GARIBALDITALY 2112
il mito dell'Italia futura

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Un agile volumetto di 90 pagine (10 euro) che raccoglie una lunga intervista rilasciata da Renato Garibaldi al prof. Daniel Spizzo.
Una sintetica prefazione del prof. Furio Honsell (ex di "Che tempo che fa" e sindaco di Udine) delinea fin da subito la scenografia di questo libro, dove un sornione Spizzo va a stuzzicare (nella sua tana di Museis di Cercivento) un vulcanico e pirotecnico Garibaldi, non meno sornione ma assai ben compreso nel ruolo di discendente dell' "eroe dei due mondi" (anzi, dei tre mondi, secondo l'ultima esegesi dei due co-autori) e oltremodo sicuro delle proprie idee di cui si ammanta con rara perizia (come recentemente ama ammantarsi con l'italico tricolore).
Spizzo, da raffinato politologo quale egli è, presenta poi in "Glocalitalia 2112" un gioco semantico di riverberi e rimandi dove affiorano neologismi di recente conio (come glocale che sta per locale+globale) mescolati ad inglesismi e francesismi, che vanno a cogliere il portato essenziale del lungo colloquio con Renato Garibaldi.

Dalla lettura di queste pagine, lievi in apparenza ma assai pregnanti nella sostanza, emergono diversi elementi (anzi troppi, a dire il vero) talmente tanti insomma, che si ha perfino difficoltà a ricordarli tutti. Tenterò di farlo succintamente:

