Il Stât talian
ai 25 di novembar dal ’99 al veve riconosciűt la lenghe furlane come lenghe
uficiâl da Republiche, dopo c’ai erin passâz passe 50 agns da promulgazion
da Costituzion. Cumň la Glesie Catoliche, a distance di passe un an dal Stât
talian, a riconosç encje iei uficialmenti il furlan come lenghe liturgjche.
Difat il 23 di genâr dal 2001, la
CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM dal Vatican, cul n. di
prot. 127/1/L e ŕ finalmenti aprovât il LEZIONARI FURLAN, ven a stai il MESSÂL
FURLAN, “lingua forojuliensi exaratum”,
chel libron che il preidi al ten su l’altâr par dî messe. La novitât a č
che chest libri al č dut par furlan, sichč duncje cumň la messe a si po’ dîle
“uficialmenti” dute par furlan. “Ce
diferenze eise tra prin e cumň ?” ai domandât a un preidi. “Prin
IL FURLAN al ere tolerât, cumň al č canonicamenti autorizât” Mah,
va-mo impacicj cui preidis, mi sei det, chei an tirin fűr une plui dal gjŕul.
Ma parcč la Gleisie rivie simpri DOPO,
e dispess UN GRUM UN GRUM DOPO? Parcč la Gleisie, sinpri soflade dal Spritusant,
inpen che stimulâ e jessi lavan, a sci fâs stimulâ e ievâ-su da cheaitis?
Parcč vae sinpri a rimorchio di chel o di chelati e a non fâs mai une profezie
c’a sęi une? Fin c’a ritarde un o doi agns, va ben, ma cuant c’a ritarde
un o doi secui… Jň ai poure che a vegni fűr alc dal gjenar encje cu la DIOCESI
DI ZUJ: prin c’a la fasi la Gleisie, a scuegnarŕ fâle il Stat talian.
Cumň ai encje capît parcč che la Gleisie
A E’ INFALIBIL: PARCE’ C’A RIVE SINPRI DOP DIOCESI
DI ZUGLIO valorizzerebbe anche Udine L’arcivescovo
di Udine ha anche il titolo di “metropolita”
cioč di “chiesa madre” per altre
diocesi. Questo titolo perň non č che un contenitore vuoto, un vuoto retaggio
del Patriarcato di Aquileia la cui provincia metropolitica nel massimo
splendore, comprendeva ben 17 diocesi latine, senza contare quelle slave e
tedesche. Oggi Udine non ha alcuna diocesi suffraganea, pur mantenendo il titolo
metropolitano, ed č direttamente soggetta alla S. Sede.
Perfino Gorizia, coerede con Udine del Patriarcato di Aquileia, ha una
diocesi suffraganea: Trieste. Ecco
dunque un ulteriore motivo per fare risorgere la DIOCESI DI ZUJ: dare contenuto reale e significato pieno al titolo
di METROPOLITA dell’arcivescovo di Udine, che avrebbe come suffraganeo
il VESCOVO DI ZUGLIO, il quale
sarebbe dunque “soggetto” al presule udinese. O
ŕi let cun grande sodisfazion ce che Marino Plazzotta e Alfio Englaro e ŕn
scrit a riguart de glesie mari di San Pieri di Cjargne e de diocesi di Zui.
Mi
diplâs unevoire che la glesie uficiâl no sinti chesc' che a varessin di jessi
i siei argomenz preferîz, tratansi di un fat peât a la storie e a la memorie
religjose de nestre int. Se a la glesie no j interesse cheste robe, no sai
propit ce che al podares interessâj. Si sint di un continuo a lamentâsi che la
int no ŕ principis, no ŕ ponz di riferiment, no ŕ plui valôrs. Prin di dâj
la colpe a la int, cjapade di mil fastidis e ricatade di mil vôs contraditoriis,
la glesie e vares di fâsi un bon esamp di cussience se a ję, prime di dut, j
sta a cűr la cuistion. Cence volę fâ i clericâi, se al plevan no j interesse
la sô glesie e dut ce che cun chest non e realtât si intint, no capěs
parceche al vares di interessâj a la int. Ma
la int, a ce che si sint e si viôt, pűr te disinformazion orende che e jč
stade tirade sů, la realtât di san Pieri j sta a cűr. La prove si le ŕ in te
partecipazion simpri plui folte e convinte e contente a lis celebrazions
tradizionâls. Nol va simenteât e tasűt che, in ocasion de cunvigne su la
Cjargne dal męs di novembar passât, a son stâz propit i cristians cjaegnei a
tirâ fűr la cuistion e a batisi par cheste iniziative. Duncje la int e jč
plui indenant, plui sensibil, plui serie dai predis. E chest al č un grant
spieli e une grande sperance. Se la glesie clericâl e jč rivade a cheste
situazion di ignorance e di scűr, si pň dome sperâ e spietâ che i cristians,
i vęrs proganisc' de glesie dal doimil, a saran chei che, come simpri, a
salvaran la barache. In
te grande gnot de ditature marxiste, durade setante e passe agns, chel che al
tignude impiade la lűs no jč stade la gjerarchie, latitant o conivent, ma la
biade int, che cu la sô prejere silenziose e ŕ salvât dut. O
vuei sperâ che la Cjargne e sarŕ salvade, tai siei valôrs spirtuâi, culturâi
e conomics, ancjemŕ une volte dai Cjargnei. Che no son cence Diu, ma cence
guidis. Pre
Antoni Beline IN
SICILIA SI’, IN CARNIA NO. PERCHE’? Il
2 dicembre 2000, con specifico decreto della Congregazione dei Vescovi, č stata
ristrutturata la Regione Ecclesiastica siciliana, con la creazione di DUE NUOVE METROPOLIE (cioč di due nuove provincie ecclesiastiche).
