Un enorme faticoso e dispendioso lavoro, sicuramente!
Bastino alcuni numeri: 300 famiglie setacciate; oltre 30.000 nomi (basta chiederli e vi saranno offerti in precisi alberi genealogici); per chi non lo sapesse, nell'arco di 16 generazioni che occupano 500 anni, ciascuno di noi annovera ben 65.632 antenati (calcolo curioso, pag. 62)... Il titolo, davvero strano e inusitato, non è che un verso di un lieve poemetto ottocentesco "Tramonto d'estate in Val di But" che il sacerdote e letterato Giuseppe Ellero (1866-1925) forse volle dedicare a Giovanni Gortani (1830-1912) poliedrico intellettuale e pioniere della ricerca storica in Carnia, il cui sterminato (anche se mutilato dalle vicende belliche) archivio domestico ha costituito la base di partenza e poi il filo conduttore per questo grande lavoro di Dorissa. La prefazione di Maria Teresa Chiussi vuole definire il genere letteraio di questa opera e lo fa con precisi passaggi e chiare dimostrazioni che possono riassumersi in "non c'è futuro se non si ha memoria del passato", dando atto a Dorissa di aver creato "un'opera organizzata e sistematica... una memoria storica preziosa e unica". Nella sua introduzione l'autore offre le coordinate per comprendere questo libro, che è la sintesi del lunghissimo diuturno impegno di ricerca archivistica che si è protratto per anni. Vengono definite per sommi capi le vicende locali della Carnia per offrire una comprensibile cornice storica (dal 1300 al secolo scorso) in cui inquadrare gli avvenimenti delle varie famiglie lungo i secoli, caratterizzati da: pestilenze, terremoti, guerre, invasioni, alluvioni... Al tema centrale del libro (la storia delle famiglie, che occupa ben 220 pagine) l'autore fa precedere alcuni brevi capitoletti preparatori e direi "di assaggio" generale: - vi sono infatti cenni locali di demografia, di economia, di topografia, di geografia che servono a definire l'ambientazione di un racconto lungo 5 secoli. - Interessante il capitoletto dedicato ai parroci di Piano, in cui si incontrano diversi personaggi che vengono lumeggiati nelle loro singole caratteristiche umane, pastorali ed eventualmente intellettuali; i loro rapporti particolari col Capitolo di S. Pietro o con la Vicinia... - La parte dedicata ai cramârs "eretici" suscita certamente viva curiosità perchè le loro storie appaiono davvero uniche: in particolare quella di Zuanne della Gortanutta e quella di Simone Seccardi le cui rocambolesche vicende occupano diverse gustose pagine. Ma anche i riferimenti ai cramârs locali rievocano un passato se non glorioso, almeno decoroso e dignitosamente difficile. Per cui non si può non pensare a Giorgio Ferigo e a Domenico Molfetta, antesignani di queste peculiari ricerche storiche. Qui si inserisce il nocciolo dell'opera, la parte più corposa di tutto il lavoro di ricerca e cioè la rassegna di ben 300 famiglie (o meglio: casati), iniziando dalle più antiche per ogni frazione, ciascuna delle quali è preceduta da una breve sintesi storica locale (Piano e Avosacco, Cabia, Cedarchis, Cadunea, Arta; si ricorda che oggi Cadunea è però frazione di Tolmezzo). Seguono poi alcune brevi appendici di sintesi finale: - Curioso l'arruolamento tra i "pianesi ad honorem" di alcune personalità note o meno note che tuttavia hanno avuto un "contatto" con il paese: si va dai Caduti in guerra e sepolti in loco a Giosuè Carducci (poteva forse mancare?), dal principe Umberto di Savoia ad Alberto Liuzzi: per tutti loro vi è una didascalia breve (più lunga per il poeta ed il principe). - Molto significativa risulta la trascrizione di un raro testo del 1934 di don Pietro Cella che racconta di Giovanni Gortani e del suo importante archivio di Avosacco: bene ha fatto Dorissa a riproporre questo scritto pressochè introvabile perchè rivela esaustivamente le alterne vicende e le ricorrenti sfortune di una raccolta documentale privata, unica ed importantissima, giunta (seppure non integralmente) fino a noi. - E significativo è anche l' ultima appendice che riguarda espressamente la donna carnica, a proposito della quale viene riportato un articolo di un certo G.P. comparso su "La Patria del Friuli" il 10.11.1905, dal titolo "La donna carnica", con il quale Dorissa ha voluto esplicitamente (e legittimamente) rendere omaggio alla madre, tipica donna carnica. Considerazioni conclusive - la iconografia in b/n risulta sempre pertinente e aiuta a fissare magari alcuni aspetti peculiari descritti in pagina. Al termine della lettura (mai faticosa ma sempre gradevole e coinvolgente) mi sento di suggerire questo importantissimo libro non solo ovviamente agli abitanti dei paesi considerati (e loro discendenti), ma anche a tutti i carnici che amano la nostra storia ricostruita attraverso la geologia demografica e onomastica, perchè la scientifica ricerca archivistica (che Dorissa svolge con mirabile professionalità) non solo ti avvicina alla nostra storia passata ma ti aiuta a capire ancora meglio diversi tratti dell'attuale DNA carnico (e non è poco). Complimenti a Igino Dorissa, da cui attendiamo il prossimo (sicuramente altrettanto importante) lavoro!
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