CHIESA DI SAN MARTINO
Luincis di Ovaro

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Il reperto archeologico più antico e più importante dal punto di vista religioso è senza dubbio quello che si trova a Luincis di Ovaro, dove è stato recentemente scoperto un nuovo giacimento culturale: un battistero paleo-cristiano risalente al V secolo.  

Si tratta di una vasca battesimale per immersione, rinvenuta sotto il pavimento di una modesta (e finora trascurata dal punto di vista archeologico) chiesetta nel comune di Ovaro, la chiesa di S. Martino, che si trova tra le frazioni di Luincis e di Cella, a pochi passi dal torrente Degano, in zona pianeggiante, quasi in ta glerie, rimasta per secoli un rudere cadente e dimenticato, preda di arbusti selvatici e ortiche giganti. 

All’esterno della chiesa di S. Martino, verso il fiume, sono stati portati alla luce i resti di una antica basilica, di oltre 400 mq di superficie, i cui muri perimetrali sono ubicati qualche metro oltre la chiesa attuale.

Dietro l’abside di questa chiesa, sono emersi altri lacerti di muri che stanno ad indicare come in questo sito, esistesse fin da epoca PALEOCRISTIANA un insediamento vivo e operoso, certamente collegato con IBLIGO posta più a valle e con Forum Julium Carnicum, ubicata nella valle del But.

La presenza di una costruzione così precisamente strutturata nel V secolo (450 d.C.), conferma che il cristianesimo nelle valli di Carnia è arrivato assai prima di quanto finora supposto e che dunque Aquileja potrebbe davvero essere stata evangelizzata da Marco o un suo diretto discepolo.

  Avviso ai visitatori

Purtroppo i lavori di scavo sono al momento (dicembre 2001) interrotti e l’accesso all’interno della chiesa di S. Martino è al momento precluso per cui non è possibile per i visitatori ammirare il battistero.

Gli scavi esterni, non ancora ultimati, sono attualmente coperti da teli di nylon che impediscono una completa visione d’insieme.

   

 

 

Aggiornamento (gennaio 2011)

A distanza di oltre 10 anni dal nostro precedente rilievo, oggi tutti gli scavi sono stati ultimati e messi in sicurezza e questo giacimento culturale costituisce, dopo il sito archelogico di Zuglio, il più significativo di Carnia insieme a Colle Zuca di Invillino.

La scoperta della basilica paleocristiana effettuata in seguito all'emergere di tracce murarie sotto il pavimento della chiesa tardo-gotica di S. Martino di Gorto, costituisce un evento di grande valenza storico-culturale, oltre che religiosa, non solo per il Canale di Gorto, ma anche nel contesto della vastissima regione segnata dalla cultura aquilejese.
Le strutture, risalenti a fine sec. IV- inizio sec.V, fanno pensare ad una base missionaria che la Chiesa Madre di Aquileja volle piantare qui, nell'epicentro della Carnia, al fine di evangelizzare le popolazioni alpine (i Carni), in contemporanea quasi con la sede episcopale di Iulium Carnicum (Zuglio).

UNITA'COSTITUTIVE del complesso basilicale


Tre sono le strutture in cui si articola l'impianto paleocristiano:
BATTISTERO
AULA NORD
AULA SUD

 

1. IL BATTISTERO (visibile sotto la vetrina pavimentale centrale della chiesa di S. Martino)

L'edificio, di cui possiamo ora osservare solo una sezione a livello pavimentale, presenta un impianto a base poligonale (ottagono?) ed è centrato, nei lati nord e sud, dalle pareti omonime della chiesa tardo-gotica di S. Martino: ciò lascia supporre che, al momento della costruzione di questa chiesa, rimanevano testimonianze dell'antica struttura. Il battistero era una costruzione indipendente e svincolata dalla chiesa (per capirci, si licet parva componere magnis, si pensi al battistero di Firenze nettamente distinto e distante dalla chiesa di S. Maria del Fiore) ed aveva un suo preciso ruolo e significato nella vita della chiesa.

Il grosso muro (cm 120) visibile a ovest della vetrina non è quello del battistero paleocristiano ma appartiene ad una costruzione seriore che ne ricalca le fondamenta. Al centro del Battistero si trova la vasca emisferica esagonale, tipica della tradizione aquilejese ed adatta al battesimo per immersione. L'edificio paleocristiano, che da lato a lato presentava una luce di circa m 8, permetteva il "circuitum fontis" previsto dalla liturgia battesimale aquilejese: per 7 volte i battezzandi praticavano la processione attorno alla vasca cantando le parole del salmo 41 "Come la cerva anela...". Il battesimo peraltro veniva amministrato solo nella grande notte di Pasqua (veglia pasquale) a significare la "rinascita" del neofita nel Cristo risorto e, solo dopo essere stati battezzati, i catecumeni facevano il loro ingresso nell'edificio cultuale della chiesa.


