La Compagnia Fucilati

divider.gif (415 bytes)

Diego Carpenedo ha presentato a Paluzza in sala CESFAM, il 21.4.2017, la 2^ edizione di questo libro scritto nel 1997 e presentato a Paluzza il 17 gennaio 1998. Durante questo incontro pubblico, introdotto da Matteo De Cecco e chiuso da Igino Piutti, l'autore ha sviluppato alcuni concetti che hanno guidato la stesura di questa opera:

- ha affermato di aver voluto di proposito introdurre una traccia romanzata prendendo lo spunto dai noti fatti di Cercivento; ha di proposito cambiato i nomi dei protagonisti di questa storia nella Storia (sostituendoli con nomi di fantasia), sia per evitare (allora, 20 anni fa) inutili polemiche personali se non addirittura querele da parte dei discendenti di qualche ufficiale infingardo, sia per non aver potuto disporre (allora) di relativa documentazione esaustiva sia, infine, per alleggerire un argomento (i teatri della guerra) coinvolgendo emotivamente il lettore in una storia più prossima e comprensibile.
In realtà nel 1997 l'autore era ex-senatore (dopo aver compiuto tutto il cursus honorum politico: consigliere comunale, provinciale, regionale) e quindi aveva "le spalle ben coperte" con solide amicizie, mentre Mario Flora, che si battteva già da 10 anni per la riabilitazione dei 4 alpini, era un semplice pensionato e quindi più fragile ed esposto dal punto di vista "giudiziario" specialmente dopo quanto osò affermare ufficialmente il 30 giugno 1996 a Cercivento, in occasione dello scoprimento del cippo marmoreo.

- ha affermato che il suo intento era proprio quello di descrivere i 3 grandi scenari della Grande Guerra: il fronte Carnia, il Comando Generale di Udine, il Parlamento di Roma. E su questi scenari si muovono personaggi veri e personaggi verosimili in un intreccio molto ben riuscito e capace di catturare l'attenzione del lettore.

- ha affermato che la sua diretta esperienza professionale per le teleferiche lo portò ad indagare precipuamente su questo particolare aspetto bellico della Grande Guerra, ricostruendo la mappa di tutte le teleferiche presenti in Zona Carnia, restandone egli stesso sorpreso per alcune audaci realizzazioni di allora.

- ha tratteggiato assai bene l'episodio Gortani-Douet da cui ebbe poi origine la messa in stato di accusa parlamentare di Cadorna culminata con la violenta arringa di Gortani contro Cadorna (e che Carpenedo estrasse dagli atti parlamentari appena desecretati).

- ha affermato che ebbe l'occasione di presentare la prima edizione del libro a Roma (in un palazzo di piazza Venezia in un incontro organizzato dal Fogolâr Furlan) e perfino a Palermo (con introduzione di Sergio Mattarella, suo amico di partito e parlamentare, e la presenza del card. Pappalardo).

 

====================================================================================

Si tratta di un ottimo lavoro storico-letterario dove l'aspetto romanzato solo a tratti prevale sulla narrazione obiettiva, offrendo così al lettore sia un ampio e dettagliato affresco storico sia una rappresentazione umanamente profonda e convincente.
Mi piace tuttavia qui riproporre il testo integrale che Mario Flora lesse in una trasmissione a VTC in occasione della presentazione del libro di Diego Carpenedo nel gennaio 1998. Si tratta di un testo volutamente polemico (e si può comprendere) nei confronti di Carpenedo, poichè Flora si attendeva un libro che affrontasse davvero, senza finzioni letterarie, lo spinoso problema della riabilitazione dei 4 alpini fucilati (per i quali egli si stava battendo in solitudine da 10 anni) restandone perciò amaramente deluso.
Non così avvenne invece per la presenzazione del romanzo storico di Maria Rosa Calderoni (La fucilazione dell'alpino Ortis) avvenuta solo un anno dopo, nel 1999, che Flora apprezzò per il coraggio dimostrato dall'autrice nel citare esattamente i nomi e i luoghi degli avvenimenti senza reticenza alcuna. Ecco l'intervento di Mario Flora:

