COSACCHI IN FRIULI
ieri e oggi

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Pieri Stefanutti di Trasaghis ha dato alle stampe questo suo ultimo lavoro di storia locale (2019) che compendia e riassume in poche ma dense pagine un lavoro che dura da anni, incentrato sulla saga cosacca in Carnia ed in Friuli; su questo specifico argomento, oltre ad aver pubblicato articoli importanti su riviste friulane (SFF) ed aver curato alcune pubblicazioni monografiche, ha scritto anche libri come "Venzone in guerra", "Percorsi della memoria" ed altri, oltre ad essere stato coautore di altri lavori ("Memorie di un esodo" e "Strade di guerra").
Questo libro (euro13, editrice Etabeta) si compone di due diverse e complementari parti:

 

- La prima parte è sostanzialmente storica e raccoglie diversi interventi dell'autore comparsi in vari anni su varie riviste e pubblicazioni, tendenti a riproporre, con sempre nuovi contributi, la variegata e intricata vicenda cosacca in Friuli. Si tratta di scritti apparsi nel 2002, 2005, 2018... che qui vengono insieme riproposti integralmente (molto interessante la sintetica ricostruzione storica della etnia cosacca a partire dal 1600...) con il concretizzato limite di ricorrenti ripetizioni che, pur non inficiando l'intero filo del racconto, a tratti lo appesantiscono. Di questa narrazione, sempre puntuale e precisa, colgo la personale interpretazione dell'autore sui fatti di Avasinis e di Ovaro, che appare sensibilmente diversa da quella sostenuta dal suo "professore" Igino Piutti che proprio in questo 2020 ha pubblicato "Il ritorno del cosacco", un romanzo storico che solleverà certamente più di una diatriba storico-politica tra esperti.

- La seconda parte diventa cronaca perchè racconta "il ritorno dei cosacchi" in Carnia ed in Friuli, cioè l'arrivo nei nostri paesi dei discendenti di quei cosacchi che 75 anni fa occuparono le nostre terre, sulle tracce dei loro nonni... Una ricerca a ritroso nel tentativo di trovare segni e vestigia di quella tragica saga di metà Novecento che sconvolse non solo la vita dei nostri villaggi ma anche (e maggiormente) il tessuto connettivo di un intero popolo, quello cosacco, che al termine della guerra (non certo o non solo per colpe proprie) fu annientato e disperso nel mondo. Interessanti le considerazioni di Franceschino Barazzutti, grande conoscitore ed estimatore della URSS, il quale, oltre a parlare fluentemente la lingua russa, rappresenta sempre il necessario e insostituibile trait d'union tra gli ospiti e gli ospitanti. Le singole storie di questi moderni protagonisti alla "ricerca della sciabola perduta", mostrano chiaramente questo insopprimibile sentimento di recupero non solo della propria storia recente ma anche e soprattutto di quelle tradizioni e di quei valori peculiari della "cosacchia" che hanno convinto il presidente della Russia Vladimir Putin a istituire poco tempo fa perfino la Guardia Nazionale Cosacca.

Certamente l'autore merita un elogio particolare per la costanza e la determinazione con cui ha sempre approfondito e maneggiato queste tematiche di cui è oggi l' autorevole e indiscusso esperto insieme a Marina Di Ronco, vera pioniera di questi studi storico-archivistici.

 


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