IL TEMPO DELLA MEMORIA

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Il Circolo Centro Diurno Anziani, insieme al Comune di Tolmezzo, ha pubblicato in questo agile volumetto i racconti inediti che hanno partecipato al Concorso Letterario, indetto dallo stesso Circolo, negli anni 2007, 2009 e 2011.
Si tratta solitamente di lavori di autori nuovi (due in effetti sono già noti al pubblico carnico per precedenti opere individuali).
I testi sono stati poi curati da Ermes Dorigo e Renzo Balzan, i quali hanno dato loro uniformità di stile e di sintassi.
Ma vediamo più da vicino questi autori ed i loro racconti:

Per il 2007:

Mario Linussio (Un om di mistîr) presenta, in lingua friulana, la figura di un uomo di mestiere, Nardut, di cui sa tratteggiare il profilo non solo umano ma anche "professionale" ed il succo del racconto sta proprio in questo: spesso l'esperienza pratica non scolastica conta assai di più di una laurea!
Raffaella Cargnelutti (Cuore di pietra) già nota al grande pubblico di Carnia, porge una delicata e tragica storia, delineata con precise e suggestive tonalità, dove Vincenzo incarna il tipico carnico che, al termine di una vita complicata, si danna con le proprie mani...
Antonio Adami (Siôr Santul) riprende anche nel titolo, la figura di don Luigi Zuliani, pievano di Cercivento, già pubblicizzato da pre Toni Beline negli anni '70 ed in queste pagine friulane rievoca altri aneddoti riguardanti la figura di questo prete particolare, che fu anche deportato a Dachau dai nazisti.
Luca Coradduzza (La vera Merica è in Itaglia), in una prosa italiana ancora un po' legnosa che richiede ulteriore maturazione e affinamento, propone il tema dell'emigrazione oltreoceano attraverso un viaggio avventuroso che non cessa di stupire e di affascinare.
Guido Candido (Al km 16 Arbaraba) presenta un ricordo dell' Africa Orientale Italiana dell'epoca fascista, attraverso un recuperato sintetico diario privato.

Per il 2009:

Mario Linussio (Scoltait) propone ancora un fantastico racconto in friulano.
Eugenia Monego Ceiner (Gjovanin il cjargnel) presenta garbatamente, in friulano, la inedita e anonima figura del ferroviere pontebbano Giovanni Grillo, che aiutò e salvò moltissimi prigioneri italiani diretti ai campi di concentramento in Germania e la cui breve e intensa storia, finita tragicamente, suscita davvero stupore, ammirazione e grandissima stima.
Laura Benacchio (Il nonno) tratteggia in poche pagine la figura del nonno Renzin, rievocando episodi e aneddoti tipici della esperienza sapienziale dei vecchi.
Guido Candido (Olmos smamidos) propone alcune brevissime e intense poesie in friulano riguladot che colpiscono per la loro concisione e la loro precisa folgorante rivelazione.
Luca Coradduzza (La rotonda) descrive oniricamente in queste pagine un angolo di Tolmezzo attraverso le mutazioni temporali intervenute negli anni, quasi con il leggero rimpianto del laudator temporis acti.

Per il 2011:

Guido Della Schiava (Un prete unico) offre un personale ricordo del pirotecnico don Vito Foschiani, parroco di Lovea, la cui vita, a tratti spericolata, viene qui sunteggiata e magistralmente rivissuta nei suoi aspetti essenziali anche se a volte sottaciuti o appena abbozzati, fino al finale repentino e tragico per un "prete non molto prete".
Mario Linussio (Dapît de linie) presenta, in friulano, una piccola galleria di personaggi ospiti del Ricovero di Tolmezzo che sintetizzano sui loro volti e nei loro comportamenti le vicende di una intera, a volte travagliata, vita.
Eugenia Monego Ceiner (Luzie dal meracul)
propone in maniera splendida, in friulano, la vicenda bellica di Luzie, quando dovette forzatamente convivere con i cosacchi nel 1944-45 allorchè le sorti della povera gente era sempre appesa ad un filo sottilissimo e invisibile, noto solo alla Provvidenza...
Luca Coradduzza (Anute e Toni) ricolloca fantasticamente il dramma di amore e morte tra i monti di Carnia.

I disegni (Bruno Tontini e Barbara Picotti), seppure non direttamente collegati ai racconti, ravvivano queste semplici e candide pagine che si fanno leggere volentieri: la lettura di un raccontino per sera rilassa e riappacifica.

Mi sentirei di affacciare una sola considerazione sui testi in friulano: è un friulano non usuale, non comune, a volte ricercato, a tratti capzioso, che, utilizzando termini ignoti o improbabili neologismi, perde quell'immediatezza e quella spontaneità del friulano parlato quotidianamente che è sempre vivo immediato vivace.
Senza nulla togliere al curatore del friulano, non credo che, in questo caso, abbia reso un buon servizio.
Anzichè quello forzatamente "normalizzato", avrei di gran lunga preferito il friulano schietto e personale dei singoli autori!

 

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