 

 Il 17 gennaio 1998 è apparso nelle edicole il libro LA COMPAGNIA FUCILATI scritto dall’ ex senatore democristiano Diego Carpenedo, un libro che intende raccontare la Grande guerra del 15-18, nella quale però vengono abilmente mescolati fatti storicamente accaduti e fantasia personale, nomi veri e nomi totalmente inventati. Questo libro (come chiaramente risulta nella prefazione dell’autore) si configura insomma come una storia romanzata della prima guerra mondiale, in cui la vicenda di Cercivento è presa a pretesto per fungere da filo conduttore del racconto che si dipana via via su tutti i fronti di quella guerra. La lettura di questa opera ha sollevato in me molte perplessità:

Innanzitutto il titolo (LA COMPAGNIA FUCILATI) ha il potere di evocare immediatamente nell’immaginario collettivo la ormai famosa vicenda della quale mi occupo,  finora vanamente, da oltre 8 anni. Un qualsiasi altro titolo apposto al libro non avrebbe ottenuto lo stesso impatto sui potenziali acquirenti.  E proprio questo titolo  ingenera confusione nell’ignaro lettore, il quale è indotto a credere che in esso vi si tratti esclusivamente la vicenda di Cercivento, la quale  occupa  solo 20 pagine delle 240 del libro che è invece semplicemente la storia romanzata della Grande Guerra. Il titolo insomma mi sembra un pretesto speculativo commerciale, seppur legittimo, più che la sintesi del libro stesso.

Obiettività storica. Nel suo libro Carpenedo è tanto preciso e storicamente ineccepibile quando narra i grandi eventi bellici del 15-18, quanto è fantasioso e timido nell’affrontare l’ argomento di Cercivento. I nomi dei grandi generali, dei luoghi di battaglia e delle varie armate sono tutti rigorosamente precisi  nella loro meticolosa elencazione. Quando tocca invece i fatti di Cercivento, Carpenedo lascia libero sfogo alla fantasia: il battaglione “Monte Arvenis” diventa il battaglione “monte Cucco”, il caporale timavese Basilio Matiz diventa  il caporale Hofer, il capitano Ciofi diventa il capitano Miglio, il presidente del tribunale militare gen. Porta diventa il col. Bianchi, il difensore senatore tenente Mazzoni diventa il deputato tenente Rossi. Poi inventa altri personaggi per il suo romanzo di guerra: Dordolla, Melchior, e tantissimi altri. Carpenedo compie perfino un gesto di deferenza  verso il suo partito e ci ficca dentro il vero sen. Gortani, che diventa (guarda caso) grandissimo amico proprio del ten. Rossi, il difensore dei 4 fucilati di Cercivento.
Non si riesce mai insomma a capire dove termina la fantasia di Carpenedo e dove inizia la storicità, perché tutto appare sapientemente dosato mediante un artificio letterario che usa il rigore storico di alcuni fatti per dare verosimiglianza a episodi e  avvenimenti del tutto fantasiosi. I personaggi principali del libro non sono affatto i 4 fucilati , come il titolo potrebbe far credere, nè  la loro superstite immaginaria e pellegrina compagnia, ma sono il difensore tenente Rossi, divenuto comandante della stessa, e il sen. Gortani.
Insomma chi crede di trovare nel libro la soluzione definitiva della triste vicenda di Cercivento rimarrà deluso, perché Carpenedo non mira affatto a questo.
Il finale del libro è illuminante riguardo a questo aspetto.
Quando Dordolla e Gortani, alla fine della guerra, risalgono sul Cellon per  murarvi le ceneri del difensore tenente Rossi, Dordolla chiede a Gortani di apporvi  anche i nomi  dei 4 fucilati di Cercivento.
Allora Carpenedo fa dire a Gortani: “BISOGNERA’ ASPETTARE QUALCHE DECINA D’ANNI  PRIMA DI POTER RIPARLARE CON SERENITA’ DI QUESTA TRISTE STORIA. IL TEMPO E’ GALANTUOMO E FARA’ LUI LA GIUSTIZIA CHE IL TRIBUNALE NON HA FATTO”. 
Sono già passate 8 decine d’ anni ma né il tempo si è ancora dimostrato galantuomo nè la giustizia di Gortani-Carpenedo ha fatto ancora il suo corso.

