LORENZO LUIGI LINUSSIO
La pura verità

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Dall'archivio di famiglia Lupieri a Luint, Bianca Agarinis Magrini è riuscita, dopo non poco tempo e assiduo impegno, a rielaborare e definire a grandi linee la complessa personalità di questo rampollo della grande famiglia Linussio, Lorenzo Luigi detto Lorenzone, un personaggio vissuto sempre in Tolmezzo, salvo rare scorribande nella mittel Europa, a cavallo tra il Sette e l'Ottocento; un ragazzotto che, più che lavorare nella Fabbrica paterna, amava destreggiarsi con la scienza e impegnarsi in elucubrazioni varie, essendo tutto preso dalle emergenti fortissime suggestioni positivistiche...
Si tratta di un volumetto agile (di pag. 94) che si legge volentieri perchè ti immerge subito nell'atmosfera esaltante illuministica che pervase ampi settori aristocratici della Carnia nel secolo XVIII.
Molti sono gli spunti che suggerisce la attenta lettura di questo testo nato e cresciuto attraverso moltissime lettere ritrovate a Luint in Casa Lupieri, cui le inviava il tolmezzino Linussio, grande amico del dottor Giobatta.
Occorre subito dire che la figura di questo emblematico personaggio mi è parsa fin dall'inizio contradditoria e paradossale, ponendosi in parallelo tra un don Ferrante di manzoniana memoria e un Gustavo di Prun, carnico purosangue di ancor caldo e vivissimo ricordo nella Valle del But (e oltre), il quale mandò lettere e proclami ai grandi della terra, inventò una scrittura "semplificata" ed una notazione musicale "nuova", diede vita ad un movimento "filosofico" fondato sul NIO, fu violinista provetto, ecc.
Ed ecco i motivi per cui ritengo il rampollo Linussio un personaggio assimilabile ai due sopraddetti:
- pur piccandosi di essere un illustre uomo di scienza, Lorenzone non conosce bene il latino (o non lo conosce affatto) e questo denota certamente una scarsa applicazione agli studi umanistici, i soli allora ad aprire le porte della scienza.
- non conosce neppure bene il francese (la lingua scientifica illuministica per eccellenza) dandone spesso cattiva prova.
- storpia costantemente e scientemente i nomi di personaggi contemporanei famosi e persiste in questo singolare vezzo epistolare.
- presenta spesso "riscaldi" cioè improvvisi scatti d'ira e di escandescenza umorale quando è contraddetto nelle sue tesi scientifico-filosofiche o quando viene smascherato e deriso ad esempio da don Celestino Suzzi per una lettera apocrifa.
- Appare ora filo-francese ora filo-austriaco a seconda degli eventi che si prospettano (o a seconda del suo umore circadiano), arrivando persino a partecipare ad una colletta per il monumento a Napoleone a Parigi, anche se ama sempre sior Checo di Vienna...
- simpatico e godibile quando definisce: asini di udinesi... ignorantissimi polentari di furlanazzi... meglio i carnielli che i furlanazzi..., frasi-spia di una personalità grandemente suscettibile e facilmente irritabile e quasi perennemente irritata con l'intero mondo.
- un tratto anticlericale piuttosto becero acritico e popolano (il vescovo di Udine diventa il mescolo di Udine, i domenicani sono Domeni-Cani...) non lo pone certamente tra gli scienziati illuministi seri, tra i quali molti preti di allora.
- si scorgono difficoltà di identità personale che, associati a possibili problemi della sfera sessuale (le trombe di Falloppio...), dicono altro della sua personalità e della sua psicologia.

A me francamente è parsa una persona affetta da turbe psichiche con tratti mitomani, un alto senso del proprio ego ed una percezione distorta, a suo favore, della realtà circostante.

Dopo aver terminato la lettura del libro, mi sono dunque convinto ulteriomente che si trattò piuttosto di un Gustavo di Prun del XVIII-XIX secolo, senza nulla togliere al biât Gustavo, che a distanza di un ventennio dalla morte, è già stato "rivalutato" a Paluzza con una manifestazione particolare molto partecipata, corredata da una significativa antologia della sua produzione pittorica e dei suoi altisonanti proclami...

E la conferma a questa mia iniziale epidermica sensazione è venuta con la lettura della nota finale a pag. 71 che l'autrice ha volutamente posto in coda. In questa nota infatti...

Ciò non toglie che la bravura e l' "astuzia" letteraria di Bianca Agarinis restino positive e il suo autorevole impegno di ricerca storica immutato, specie se si considera che in appendice sono elencate le sintesi biografiche di tutti i nomi (e sono tantissimi) citati in questo singolare libro, che esprime comunque la complessa temperie filosofica e scientifica del periodo, in una Carnia aristocratica, (a volte fin troppo) suggestionata da Parigi Vienna e Berlino, quest'ultima divenuta capitale delle scienze positive.

I libri di Bianca Agarinis Magrini si possono reperire presso FRIULIBRIS in via Piave a Udine (di fronte al Palazzo della Provincia).

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