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MICHELE
GORTANI
E l'attività assistenziale a favore
dei profughi carnici
1917-1919
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Durante la presidenza di Fabio
Pellizzari, il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo,
alla consueta attività di promozione turistico-culturale, sta associando un
encomiabile programma editoriale, di cui questo volume costituisce l’ultima
creatura (luglio 2004).
Anna Paola Peratoner, dottoranda all’Università di Udine, è l’autrice di
questo splendido lavoro di ricerca storica che, sotto la guida attenta e
scrupolosa del prof. Fulvio Salimbeni, è diventato un sostanzioso libro, di
facile e scorrevole lettura, che tratta scientificamente un tema se non insolito
almeno poco studiato finora: la profuganza dei carnici durante la Grande
Guerra del 1915-18.
Dopo aver tratteggiato
la biografia del Gortani e la sua iniziale attività politica, l’autrice
inizia il racconto di quell’ esodo che fu complesso ed affatto
uniforme.
Vi fu innanzitutto l’esodo
forzato della primavera 1915 di coloro che abitavano i paesi a
ridosso del confine (Cleulis, Timau, Forni Avoltri, Pontebba…), i quali,
sbrigativamente giudicati austriacanti, vennero costretti con la forza
dall’esercito italiano a sgomberare dalle proprie case e a rifugiarsi altrove,
senza alcun sostentamento. Poi vi fu l’esodo volontario (a
partire dalla rotta di Caporetto del 28 ottobre 1917) scelto da 20.729
persone (pari al 33% della
popolazione carnica) per timore dell’invasore austriaco, sempre dipinto con
toni cupi e razzistici dalla propaganda italiana.
Leggendo queste pagine
ci si ritrova improvvisamente proiettati indietro nel tempo e si assapora quasi
l’atmosfera di quei tristissimi giorni dell’ottobre 1917... Pare quasi di
vedere le migliaia di carnici che, osservando la disordinata ritirata del
proprio esercito, si mettono anch’essi sulla strada con poche masserizie e
tanta paura, alimentando una incredibile confusione, creando ingorghi pazzeschi,
ostacolando il deflusso delle artiglierie italiane, bloccando le strade e i
ponti in una caotica ed epocale trasmigrazione verso sud attraverso Verzegnis o
Preone, verso S. Francesco e poi giù fino alla pianura friulana…
Tutti questi carnici
(specie donne, vecchi e bambini) si disperderanno in varie città e regioni
italiane, senza alcun contatto tra loro e senza alcuna organizzazione di
sostentamento. Qui entra in gioco subito la figura del Gortani che, profugo
egli stesso e deputato, comprende al volo la situazione e si attiva alacremente
in ogni settore: organizzativo, epistolare, parlamentare…
Ed è proprio dai
resoconti epistolari che si viene a conoscere moltissimo di questa
vicenda, per larghi tratti ancora inesplorata. L’amministrazione provinciale
di Udine (profuga) fissa la sua sede a Firenze fin dal novembre 1917;
l’”Ufficio dei Profughi pel Circondario di Tolmezzo” decide invece di
installarsi a Pisa, da dove il Gortani prende le mosse per tutti i suoi viaggi
nell’intera Italia a visitare i vari centri di raccolta, a sostenere
moralmente e finanziariamente gli sfollati, a prendere contatti, a verificare
soprattutto l’efficienza dell’
Alto Commissariato Profughi, il cui fallimento verrà da lui stilizzato in una
icastica frase: “Un mare di ornate frasi…”.
Gortani è frenetico, si
muove con impazienza perché vorrebbe contattare tutti i suoi carnici; spesso si
accorge di non poterlo fare ed allora si impegna in maniera totale
nell’attività parlamentare dove in pochissimi mesi presenta ben 50
interpellanze che diverranno famose (e sono tutte riportate in Appendice del
libro) e spazieranno su svariate questioni, vitali ed essenziali per i profughi
carnici.
A volte pare che Gortani
tentenni ed allora l’on. Ciriani, più determinato e più focoso, lo
rimprovera per questo… ma si tratta solo di apparenze (sostiene l’autrice),
perché l’azione del Gortani in Parlamento, seppure meno grintosa di quella
del Ciriani, risulterà forse più incisiva ed otterrà risultati concreti
(afferma sempre l’autrice), smascherando le inettitudini dei burocrati
dell’Alto Commissariato. Si arrabbierà il Gortani, anche in Parlamento,
quando dirà che spesso i profughi sono considerati figuri sinistri dagli
ospitanti (e citerà le madri italiane che minacciano i bimbi capricciosi
dicendo loro “bada che chiamo il profugo”); si lamenterà per come i
carabinieri siano più rigorosi con i profughi (considerati spie) piuttosto che
con gli italiani che si dirigevano invece verso il Friuli con scopi non eccelsi
(prostituzione, mercato nero, forse anche spionaggio…).