3. Spunti di riflessione del libro. I dati storici delle vicende militari e politiche sono puntuali e chiari. Ma ciò che forse, a mio modo,  farà sicuramente riflettere il lettore sono 3 punti :
 1- Quando Carpenedo, a pag 56, fa dire al gen Cadorna che la punizione per la “rivolta in faccia al nemico” è IN PRATICA una vera DECIMAZIONE, smentendo così indirettamente coloro che negano ci sia stata decimazione a Cercivento.
  2- Quando un personaggio del libro, durante una cena tra amici deputati a Roma, accenna sommariamente a come venivano trattati i profughi friulani e carnici nelle regioni del sud (“se non stai buono, ti faccio mangiare dai profughi!”) e come, nei primi capitoli del libro, venivano considerati i timavesi e i carnici in genere dalle autorità militari del tempo .
 3- Quando Capenedo mette in bocca al sen. Gortani una violentissima requisitoria, articolata in ben 21 capi d’accusa, contro il gen. Luigi Cadorna e il gen. Porro  ed i loro metodi  di guerra, nell’ aula del parlamento il 14 dicembre 1918. E’ una requisitoria talmente dura e circostanziata che potrebbe essere storicamente vera, estratta integralmente dagli atti parlamentari e messa in bocca al sen. Gortani. Ma questo Carpenedo non lo chiarisce.

Volendo concludere su quest’opera letteraria di Carpenedo, a me appare quanto meno  strumentale, perlomeno nel titolo e nell’aver volutamente evitato il rigore storico e la ricerca nei fatti di Cercivento, indirizzandoli solamente verso altri obiettivi che certamente non ne avevano bisogno, perché  già noti a tutti gli storici.
Per certi aspetti, tutto questo mi sembra addirittura una mera operazione commerciale, che ha abilmente sfruttato il solco della notorietà tracciato dal clamore pubblicitario dei mesi scorsi sollevato dal sottoscritto con i suoi vari  e articolati interventi. 
L’ing. Diego Carpenedo, quando  era senatore della Repubblica ed esponente di spicco della Democrazia Cristiana che ha governato l’Italia ininterrottamente per 50 anni, non si era mai impegnato nel fare luce su questo oscuro episodio, né lo ha fatto adesso, pur avendone certamente tutti i mezzi a disposizione, né tantomeno si era mai dichiarato disposto a contribuire alla riabilitazione  da me ufficialmente richiesta fin dal 1990.
Questo suo libro odierno assume un significato quanto meno ambiguo e utilitaristico, che serve probabilmente a rilanciare la sua immagine politica ma che mal si adatta  allo scopo per cui io mi sono tenacemente battuto in tutti questi anni.
Per quanto mi riguarda io sono alla ricerca solamente di quella verità che renda giustizia finalmente a coloro che ancora, nonostante le speranze del Gortani, non l’hanno ancora avuta, ed in particolare a mio zio Ortis Gaetano Silvio.
Ogni altro scopo mi è del tutto estraneo

Mario Flora
Pronipote di Silvio Ortis

home.gif (2935 bytes)

 


Cjargne Online
1999-2005© - Associazione culturale Ciberterra - Responsabile Giorgio Plazzotta
I contenuti presenti in questo sito sono di proprietą degli autori - Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Disclaimer