Giuseppe Garibaldi: la figura di questo leggendario personaggio del Risorgimento italiano viene qui evocata con eccessiva e disinvolta retorica che tiene conto solo degli aspetti mitologici e ben poco di quelli reali, sui quali si glissa o si esprime calda e benevola comprensione... Reticenza perfino sulle singolari modalità dei plebisciti di annessione (pag. 25: "...Verona 78.960 si, 2 no"). Una volta effettuata questa operazione di interessato recupero storico-sentimentale, il personaggio viene proiettato verso il 2112, come progetto e paradigma di una possibile auspicabile Italia futura. Del resto il continuo parallelismo tra i due Garibaldi (Giuseppe e Renato) affiora continuamente quasi ad ogni capoverso, al punto che oggi, 2013, sembra davvero che il Renato odierno costituisca la reincarnazione del Giuseppe che fu, così da potere (e dovere) egli caricare su di sè tutte le attese e le speranze, non solo quelle locali ma anche quelle... glocali.
Nazione italiana: un'ampia disanima si sviluppa attorno a questo tema che appare estremamente connaturale a Garibaldi R. il quale si spinge ad esaltare il popolo italiano utilizzando i soliti luoghi comuni, quasi fosse un popolo eletto e leggendario, criticando aspramente solo i suoi governanti o rappresentanti politici, quasi che non fossero pure essi italiani ma provenissero da altra nazione o pianeta, ignorando totalmente il saggio e mai tramontato detto: "Ogni popolo ha il governo che si merita"...
Guerra e pace: grandi e piccole utopie percorrono questo capitolo, dove convergono elementi da diverse menti e anime che vanno a formare una miscellanea di proposizioni e di considerazioni che svelano la profonda preparazione culturale e le vaste letture dell'intervistato, il quale cerca qui di operare una sintesi (o meglio: un sincretismo) di tutte per giungere infine ad una visione universale di questa affascinante tematica, offrendo anche soluzioni che a volte appaiono fin troppo semplicistiche. Il filo conduttore che lega tutte queste tematiche resta ancora Garibaldi G. e le sue api, cui si è da sempre dedicato anche Garibaldi R. che anzi ne ha fatto quasi il suo tema principale di vita, dando vita a Museis all'azienda APICARNIA (splendido neologismo). Ottime peraltro le delicate e incantate pagine che parlano di api e del loro mondo, in un excursus storico davvero godibile e oltremodo gustoso.
Amore: (per le donne s'intende) appare un tema "sensibile" sulla bocca di Garibaldi R. che onestamente riconosce i suoi limiti e i suoi difetti, le sue esaltazioni e le sue idiosincrasie... Altro tema "difficile" per Garibaldi R. è quello della famiglia, intimamente collegato all'amore, ed ai figli dove l'intervistato non nasconde la sua insofferenza intellettuale e pragmatica, alla quale ha cercato in ogni modo di far fronte...
Politica: in queste concise risposte appare la visione ormai post-ideologica di Garibaldi R. che, dopo il giovanile destrismo, è approdata ad una concezione più pragmatica e operativa dell'azione politica, come ha già più volte dimostrato in varie occasioni (elettrodotto, acqua, azzardo...). Non più destra e sinistra, ma: stare con la gente, indicare le anomalie, suscitarne l'indignazione, mobilitarsi per uno scopo comune di giustizia...
Ambientalismo: rappresenta il primum movens di Garibaldi R. e su questo specifico tema l'intervistato ha sviluppato un proprio pensiero che, per la sua personale radicale attuazione, può apparire a tratti utopico. In realtà egli vuole dimostrare, a chi lo visita nel suo agriturismo di Museis, che "si può fare" (ed egli lo ha fatto) e tanto lo gratifica e gli basta, rendendolo agli occhi stralunati degli impacciati interlocutori sensibilmente credibile e discretamente affidabile...
Fattoria sociale: (oltre alla "fattoria didattica" che accoglie periodicamente varie scolaresche per un sopralluogo dal vivo) quella Sociale rappresenta una personale e difficile scelta che costituisce il top della Garibaldi R-azione. Egli ospita spesso infatti nel suo microcosmo "le fragilità umane provenienti da SERT, carcere, terzo mondo..." che qui trovano accoglienza e dialogo. Una scelta socialmente assai onerosa al punto da pregiudicare però la stabilità familiare, i cui componenti non dovrebbero essere costretti a condividere assolutamente una scelta così drastica e dai risvolti imprevedibili, una scelta che solitamente (ed a ragione) viene effettuata solo da persone singole, non sposate, senza figli, proprio perchè esige totale dedizione alla causa e totale asservimento ad essa. Ma Garibaldi R. insegue i suoi ideali (o idoli?) e pare non curarsi se il prossimo-prossimo resta indietro o lontano...
Religione: qui il nostro intervistato appare davvero ecumenico, annoverando tra i suoi ispiratori del sacro, un cenobita, un mistico, un don Di Piazza e un don Geretti, in un difficile e spericolato approccio che vorrebbe unire la teologia della liberazione (di sinistra) con il sano e tranquillo tradizionalismo ortodosso (ratzingeriano), con il prevedibile risultato di una visione oscillante e forse confusionaria, come confusionaria mi è parsa l'ultima "invenzione", cioè quella di vedere e considerare (solo?) due religioni alla guida dell'umanità: quella cristiana (non è specificato se il tratto cattolico, luterano, metodista, anglicano ecc...) e quella confuciana, accomunate dal senso di "reciprocità"...

Ci sarebbe ancora una infinità di altre molteplici considerazioni da esprimere a margine, ma lasciamo al lettore il compito e la curiosità di farle emergere. Al termine di queste scintillanti pagine resta tuttavia la percezione che Garibaldi R. sia davvero un personaggio particolare, a volte pittoresco, a volte immaginifico, a volte utopico, a volte surreale, a volte imprevedibile, ma sempre animato da una forza interiore ("sacro fuoco") che, nel bene o nel male, lo spinge a mettersi in gioco, lo esalta, lo innerva per sempre nuove battaglie, lo stimola a sperimentare nuove vie e ad aprire nuovi percorsi nella onesta presunzione di poter apportare un contributo positivo nello sviluppo e nella crescita dell'umanità, che egli sente di amare più della sua stessa famiglia, più di se stesso...

Comunque vada a finire, un libro da leggere con pazienza ed attenzione e ovviamente... "ai posteri l'ardua sentenza! Nui chiniam la fronte al Massimo Fattor che volle in lui [in Garibaldi R], del creator suo spirito, più vasta orma stampar".

 

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