Dopo tanti mesi di lunga
e sofferta lontananza, il rientro, creduto e sperato di facile attuabilità,
si rivelerà per i carnici ancora più funesto della fuga: ingorghi, divieti di
transito, burocrazia…per poi ritrovare la propria casa saccheggiata e
svuotata, a volte non solo dagli austriaci ma anche dai “rimasti”…
E qui si apre un nuovo
sconosciuto capitolo che svela altri retroscena: le infinite questioni
(finanziarie e morali) tra i rimasti (che avevano scelto di rimanere e subire
il tallone dell’invasore) e i partiti (che avevano preferito la fuga), su
cui si innesteranno polemiche a non finire… Anche qui il Gortani saprà
conciliare le due anime della sua gente ritrovata e riunita, contribuirà a
risolvere la questione dei risarcimenti di guerra, si adopererà per la
resurrezione della Carnia, annichilita e smembrata, sulla quale piomberà come
un rapace la epidemia “spagnola” che mieterà un ulteriore numero di
vittime…
Dopo tutta questa
frenetica attività in favore dei carnici, che dovrebbe preludere ad una
conferma plebiscitaria del mandato parlamentare, Michele Gortani non verrà
rieletto deputato nel 1919. PERCHE’? Questo è un grande rebus che,
a mio sommesso avviso, l’autrice non risolve, se non parzialmente. Né basta
indicare come spiegazione, la mancata adesione del Gortani al PPI di Sturzo.
Questo libro reclama un
posto in primo piano nella biblioteca di chi ama la storia di Carnia perché
offre davvero il polso della situazione di quel funesto periodo bellico. Ottime
le cartine che visibilizzano geograficamente l’esodo carnico verso le
regioni italiane. Splendida è poi l’ APPENDICE in cui sono raccolte le
tabelle con tutti i dati della profuganza, comune per comune.
Due sono tuttavia, a mio modo di vedere, i minuscoli
limiti di quest’opera: un limite tipografico (la trascrizione delle
lettere e dei documenti si poteva realizzare con carattere tipografico diverso,
il corsivo, proprio per visualizzare immediatamente la parte documentaristica
che prevale…); un limite metodologico (non credo sia già iniziato il
processo di beatificazione di Michele Gortani, anche se francamente desidererei
tantissimo per lui un riconoscimento eccezionale. Tuttavia, in un qualsiasi
processo canonico, esiste sempre il cosiddetto ”avvocato del diavolo” che
però nelle pagine di questo libro non viene mai fatto parlare e senza il quale
mai nessuno è salito agli onori degli altari). Sfrondato dai seppur rari
svolazzi agiografici, integrato da eventuale altra (?) documentazione e
implementato anche con considerazioni forse più coraggiose, ritengo che
l’aspetto solidaristico del Gortani sarebbe stato più completo e convincente.
Per il resto, l’opera può dirsi eccezionale.
Addendum:
Sulla questione della PROFUGANZA
DEI CARNICI E L’INVASIONE AUSTRIACA DEL 1917 manca ancora un esauriente lavoro
strutturale ed approfondito. Sono tuttavia comparsi in questi anni vari lavori
per lo più memorialistici, tra cui:
* UN DOUL A MI STRINZEVA IL COUR (a cura di Erminio Polo),
ed. CjargneCulture (Collana Carnia Frontiera): ricco di vari contributi inediti
e di fotografie che vivacizzano questi racconti, diari e interviste.
* PAGHERA’ CADORNA (a cura di Giancarlo Martina).
Ed. CjargneCulture (Collana Carnia Frontiera): è il diario che don Vincenzo
Rainis, parroco di Forni di Sopra nel 1917, redigerà a partire dal 26 ottobre
1917 al 5 novembre 1918. Molto bello vivo e palpitante per quel che succede in
Carnia durante l’occupazione austriaca.
* TRISCJ RICUARTS (a cura di Giancarlo Martina). Ed
CjargneCulture (Collana Carnia Frontiera): si tratta dei quaderni-diario del
seminarista Antonio Cucchiaro di Tolmezzo, costretto alla fuga ed alla
profuganza dopo la rotta di Caporetto. Narra le sue peripezie durante la sua
lunga odissea verso la Lombardia dove viene ospitato.
* UN PAESE
SOSSOPRA (Atti del Convegno di studi svoltosi a Tolmezzo il 19-26 marzo
1999) Ed. CjargneCulture (Collana Carnia Frontiera): molto interessanti
contributi con significativa iconografia.
N.B.: In questa sezione di LIBRI DI CARNIA sono presenti
inoltre altre recensioni di libri riguardanti il medesimo argomento.