua (nessuno dei quali -per caso o per fortuna?- riguardanti la Carnia).
Però, a mio modestissimo parere, egli drammatizza eccessivamente il problema "acqua" (parrebbe contrario perfino alle centraline idroelettriche dislocate sui nostri torrenti!) poichè alluvioni, frane, smottamenti, siccità, cataclismi sono esistiti da sempre, anche quando non esisteva il business odierno dell'acqua e dell'energia. Basta andare a rileggere quanto annotava già nell'800 Gio Batta Lupieri nei suoi meticolosi diari (allorchè in Carnia i torrenti spesso straripavano sommergendo ogni cosa, causando vittime e distruzioni di intere borgate o si verificavano lunghi periodi siccitosi). Se poi andiamo ancora più indietro nel tempo, dobbiamo pur ricordare queste date: nel 1488 vi fu una memorabile alluvione che spazzò via l'intera zona di Paluzza inferiore con tutta la chiesa di S. Jacun vieri facendo anche molti morti; il 28 ottobre 1567: gravissima alluvione in Carnia con frane e morti; il 14 agosto 1692: diluvio biblico in Carnia dove "le acque hano destruto i arzeni ripari e ponti, con stacamento de monti et la morte di più persone" e ancora il 29 ottobre 1729 quando vi fu una spaventosa inondazione che distrusse completamente Timau ricoprendolo con 2 metri e mezzo di ghiaia. E ricordo tutto questo non per spirito polemico ma per amore di verità, perchè la natura va sicurissimamente sempre rispettata ma non ne va fatto un totem intoccabile come spesso i Verdi vorrebbero (ricordo appena che il mancato sghiaiamento dei torrenti ostinatamente perseguito dai Verdi, fu causa di straripamenti anche recenti nella Carnia di fine secolo XX).
Sulla questione dell'acqua potabile poi, confesso pubblicamente cospargendomi il capo di cenere che io, ahimè, bevo acqua in bottiglia di vetro ("Goccia di Carnia" leggermente frizzante, per la precisione) ma solo perchè la mia eccellente acqua di rubinetto (proveniente dal mitico Fontanon di Timau) presenta tali impurità, raccolte nel suo percorso, che sono costretto a pulire il necessario filtro di ingresso domestico ogni settimana (e da questo periodico lavaggio esce sempre acqua intensamente marrone!): e questo non è certo da imputare alla discutibilissima privatizzazione di CarniaAcque ma va ascritta esclusivamente alla gestione pubblica fin qui operante e forse scarsamente operativa!

Inutile dire che quest'opera visiva di Ulderica, come tutte le precedenti, si presenta con una veste tipografica ultra-raffinata (a cominciare dalla copertina) dove ogni pagina è stata amorevolmente accarezzata e vezzeggiata, dove ogni breve presentazione tematica è stata meticolosamente curata su carta opaca trasparente, dove ogni quadro fotografico appare quasi pennellato da una mano sommamente esperta e saggia.

E a proposito delle presentazioni tematiche, debbo riconsocere che chi le ha scritte (non compare mai il nome dell'autore: o è forse la stessa Ulderica?) è poeta, genuino poeta, che sa usare alla perfezione non solo la lingua italiana nelle sue varie sfumature e trasparenze ma riesce a creare delicate e lievissime poesie in prosa (o forse sono prose poetiche?) la cui lettura è un vero incanto.

Le grandi fotografie sono davvero uniche ed eccezionali perchè hanno il sottile pregio di valorizzare ed esaltare particolari e angoli che solitamente siamo soliti guardare (non "osservare") distrattamente, senza farci caso, buttando l'occhio mentre si chiacchera o si mangia il panino, attraversando un bosco o risalendo un poggio...

Colori, sfumature, riverberi ed ombre creano costantemente un fantasmagorico gioco che trova completamento nella elaborazione interiore che il lettore (o meglio: il visitatore) poi necessariamente è quasi costretto a compiere, avviando una ineludibile personale riflessione su "... sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta".

 

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