Una č quella di CATANIA (con diocesi
suffraganee: Acireale e Caltagirone), l’altra č quella di AGRIGENTO
(con diocesi suffraganee:
Caltanissetta e Piazza Amerina). La diocesi di Monreale, sede del discusso
vescovo emerito Salvatore Cassisa, č divenuta invece suffraganea di PALERMO.
Come si vede da questo chiaro e recentissimo esempio, NON E’ VERO che
č difficile istituire o modificare diocesi o metropolěe: OCCORRONO MOTIVAZIONI
VALIDE E VOLONTA’ POLITICA E PASTORALE. Per la Diocesi di Zuglio, di motivazioni valide ne sono state elencate
parecchie in questo sito e tutte pertinenti; ciň che manca č solo LA
VOLONTA’ e l’ILLUMINAZIONE da parte dei vertici gerarchici ecclesiastici.
Capiranno? E soprattutto: quando? PREGHIERA
di un prete
PER
LA DIOCESI DI ZUGLIO “Veni
Creator Spiritus, mentes
presbiterorum visita, imple
superna gratia episcoporum pectora. Accende
lumen episcopis, in
Vaticano stantibus, quibus
non est ecclesia, Carnorum
quć vocata. Dubium
repellas longius, episcopum
dones protinus, ductore
illo praevio, vitemus
omne noxium. -Emitte
Spiritum tuum et creabuntur -Et
renovabis faciem Carnić “Oremus:
Deus, qui corda episcoporum ac presbiterorum illustratione docuisti: fac ut
populus tuus montanus quam primum de fructibus sanctć
ecclesić carnorum juliensis gaudere possit et, una cum universo populo
christiano, celestia desideria persequetur ac humanam condicionem meliorem
consequetur”. Amen CHIESA
UDINESE
- (TROPPO)
IMPEGNO PER OBIETTIVI (TROPPO) POLITICI -
La Chiesa udinese (tramite il settimanale
diocesano LA VITA CATTOLICA) ha raccolto ben 54.000 firme tra i cittadini
della arcidiocesi per ottenere una sede
RAI in Udine, indipendente da Trieste. Il presidente della RAI,
Zaccaria, nella sua ultima visita a Udine, le ha sonoramente snobbate con un
“In qualsiasi cittŕ raccoglierei 50.000 firme per una sede RAI !”. -
La Chiesa udinese (tramite il settimanale
diocesano LA VITA CATTOLICA) sta raccogliendo firme per la istituzione della
Provincia regionale della
Montagna. Il recente Convegno sui problemi della Montagna (svoltosi a novembre
2000 in Tolmezzo) aveva puntato tutto su questa richiesta. Oggi alcuni partiti
(come la Lega Nord) si sono giŕ detti contrari a tale ipotesi che trova sempre
meno sostenitori tra i cittadini comuni. -
La Chiesa udinese (tramite il settimanale
diocesano LA VITA CATTOLICA) sta difendendo con varie argomentazioni gli allevatori
friulani, alcuni dei quali coinvolti nella vicenda della BSE (mucca
pazza). Tuttavia i casi segnalati si sono confermati positivi ai test specifici
e la materia appare ancora tutta in evoluzione, con responsabilitŕ tutte da
accertare. -
La Chiesa udinese (tramite il settimanale
diocesano LA VITA CATTOLICA) sta portando avanti il problema della
riscoperta del Friuli storico,
di cui si vorrebbe una sorta di unione delle tre provincie. -
La Chiesa udinese, (tramite il settimanale
LA VITA CATTOLICA) … …SU
UN ARGOMENTO TIPICAMENTE PASTORALE (DIOCESI
DI ZUGLIO, suffraganea di Udine) APPARE SEMPRE ASSENTE.
