ALLA MERCE' DEI BARBARI
gli austriaci in Friuli (1917-18)

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Si tratta del Diario, scritto in tempo reale, da don Gio Batta Trombetta, parroco di Ronchis, durante l'invasione -occupazione austriaca del Friuli dopo la rotta di Caporetto.
L'autore, coraggioso e disinibito prete della Bassa, riportò giorno per giorno su alcuni quaderni, gli avvenimenti piccoli e grandi che sopravvennero in questo annus horribilis, rischiando spesso anche gravi provvedimenti da parte degli occupanti ma riuscendo sempre a farla franca...
Alla fine della Grande Guerra, egli stesso ebbe inizialmente forti perplessità sulla pubblicazione di questi quaderni manoscritti, finchè un suo amico sacerdote, pre Gjenio, non riuscì a convincerlo con toni suadenti ed accorati: avvenne così la prima pubblicazione a stampa nel 1919.
Successivamente il libro sparve dal circuito delle librerie per decenni e decenni (essendo andato letteralmente a ruba), finchè don Alessandro Belliato (attuale cappellano dell'Ospedale di Tolmezzo) che conservava gelosamente una copia originale, sollecitato da più parti, e dopo alterne vicende (tra cui un' alluvione...), non lo fece ristampare in forma anastatica dalla meritoria Arnaldo Forni Editrice in Bologna nel 1981 (per la Nuova Base Editrice di Udine). La presentazione avvenne nel giorno della festa dell'Addolorata a Ronchis e padrino della cerimonia fu nientemeno che Feo Di Bean requie (alias Alfeo Mizzau, esponente democristiano di spicco degli anni '70-'80 del secolo scorso) che ne scrisse anche l'introduzione in lingua friulana.
Oggi così noi, per merito del mite e riservato pre Sandrin operante nel nosocomio tolmezzino, possiamo di nuovo gustare tutta la freschezza e la immediatezza di questo DIARIO di GUERRA che lascia davvero sbalorditi e impressionati per la sua capacità evocativa e la sua verve giornalistica.
Abbiamo intenzionalmente voluto accogliere nella nostra biblioteca questo prezioso libro perchè, oltre a presentare

evidenti agganci con la Carnia occupata che "si agita" sempre sullo sfondo, si iscrive in quella tradizione diaristico-giornalistica dei sacerdoti in cura d'anime, presente nella Carnia dell'epoca, di cui abbiamo un chiarissimo esempio nel libro "La grande Guerra in Carnia" ma anche in "Attorno a pre Saete".

E’ un lavoro (di ben pagine 212) che va a porsi accanto ad altre opere sul medesimo tema, come quella riferentesi al Michele Gortani alle prese con il problema dei profughi.  Questo è invece, se possiamo dire, il libro dei rimasti.

Ma vediamo più da vicino questo insuperabile diario giornaliero che pre’ Trombetta stilò quotidianamente, senza mai tralasciare un giorno (nulla dies sine linea!), utilizzando quaderni e quadernetti pur in periodo di grave penuria di ogni mezzo e sostentamento, carta compresa.
Questo diario parte dal 25 ottobre 1917 quando a Udine si sparge la voce della improvvisa falla italiana a Caporetto e termina il 3 novembre 1918, quando anche in Friuli pare ormai certa la tanto attesa e sempre complicata ritirata delle truppe di occupazione austro-ungariche. “Un diario scritto con spaventosa audacia sotto il naso dei comandi militari austriaci, raccogliendo ogni grido di dolore che usciva dal popolo affamato…” dirà nella prefazione pre’Genjo, suo confratello e compatriota.
Molte sono le impressioni che si ricavano dalla attenta lettura di queste vivacissime pagine che costituiscono il migliore e più attendibile testimone della invasione austriaca di quel periodo, più di qualsiasi altro documento storico o giornale o relazione diplomatica. Qui si percepisce in diretta l’atmosfera del tempo, in tutti i suoi più nascosti risvolti e palpitazioni.
E’ anche un libro spassoso, innervato da ironico brio e da salutare assenza di self control letterario: tutto qui accade alla luce del sole, senza giri di parole o circonlocuzioni politicamente corrette, genuino e schietto come il clinto di antica memoria friulana o il salame nostrano.
Le citazioni latine (classiche ed ecclesiastiche) punteggiano frequentemente con assoluta pertinenza e tempestività le pagine di questo diario che vede così accrescere la sua vitalità letteraria e la sua riconosciuta autorevolezza, derivante dal suo brillante autore, erudito e culturalmente preparato, in grado di sostenere dialoghi in latino anche con gli ufficiali austriaci più acculturati.
La figura di questo grande prete originario di Osoppo si staglia nitida e grandeggia per il suo impegno non solo pastorale a favore dei suoi fedeli ma anche per la totale e costante disponibilità nell’affrontare i problemi (e che problemi!) derivanti dalla quotidiana e forzata convivenza con l’invasore arrogante e prepotente, nonostante la fin troppo esibita “cattolicità apostolica” dell’autriaco imperatore e le (vanesie) cerimonie liturgiche degli ufficiali!
Pre’ Trombetta dice pane al pane e vino al vino, anche a costo di incorrere in gravi sanzioni non solo pecuniarie ma anche restrittive della persona o peggio ancora...
Corre di qua e di là sempre sul suo “caval di ferro”, la bicicletta; macina km e km per la vasta pianura friulana, sale a Udine, corre a Latisana, tocca tutti i borghi del circondario, di giorno e di notte, si affretta e si adopera in mille mansioni, tenta sempre di mediare e di ottenere il massimo per i suoi, difende a lingua sciolta chi si mette in difficoltà, non si risparmia mai, è quasi elettrizzato da questa incontrollabile ansia di aiutare i suoi paesani per i quali rinuncia a tutto, a volte perfino a mangiare; recupera vacche sequestrate, nasconde vino requisito…Non ha peli sulla lingua pre’ Trombetta quando scrive il suo diario: epiteti di ogni tipo, spesso offensivi e malauguranti, non sono mai risparmiati agli occupanti, giudicati barbari e inumani, fregandosene del giudizio dei benpensanti o di chi collabora fin troppo con lo straniero...
Finita la guerra, il diario (ormai era nota la sua esistenza in tutta la Bassa) non veniva ancora pubblicato per cui pre’ Gjenio, grande amico dell’autore, sollecitò apertis verbis pre’Trombetta a farlo quanto prima “senza togliere una frase, senza mutare una parola”, soprattutto per smontare “le basse insinuazioni e le volgari calunnie” che stavano propagandosi ad arte a discredito dei sacerdoti rimasti in loco durante l’invasione.
Pre’ Gjenio lo volle assolutamente pubblicizzare proprio per “dire ai nemici che il prete odiato e perseguitato fu sempre amico del popolo e difensore dei suoi diritti”. Il diario – continuava pre’ Gjenio- “deve uscire originale, con le impressioni del momento, con tutte quelle imprecazioni che ti uscirono di penna e di bocca così spontanee, così frequenti”.
Ecco dunque cos’è questo diario che merita certissimamente un posto di riguardo nella biblioteca di chi ama la nostra storia recente e nello specifico questo peculiare periodo della occupazione militare austro-ungarica del Friuli, rimasto finora poco esplorato e quasi del tutto dimenticato!
E così anche pre’ Trombetta, come in Carnia pre Saete, riemerge dall’oblio e torna a vivere nel suo frizzante e gustosissimo “diario di occupazione”.
Per questo unico e verace libro, rivolgersi a don Alessandro Belliato presso l’Ospedale di Tolmezzo (tel. 0433 488408).

 

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