Le indemoniate di Verzegnis
di Pietro Spirito

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Il Messaggero Veneto ha riproposto un altro lavoro riguardante la Carnia. Si tratta del romanzo storico di Pietro Spirito, dal titolo “Le indemoniate di Verzegnis”. L’autore partendo da documentazione storica rigorosa rivenuta negli archivi parrocchiali, ha costruito un accattivante romanzo ambientato alla fine dell’ ‘800, subito dopo l’annessione del Friuli e della Carnia al Regno dei Savoia. Vi si racconta di uno strano e collettivo episodio di possessione diabolica avvenuta in Carnia all’inizio del 1878, una vera epidemia contagiosa istero-demonopatica che provocò indagini mediche, ecclesiastiche e che ebbero negli allora media locali vasta risonanza, suscitando sottile pruderie e malcelata e curiosa morbosità. Una racconto incalzante in cui si intrecciano elementi politici (gli italiani sono appena arrivati in Carnia imponendo alla gente gravose gabelle), localistici (rivalità tra le borgate di Verzegnis per affermare il diritto di avere una chiesa sacramentale in loco), contingenti (pessimo raccolto agricolo in quell’annata) che insieme concorsero a amplificare e dilatare una diatriba che interessò inizialmente sette ragazze, poi coinvolse anziane e maritate fino al clou finale durante la messa quando un intero paese parve posseduto dal demonio. Il linguaggio appare a volte capzioso e di difficile comprensione forse perché l’autore (un campano che vive a Trieste) ha volutamente ma eccessivamente impreziosito un testo che non aveva bisogno di esibizioni letterarie o di autocompiacimento. Una prosa più piana avrebbe fatto gustare forse di più il racconto. Ricordiamo a tal proposito che anche a Ligosullo nel 1674 avvenne un analogo episodio. I rappresentanti di Tausia e Ligosullo avevano infatti informato il Nunzio Apostolico presso la Serenissima, Airoldo,  che nel paese vi erano molte donne “indemoniate” (26 su 360 abitanti). Aggiungevano anche che Ligosullo “siede distante dalla veneranda Chiesa di S. Daniele sopra la villa di Paluzza 4 miglia di strada assai faticosa, di ripe scoscese, rivi d’acqua, che per ogni intemperie di piogge si fa intransitabile, massimamente d’inverno, per esser la villa in montagn’alta, dove cascano le nevi di dismisurat’ altezza, per sei mesi continui e impedisce il transito di andare alla s. Messa et divini offitii, non solo ai fanciulli et decrepiti, ma anco a persone di più robusta indole…”. Questa situazione di costante pericolo idrogeologico costituiva, per i mittenti di Ligosullo, la condizione ideale che favoriva “il Comun Inimico di prender possesso di quei corpi” poiché era loro preclusa la possibilità di andare a messa. Poi anche a Ligosullo il Vicario, dopo il sopralluogo, derubricò la faccenda a qualcosa di meno grave e le donne furono così “liberate” dal diavolo. Ma che fatica! E così anche le indemoniate di Verzegnis …ma è meglio non raccontare il finale.

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