Perché? Una
diocesi (quella udinese) dunque, che,
per evitare di trattare dei propri
problemi “interni” (e ve ne sono tantissimi), sposta
l’attenzione dei fedeli e dei mass-media all’ ”esterno” creando e
sostenendo argomenti e problematiche che “coprono” assai efficacemente le
pesanti problermatiche interne (preti
soli in balěa di sé stessi, parrocchie sguarnite, concentrazione presbiterale
in cittŕ, preti “disobbedienti”, preti “ricchi”, preti “…”,
patrimonio immobiliare, giovani allo sbando, chiese sempre piů vuote, montagna
abbandonata…). Una diocesi (quella udinese) che ama parlare, attraverso i propri mass-media, solamente di argomenti astratti e teorici, evitando accuratamente di affrontare ogni serio e reale problema connesso alla evangelizzazione ed alla pastorale. I risultati di questo stato di cose non si vedono certamente a Udine (dove tutto appare deformato e filtrato da un attivismo di maniera e di facciata), ma a nelle zone piů emarginate della Diocesi. IN
CALABRIA SI, IN CARNIA NO. PERCHE’? Il
30 gennaio 2001, la S. Sede ha annunciato la ristrutturazione della regione
ecclesiastica calabra. Sono state costituite due nuove provincie ecclesiastiche che si aggiungono a quella di
Reggio Calabria. Esse sono: la metropolia
di CATANZARO-SQUILLACE, con diocesi suffraganee: Crotone-S.Severina e Lamezia
Terme (finora entrambe suffraganee di Reggio Calabria); la metropolia di COSENZA-BISIGNANO, con diocesi suffraganee:
Rossano-Cariati, Cassano allo Jonio (giŕ suffraganea di Reggio Calabria) e S.
Marco Argentaro-Scalea (finora immediatamente soggetta alla S. Sede). Come si
vede da questo secondo recente esempio, NON
E’ VERO dunque che č difficile istituire o modificare diocesi o
metropolie: OCCORRONO MOTIVAZIONI VALIDE E VOLONTA’ POLITICO-PASTORALE. Si ha
la netta impressione invece che, anziché ripristinare l’antica diocesi di
Zuglio, presto anche l’arcidiocesi di Udine (attualmente “immediatamente
soggetta alla S. Sede”) sarŕ dichiarata suffraganea
di Venezia: un colpo di mano che cancellerebbe oltre 1000 anni di storia. Se
ciň avverrŕ, una responsabilitŕ non da poco ricadrŕ sui vertici
ecclesiastici udinesi, recenti ed attuali, i quali, anziché dare contenuto al
titolo metropolitico (richiedendo il ripristino della diocesi suffraganea di
Zuglio), hanno preferito sempre ignorare questo problema, temendo di
“perdere” territorio e prestigio. Perderanno anche il pallio. CARNIA
ritorna
Beleno
La
recente scomparsa di don Attilio Balbusso, parroco di Timau-Cleulis, costringe
nuovamente a tornare su un problema assai dibattuto negli ultimi tempi ma che
non trova alcuna concreta soluzione nei vertici della Curia udinese. La Chiesa
di Carnia soffre dunque non solo del calo demografico dei fedeli ma anche e
soprattutto del calo demografico dei preti, che solo in rarissimi casi vengono
rimpiazzati. Vediamo nel dettaglio la situazione odierna delle 4 Foranie in
cui č suddivisa la Carnia.
Ricordiamo
che nella Forania di Tolmezzo operano attivamente i salesiani del Don Bosco
che ufficialmente non figurano nel personale diocesano ma che seguono anche
talune piccole parrocchie di quella forania. Vediamo
ora in particolare la FORANIA
DI S. PIETRO-PALUZZA ALTO
BŰT
BASSO
BŰT
INCAROJO
Come
si vede da questo chiaro specchietto in Montagna si va sempre piů
strutturando una certa mal-distribuzione
dei pochi preti rimasti. Occorre sempre infatti prendere in considerazione non
solo il numero degli abitanti, ma anche il territorio su cui questi abitanti
sono distribuiti, la viabilitŕ, le condizioni ambientali. Se poi confrontiamo
la situazione dell’Alto Bűt con quella di altre zone del benservito
Friuli
(o meglio ancora di Udine-cittŕ)
allora la sperequazione diventa clamorosa e poco evangelica.
Forse
sarŕ un bene per la Carnia restare senza preti, cosě almeno avrŕ un senso
compiuto il famoso detto friulano: cjargnei
cence Diu e cu l’anime di carton.
Nel frattempo il dio carno-celtico Beleno,
espulso 1300 anni fa dalle nostre Valli, si appresta a rientrare trionfalmente
in Carnia sotto mentite spoglie.
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