Superato
Invillino, si prende la strada per Verzegnis; poco prima dello splendido ponte
in pietra che scavalca un Tagliamento asciutto da decenni (la sua acqua è
stata “rubata” dalla SADE-ENEL ad Ampezzo e incanalata in condotta forzata
sotterranea fino alla centrale idroelettrica di Somplago che fornisce
elettricità alla pianura), si trova la cappelletta della MADONNINA DEL
PONTE, che si erge su uno sperone roccioso a ridosso delle ghiaie bianche
del vecchio fiume, certamente un simbolo protettivo per gli antichi zatârs
che governavano la fluitazione del legname sul Tagliamento. Accanto alla
chiesetta votiva si diparte una stradina tortuosa che si inerpica lentamente
fino alla sommità di un piccolo colle, verdeggiante di larici e abeti, COLLE
ZUCA, che nasconde da secoli un misterioso tesoro ignorato dalla
stragrande maggioranza dei carnici: un complesso archeologico di
inestimabile valore storico, che è stato portato alla luce tra il 1972 e
il 1974 da una equipe della Università di Monaco di Baviera (!!!) guidata dai
proff. Werner
e Bierbrauer. Questo
complesso cultuale tardo-antico, protetto da una grande tettoia in
ferro-plexiglas, è costituito dai muri di: 1-
un grande edificio di m. 28 x 14.90 denominato CHIESA A
risalente al sec. V. Ha una pianta rettangolare priva di abside, con muri
perimetrali di cm 60 di spessore, costruiti con la tecnica a spina di pesce.
L’aula A contiene la zona dell’altare con un rialzo semicircolare isolato
per il clero e il presbiterio di forma quadrata, con ampie parti di pavimentazione
a mosaico composta da tessere policrome con motivi curvilinei e
geometrici e fiori. Ciò che colpisce immediatamente in questi lacerti musivi
(inesistenti perfino nel più famoso Forum Julium Carnico-Zuglio), è la straordinaria
analogia con i motivi che si rinvengono all’interno della basilica di
Aquileia: il nodo di Salomone (vedi il “logo” del Convegno sulla
Montagna!) richiama immediatamente una linea diretta con Aquileia mater.
La
tecnica pittorica usata per la decorazione pavimentale fu ottenuta mediante
l’accostamento di piccoli parallelepipedi di pietre naturali, paste vitree,
terracotta, marmi, madreperla, applicati sulla superficie pavimentale tramite
il supporto di un letto di calce, stucco e gesso. A nord dell’aula A ci sono
due stanze secondarie di m. 3,60 di lato. 2-
una secondo edificio
detto CHIESA B, rettangolare (m. 17.30 x 7.20) costruito sopra la
CHIESA A, dopo che questa fu distrutta da un violento incendio e poi
smantellata nel VI sec. Questa CHIESA B si conservò fino al sec. IX. 3-
una vasca battesimale
per immersione, addossata alla CHIESA B . Nelle
operazioni di scavo del 1972, furono inoltre rinvenuti 6
reperti: 1.
Fibula ad arco in bronzo (cm 7,2) VI sec. 2.
Pomo di spata in acciaio (cm 4) VI sec. 3.
Fibula in bronzo (cm 9,2) VI sec. 4.
Fibula a gallo in bronzo (cm 5,25) V-VII sec. 5.
Orecchino in bronzo (cm. 3,7) V-VII sec. 6.
Spillone in bronzo (cm. 15,7) V-VII sec. Dirimpetto
a Colle Zuca, tra le ghiaie dell’asciutto Tagliamento, si erge un secondo
colle: il Col Santino, con molta probabilità il cuore di quella IBLIGO/Ibliginis
longobarda, più volte citata da Paolo Diacono (VIII sec) nella sua
HISTORIA LANGOBARDORUM. Certamente un insediamento tardo-romano aveva
preceduto quello longobardo, ma di tutti questi passaggi non vi è oggi quasi
più traccia, nonostante alcune brevi campagne di scavi effettuate. Alla
sommità del Col Santinum, sorge l’attuale pieve di S. Maria Maddalena,
che riconosce almeno tre fasi di costruzione la più antica delle quali risale
al 1431. E’ una delle 11 pievi più antiche di Carnia e certamente
solo di poco successiva a quelle di S. Pietro di Zuglio e di S. Maria di Gorto. Considerando
la vicinissima ubicazione di questi DUE COLLI, archeologicamente
culturalmente e religiosamente importantissimi, non si può non tenere conto
dell’azione del fiume che in epoche antiche deve aver giocato un ruolo
cruciale nelle vicende storiche di questo insediamento. Anche
le due etimologie (Zuca e Santino) lasciano intendere diverse e
difficili derivazioni: se Santinum appare più facile, Zuca resta ancora
indecifrabile e certamente più antico. Avviso
ai visitatori I siti sono liberamente aperti al pubblico. La pieve di Col Santino è chiusa: per la visita occorre rivolgersi al parroco.
|
|