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STORIAS
CJANALOTAS
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Si tratta
della QUARTA opera memorialistica della 87enne
Norina Canciani di Prato Carnico,
che in questo libro riporta antiche storie e leggende locali del suo
paese.
Le prime tre fatiche di Norina sono state nell'ordine: "Un
anno di guerra"
nel 2000; "Infanzia carnica" nel 2004; "I
montanari" nel 2006.
Come le precedenti opere, anche questa riflette l'animo e la sensibilità dell'autrice
che riesce incredibilmente a piegare parole e frasi al suo volere, come si trattasse
di diligenti scolaretti obbedienti alla loro amata maestrina, ultraottentenne!
La
principale caratteristica di questo libro però è un'altra: è scritto
in carnico
nella variante arcaica della Val Pesarina (con traduzione italiana a
seguire).
Questo primo elemento rende importante questo volumetto perchè in
esso si ritrovano
riesumati
antichi fonemi andati in disuso, parole desuete di cui spesso
si ignora perfino il significato, verbi e modi di dire che i giovani
d'oggi, seppure
cjanalots, forse non conoscono. E poi è davvero curioso
e simpatico confrontare termini carnici comunemente utilizzati con i
termini specifici utilizzati
dalla
Norina: a volte davvero emerge una sorprendente e variopinta esclamazione
di meraviglia!
Per spiegare questo arcano modo di scrivere, l'autrice paragona la lingua
friulana ad un grande albero che si estende sulla Carnia e sul Friuli,
ma a differenza dei comuni alberi che danno frutti tutti uguali, lu
arbalon friulano offre frutti di tantissime varietà, uno
dei quali è proprio il dialetto cjanalot.
Da qui il
passo è breve e la tesi è questa: anche la variante cjanalote ha
una sua dignità, al pari delle altre varianti linguistiche;
ha il suo diritto ad esistere e a non estinguersi; ha la sua forza espressiva
e concettuale che nulla ha da invidiare alle varianti più note
e blasonate; ha una sua intrinseca bellezza e immediatezza che la pongono
in una
nicchia davvero pregevole.
La variante cjanalota (ri)evoca
atmosfere antiche, antiche consuetudini; ha un sapore corposo, forte,
che resta e imprime le papille della fantasia e della memoria. E' come
un genuino merlot (o forse come il vecchio e ormai scomparso clinto)
che allegava la bocca, tanto era verace e libero da condizionamenti
eno-gastronomici raffinati.
Ecco, la variante carnica cjanalota è davvero un ottimo
corposo vino linguistico che meriterebbe uno studio approfondito, un
serio dibattito tra studiosi che qui troverebbero davvero radici e temi
per comparazioni e confronti che potrebbero portare a risultati impensati.
Basti osservare a questo proposito che i paesini di Val Pesarina,
proprio perchè hanno mantenuto più a lungo un isolamento
geografico rispetto
ad altri
paesi di Carnia, hanno sicuramente conservato e custodito un
deposito linguistico incorrotto e certamente meno contaminato da italianismi (o
peggio ancora, inglesismi, quando non televisionismi!).
Il
secondo elemento che caratterizza questo libro è costituito dal fatto
che il patrimonio linguistico di tradizione orale
qui viene fissato nella parola scritta. Già altri autori
si sono cimentati in questo lavoro e spesso ne sono usicte opere
di
sicuro
interesse. Ciò che mi pare però diverso in questo libro (che certamente
meritava una maggiore attenzione tipografica per taluni imperdonabili
refusi)
è che il materiale di tradizione
orale non viene qui raccolto da laureandi o studiosi ma viene direttamente
rielaborato e unificato da un attore (in questo caso: attrice) della
medesima
tradizione orale. Norina insomma non solo trascrive ma racconta
essa stessa, ricorda, rifinisce, adatta, plasma come stesse raccontando
ai nipoti, in tempo reale, atorn dal fogolâr.
Qui
sta proprio la novità di questo bel libro: chi tramanda oralmente
è la
medesima
persona
che tramanda per iscritto. E non è poco, se si pensa alla splendida
età della Norina, che oltretutto ha pure i suoi acciacchi senili...
Credo
davvero che questo libro possa prestarsi ad uno studio
glottologico di sicuro interesse e ritengo che i contenuti possano
essere utili nella scuola primaria non solo come lettura di microstorie
e leggende locali ma anche come metodo di approccio allo studio della
lingua friulana.
Alla
vava Norina solo tanti complimenti e congratulazioni, nell'attesa
del prossimo... parto!