Maestri Coraggiosi

divider.gif (415 bytes)

 

Non è mai stata una professione facile quella del maestro elementare. Oggi i maestri sono alle prese con i genitori che stravedono per i loro figli e che comunque per principio sono portati a prendere le loro difese, contro i maestri che si permettono di fare loro qualche osservazione.
Un secolo fa erano alle prese con gli alunni talmente indisciplinati da rendere improba l’impresa di “tenere la classe”. Ne seppe qualcosa anche Benito Mussolini che, incerto su che cosa fare da grande, s’era provato a fare il maestro nell’anno scolastico 1906/07 nella scuola elementare di Tolmezzo. Il Duce che per vent’anni terrà in pugno e imporrà la sua disciplina all’Italia, nell’anno di esperienza come maestro a Tolmezzo, è costretto a confessare di non essere in grado di mantenere il controllo sulla classe, a gettare le armi chiedendo al Direttore didattico di intervenire espellendo gli indisciplinati. Scrive: “Non intendo di essere angustiato quattro ore al giorno e non sopporto la prostrazione spirituale che ne consegue. Poiché credo di aver esaurito i mezzi pedagogici a me noti preferisco andarmene piuttosto che sottostare ad un martirio del quale non ambisco affatto la molto relativa palma”.
L’episodio viene riportato nel libro di Marisa De Pauli e dà l’idea del perchè l’autrice abbia voluto intitolare “Maestri coraggiosi” questa sua storia della scuola in Carnia, negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Ci voleva coraggio, soprattutto per le maestre, a farcela e ad imporsi in situazione di fronte alle quali persino il giovane Mussolini si dichiarava inadeguato. Eppure a lui era stata assegnata una Seconda classe di “solo” quaranta ragazzi mentre, ad esempio, la maestra della frazione di Fusea aveva una pluriclasse di ben 77 scolari.
Il motivo di comportamenti così indisciplinati venne individuato nel fatto che gli scolari delle elementari avevano avuto una prima infanzia in assoluta libertà senza nessun controllo da parte dei genitori. Da qui la necessità di istituire una scuola materna dove accogliere i bambini in età prescolare. Anche il Comune di Tolmezzo iscrisse tra le sue priorità la realizzazione della scuola materna, ma ci si fermò di fronte alla difficoltà di reperire un terreno idoneo. Intervenne allora la generosità d’un sacerdote che per tutta la vita, oltre a fare il cooperatore del Parroco, aveva fatto il maestro, e quindi nella doppia veste aveva avvertito più d’ogni altro la necessità della istituzione della scuola materna. Don GioBatta De Marchi mise a disposizione un terreno di sua proprietà, ed anche Tolmezzo ebbe la scuola materna, che quest’anno 2014, nel centenario della morte, il Comune ha voluto opportunamente intitolare a questo sacerdote maestro, originario di Raveo in Carnia, ma che per tutta la vita ha svolto il ministero pastorale e la professione di insegnante a Tolmezzo.

 

 

Il libro di Marisa De Pauli nasce dall’idea di ricostruire la biografia di questo sacerdote benemerito, ma in corso d’opera l’idea si allarga necessariamente al contesto nel quale ha operato don Marchi, cioè quello della scuola in Carnia. Un sistema scolastico che viene raccontato nella sua evoluzione negli anni, con le trasformazioni conseguenti alla fine della dominazione austriaca e all’entrata della Carnia nel Regno d’Italia nel 1866: dalla scuola cattolica del Lombardo-Veneto, al nuovo ordinamento della scuola nel Regno d’Italia, con i primi concorsi magistrali.
“Maestri coraggiosi” si pone quindi come ideale continuazione dell’altra importante opera storica della De Pauli:“Tolmezzo nell’Ottocento in Carnia e in Friuli”, con alcuni elementi di originalità rispetto a quella. Dovendo partire dalla biografia d’un maestro, lo sviluppo della scuola viene ora assunto come parametro per giudicare lo sviluppo sociale e civile del territorio. Il fatto poi che a scrivere la storia della scuola sia una persona che è stata maestra per tutta la vita, determina un coinvolgimento quasi autobiografico dell’autrice nel racconto.
Da un lato quindi si resta colpiti dal rigore della storica che negli archivi comunali ha recuperato persino le note caratteristiche ed i giudizi sui singoli maestri, assieme alle relazioni degli insegnanti, per ricostruire attraverso questi documenti l’ambiente e l’atmosfera che si viveva nel periodo. Come pure si resta colpiti dal rigore con il quale nel libro si ricostruisce la biografia di tutti i personaggi ricordati, dalla puntigliosità con la quale in appendice vengono riprodotti tutti i documenti citati.
Da un altro lato si finisce invece per essere coinvolti dalla passione che la maestra De Pauli mette nel renderci le figure dei maestri del tempo, nella loro grande umanità, piccoli-grandi eroi da libro“Cuore” . Come, ad esempio, la maestra della frazione più piccola del Comune, Cazzaso, che, per evitare ai ragazzi del paese il disagio di recarsi nel Capoluogo a frequentare le scuole serali, per strade in cattive condizioni e frequentate da “girovaghi pericolosi”, si offre di aprirla lei in paese, volontariamente e senza compenso, chiedendo al Comune solo “due lumi a petrolio per poter iniziare al più presto”.
Una pagina di storia ricostruita con scrupolo e precisione quella dei “Maestri coraggiosi” che avvince come un bel romanzo, con tanti coraggiosi protagonisti della storia della scuola, in una relazione continua con i protagonisti in campo economico e sociale di quella grande pagina di storia che è stato, per Tolmezzo e per la Carnia, il primo decennio del secolo scorso.


Igino Piutti

(gennaio 2015)

 

Alla redazione piace evidenziare due gustosi fatterelli:

- Il 24 agosto 1911 i pastori di malga Arvenis sono aggrediti da una comitiva di cacciatori tolmezzini, guidati dal Sindaco Riccardo Spinotti ... il cane dei tolmezzini uccise una pecora... un pastore allora ammazzò il cane con una fucilata... i tolmezzini infuriati misero sottosopra la malga e malmenarono i pastori... la stampa clericale attaccò il sindaco... il sindaco Spinotti minacciò le dimissioni... (pag. 123)

- Nella relazione di fine anno scolastico 1906-07 il direttore didattico Sardo Marchetti scrisse sul maestro Mussolini un profilo non elogiativo: "Il signor Benito Mussolini non fu un maestro senza naturale disposizione all'arte educativa e senza metodo, mancante di quei mezzi... senza la chiara visione di quanto si deve impartire nella scuola, disorganico nel procedimento... ha ottenuto frutti scarsi. Avrebbe potuto raggiungere un profitto migliore..." (pag 102)
Nel 1927 Sardo Marchetti, con l'aiuto di Mussolini, ottenne l'incarico di Direttore Generale delle scuole italiane a Montevideo, incarico ricercato per pagare le costose cure per la figlia Maria Adele che morirà diciannovenne, mentre il padre sarà ancora lontano. (pag. 172).

home.gif (2935 bytes)


Cjargne Online
1999-2005© - Associazione culturale Ciberterra - Responsabile Giorgio Plazzotta
I contenuti presenti in questo sito sono di proprietą degli autori - Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Disclaimer