Preceduto da una prolungata e assidua compulsazione di documenti, precedenti scritti, autorevoli personaggi (ampiamente citati nella Nota finale dall'autrice) tra cui l'ex cappellano di H Tolmezzo ed esorcista don Elio Nicli requie, in questo dicembre 2021 Raffaella Cargnelutti pubblica, presso la prestigiosa editrice Mursia, il suo ultimo lavoro che si può ragionevolmente definire un romanzo storico perchè, "all'infuori di padre Raffaele e pochi altri, come la Menica e la Ines, che sono frutto di fantasia, i personaggi narrati sono tutti realmente esistiti". Purtroppo la lettura di questo ultimo lavoro della Cargnelutti, è stata funestata da tristi accadimenti e dalla repentina morte, nel breve volgere di 10 giorni, di due persone a me carissime per vicinanza, consuetudine, amicizia, frequentazione: Marinella e Nandino, che hanno dato lustro a Paluzza (e alla Carnia) e cui va il mio costante e fervido pensiero. Questi tristissimi avvenimenti forse non mi hanno consentito quella serenità di spirito e quell'attenzione di ingegno che questo libro costantemente richiede. Dopo queste doverose premesse, bisogna dire che, pur se l'argomento non era nuovo, l'autrice ha saputo infondere in queste pagine la sua femminile sensibilità (le protagoniste sono tutte giovani femmine!) e la sua forza evocativa (descrizioni che riportano al vivo le crude immagini del film "L'esorcista" del 1974), la sua delicata vena pittorica (i paesaggi sono sempre quadri raffinati e vividi), la sua indagine psicologica (sia delle protagoniste che dei loro improbabili terapeuti, siano essi preti o medici), la sua ambientazione storica (i primi anni del Regno dei Savoia vissuti nei villaggi isolati tra i monti), la sua insopprimibile propensione a presentare a volte la Carnia sotto una lente negativa (le prefiche-vaiotas che si strappano i capelli e le vesti... le allusioni all'incesto... le miserie dei poveracci), i suoi lampi manzoniani (Agnese, la perpetua, Menica, il curato...). La trama storica viene arricchita continuamente da invenzioni letterarie non solo con personaggi di fantasia ma anche con situazioni verosimili che imprimono al racconto un alto tasso di veridicità (salvo piccole incongruenze temporali o liturgiche come la immutabile formula latina della consacrazione sostituita sorprendentemente dal "Tantum ergo" o il sacerdote che suona il campanello o che indossa il piviale per celebrare la messa...). Direi dunque che questo ultimo romanzo storico della Cargnelutti si pone strutturalmente nel solco della sua cifra narrativa ed anche la tematica, pur essendo apparentemente diversa, presenta molti punti di contatto con gli altri racconti sia nelle ricorrenti descrizioni ambientali sia nella sagomatura psicologica dei personaggi principali.
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