2. AULA NORD (zona scavi a Nord della chiesa)

Si estende tra il muro che corre in direzione Est-Ovest al centro della zona esterna scavi e quello parallelo a nord. Chi osserva, deve sforzarsi di immaginare la zona frapposta libera dalle strutture seriori, specialmente da quella a base quadrata che insiste con un lato sulla parete nord dell'aula ed è forse una struttura organica al più tardivo mercato di S. Martino. L'aula terminava a Est con due vani a base quadrangolare di cui uno (quello a sud) era destinato al culto del martire e ne ospitava il loculo con le reliquie; l'altro a nord era la probabile custodia degli olii sacri per la celebrazione della cresima, che veniva amministrata nel contesto della liturgia battesimale. L'aula Nord così congegnata doveva servire specialmente alla catechesi degli aspiranti al battesimo (catecumeni) a cui, con riferimento strutturale stringente, si indicava il martire come modello di vita.

 

3. AULA SUD (zona scavi a sud-est della chiesa)

Muovendoci dall'Aula Nord verso sud, entriamo nella zona più importante del complesso: l'aula della sinassi eucaristica (S. Messa). Qui la tipologia basilicale è marcata da un altro elemento emblematico dell'architettura paleocristiana aquilejese: il "banco presbiterale": si tratta di un ampio seggio a semicerchio in muratura posto a relativa distanza dalla parete est della chiesa. Esso ospitava i presbiteri durante le liturgie. Al centro evidenziava la cattedra del vescovo o presbitero celebrante. Davanti al banco si estendeva, verso la navata, il presbiterio, zona a base quadrangolare con pavimento rialzato e l'altare al centro; esso era recintato con transenne o balaustre. Un sistema di colonnine sosteneva le travi da cui pendevano i tendaggi che servivano a delimitare una zona di rispetto attorno all'altare, nei momenti in cui non si celebrava. Qui, la struttura del presbiterio compresa la base rialzata, è stata completamente abrasa da precedenti operazioni di spoliazione.

LE TOMBE

L'indagine sulle diverse sepolture (spesso plurime e "a cista" delimitate da grosse lastre di pietra) e sul rituale usato, ha rilevato la compresenza di due popolazioni nel luogo: gli autoctoni insieme a popolazioni slave; quest'ultime, al momento dell'inumazione, usavano accendere dei fuochi rituali sul corpo del defunto. La persistenza d'uso del Battistero anche quando la funzione matrice della vecchia basilica (la S. Maria delle origini?) venne trasferita poi sul colle roccioso di Gorto (sec. VIII?) più sicuro e meno aggredibile dall'esterno, lascia supporre che le due popolazioni, comunicando a lungo ed interagendo tra loro, avessero iniziato una nuova stagione simbiotica di fusione. All'interno della chiesa di S. Martino sono stati ultimamente collocati (lateralmente all'ingresso) due sarcofagi di pietra, rinvenuti nelle pertinenze durante alcuni lavori edilizi. Uno in particolare di questi sarcofagi (quello di pietra rossa, entrando sulla destra) riveste particolare interesse, avendo il coperchio scolpita una croce con una scritta.

SINTESI CRONOLOGICA

sec. IV-V: sul luogo esiste una villa tardo-antica.
sec. V: al posto della villa viene costruito il complesso basilicale.
sec. VI-VII: distrutta la basilica a causa di invasioni baqrbariche dal Nord, parte delle sue strutture vengono riutilizzate come abitazioni, altre ospitano tombe.
sec. VII-IX: diversamente che per la basilica, continua l'uso dell'ambiente e della vasca battesimale, ma anche qui si fa notare una crescente occupazione profana del sito che, nei sec. X-XI, viene di nuovo recuperato all'uso liturgico.

 

Occorre qui doverosamente ricordare (e sommamente ringraziare) i tanti volontari del comune di Ovaro che ogni sabato (per due anni consecutivi, da aprile a novembre) hanno lavorato gratis per restituire al suo primitivo splendore questa chiesa e questo luogo archeologico di prima grandezza, che obbliga a riscrivere la storia del cristianesimo di questa regione alpina.

Ovviamente senza la determinazione e la caparbietà di don Renzo Dentesani e don Giuseppe Cargnello, che hanno creduto e sostenuto la dr.ssa Aurora Cagnana (direttrice di questo giacimento archeologico), oggi non potremmo godere di questo evento culturale e religioso di altissimo livello.

Per visite guidate (preferibilmente in gruppo), contattare la Parrocchia: 0433 60358 (citando questa fonte).

Chi invece volesse saperne di più, si procuri AREA ARCHEOLOGICA DI OVARO, curato da Aurora Cagnana, disponibile presso la chiesa stessa di S. Martino.

(foto Emilio Englaro)

 

Aggiornamento (gennaio 2012)

E' stata pubblicata la monumentale opera che costituisce l'edizione scientifica definitiva del lavoro e delle ricerche nel sito di San Martino, la quale, pur essendo rivolta precipuamente ad un pubblico di specialisti, potrà essere fruita anche da tutti coloro che vogliono conoscere più approfonditamente la nostra storia e le superstiti tracce del nostro passato.
Questa grande opera monografica, redatta dall'archeologa AURORA CAGNANA, si intitola: LO SCAVO DI SAN MARTINO DI OVARO (UD), SEC.V-XII, Archeologia della cristianizzazione rurale nel territorio di Aquileja

 

 

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